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In attesa di Giustizia: giustizia in rosso

Ci siamo: almeno in alcune regioni è di nuovo zona rossa e molte attività  sono state chiuse,  la libertà di movimento grandemente limitata. Il governo, tra le altre cose si è occupato delle aule scolastiche, ma ha sostanzialmente dimenticato quelle in cui si amministra Giustizia. Cosa tutt’altro che insolita.

O meglio: un decreto legge in cui si tratta di giustizia c’è ma è anteriore al DPCM che distingue il Paese in fasce di rischio contagio e si basava su una situazione di fatto che, oggi, potrebbe valere forse per le zone arancioni, ma non per quelle rosse.

Sarebbe infatti davvero singolare che, vietate le lezioni in presenza a 20 alunni, si consentisse la celebrazione di processi con più avvocati, magistrati, cancellieri, testimoni ed imputati in ambienti in cui spesso il ricircolo dell’aria è problematico. Del resto, il concetto di aula non cambia se muta la natura dell’attività svolta al suo interno.

Intanto già si moltiplicano i rinvii dei procedimenti già fatti slittare durante il lockdown di primavera perché, come era immaginabile, con i servizi amministrativi adibiti ad un “lavoro agile” sprovvisto degli strumenti necessari ad evitare che fossero in realtà ferie retribuite, un numero sgomentevole di notifiche non è stato fatto o lo è stato in maniera irregolare.

Una soluzione che si sta riproponendo per evitare che le esigenze di sicurezza e prevenzione del contagio confliggano con quelle di prosecuzione della attività giudiziaria è quella che prevede – per tempi  e materie definite – la trattazione da remoto: che convince poco anche per la permanente mancanza di strumenti tecnologici adeguati, ma rappresenta (almeno per le zone rosse) un’alternativa prudentemente praticabile.

Anche in questo caso, come è accaduto nel settore della sanità, vi è stato il tempo per allestire le migliori condizioni di lavoro e di supporto logistico volte a fronteggiare la prevedibilissima “seconda ondata” facendo tesoro dell’esperienza maturata nei primi mesi dell’anno e invece…

…invece abbiamo i proclami del Guardasigilli a proposito della distribuzione di migliaia di nuovi computer portatili che renderanno finalmente possibile l’assolvimento delle funzioni di cancelleria anche in smart working ma – per ora – non se ne sono ancora visti e ci sono uffici che neppure dispongono di una casella pec. Il raffinato giurista, peraltro, è di buonumore a giudicare dall’espressione ridente scolpita in permanenza sul volto: forse perché ha letto la bozza del decreto “ristori bis” nella quale, tra le molte perle, in merito al processo penale di appello, si prevede che la trattazione “fisica” dell’udienza debba essere richiesta dagli avvocati almeno 25 giorni prima della data prevista per la celebrazione.

Senonché la legge prevede che l’avviso di fissazione sia notificato almeno 20 giorni prima della medesima data.

Forse è questo che alimenta il buonumore di Bonafede: dal processo da remoto si sta passando al processo per veggenti ed una classe forense dotata di capacità predittive sarà anche in grado di pronosticare l’esito dei processi evitando di iniziare o proseguire quelli il cui destino è già noto.

Un po’ quello che avevano pensato gli autori e sceneggiatori di Minority Report solo che nel nostro caso sono gli autori dei testi a far pensare ad una minoranza, o meglio ad una minorazione. Quella mentale, con buona pace di una Giustizia perennemente in rosso, dimenticata da tutti la cui attesa inizia ad apparire disperata.

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