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Il coprifuoco

Con il coprifuoco alle 22 o alle 23, ma anche con il minimo dubbio che non possa venire annullato per l’inizio della stagione turistica (che per le città d’arte parte sicuramente prima), fioccano già le prime disdette di prenotazioni per i mesi di giugno e luglio. Da Cortina d’Ampezzo alla Riviera romagnola i flussi turistici esteri dirottano le proprie prenotazioni verso lidi più “sicuri” non solo per la prevenzione pandemica ma soprattutto in relazione per la libertà di movimento. Il solo annuncio di un possibile mantenimento del coprifuoco (e della mancanza di certezza del suo annullamento) si è trasformato nell’ennesima mazzata per il settore turistico dopo una già disastrosa stagione invernale.

La compagine governativa, così come la maggioranza parlamentare, sembra non possedere quel minimo di sensibilità comunicativa e di marketing che la renda in grado di comprendere gli effetti devastanti anche solo attraverso le dichiarazioni rilasciate.

Dopo oltre 14 mesi di disastrosa gestione pandemica e finalmente alle porte di una decente piano vaccinale, il mantenimento del coprifuoco, specialmente in prospettiva della stagione turistica, rappresenta un autogol clamoroso anche per la sua scarsissima influenza sotto il profilo epidemiologico. Probabilmente è sconosciuto all’intera classe governativa lo studio pubblicato dall’università di Stanford nel quale vengono confrontati gli effetti di lockdown rigidi rispetto a politiche di contenimento del contagio meno restrittive. I risultati dimostrano come le differenze tra le due strategie risultino minime (https://www.borsainside.com/news/76083-uno-studio-e-di-stanford-rivela-i-lockdown-non-frenano-la-diffusione-del-virus/).

Questa scellerata imposizione rappresenta un ulteriore aiuto alla concorrenza turistica estera e l’ennesima dimostrazione di come si possa annientare giorno dopo giorno, mese dopo mese uno dei principali settori di sviluppo italiano come quello turistico. Si possono ottenere tutte le risorse europee del Recovery Fund ma in considerazione dello spessore strategico dimostrato negli ultimi 14 mesi gli effetti saranno quelli di un ulteriore aumento della spesa pubblica con ricadute decimali sul PIL e ancora meno diventeranno fattori stabili moltiplicativi di sviluppo: difficile, se non impossibile, creare le condizioni per un disastro più completo.

Durante la prima fase dell’esplosione pandemica il coprifuoco poteva rappresentare uno strumento emergenziale finalizzato ad una prima azione di contrasto alla diffusione del contagio in previsione della individuazione di una strategia alternativa in attesa della vaccinazione. Viceversa, dopo oltre un anno e con la possibilità di avviare finalmente (ma con un ritardo indegno) una campagna di vaccinazione di massa il suo mantenimento diventa semplicemente uno strumento di controllo di massa. Lo stesso nelle mani di questo governo, come di quello precedente, si manifesta anche come un fattore devastante per i suoi effetti in previsione di una ripresa dell’economia turistica.

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