Politica

La percezione della guerra dimostrata dagli enti locali

Nel mezzo di questi disastrosi tempi di guerra, con le terribili conseguenze umane sociali ed economiche, e dopo due anni di pandemia che hanno  messo in ginocchio buona parte delle attività economiche, le quali con le proprie tasse sostengono la spesa pubblica e quindi anche quella degli enti locali, emergono le ridicole priorità di molti Comuni in assoluto delirio come quello di Venezia che reintroduce, dal primo di aprile, il divieto di circolazione per gli euro 4 o quello della giunta di Milano che estende il divieto agli euro 5 per la zona B dal prossimo ottobre.

Parallelamente, nel comune di Padova si cerca di avviare il folle allestimento della seconda linea del tram il cui costo calcolato al 2018 risulta essere di 335 milioni dei quali 235 forniti gentilmente del PNRR. Ovviamente ai sostenitori dell’impresa cittadina nella città del Santo sfugge la necessità di un ricalcolo dei costi ai valori attuali, quindi con una stima complessiva approssimativa molto vicina adesso ai 460/480 milioni di euro.

Questo delirio delle istituzioni comunali, che si manifesta con l’assoluta sordità e distonia dei vertici politici e tecnici degli enti locali come a Venezia, Padova e Milano alle spesso drammatiche realtà economiche cittadine, dimostra come lo scollamento tra il mondo della politica e la vita quotidiana dei cittadini non possa venire più indicato molto semplicemente nella sola lontananza geografica tra i soggetti politici e le complesse realtà cittadine.

In altre parole, la distanza tra la Roma centralista e le periferie amministrate non viene superata dalla semplice vicinanza geografica tra amministratori degli enti locali ed i propri cittadini. Troppo spesso, infatti, i vertici politici ed amministrativi dimostrano una assoluta incapacità culturale ed umana nella mancata sintonizzazione con il sentiment locale, tanto a livello nazionale quanto, e forse ancor di più, a livello locale.

La volontà di persistere, anche all’ingresso nel terzo anno della peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi, con i medesimi progetti di spesa come nell’applicazione dei protocolli restrittivi, ora assolutamente anacronistici, riguardanti la circolazione testimonia una presunzione ideologica senza limiti ed ovviamente impermeabile ad ogni circostanza emergenziale. In più emerge chiaro come sia stato assolutamente illusorio credere che la semplice vicinanza tra cittadini ed enti locali potesse rappresentare la via maestra per assicurare una buona amministrazione.

Le giunte comunali e i quadri tecnico-amministrativi dei comuni di Venezia, Padova e Milano dimostrano esattamente il contrario e si delineano cristallina espressione di una volontà assolutamente autoreferenziale basata sulla disponibilità di risorse pubbliche destinate al finanziamento di opere lontane dalle priorità attuali dei cittadini così come attraverso le imposizioni di divieti finalizzati alla semplice certificazione della prova di esistenza in vita politica ed amministrativa.

La crisi della politica, come qualcuno ha erroneamente indicato, non può essere attribuita solo ed esclusivamente alla lontananza tra le priorità di Roma Capitale e quelle dei propri amministrati ma trova una avvilente espressione anche nella insufficiente statura politica in primis dei sindaci e del management degli enti locali, i quali assieme rappresentano la peggiore sintesi politica, ideologica e amministrativa contemporanea.

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