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Una grave e pericolosa realtà che deve essere conosciuta da tutti

Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue.

Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito.

Santa Caterina da Siena

In determinate situazioni le conseguenze del tacere, del silenzio, potrebbero essere gravi. La storia, questa valorosa e stimata maestra, ci insegna che quando si tratta di questioni che oltrepassano il normale interesse di una persona, non si deve più tacere. La storia ci insegna che in tante parti del mondo, nel corso dei secoli, il tacere ha permesso diverse forme di abusi. Abusi che, in seguito, hanno generato situazioni preoccupanti e con delle gravi conseguenze non solo per una singola persona, bensì per molte e, addirittura, anche per delle intere popolazioni. Ragion per cui dire le vere verità, anche quando potrebbe comportare delle conseguenze, diventa un dovere, un obbligo morale e civico. Oriana Fallaci ne era convinta quando affermava che “Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.

La saggezza umana ci insegna che, in determinate situazioni, soprattutto quando si tratta di subire le gravi conseguenze di una sbagliata e non dovuta decisione di tacere, una persona responsabile potrebbe dire: “Non sono sicuro se la parola salva, ma sono sicuro che il silenzio uccide”. Perciò, in determinate situazioni, parlare, dire la verità, denunciare, invece di tacere, potrebbe salvare. Nel suo piccolo, anche chi scrive queste righe, riferendosi a molti fatti storici, a fatti accaduti e di sua conoscenza, trova giusta una simile affermazione. Ragion per cui, consapevole delle conseguenze della scelta del silenzio, del tacere, conseguenze che potrebbero riguardare e danneggiare un’intera popolazione, egli continua a denunciare, ormai da qualche settimana, il massacro elettorale attuato in Albania e reso pubblicamente noto dopo l’11 maggio scorso. Giorno in cui si dovevano svolgere le elezioni parlamentari ed invece si è trattato di un processo abusivo e in palese violazione delle leggi in vigore, avviato molti mesi prima dal partito al potere, capeggiato dal primo ministro. Un processo in cui sono stati direttamente e attivamente coinvolti la “ben convincente” criminalità organizzata, nonché i funzionari di tutti i livelli dell’amministrazione pubblica, sia centrale che locale. Si è trattato di un processo che, fatti accaduti, documentati e denunciati ufficialmente alla mano, niente ha avuto a che fare con una gara elettorale onesta e democratica. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò con la dovuta e richiesta oggettività (In attesa di altri abusi elettorali, 6 maggio 2025; Un autocrate che ottiene il quarto mandato con abusi elettorali, 12 maggioAppoggiano un autocrate corrotto in cambio di proficui accordi, 19 maggio 2025; Preoccupanti ed ipocriti atteggiamenti dei ‘grandi dell’Europa’, 27 maggio 2025).

Di fronte ad una simile, preoccupante e pericolosa realtà, il primo ministro, trovandosi in grosse difficoltà, sta usando ormai la sua potente propaganda, i tanti media da lui direttamente controllati che sono diventati i sui portavoce fedeli, nonché molti “analisti ed opinionisti” a pagamento, per ingannare l’opinione pubblica. Ma coprire un vero e proprio massacro elettorale, come quello reso pubblico dopo le “elezioni” dell’11 maggio scorso, non è un compito facile, anzi! Neanche per un innato ingannatore, qual è il primo ministro albanese. Non è un compito facile anche per il suo ben organizzato apparato propagandistico. Un intero sistema che, da tre settimane ormai, sta cercando, costi quel che costi e con tutti i mezzi, di offuscare quanto è accaduto. E per raggiungere un così difficile obiettivo, il primo ministro albanese sta mettendo in uso qualsiasi opportunità. Comprese le sue “amicizie personali” con alcuni dei “grandi dell’Europa”.

Non parlare e non denunciare quello che è accaduto e che ha permesso il massacro elettorale in Albania, finalizzato l’11 maggio scorso, fa parte della strategia propagandistica del primo ministro. Non parlare e non denunciare la sua stretta collaborazione con la criminalità organizzata significa fare proprio il gioco del primo ministro e della sua propaganda. Non parlare e non denunciare gli innumerevoli abusi elettorali permette però alla nuova dittatura sui generis, che da alcuni anni si sta consolidando in Albania, di diventare sempre più opprimente, preoccupante e pericolosa. E non solo per gli albanesi. Si, perché la criminalità organizzata albanese, una valida ed efficace alleata del primo ministro, del “caro amico” di alcuni dei “grandi dell’Europa”, è ormai pericolosamente presente in diversi Paesi europei, Italia compresa.

La presenza, sia in Italia che in altri Paesi europei e del Sud America, della criminalità organizzata albanese da anni è stata evidenziata da diversi rapporti delle strutture specializzate, sia dell’Unione europea e di alcuni Paesi membri dell’Unione, sia da quelle di oltreoceano. La pericolosità della criminalità organizzata albanese da anni ormai è stata evidenziata con preoccupazione da diversi alti rappresentanti delle strutture specializzate antimafia italiane. Proprio la scorsa settimana il nostro lettore è stato informato di un’operazione contro il traffico internazionale di droga, avviata dal 2020 e condotta dalle strutture antimafia di Bari. Un’operazione che ha evidenziato la partecipazione attiva della criminalità organizzata albanese nel traffico. E proprio alcuni dirigenti di questi gruppi criminali, avevano appoggiato attivamente e finanziariamente, come sanno fare loro, alcuni candidati “vincenti” delle liste del partito del primo ministro nelle “elezioni” dell’11 maggio scorso. Candidati che erano sconosciuti al vasto pubblico e che hanno avuto, però, molti più voti degli altri candidati (Preoccupanti ed ipocriti atteggiamenti dei ‘grandi dell’Europa’, 27 maggio 2025). La pericolosità della criminalità organizzata albanese è stata evidenziata anche nell’ultimo rapporto ufficiale della DIA italiana (Direzione Investigativa Antimafia). Si tratta di un rapporto lungo e ben dettagliato, presentato al Parlamento italiano il 27 maggio scorso.

Bisogna però non tacere, ma invece parlare, anche dell’appoggio di alcuni dei “grandi dell’Europa” per il primo ministro albanese. Per colui che rappresenta istituzionale la nuova dittatura sui generis restaurata ormai in Albania e che si sta consolidando continuamente. Si tratta però di una dittatura camuffata da un pluripartitismo di facciata, perché fatti alla mano, il primo ministro controlla tutti i poteri ed ignora i diritti costituzionali dell’opposizione. Ma per vari “interessi e convenienze” e per delle “importanti ragioni geopolitiche”, alcuni dei “grandi dell’Europa” continuano a sostenere un autocrate come il primo ministro albanese, nell’ambito della cosiddetta “Stabilocrazia”. Si tratta di un incrocio tra le parole stabilità e democrazia. Ed alcuni tra i “grandi dell’Europa”, da anni ormai, hanno scelto la “stabilità” a scapito della democrazia e dei suoi principi. E guarda caso, proprio quei “grandi dell’Europa” parlano sempre della democrazia, predicando i suoi principi. Ma un noto proverbio italiano ci ricorda che si tratta di persone che predicano bene e razzolano male. Il nostro lettore è stato informato anche di questo (Stabilocrazia e democratura, 25 febbraio 2019; Predicano i principi della democrazia ma poi, 28 giugno 2021; Interessi, indifferenza, irresponsabilità, ipocrisia e gravi conseguenze, 15 novembre 2021; ecc..).

Chi scrive queste righe ha scelto di non tacere e di continuare ad informare il nostro lettore su tutte le preoccupanti realtà ed i successivi sviluppi, sia in Albania e nei Balcani, che altrove. Perché lui considera che qualsiasi grave e pericolosa realtà deve essere conosciuta da più persone possibile.  Chi scrive queste righe considera molto attuale l’ammonimento, fatto quasi sette secoli fa, da Santa Caterina da Siena. Lei avvertiva convinta chi di dovere: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”.

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