agricoltori

  • Rinnovato il contratto collettivo dei lavoratori agricoli, aumenti salariali del 4,7% in due anni

    Un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore agricolo nazionale che hanno saputo fare fronte comune ad un’emergenza alimentare di portata mondiale. E’ lo spirito con cui è stato rinnovato il contratto collettivo di lavoro che interessa circa 1,2 milioni di persone impegnate nelle campagne, operai agricoli e florovivaisti, che avranno un aumento in busta paga del 4,7% in due anni. Ad appena 5 mesi dalla scadenza del precedente contratto, lo hanno sottoscritto le organizzazioni datoriali e del sindacato Fai-Cisl, Uila-Uil e Flai-Cgil. La prima tranche salariale del 3% arriverà il 1 giugno 2022 per tutti i lavoratori impegnati nelle grandi campagne di raccolta estive. Una novità rispetto al passato, come anche l’impegno ad incontrarsi a settembre 2023 per verificare l’inflazione reale del biennio della durata del contratto e rivalutare l’adeguamento economico. In pratica per un lavoratore stagionale qualificato l’aumento equivale a 72i euro a regime nell’arco di 12 mesi. Tra i punti qualificanti del rinnovo si conferma il modello contrattuale che si articola a livello nazionale e provinciale. Grande rilievo viene dato alla bilateralità, con diverse novità in tema di welfare tra cui l’istituzione della Cassa Rischio Vita. Particolare attenzione è stata prevista poi per le attività di agriturismo, della vendita diretta e delle fattorie sociali e didattiche, creando le condizioni affinché alla contrattazione provinciale sia data la possibilità di prevedere forme aggiuntive di flessibilità. Rivisto anche il regime di classificazione degli operai florovivaisti, con l’inserimento di nuovi profili professionali e l’integrazione di figure già esistenti che necessitavano di un aggiornamento.

    Soddisfatte tutte le organizzazioni del rinnovo del contratto in vigore fino al 2025. Il presidente Coldiretti Ettore Prandini sottolinea “l’importanza di sostenere il potenziale produttivo agricolo del Paese”, il presidente di Cia Agricoltori Italiani Cristiano Fini lo definisce “un grande sforzo da parte di tutto il mondo agricolo in un contesto economico complicato e difficile”, mentre Massimiliano Giansanti di Confagricoltura rimarca “il senso di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa”. Plaudono i segretari dei sindacati agricoli: per Giovanni Mininni di Flai “è un rinnovo di qualità che dà effettiva tutela alle persone che rappresentiamo, per Stefano Mantegazza di Uila “mette subito soldi freschi in tasca ai lavoratori”, mentre per Onofrio Rota di Fai “è un sostegno concreto al made in Italy che dovrà fare sempre più leva sul lavoro dignitoso e di qualità».

  • Animali ancora senza stalle! Gli allevatori lanciano l’allarme a tre anni dal terremoto in Centro Italia

    Siamo di nuovo alle porte dell’inverno e a tre anni dal terremoto sono ancora sfollate le persone ed anche gli animali con le evidenti conseguenze economiche. Infatti nessuna stalla è stata ricostruite e pecore, capre, cavalli e mucche sono tutt’ora ricoverate in strutture provvisorie e per la maggior parte inadatte a garantire benessere e produttività. La produzione di latte è calata del 20% come ricorda Coldiretti e nei paesi terremotati vi è stato un crollo della spesa del 70%! L’economia locale è al collasso ed allevatori e produttori sempre più soli.

    Ancora oggi, come hanno denunciato gli agricoltori e allevatori durante un mercato allestito a Roma per ricordare la tragedia del 26 ottobre del 2016, gli animali sono ricoverati sotto tendoni allestiti nel 2017, i gravi ritardi nell’allestimento erano costati la vita a migliaia di animali uccisi dalla neve e dal freddo. La situazione ancora adesso è ad altissimo rischio perché queste strutture non sono in grado di proteggere a sufficienza gli animali nei mesi del grande freddo.

    Non bastano le testimonianze di solidarietà che sono arrivate sia da privati che da associazioni di categoria, testimonianze che dimostrano come sia sempre lo Stato a muoversi troppo lentamente ed in modo non efficace, perché la solidarietà non può essere strutturale e sono le istituzioni che devono smettere di parlare e devono cominciare ad agire concretamente, l’inverno non aspetta che i vari esponenti politici trovino un accordo, l’inverno arriva comunque per uomini ed animali e sarà il quarto inverno senza risposte adeguate.

  • Falsificavano la qualità del latte per ottenere i fondi europei, 38 persone rinviate a giudizio

    “Procedura anomala” per ottenere fondi europei. Questa l’accusa con la quale a maggio sono finite nel registro degli indagati 38 persone per le quali il sostituto procuratore di Brescia Ambrogio Cassiani ha chiesto il rinvio a giudizio. Il processo si terrà davanti al GUP di Brescia il prossimo 27 novembre. Al centro dell’inchiesta sono finiti il direttore del laboratorio di produzione primaria dell’istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia (Centro di referenza nazionale per la qualità del latte bovino) e 37 allevatori lombardi. Secondo l’accusa avrebbero “indebitamente” percepito il premio qualità del latte, “con l’aggravante di aver commesso il fatto per ottenere da Regione Lombardia i contributi finanziati dall’Unione Europea” e “in violazione dei doveri inerenti la qualità di dipendente di un ente sanitario di diritto pubblico”.
    All’origine dell’inchiesta vi è una segnalazione degli ispettori regionali che, due anni fa, riscontrarono una serie di “anomalie nella refertazione” durante un sopralluogo all’Istituto. Si calcola che tra il 2015 e il 2016 siano stati erogati 180mila euro, ottenuti attraverso rapporti di prova, conferiti senza rispettare le procedure e riportanti  come “inizio” e“fine” analisi non la data reale, ma quella indicata dal caseificio conferente. I prelievi da controllare non provenivano da addetti esterni, come prevede la legge, ma dagli stessi allevatori. A seguito della conformità delle analisi “in autocontrollo” (e non da almeno due prelievi mensili casuali condotti da terzi) i produttori avrebbero chiesto e ottenuto “la conversione di questi risultati in analisi di routine, utili a conseguire i contributi, “attestando falsamente uno scopo diverso del campionamento e certificando il conferimento come avvenuto in modalità differente” da quella reale, “in palese contrasto con le normative”.

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