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La nuova oligarchia parlamentare

Come nasce un’oligarchia? Le modalità possono essere le più distinte a seconda del settore di competenza. Indipendentemente dallo specifico contesto economico o politico, il mantenimento del potere attribuito ad un numero inferiore di esponenti, siano questi economici o politici, ne rappresenta la forma più classica.

In economia, viceversa, i diversi monopoli (si pensi ai servizi indivisibili di energia in ambito comunale) determinano la nascita ma soprattutto il mantenimento di un sistema di interessi che prende inevitabilmente la forma di oligarchia.

Partendo da questo principio il taglio dei parlamentari all’interno di una deriva politica iconoclasta, senza trovare precedentemente dei pesi e contrappesi che mantengano l’equilibrio democratico, rappresenta la classica forma della creazione di una nuova oligarchia. Si pensi solo al peso e al potere di veto del singolo parlamentare che risulterà accresciuto (di un terzo quanto la riduzione numerica) all’interno di un sistema bicamerale che rimane perfetto.

Questa “riforma”, invece, viene salutata nella confusione mediatica e politica come una forma di nuova Democrazia. A fronte, quindi, di un risibile risparmio delle spese parlamentari vengono poste le basi per una concentrazione di potere che passa nella distribuzione democratica da 945 parlamentari a soli 600. Questi ultimi risulteranno, senza una nuova legge elettorale ed istituzionale, l’espressione di un potere sempre più dilagante delle segreterie di partito comportando una conseguente diminuzione della rappresentatività dei cittadini e degli elettori.

Solo in Italia, in un crescente e dozzinale contesto populista, la creazione delle basi di una nuova oligarchia, anche se elettiva, viene salutata come una nuova forma democrazia.

Ormai il declino culturale del nostro Paese ha trovato anche la  propria espressione in ambito  istituzionale.

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