accoglienza

  • La Commissione vara un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti

    Domani la Presidente Ursula von der Leyen, la Commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, il Commissario per la Giustizia, Didier Reynders, il Commissario per il Vicinato e l’allargamento, Olivier Várhelyi, e la Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, parteciperanno a Bruxelles alla conferenza internazionale su un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti.

    La conferenza internazionale fa seguito all’annuncio che la Commissione rafforzerà gli strumenti per contrastare efficacemente il traffico di migranti, dato della Presidente von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione 2023.

    La conferenza riunisce rappresentanti degli Stati membri, dei principali paesi partner e delle organizzazioni internazionali. Le discussioni si concentreranno sulla prevenzione e sulla risposta al traffico di migranti, nonché sulle alternative alla migrazione irregolare come deterrente fondamentale al traffico. La conferenza sarà un’occasione per lanciare un invito ad agire per un’alleanza mondiale per contrastare il traffico di migranti.

    La Commissione presenterà una nuova legislazione in materia. Si tratta di una direttiva che stabilisce norme minime in materia di favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali nell’UE e di un regolamento volto a rafforzare il ruolo di Europol e la cooperazione interagenzie nella lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani. Insieme, queste iniziative definiscono il nuovo quadro di cooperazione giuridica, operativa e internazionale contro il traffico di migranti per gli anni a venire.

  • L’UE presenta le buone prassi per migliorare la cooperazione tra gli Stati membri sulle procedure di asilo

    La Commissione ha presentato una serie di buone prassi per garantire l’efficacia del regolamento Dublino III, come annunciato dalla Presidente von der Leyen all’inizio di giugno nell’ambito dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino.

    Nella lettera inviata agli Stati membri in vista del Consiglio europeo del febbraio 2023 la Presidente von der Leyen si è impegnata ad assicurare la piena attuazione della tabella di marcia di Dublino, elaborata dalla Commissione e approvata dagli Stati membri nel novembre 2022. La tabella di marcia di Dublino stabilisce azioni pratiche per ridurre gli incentivi ai movimenti secondari grazie a una migliore cooperazione tra gli Stati membri.

    Nella “Tabella di marcia di Dublino in azione – aumentare l’efficacia del regolamento Dublino III: individuare le buone prassi negli Stati membri“, la Commissione ha individuato una serie di buone prassi che hanno un impatto positivo sul funzionamento della procedura Dublino, tra cui:

    • la comunicazione ai richiedenti di informazioni dettagliate sul trasferimento mediante colloqui prima della partenza od opuscoli mirati per spiegare i motivi della decisione di trasferimento e le aspettative derivanti dal trasferimento;
    • la garanzia di un controllo più rigoroso di ciascun trasferimento, ad esempio introducendo un sistema di registrazione di chi entra ed esce dai centri di accoglienza, che permette di monitorare la presenza nei centri di accoglienza e può anche contribuire a limitare la fuga;
    • il ricorso a misure alternative al trattenimento, quali il sequestro dei documenti di viaggio o la designazione di funzionari speciali nei centri di accoglienza per controllare regolarmente la presenza fisica delle persone oggetto di trasferimento;
    • il miglioramento della comunicazione tra lo Stato membro che provvede al trasferimento e lo Stato membro competente, concludendo accordi bilaterali, designando funzionari di collegamento, organizzando riunioni bilaterali periodiche e missioni di accertamento dei fatti;
    • il potenziamento dei sistemi informatici esistenti e lo sviluppo di nuove soluzioni digitali per monitorare tutte le fasi della procedura Dublino.

    Nell’ultimo anno gli Stati membri, sulla base della tabella di marcia di Dublino, hanno avviato varie iniziative con il sostegno della Commissione per aumentare l’efficienza delle procedure Dublino.

    Le buone prassi individuate in questo documento saranno discusse nella prossima riunione del comitato di contatto Dublino che si terrà il 4 dicembre. La Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nel conseguimento di tutti gli obiettivi fissati nella tabella di marcia di Dublino. Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione nel settembre 2020 comprende una serie di strumenti per rendere più efficace il sistema di Dublino, in particolare nell’ambito della proposta di regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione, attualmente in fase di negoziazione da parte dei colegislatori. La Commissione è pronta a continuare a collaborare con il Parlamento europeo e il Consiglio per garantire un accordo sul patto entro la fine del presente mandato legislativo, in linea con la tabella di marcia comune.

  • La Commissione concede finanziamenti per nuovi progetti a sostegno dei sistemi di accoglienza, asilo e rimpatrio a Cipro, in Spagna, in Grecia, in Italia e in Polonia

    La Commissione europea ha concesso 171 milioni di € di finanziamenti per progetti a sostegno dei sistemi di accoglienza, asilo e rimpatrio a Cipro, in Spagna, in Grecia, in Italia e in Polonia. Questo è il risultato di un bando di gara lanciato all’inizio del 2022 nell’ambito del Fondo Asilo, migrazione e integrazione per finanziare progetti negli Stati membri sotto pressione.  Il sostegno a Cipro sarà destinato alla costruzione di un alloggio e di centri di pre-partenza nella zona di Menoyia, a Larnaka. In Spagna il sostegno andrà a rafforzare la capacità del sistema di accoglienza a Ceuta e nelle isole Canarie, contribuendo così ad attenuare il sovraccarico della capacità di accoglienza derivante dall’aumento della pressione migratoria. Il progetto dell’Italia si concentrerà sul rafforzamento della capacità del sistema di accoglienza dall’arrivo a tutte le fasi dell’accoglienza, al fine di proteggere e assistere i minori e le donne rifugiati più vulnerabili. Il sostegno finanziario alle organizzazioni internazionali in Grecia contribuirà a migliorare la qualità della protezione nei confronti dei richiedenti asilo ospitati nel sistema di accoglienza. Questo sostegno andrà in particolare alla gestione personalizzata dei rifugiati in situazione di vulnerabilità e al supporto all’istruzione per i bambini in età scolare rifugiati in Grecia. Infine, il finanziamento attribuito all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Polonia sarà destinato prevalentemente a rafforzare un approccio all’assistenza diretta basato sui diritti e sensibile alla protezione e a migliorare le procedure di rimpatrio. Nuovi bandi potrebbero essere programmati nell’ambito del bilancio  2023 del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF).

    Fonte: Commissione europea

  • Oltre 2,5 milioni di profughi dall’Ucraina, più di 35mila raggiungono il Belpaese

    Non si ferma l’esodo di donne, bambini e uomini dall’Ucraina: oltre 2,5 milioni di rifugiati hanno varcato le frontiere per sfuggire ai missili e alla violenza del conflitto. “Stimiamo che almeno due milioni, ma sono certo molti di più, hanno lasciato le proprie case all’interno dell’Ucraina. E’ una delle crisi umanitarie più gravi che l’Europa abbia conosciuto dalla Seconda Guerra Mondiale. In circostanze così tragiche, così drammatiche, è importantissima la solidarietà”, ha detto Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Le persone in fuga – ha aggiunto – stimiamo siano oltre 12 milioni: hanno bisogno di tutto: di generi di prima necessità, di coperte per ripararsi dal freddo, di cibo, di medicine; lo stesso dicasi i rifugiati che si trovano nei paesi vicini. Ci sarà poi bisogno di molta accoglienza soprattutto se la crisi durerà parecchio tempo, come temiamo”.

    Numeri confermati anche dal rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, che con l’Alto Commissario Grandi ha tenuto un faccia a faccia ad Antalya, in Turchia, sottolineando la necessità urgente di corridoi umanitari. «Le persone in Ucraina non hanno accesso al cibo, all’acqua, al riscaldamento, con temperatura gelide, a causa della pioggia di bombardamenti russi”, ha evidenziato.

    In Italia sono 34.851 i profughi entrati dall’inizio del conflitto fino a oggi: 17.685 donne, 3.040 uomini e 14.126 minori. Regioni e governo hanno avviato discussioni per il trasferimento di risorse economiche destinate all’accoglienza “ne parleremo anche con il ministro Franco, però è chiaro che, come per l’emergenza Covid, si cercherà di andare incontro alle esigenze delle Regioni”, aveva anticipato il ministro degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini. “C’è uno straordinario spontaneismo nel nostro Paese, come sempre quando c’è un’emergenza, noi stiamo cercando di dare ordine a questo spontaneismo”, ha concluso.

    Intanto gli enti locali si organizzano, da nord a sud della Penisola. In Veneto sono stati messi a disposizione tre hub accoglienza e già alcune decine di persone, soprattutto donne e bambini, vengono ospitati negli ex ospedali di Noale (Venezia), Valdobbiadene (Treviso) e Isola della Scala (Verona). Sono 26 gli hub sanitari distribuiti nel territorio per tamponi, vaccini ed eventuale assistenza sanitaria. Nelle Marche nei primi 10 giorni di marzo erano già arrivati 1200 profughi; 2038 erano giunti invece a Napoli; 44 in Salento, 41 a Bari dove, dopo 40 anni di chiusura, torna a splendere il teatro comunale di Acquaviva delle Fonti e in anteprima rispetto all’inaugurazione in programma per il 30 marzo, il teatro ha aperto per raccogliere fondi per le esigenze dei primi profughi ucraini arrivati. In Friuli Venezia Giulia invece i medici di medicina generale, compresi quelli in pensione, sono pronti a dare la propria totale disponibilità per offrire assistenza sanitaria ai profughi. Una piattaforma on line per raccogliere e mappare i servizi e le disponibilità per l’accoglienza dei cittadini ucraini, “Sicilia per l’Ucraina”, è stata realizzata dal governo Musumeci.

    Il presidente della Camera Roberto Fico condivide la richiesta di un censimento dei profughi ucraini in arrivo in Italia, sostenuta anche dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, e chiede che gli ucraini siano sottoposti a screening sanitari in appositi hub. “Ci troviamo a fronteggiare la più grande ondata di rifugiati nella storia europea dalla Seconda Guerra mondiale ed è per questo che dobbiamo aiutare i rifugiati e dobbiamo costruire un sistema per cercare di affrontare il problema. È esattamente quello che stiamo facendo qui, a Varsavia. So che tutta l’Unione europea è unita”, ha detto Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia.

  • Per la Corte dei Conti Ue dal 2008 rimpatriato meno di 1 immigrato irregolare su 5

    “Dal 2008, ogni anno circa mezzo milione di cittadini non-Ue ha ricevuto un’ingiunzione a lasciare l’Unione perché vi era entrato o soggiornava senza autorizzazione. Tuttavia, meno di uno su cinque è effettivamente ritornato nel proprio paese al di fuori dell’Europa”, è quanto rileva la Corte dei Conti Ue in un rapporto sulle riammissioni. “Le inefficienze del sistema di rimpatrio dell’Ue” – continua l’analisi – “costituiscono un incentivo alla migrazione irregolare”. Secondo lo studio, i negoziati tra la Ue e i paesi terzi da cui proviene la maggior parte dei migranti irregolari hanno ottenuto risultati “modesti” dal 2015-2020. L’attuale sistema Ue per i rimpatri “presenta gravi inefficienze che sortiscono un effetto contrario a quello auspicato: incoraggiano, anziché scoraggiare, l’immigrazione illegale”, ha detto il responsabile del rapporto, Leo Brincat.

    Tra le principali cause del basso numero di rimpatri di migranti irregolari vi è la difficoltà a cooperare con i loro Paesi di origine. Nel periodo 2015-2020, “l’Ue ha compiuto scarsi progressi nel concludere i negoziati per gli accordi di riammissione, che si sono incagliati prevalentemente in annosi problemi, primo fra tutti la clausola sui cittadini di paesi terzi”, cioè la norma che consente il rimpatrio di persone in un Paese terzo nel quale erano transitate prima di entrare nell’Ue. I Paesi terzi spesso si oppongono a questa clausola poiché non radicata nel diritto internazionale e viene perciò applicata sporadicamente per motivi giuridici, operativi e connessi ai diritti umani. A rallentare i rimpatri, secondo la Corte, anche le scarse sinergie all’interno dell’Ue stessa, che non parla sempre ‘con una sola voce’ ai Paesi non-UE, e la Commissione europea che non sempre si associa agli Stati membri chiave per facilitare il processo negoziale. Di conseguenza, alcuni Paesi terzi, non ravvisando alcun valore aggiunto nell’accordo di rimpatri, continuano a preferire accordi bilaterali con alcuni Stai membri soprattutto se garantiscono benefici di tipo economico.

    Secondo il report l’Italia e la Grecia hanno un “basso numero di rimpatri” di immigrati irregolari a causa della durata della procedura di asilo, dei collegamenti mancanti tra le procedure di asilo e di rimpatrio che ostacolano il coordinamento e la condivisione delle informazioni, dell’assenza di un sistema di gestione dei casi di rimpatrio valido e integrato. Per la Corte anche non c’è “nessun riconoscimento reciproco e nessuna registrazione sistematica delle decisioni di rimpatrio nell’Ue”, è difficile localizzare i migranti rimpatriabili e monitorare le partenze volontarie. Ci sono inoltre “insufficiente capienza dei centri di trattenimento pre-allontanamento” e difficile cooperazione con i Paesi terzi di origine dei migranti”, i quali, seppure non si dichiarino contrari a riaccogliere i propri cittadini, di fatto ostacolano il processo con procedure burocratiche.

  • Swedish Democrats go after dual citizenship

    The nationalist and Eurosceptic Swedish Democrats (SD) are still on course for a strong result on the forthcoming legislative elections of Sunday, September 9.

    Opposition to migration is still at the heart of their political message.

    State of Play

    In 2014 the SD secured just under 13%. All polls suggest they are now well into double digits; a poll by Sentio published on August 30 suggests they were, in fact, leading with 24%, ahead of the ruling Social Democrats. However, that poll stands alone.

    In a poll of polls published by the public broadcaster Sveriges Radio on Wednesday, the Sweden Democrats appear to be losing some ground, mainly to the benefit of smaller parties. They poll an average of 17,7%, which would bring them at third place, below the centre-right Moderates and the incumbent Social Democrats.

    The Christian Democrats and the Liberals are reaping some of the benefits. Political analysts suggest that this may be a tactical turn of conservative voters who want to ensure that an ideologically cohesive centre-right alliance – rather than a German-style Red-Blue coalition – can be formed.

    Centre-right parties currently poll at a combined 38,9%, that is, an 8 points lead from the ruling coalition and a whisker below the majority required to form a government.

    But the Sweden Democrats, who had been polling as high as 25 per cent in some reports, have shrunk for four months in a row and are on 17.7 per cent, a whisker below the centre-right Moderate Party.

    Dual Citizenship

    The SD has traditionally raised the flag of anti-immigration rhetoric, as polarisation tends to hurt smaller parties and boost their electoral results.

    This campaign has been no different, with SD calling for an end to dual citizenship. Although there is no database detailing how many Swedes are dual nationals, there have been 750,000 naturalisations since 2000.

    Sweden’s population is 9,9 million people.

    SD stand alone on this matter, which is a problem that goes beyond immigration and is causing friction with the indigenous Finnish national minority. The ruling Social Democrats have endorsed the debate with gusto, launching the “Don’t Touch My Citizenship” campaign.

    Pressed on the matter, the Sweden Democrats are now talking about the possibility of “exceptions” for people who have citizenship in another Nordic country.

    Blurred clarity of message

    SD has been eager to take off the neo-Nazi stain off their political brand. Their 39-year-old leader, Jimmie Akesson,” chants slogans like “no racists on our streets,” according to a DW report.

    The incumbent Social Democrats frequently recall the party’s neo-Nazi past, referring to SD as “a neo-fascist single-issue party,” although the party’s leadership often suggests that being anti-immigration should not be equated to Nazism. They are vehement in their opposition to multiculturalism but insist their opposition is not racially motivated and proclaim their affinity to other conservative parties in Europe.

    However, the party does trace its roots in the Keep Sweden Swedish movement disbanded in 1986 and refounded as SD in 1988. Many of the party’s historical leaders were members of the Waffen SS.

    Akesson claims that the party has been reformed since he took over in 2005 and proclaimed himself in opposition to racism and xenophobia. Still, the Expressen newspaper and the Expo magazine have published features on at least eight SD candidates that have been members of the Neo-Nazi Nordic Resistance movement until as recently as 2016.

     

Pulsante per tornare all'inizio