Politica

Draghi e la mancata discontinuità

La profonda delusione legata alla scelta dei nuovi ministri nasce da due considerazioni oggettive ed assolutamente sconfortanti.

Era ovviamente chiaro come per ottenere l’appoggio all’interno del parlamento il primo ministro incaricato avrebbe dovuto destinare alcuni ministeri a rappresentanti delle varie aree politiche come contropartita del loro appoggio al governo stesso. In questo contesto e proprio per dare un segno chiaro di discontinuità rispetto ai governi precedenti ci si aspettava che i partiti stessi risultassero in grado di proporre delle figure professionali e competenti e che non fossero compromesse con incarichi di governo precedenti.

Mai come in questo caso l’occasione di dimostrare una vera discontinuità confermata dalla scelta del Presidente del Consiglio incaricato avrebbe dovuto trovare un riscontro nella rosa  dei rappresentanti dei diversi dicasteri. Viceversa, i rappresentanti ministeriali delle singole aree politiche che rispondono ai vari partiti risultano elementi di perfetta continuità tanto con il governo Conte quanto addirittura con precedenti compagini governative. Caratteristiche e background entrambi espressione di quella classe governativa i cui risultati disastrosi  avevano costretto il Presidente della Repubblica ad un incarico a Draghi come elemento di assoluta discontinuità con la classe politica.

E questo rappresenta il primo elemento sconcertante che emerge da una prima analisi della compagine ministeriale. Successivamente, ed arriviamo al secondo aspetto decisamente più preoccupante in prospettiva della gestione dell’emergenza sanitaria dei prossimi mesi, con la conferma del medesimo Ministro della Sanità del precedente  governo Conte  viene completamente ed implicitamente “premiata”

la disastrosa strategia sanitaria e della gestione pandemica del precedente governo. Quest’ultimo forse rappresenta l’elemento più imbarazzante e preoccupante soprattutto in prospettiva di un già ampiamente conclamato e disastroso piano vaccinale interamente attribuibile all’incompetenza del ministro Speranza e del suo commissario Arcuri.

La prima discontinuità che il governo Draghi avrebbe dovuto dimostrare e pretendere dagli stessi partiti doveva trovare la sua prima espressione nella consapevolezza di poter richiedere un ministro della Sanità magari della stessa area politica ma non già ampiamente compromesso per i disastrosi risultati fin qui ottenuti con il governo precedente.

Due elementi, quindi, che lasciano molto perplessi sulla capacità di invertire radicalmente la rotta di una classe governativa la cui inadeguatezza aveva portato il Presidente della Repubblica alla scelta di Draghi.

Mai come ora la discontinuità nasce e si dimostra attraverso la scelta dei diversi ministri. Il presidente Draghi come l’intero insieme dei partiti che lo appoggiano hanno perso la prima occasione per dimostrarsi migliori di chi li avesse preceduti ma soprattutto di avere compreso le reali aspettative degli elettori e dei cittadini italiani in relazione ad una chiara inversione di tendenza delle strategie governative.

Come inizio è molto ma veramente molto  al di sotto delle minime aspettative.

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