
In attesa di Giustizia: procure della repubblica delle banane
Tornano alla ribalta con nuove e mirabolanti intraprese due protagonisti assoluti di questa rubrica: i P.M. De Pasquale e Colace. La prima di queste vicende ruota attorno ad uno stralcio del procedimento Eni- Nigeria, cioè una tranche dell’indagine principale che per varie ragioni è pervenuta a giudizio separatamente ed è a carico di un uomo d’affari nigeriano, Aliyu Alhaji Abubakar, ancora sotto accusa a Milano per i medesimi fatti già definiti con due sentenze irrevocabili di assoluzione nei confronti di tutti gli altri coimputati. A sostenere l’accusa si è rimaterializzato il P.M. Fabio De Pasquale nonostante la sua condanna in primo grado per omissione di atti d’ufficio nel troncone principale del processo e la retrocessione da procuratore aggiunto a semplice sostituto, confermata dal T.A.R..
Siamo all’assurdo: all’udienza del 9 ottobre 2024, appena un giorno dopo la condanna di De Pasquale a Brescia che i lettori ricorderanno perché ne abbiamo trattato, a rappresentare la pubblica accusa si è presentato un altro magistrato, anticipando che il fascicolo – come opportunità avrebbe imposto – doveva essere riassegnato a un nuovo pubblico ministero: il colpo di scena è arrivato l’11 aprile scorso, quando, in occasione dell’udienza fissata per le conclusioni, si è presentato in aula proprio De Pasquale che, di fronte alle obiezioni dei difensori ha chiarito che non c’era nessuna necessità di riassegnare il fascicolo, in quanto già affidato a lui…che, ha chiesto in questa occasione una condanna a cinque anni di carcere in base alle medesime prove che il Tribunale di Brescia ha ritenuto (con sentenza appellata, va detto) che siano state taroccate a discapito degli imputati nel troncone principale.
Gli avvocati di Abubakar sono insorti ed hanno presentato un esposto al ministro della Giustizia, al Consiglio Superiore della Magistratura ed ai vertici giudiziari milanesi, denunciando quanto accaduto osservando che neppure nel “nuovo” procedimento, a distanza di tempo e nonostante quanto poi verificatosi, De Pasquale ha mai depositato quegli atti favorevoli alle difese furbescamente nascosti: comportamento per il quale – a tacer della condanna penale – il C.S.M., bocciando la sua conferma a procuratore aggiunto, ha definito la condotta oggettivamente connotata da patente gravità. Comunque vada a finire, quel che resta è la considerazione che taluni hanno veramente la faccia come un’area anatomica nota per essere deputata alle deiezioni.
Come Colace, recentemente sanzionato dal C.S.M. per una raffica di intercettazioni illegali e campione assoluto, quantomeno del Nord Ovest d’Italia, di flop giudiziari che – per il momento – resta al suo posto perché la decisione disciplinare è stata impugnata. L’uomo ha inventato una nuova modalità di argomentare la requisitoria finale in un procedimento concluso pochi giorni addietro avanti il Tribunale di Torino ed ha così singolarmente intonato le roboanti conclusioni di quello che potrebbe essere il suo canto del cigno: “Chiedo la condanna di tutti gli imputati anche se so che il Tribunale non potrà che assolvere”, così come è avvenuto.
Per fermarsi alle ultime, dopo Bigliettopoli (imputati assolti) e Concorsopoli (imputati prosciolti in udienza preliminare) è, infatti, crollata anche questa inchiesta, denominata Sanitopoli, con quattro assoluzioni su cinque imputati: i primi accusati, in un’indagine avviata sette anni fa, di corruzione e turbativa d’asta per un appalto da 56 milioni dell’ASL TO3 ed, alla fine, è stata inflitta soltanto la pena a nove mesi di reclusione ad un finanziere per rivelazione di segreto d’ufficio.
Benvenuti nelle Procure della Repubblica delle Banane.