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In attesa di giustizia: consigli per gli acquisti

C’era una volta Tribuna Politica, oggi la si definirebbe un talk show ma era una rubrica – condotta da un bravissimo giornalista, Jader Jacobelli –  centrata esclusivamente sui temi della politica ed andava in onda sul Canale Nazionale e c’era solo quello, almeno i primi tempi nel 1961, mentre al giorno d’oggi il dibattito politico è affidato ad una quantità impressionante di trasmissioni che praticamente e senza soluzione di continuo danno vita ad una campagna elettorale permanente: tant’è che non c’è stato neanche il tempo di archiviare  polemiche e bollettini della vittoria dell’ultima tornata referendaria che, al netto delle notizie dal fronte, già ci si prepara alla prossima che riguarderà l’approvazione popolare della legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti: un referendum confermativo che non richiede il raggiungimento del quorum 50%+1 e l’A.N.M.  è già scesa in campo con uno spot visibile, peraltro, solo su YouTube.

Il Presidente del sindacato delle Toghe (quello che ha detto che servirebbero un paio di magistrati morti ammazzati per far risalire il consenso nei confronti dell’Ordine Giudiziario), forse, avrebbe gradito qualcosa di truculento come immagini delle stragi di Capaci e di via D’Amelio con una voce narrante di sottofondo a sostenere la frottola che Falcone era contrario alla separazione delle carriere, invece la scelta è caduta su una attrice belloccia che ha imparato un copione per  presentare la giustizia italiana ai cittadini come un modello inimitabile che sarebbe dannoso riformare suggerendo che vi sia un pericolo insito proprio nella separazione delle carriere.

Perché riparare qualcosa che non è rotto, fanno sostanzialmente recitare: il nostro sistema è già costruito in maniera geniale (addirittura!)…sottinteso “la separazione delle carriere creerebbe solo danni”.

Probabilmente non ferratissima in diritto costituzionale, l’interprete passa a descrivere la genialata senza ricordare che, secondo le coordinate dell’articolo 111, la giustizia è assicurata da un meccanismo secondo il quale la prova si forma davanti a un giudice imparziale e terzo tra le parti – accusa e difesa – in contraddittorio tra di loro ed in posizione di parità davanti a quel giudice equidistante; la spiegazione – invece – è volta ad illustrare come il processo penale funzioni benissimo così proprio perché Pubblici Ministeri e Giudici sono colleghi ed Il P.M. è il primo, con profonda cultura della giurisdizione, ad assicurarsi che la Polizia Giudiziaria rispetti il codice durante le indagini, quindi fin dal primo momento in cui un cittadino finisce sotto processo;  poi c’è l’immancabile richiamo alla indipendenza della magistratura dal potere politico che garantisce Giudici e Pubblici Ministeri da interferenze esterne: tutti canoni che la Costituzione già prevede e che non sono messi minimamente in discussione della riforma.

Manca solo di ricordare l’ultima trovata: separare le carriere comporterebbe un aumento di costi a carico delle esauste casse dello Stato per la necessità di istituire un secondo C.S.M. dedicato ai Pubblici Ministeri mentre sarebbe meglio parlare delle decine di milioni che vengono destinati alle riparazioni per ingiuste detenzioni ed alle stratosferiche prebende, mai rinegoziate, garantite agli operatori telefonici per intercettazioni che hanno un costo industriale vicino allo zero.

Degli avvocati, nello spot, invece non si parla se non per dire che il loro compito è proteggere l’imputato. Proteggere da cosa, visto che la costruzione è geniale e i due protagonisti assoluti sono perfetti, indipendenti, equanimi e sorridenti?

Il cittadino, dimenticando le centinaia di migliaia che hanno comperato i libri con le memorie/confessioni di Luca Palamara e quelli che hanno sottoscritto il disegno di legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere, a questo punto dovrebbe essere indotto tra non molti mesi a correre alle urne per bocciare la riforma.

Al curatore di questa rubrica, che è un avvocato difensore, a questo punto viene da pensare ed anche da canticchiare le strofe di una melodia di Charles Aznavour “Ed io fra di voi, se non parlo mai…” giusto per inquadrare il ruolo di “protettore” in cui si trova precipitato, dopo tanti anni di studio e di fatica, oltre che di convinzione di essere parte essenziale del processo e della giustizia che non sempre è giusta.

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