Politica

L’eutanasia dei partiti

On. Nicola Bono

I partiti hanno fatto Harakiri, perché il loro degrado, ed ormai l’evidente incapacità di elaborare analisi politiche, li ha portati irrimediabilmente al suicidio.

Una stupidata incomprensibile, commessa da un ex premier che non ha mai brillato per carisma e personalità, spinto da ciò che resta dell’intellighenzia, si fa per dire, dei rivoluzionari grillini, è stata di colpo fatta propria da parte dell’intero centrodestra, accecato dalle dinamiche di concorrenza interna, che si è addossato la responsabilità di essere il vero killer dell’unico governo che avrebbe potuto realizzare le riforme, che costituiscono l’unico vero strumento per salvare l’Italia dalle perniciose logiche dell’immobilismo delle lobby, che la stanno logorando.

I partiti, che erano sull’orlo di una crisi esistenziale, impediti nel ricorso alla spesa pubblica dal cerbero Draghi, hanno pertanto strumentalizzato l’errore di Conte e vinto la loro più importante battaglia, di tornare ad avere le “mani libere”, con cui potere affrontare le elezioni potendo tornare al tradizionale carosello di promesse ed elargizioni a puro scopo di acquisizione dei consensi elettorali.

Il risultato di questa follia, sarà nientepopodimeno che la ripetizione dei disastri del passato, con l’aggravante di elezioni anticipate senza alcun soggetto politico concorrente, riconosciuto capace di esprimere una strategia per tutelare il presente e il futuro dell’Italia.

Chiunque vincerà queste elezioni sarà incapace di realizzare, come negli ultimi quarant’anni, le riforme, non riuscirà per questo a consumare i passaggi per ottenere le rate ancora spettanti del PNRR, non sarà in grado di ultimare i progetti e sarà costretto a ripetere unicamente il ricorso all’ulteriore aumento del debito pubblico, fino a vedere realizzare gli scenari tremendi di fine 2011, che portarono alle dimissioni di Berlusconi, travolto dai mercati, dall’aumento esponenziale dello spread e dal ritorno dello spettro del default.

La mancanza di competenze, di senso politico e di responsabilità dei partiti, specie quelli del centrodestra, che per tradizione culturale e storica dovrebbe sentire più degli altri questi valori, porterà l’Italia al disastro.

Ed a rendere lo scenario ancora più cupo, dopo la scelta oscena dei partiti, in particolare del centrodestra, di assentarsi dal voto, nessuno è in grado di valutare il contraccolpo che la fine improvvisa e traumatica del governo Draghi provocherà sugli orientamenti del corpo elettorale nazionale, mai tenero con i responsabili delle elezioni anticipate, che oltretutto sarà chiamato a votare, per la quarta volta, senza una nuova auspicata legge che sottragga ai capi partito l’intollerabile esproprio del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

Il disastro annunciato, gli assalti alla diligenza delle risorse UE e del bilancio nazionale, il ricorso all’indebitamento per acquisire consensi, senza più freni da parte di nessuno, non potranno che portare, in tempi brevi, all’inevitabile commissariamento della politica, per salvare, come nel 2011 il Paese dal default.

E questa volta, speriamo, sarà la fine degli imbonitori da fiera e l’inizio di una nuova era di recupero della politica, fondata su partiti nuovi e costruiti sulla base di ideali valori, contenuti, progetti e soprattutto visioni, in un quadro di rafforzamento della coesione Europea, per affrontare le sfide dei nemici della democrazia e del nostro stile di vita.

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