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In attesa di Giustizia: ma quale cabina di regia? Ma mi faccia il piacere!

Ci siamo: riprende con normalità – o quasi, o forse no – la funzione giurisdizionale che è sostanzialmente ferma da mesi con immaginabili ripercussioni di cui abbiamo già trattato in precedenza.

Il Guardasigilli ha preannunciato la costituzione di un team di esperti che guiderà la Giustizia, organizzando il lavoro dei tribunali in sicurezza, verso nuovi traguardi di efficienza e garanzie che consentiranno di recuperare il tempo perduto durante la fase più critica dell’emergenza epidemiologica ed, anzi, condurre verso un radioso futuro cui guardare con ritrovato ottimismo.

Per il momento, una cosiddetta “cabina di regia nazionale per la gestione dell’attività giudiziaria durante la fase 2 dell’emergenza da Covid-19” istituita il 22 maggio ha prodotto – sempre che sia stata almeno in parte opera sua: la circostanza non è chiara – una circolare sulla ripresa a pieno regime dal 1° luglio il cui contenuto si può così sintetizzare. “la supercazzola brematurata con scappellamento a destra, per due, come fosse antani e tarapiotapioco”. E si badi: riapertura trionfalmente annunciata a ridosso delle ferie giudiziarie già calendarizzate con ammirevole solerzia dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Cabine di regia, trusts di cervelli al lavoro, risorse umane, economiche e nuove tecnologie promesse senza risparmio…ma arriveranno risultati concreti o dovremo accontentarci di documenti programmatici di contenuto commisto tra la opacità e il banale?

L’esperienza appena trascorsa non fa ben sperare e se ne è scritto in proposito più volte: la Giustizia non è stato ritenuto un servizi essenziale se è vero come è vero che l’attività giudiziaria  è stata ridotta al minimo assoluto, in assenza di linee guida dal vertice dell’Amministrazione che non fosse un’indicazione di massima di chiusura e lasciando ai Capi dei singoli Uffici le scelte sul territorio, in ragione della diffusione del contagio: così stimolando una babele di determinazioni anche a livello di singolo circondario o distretto e – di fatto – cessando, salvo marginali eccezioni ogni attività.

Era una promessa fatta dallo scorso numero de Il Patto Sociale: indicare quali attività si sarebbero potute organizzare nei Tribunali senza venir meno ai presidi di sicurezza, partendo dal presupposto che ci sono punti vendita del Conad più piccoli di molte aule di giustizia dove ingressi, igiene, distanziamento fisico, sono stati gestiti senza difficoltà. E dove non ci sono i Carabinieri o guardie giurate a controllare all’entrata.

Era sufficiente prevedere uno sfoltimento dei ruoli di udienza – con una previsione di orario non complicata – e notifiche via pec, indicando per la celebrazione solo quei processi nei quali era stato previsto un patteggiamento sulla pena, una remissione di querela per conseguenza di riparazione del danno, la semplice lettura del dispositivo di sentenza. E, poi, ancora: udienze di opposizione ad archiviazione, qualche giudizio abbreviato di modesta portata per tipologia di imputazioni e numero degli imputati. Sarebbe stato, invece, più complicato celebrare udienze di assunzione prove tranne quelle, e non sono poche, in cui le parti (P.M. e difensore) condividono che possa essere acquisito dal Giudice il fascicolo con gli atti di indagine senza sentire testimoni. E tutto questo solo per fare alcuni esempi e solo nel settore penale.

Molte udienze di rapida celebrazione e molte altre oltre a quelle suggerite, utili anche a concludere un processo, si sarebbero potute celebrare per la facilità di stabilire orari e durata e – di conseguenza – gli accessi in aula. Migliaia di giudizi inutilmente lasciati in sospeso non sarebbero andati ad accrescere un arretrato di dimensioni già sgomentevoli, anzi, lo si sarebbe potuto aggredire.

Cabina di regia o iniziativa di chissà quale massimo esperto, si è invece pensato ad un’altra geniale soluzione per contrastare l’epidemia nei Palazzi di Giustizia: con i magistrati per altri versi disoccupati  sono stati sospesi i termini per il deposito delle motivazioni delle sentenze, una delle attività che generalmente svolgono proprio a casa.

Non c’è bisogno di demandarla ai posteri: a voi ogni valutazione in attesa che la Giustizia torni ad essere – se mai lo sarà – una cosa seria in questo sventurato Paese.

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