Come procurarsi un donatore di sperma e un assegno per molti anni
Istruzioni dello Jugendamt riservate alle donne tedesche
In questo articolo, e con alcune storie come esempio, vogliamo spiegare come questa Europa controllata dalla Germania dia alle madri tedesche la possibilità di trovare un ignaro donatore di sperma e di obbligarlo anche a mantenere madre e figli per il resto dei suoi giorni, se necessario privandolo anche di ogni suo bene e costringendolo a vivere per strada.
Partiamo da un esempio concreto, recente, uno dei tanti. La signora S. va a vivere in Irlanda dove conosce un uomo del quale resta incinta. Dopo pochi mesi dalla nascita del bambino la signora, senza dare alcuna spiegazione, sparisce con il piccolo rientrando in Germania. Il padre viene a sapere che suo figlio è in Germania solo perché poco dopo riceve richieste di pagamento da parte dello Jugendamt, cioè dello Stato tedesco. In altre parole lo Stato tedesco protegge il genitore che compie un’azione illegale, azione che però sul suolo tedesco diventa miracolosamente legale (o come correttamente si dice da anni “deutsch-legal”). I diritti del bambino nel paese d’oltralpe vengono intesi come diritto ad incassare, soprattutto se i soldi sono di provenienza straniera, tutto il resto sono dettagli che il sistema tedesco sa bene come eliminare. Il padre in questione non ha più notizie del figlio per un paio d’anni, poi lei, la signora tedesca, si fa viva di nuovo: vuole da lui un secondo figlio. Al rifiuto di lui sparisce nuovamente, ovviamente sempre con il bambino. Dopo alcuni anni questo padre, trasferitosi nel Regno Unito, viene contattato da un altro padre residente nello stesso paese e anche lui usato come donatore di sperma e pagatore dalla stessa signora tedesca. I due si rendono conto di essere stati usati nella stessa identica maniera e che la signora ha usato lo stesso modus operandi in entrambi i casi: dopo aver partorito è rientrata in Germania dove lo Jugendamt, al posto suo, ha iniziato le procedure per il recupero degli alimenti e del mantenimento. Di rimpatriare i bambini non se ne parla neanche. Lo Stato tedesco si fa carico di proteggere la propria concittadina da qualsiasi pretesa straniera distorcendo i regolamenti europei, come solo i teutonici sanno fare, anche grazie ai propri codici di procedura.
Lo Jugendamt infatti anticipa gli importi al genitore tedesco che ha fisicamente con sé il bambino e si rivale sullo straniero, immediatamente privato dai tribunali tedeschi di ogni diritto. In pratica la vittima della sottrazione diventa automaticamente, nel giro di pochi giorni, il debitore, il genitore inadempiente e in difetto. La cosa più grave è che il creditore non è più neanche il genitore sottrattore, bensì lo stato tedesco. Quindi la vittima, oltre ad aver perso il figlio, si trova a combattere, non contro il suo ex partner, ma contro uno Stato. Quest’ultimo è evidentemente molto ben attrezzato per andare a riscuotere negli altri paesi, grazie ai regolamenti europei. Ancora recentemente, durante la plenaria del 17 gennaio 2018, si è parlato di sottrazioni al Parlamento Europeo e le conclusioni a cui è giunto questo Parlamento – controllato dal governo tedesco – è che la soluzione sarebbe nell’introdurre un riconoscimento ancora più veloce ed automatico delle decisioni di un paese in un altro. In sostanza, per risolvere questo problema, il Parlamento Europeo propone di accettare in modo ancora più automatico le decisioni dello Stato tedesco, che agisce appunto come abbiamo appena spiegato. In molti iniziano a dubitare della buona fede di certe iniziative. E non c’è da stupirsi se tutti i genitori coinvolti siano diventati fermamente antieuropeisti. Essi sono semplicemente contrari a questi controlli teutonici, soprattutto dei propri figli e del proprio futuro, completamente monopolizzato dall’aver subito una sottrazione.
Tutto ciò succede sempre più spesso perché i governi dei paesi dell’UE, con l’Italia in prima linea, permettono alla Germania di continuare ad agire in questo modo. Tenga presente, chi si presenta candidato alle elezioni del 4 marzo, che sempre più Italiani – anche se non ancora tutti – hanno ormai ben chiaro che tipo di accordi si stipulano a Bruxelles e non sono più disposti a veder usare i loro figli come merce di scambio.