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In attesa di Giustizia: la Corte Regolatrice

Con questo appellativo viene anche chiamata la Cassazione, sottintendendone una funzione cruciale: quella di offrire interpretazione certa della legge, possibilmente con una certa uniformità.

La Corte, per quanto riguarda il settore penale, è suddivisa in sette Sezioni con attribuzione di competenze specifiche: la Prima Sezione, per esempio,  tratta i gli omicidi (ma non solo quelli), la Seconda criminalità organizzata e reati contro il patrimonio, la Terza i reati tributari e le violenze sessuali, la Quinta bancarotte e reati contro l’ordinamento economico…alla Settima vengono destinati solo i ricorsi che, ad un primo esame che viene effettuato dalla Procura Generale appena i ricorsi arrivano, appaiono evidentemente inammissibili; la Settima  tiene udienza senza che neppure partecipino le parti: decide sulla base dei ricorsi e delle richieste scritte di un Sostituto Procuratore Generale (che spesso consistono in semplici crocette apposte su una specie di questionario a risposta multipla).

Da qualche anno a questa parte in Cassazione accade che si sia ridotto enormemente il numero dei ricorsi che vengono accolti; è vero che la qualità degli avvocati – bisogna ammetterlo – è scaduta tuttavia soprattutto il numero delle dichiarazioni di inammissibilità appare patologico e succedono anche altre strane cose: per esempio che su questioni di diritto identiche la stessa Sezione decida in maniera differente…con buona pace della uniformità di interpretazione e della certezza del diritto. E non è detto che se ne venga a sapere perché la pubblicazione delle sentenze – che passa dall’inoltro ad un ufficio che si chiama Massimario – avviene secondo oscuri criteri, non scritti, seguiti dai singoli Presidenti: come dire, una forma di eugenetica giurisprudenziale.

Ma le stranezze non finiscono qui: se si vanno ad esaminare – per esempio – i dati del primo semestre del 2020 si scopre che in tre casi su quattro, alla Seconda Sezione penale, i ricorsi degli imputati hanno avuto esito negativo e ne è stato dichiarato inammissibile il 67% e rigettato l’8%; solo un quarto del totale ha trovato accoglimento. Stupisce la percentuale delle inammissibilità (tradotto: il ricorso contiene autentiche bestialità giuridiche, inguardabili ed inascoltabili), che è di gran lunga prevalente sull’esito rigetto o accoglimento e viene da chiedersi come mai quei ricorsi abbiano superato quel filtro iniziale di cui si è detto, dedicato espressamente a “scremare” le impugnazioni che appaiono a prima vista inammissibili.

Altrettanto, seppur diversamente, interessante è il dato della Quinta Sezione dove quasi un ricorso su due ha esito positivo per il ricorrente: ben un 45% di annullamenti con varie formule.

Se ne deve dedurre che la Quinta Sezione è quella più garantista insieme alla Sesta che – pure – ha numeri più fisiologici e confortanti? E i numeri, di solito, non mentono.

Certo si è che, ormai da molti anni, per gli operatori del settore prevedere che un proprio ricorso possa essere destinato alla Seconda (e in molti casi la previsione è agevolata dal fattore “competenza per materia”) è scoraggiante, la notifica dell’avviso di fissazione delle udienza proprio a quella sezione fa passare persino la voglia di guardare l’orario delle Frecce Rosse o degli aerei per raggiungere Roma, allo sventurato cliente non si sa come dare (o confermare) la pessima notizia.

La domanda è: come mai tra le altre anomalie che caratterizzano il funzionamento della (presunta) Corte Regolatrice spicca la statistica della Seconda? Secondo i malpensanti dipende dalla lunga militanza di Davigo – anche come Presidente – in quella sezione. Sicuramente una malignità ma è anche vero che a pensar male si fa peccato ma spesso non si sbaglia.

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