alberi

  • Radici

    La foto in prima pagina sul Corriere della Sera del 7 luglio mostra un grande albero caduto a Milano, un grande albero con piccole radici che il vento ha potuto sradicare.

    Gli alberi hanno bisogno di un po’ di spazio, le loro radici devono poter entrare profondamente nella terra ma nelle città tutto ormai è asfalto e cemento, le radici non possono svilupparsi, con il clima cambiato gli alberi soffrono anche loro e poi cadono perché non hanno radici sufficienti.

    Senza alberi non abbiamo l’ossigeno che ci serve, gli alberi abbattono l’inquinamento, gli alberi abbassano un po’ la temperatura quando la canicola infuria e troppe persone non hanno la possibilità di lasciare la città o di permettersi un condizionatore, gli alberi sono più che mai necessari specie nei luoghi abitati, piccoli o grandi che siano.

    La stessa Unione Europea aveva stanziato cifre importanti, anche per l’Italia, anche per Milano, perché si desse vita ad una decisa nuova piantumazione, parchi e giardini sono necessari così come è necessario salvaguardare la vita delle piante esistenti, nella realtà questo invito non è stato recepito e i soldi li avranno utilizzati altre città, altre nazioni.

    Purtroppo la tutela del verde è l’ultimo problema di molti, troppi amministratori, a partire da Milano, piantumazioni, parchi e giardini non si realizzano, gli alberi non sono curati e asfalto e cemento contornano gli alberi dei viali eredità di un lontano passato quando i sindaci avevano a cuore la loro città e tutti i loro cittadini non soltanto le piste ciclabili.

    Proteggere le radici degli alberi è necessario per la loro vita e per la nostra e le radici, conservare le radici, è importante anche per noi umani che dovremmo ricordarci da dove veniamo e che, se continuiamo a distruggere l’ambiente, non andremo da nessuna parte.

  • Cittadella, “Piacenza Mosaico”: «Distrutta una delle piazze più amate»

    Il Patto Sociale in considerazione delle tante ferite inferte a vari luoghi storici d’Italia, ai tanti abbattimenti inutili e dannosi di alberi propone la nota pubblicata da “il Piacenza” a firma del comitato  ‘Il mosaico’ al quale  va la solidarietà della nostra testata, sempre aspettando giustizia per i cittadini 

    L’intervento del gruppo “Piacenza Mosaico”, nato dal presidio di piazza Cittadella

    «Come gruppo di cittadini che si sono organizzati spontaneamente, a partire dal 24 agosto 2024, per opporsi all’abbattimento degli alberi presenti su Piazza Cittadella e alla costruzione del parcheggio interrato nella zona più antica della città, raccogliendo circa 34.000 firme con una petizione popolare, vogliamo dire la nostra sulla “storia” di questo cantiere. Pensiamo di averne il pieno diritto, in quanto sono i cittadini i veri proprietari della città e i veri protagonisti di una protesta senza precedenti. Perdonateci se in modo molto sommario ripercorriamo alcuni passaggi, ma dobbiamo formulare un quesito finale. Innanzitutto vogliamo ricordare che a partire dal 26 agosto e fino al 7 novembre 2024, ossia 74 giorni e notti di seguito, H24, decine di piacentini, sia semplici cittadini che appartenenti ad associazioni, si sono riuniti ed organizzati in turni “militari”, senza soluzione di continuità, per presidiare in via permanente giorno e notte, la piazza ed impedire l’abbattimento degli alberi. Abbiamo incontrato decine e decine di persone, di diversa estrazione politica, culturale e sociale, assolutamente contrarie allo scempio di una delle piazze più antiche di Piacenza. Al presidio abbiamo avviato una raccolta firme, sia cartacea che su Change.org, che ha ottenuto circa 34.000 firme. Una vera battaglia di civiltà e di tutela del patrimonio artistico ed arboreo, preoccupandoci per la salute di noi tutti, soprattutto per quella delle nuove generazioni. Era l’unico polmone verde in quella zona della città, 11 tigli e 4 cedri atlantici di più di 70 anni, in un contesto tutelato dai Beni Culturali (ex-conventi del 1300 e del 1500, scuderie ducali ottocentesche, Cittadella Viscontea, Palazzo Farnese del Vignola etc). L’opposizione a questa scellerata ed illogica opera è iniziata subito nel 2013 (la concessione a Piacenza Parcheggi è del 2012, inizio giunta Dosi) con il Comitato Piazza Cittadella e Piazza Casali, Legambiente, Italia Nostra, Archistorica, Laboratorio di cultura ed Arte popolare. Da allora, nessun percorso partecipativo, nessuna risposta dal Comune alle tante osservazioni inviate.

    Si arriva al 2024 con una serie di colpi di scena tra i quali una fideiussione falsa e l’assenza di garanzie bancarie (la cosiddetta bancabilità), malgrado ciò, il Comune, consegna comunque l’area alla società appaltatrice non facendosi mancare un miglioramento delle condizioni economiche a favore del Concessionario (dimezzamento del canone, aumento del costo orario delle soste e prolungamento della concessione) con il famigerato Addendum di fine 2023 Si passa poi attraverso l’ordinanza del Giudice Fazio, che impedisce il taglio dei 15 alberi, per la loro preziosa funzione ecosistemica di contrasto alla scadente qualità dell’aria, contro la trasformazione della piazza in una desolata isola di calore, per tutelare il diritto alla salute dei residenti e dei cittadini tutti. Infatti questa inqualificabile opera “pubblica” prevede la messa a dimora di soli 9 piccoli alberi, sistemati in vasi (ma chi ha fatto i calcoli della compensazione ecologica?), una chiusura in cemento sopra al “buco” e stalli per gli autobus. Viene riconosciuto giuridicamente il ruolo ecologico degli alberi per la nostra sopravvivenza, per il contrasto all’ aumento CO2, all’ inquinamento e alle isole di calore.

    Una pietra miliare del diritto alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, con richiamo artt. 9 e 41 Cost., con il cambio della gerarchia dei valori, mettendo al primo posto l’ambiente rispetto all’iniziativa economica e all’azione amministrativa. In una città come Piacenza tra le più inquinate in Europa e nel mondo.

    Ma cosa decide di fare il Comune di Piacenza a questo punto? Prende una decisione storica senza precedenti, e scende in campo a fianco del concessionario privato, contro i suoi stessi cittadini, con un ricorso ad adiuvandum che si affianca al reclamo presentato da Piacenza Parcheggi. Il soggetto privato, che miete controversie lungo tutto lo stivale, viene supportato utilizzando soldi pubblici per avvalersi dei servigi di studi legali noti a livello nazionale, in quanto l’Avvocatura interna al Comune era momentaneamente ferma per l’allontanamento della dirigente avvocato Elena Vezzulli.

    Questo in disprezzo alla tutela del verde pubblico e del patrimonio archeologico antichissimo di Piacenza. In disprezzo delle norme di verifica di assoggettabilità al Via (Valutazione d’impatto ambientale). E soprattutto ad una chiara volontà dei cittadini, espressa da una valanga di firme raccolte con la petizione, di non procedere a realizzare un parcheggio in una piazza storica della città.

    Sappiamo tutti cosa è capitato dopo l’accoglimento del reclamo di Piacenza Parcheggi: l’abbattimento degli alberi in una sola giornata, una vera e propria esecuzione (la storica autostazione era stata smantellata nei giorni precedenti), l’effettuazione di lavorazioni di asporto del manto superficiale, qualche scavo intorno alle palizzate, la creazione di un vero e proprio deserto davanti al Palazzo Farnese, il silenzio istituzionale e il cantiere sempre più fermo…anzi fermissimo e l’applicazione di un procedimento di prevenzione collaborativa del Codice Antimafia. Da non dimenticare che a fronte della protesta dei cittadini esasperati, dopo aver subito la distruzione di una delle piazze più amate della città, si è parlato, sia da parte della maggioranza, che dell’opposizione di sinistra, di pericolosa deriva di “fascismo” e di reato di disturbo di comizio elettorale. A questo punto una domanda sorge spontanea: se il Comune ha sempre svolto diligentemente il suo ruolo di controllo nei confronti del concessionario privato, e quindi di soggetto controllore super partes, portatore di interessi pubblici, come mai ha agito in giudizio “ad adiuvandum” al reclamo del privato contro i propri cittadini?».

    Piacenza Mosaico

  • In Emilia Romagna è possibile raccogliere manualmente il legname dall’alveo di un corso d’acqua

    “Viene estesa a tutto il 2025 l’autorizzazione dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile a raccogliere il legname caduto in alveo o trasportato nei pressi delle sponde in aree demaniali, da parte dei privati nei corsi d’acqua del reticolo emiliano-romagnolo”.  Lo scrive il quotidiano Il Piacenza che riporta quanto deciso dalla Regione Emilia Romagna.

    “Naturalmente si tratta di un’attività che affianca e non sostituisce in alcun modo la pulizia degli alvei che resta in capo alla Regione, ma rappresenta la possibilità di raccogliere manualmente, per soli usi personali e domestici, materiale vegetale, comunque privo di valore commerciale. La raccolta deve avvenire nel rispetto delle regole stabilite dall’amministrazione.

    Il prelievo dovrà riguardare legna già sradicata, per un quantitativo non superiore a 250 quintali all’anno e deve essere finalizzato all’autoconsumo, senza scopo di lucro. Il taglio delle piante cadute, per ridurne la dimensione, deve essere eseguito unicamente con una motosega o un altro strumento manuale.

    L’attività può essere svolta con l’ausilio di mezzi di trasporto utilizzando esclusivamente la viabilità e gli accessi già presenti, senza comportare modifiche o alterazioni dello stato dei luoghi e, comunque, senza accedere all’alveo con mezzi a motore. Infine, il materiale prelevato (ramaglie, ceppaie e radici già asportate dalla corrente, ecc.) deve venire allontanato dall’alveo, trasportato in luogo idoneo e adeguatamente gestito.

    Le autorizzazioni sono rilasciate dall’Ufficio territoriale a seguito di apposita e specifica domanda. E’ necessario inviare una comunicazione scritta alla sede competente dell’Ufficio territoriale dell’Agenzia regionale. Nella comunicazione si dovranno indicare: il nominativo del richiedente e il relativo indirizzo e numero di telefono; il corso d’acqua, la località e il tratto interessati; il periodo in cui si svolgerà la raccolta.

  • Alberi per il nostro futuro

    La biodiversità non è solo un valore, è un’esigenza per la salute umana, per la nostra stessa sopravvivenza.

    Intaccare di continuo la natura con la cementificazione ancora inarrestata, la mancanza di cura dei boschi, il disboscamento selvaggio, la continua sparizione di specie viventi (a partire dagli insetti) sta portando a una perdita di biodiversità che il professor Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze, stima nella misura del 17% per il 2100.

    Ogni nostra azione porta delle conseguenze per le future generazioni ed è bene tenere in considerazione quanto gli alberi aiutano la vita degli esseri umani, dal contrasto dell’inquinamento all’abbassamento delle temperature nei periodi di maggior calore, alla sopravvivenza e proliferazione degli insetti (senza i quali non ci sarebbero frutti e fiori) e degli uccelli (altrettanto utili all’ecosistema), gli alberi, fin dagli albori della vita sul pianeta, hanno consentito che l’uomo trovasse l’habitat necessario alla sua sopravvivenza.

    Nonostante una maggior sensibilità verso la funzione imprescindibile degli alberi, che vi è stata negli ultimi anni, rimangono ancora tantissimi problemi dovuti alla loro mancanza di cura, spesso sono abbattuti nelle aree coltivate, mentre è invece dimostrato che anche i vigneti producono uva migliore se c’è qualche albero, e alla abitudine di troppi sindaci di abbattere piante, anche secolari, piuttosto che investire nella loro manutenzione, per creare grandi aree cementificate e assolate.

    Gli alberi sono anche molto utili per bonificare terreni inquinati perché estraggono gli inquinanti e li trattengono nei loro tessuti o perché le radici degli alberi stessi trasformano gli inquinanti in composti non tossici.

    In Senegal sono state piantate milioni di mangrovie per proteggere la costa e la Cina, per frenare la desertificazione dei suoli, sta costruendo da anni una grande muraglia di alberi. L’Italia, che ha un grande patrimonio boschivo sugli Appennini, pur con l’impegno di varie associazioni (Legambiente tra esse), è ancora lontana dall’aver compreso appieno il valore e la necessità di rispettare e coltivare gli alberi. Infatti anche i forti stanziamenti dell’Unione europea per rimboschire le aree urbane non stati utilizzati da molti Comuni, tra i quali Milano, o per incapacità o per incuria ed indifferenza o addirittura, come a Milano, perché a forza di cementificare non sono state individuate per tempo aree da piantumare.

    Il 21 novembre si festeggerà come ogni anno la giornata mondiale dell’albero. Speriamo che per quell’occasione il governo, da un lato, e gli amministratori regionali e locali, dall’altro, abbiano qualche buona notizia da darci, abbiano realizzato finalmente qualche progetto concreto.

  • Alberi in città? Non prendiamoci in giro

    Mentre il cambiamento climatico aumenta e rende a volte insopportabile il calore, specie in città, da più parti si propone di tornare al verde anche rimuovendo l’asfalto in aree nelle quali non è necessario. Piaccia o non piaccia a quegli amministratori locali che gli alberi li tagliano o li portano a morte rimuovendo le loro radici per consentire lavori nel sottosuolo, ogni viale alberato porta a due gradi in meno di calore e fa percepire una sensazione di ancor maggior fresco. E’ inoltre noto che sono gli alberi ad assorbire una gran parte dell’inquinamento.

    Per questo, molti sostengono la necessità di procedere, là dove si può, al ‘depaving’, anche perché là dove non c’è asfalto il suolo torna ad assorbire l’acqua ed impedisce una parte di quegli allagamenti che le ormai periodiche piogge torrenziali portano nelle città.

    D’altra parte anche i fondi europei avevano previsto oltre 300 milioni di euro per piantare nuovi alberi, nello stesso tempo a Milano la ‘Milano ForestaMI’, che coinvolge 133 Comuni, ha visto quest’estate morire il 25% degli alberi piantati: la siccità e la calura hanno le loro responsabilità ma non possono essere ignorate quelle di coloro che hanno piantato, e Milano non è l’unico caso, alberi inadatti, spesso anche troppo piccoli, e che comunque non hanno provveduto ad innaffiare il verde pubblico. Se pensiamo che l’alberatura di una strada mitiga l’effetto del calore a decine di metri di distanza si comprende bene quanto sarebbe utile, come fecero le amministrazioni di molti decenni fa, rimettere gli alberi nelle strade delle città. Parliamo ovviamente di alberi compatibili col nostro clima, non certo di betulle o abeti adatti a climi freddi.

    Il verde urbano è ormai una vera risorsa per il benessere delle persone, specie di quelle che sono costrette, per esigenze economiche o anagrafiche, a non abbandonare mai la città, neppure per le vacanze estive. Le piante in città producono ossigeno e in molti casi ripuliscono l’aria dalle polveri sottili. Oltre al lavoro che dovrebbe essere svolto dagli amministratori pubblici, anche i cittadini possono contribuire perché anche le piante di terrazzi e balconi possono dare una mano. Né va dimenticata la pulizia, che dovrebbe essere effettuata nelle aiuole del centro come nelle aree periferiche spesso trasformate a mini-discariche invece che essere luoghi dove possono crescere le piante e riprendere vita quelle piccole biodiversità che comunque contribuiscono al benessere comune.

  • A Milano verde non significa piante ma lotta all’auto

    Beppe Sala non è green, se non come affiliazione politica. Se le piante fossero biciclette, sicuramente avrebbero trovato spazio nella città che Sala amministra, ma poiché le piante non crescono sulle strade dove il primo cittadino dà la caccia alle auto, ecco che Milano ha perso 6 milioni di euro per il 2022. E altri 6 milioni di euro per il 2023: fondi già disponibili, con destinazione vincolata: la realizzazione di 138 ettari di nuovi boschi. Il problema è che non esistono sull’intero territorio della Città metropolitana zone disponibili (aree dismesse, ex cave, ex siti industriali in via di bonifica) e sufficientemente grandi per creare nuove foreste intorno alla città e così la gara pubblica per la piantumazione delle città è stata disertata da tutti. La Corte dei Conti, che sta verificando come le città italiane utilizzino i fondi messi a disposizione della Ue per il verde, ha rilevato, tramite il comando provinciale dei carabinieri, che Milano è l’unica Città metropolitana italiana nella quale non è stato presentato e non sta partendo alcun progetto.

    Di contro quella amministrata da Sala è la città metropolitana in Italia che ottiene più denaro dalle multe. Già prima dell’idea di estendere in ogni dove i 30 km/h, nel 2021 il sindaco ha raccolto quasi 103 milioni dalle violazioni del Codice della strada: 13 milioni sono stati prelevati dagli autisti che hanno violato i limiti di velocità. I costi della manutenzione stradale sono intanto aumentati per via del generale rincaro dei prezzi, tanto che alcuni Comuni del milanese hanno rivisto i loro programmi in tema di strade e la stessa ciclabile di corso Sempione a Milano ha subito intoppi, ma sempre Milano nel 2021 è risultati la città con la maggior capacità di spesa per manutenzione ed educazione stradale: 22 milioni in totale, equamente ripartiti tra sostituzione della segnaletica e potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni. Dimenticando però, buche e manutenzione della pavimentazione stradale.

  • Tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030: ogni cittadino può registra il proprio con l’app MapMyTree

    Per tutti i cittadini che desiderano prendere parte all’impegno di piantare tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030 è disponibile l’applicazione web MapMyTree. Ogni persona che pianta un albero avrà la possibilità di registrarlo e mapparlo affinché venga contato ai fini dell’obiettivo dell’UE.

    Nell’ambito del Green Deal europeo, la strategia dell’UE sulla biodiversità si impegna a piantare almeno 3 miliardi di nuovi alberi nell’UE entro il 2030, nel pieno rispetto dei principi ecologici,  che significa che bisogna piantare l’albero giusto nel luogo giusto e con uno scopo adeguato. Questo aumenterà la superficie forestale dell’UE, ne sosterrà la resilienza, rafforzerà la biodiversità e contribuirà ad affrontare la triplice crisi planetaria dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento.

    Le foreste subiscono una pressione sempre maggiore a causa delle minacce e del rischio di catastrofi, ma è sempre più riconosciuto il loro ruolo come soluzioni basate sulla natura per mitigare i cambiamenti climatici e adattarvisi affrontando la perdita di biodiversità e il degrado del suolo. Il contatore MapMyTree è operativo dallo scorso dicembre, quando è stato aperto alle organizzazioni partecipanti.

    Fonte: Commissione europea

  • Un chilometro quadrato di verde in città porta benefici pari a un milione di euro

    Theodore Endreny, della State University di New York, in uno studio in collaborazione con l’Università degli studi Parthenope di Napoli, ha calcolato il valore di un chilometro quadrato coperto da alberi in una città: circa 1 milione di euro. Ricerche scientifiche attestano infatti che i benefici procurati dalle piante in città sono molteplici. Secondo una ricerca dell’Università di Southampton, per esempio, gli alberi di Londra e del suo circondario eliminano ogni anno da 850 a 2 mila tonnellate di polveri sottili. Nelle megalopoli con più di 10 milioni di abitanti (dove vive ormai il 10% dei 7,5 miliardi di persone che popolano la Terra) la superficie coperta da foreste e parchi è in media il 20%, passando dal 10% del Cairo al 35% di Mosca, mentre secondo dati di Legambiente sul rapporto tra piante e abitanti dei maggiori capoluoghi di provincia italiani, la città più verde d’Italia è Brescia (con 59 piante ogni 1.000 residenti), seguita nell’ordine da Modena (48 piante per 1.000 abitanti), Arezzo (40), Rimini (33), Mantova (32), Bologna (31), Perugia e Pordenone (29 entrambe), Grosseto (38), Ravenna (27) e Gorizia (26). Nella top ten non c’è nessuna delle maggiori città italiane – Roma, Milano, Napoli – e l’unico capoluogo regionale è Bologna. A Roma del resto la cura del verde cittadino è problematica, come testimonia l’idea di tramutare di fatto gli spazi di verde pubblico in aree di pascolo (auguri a chi si sedesse su una panchina e si trovasse una pecora a fianco nel ruolo di addetto al giardinaggio), a Milano la palazzina Il Bosco in città è valsa all’architetto Stefano Boeri fama internazionale, ma l’amministrazione cittadina vede nell’inquinamento dell’aria non tanto il motivo per creare più verde (va detto però che progetti in tal senso esistono) quanto per fare cassa, tramite la gabella di Area C a carico di chi gira col proprio mezzo in centro (e questo non è un progetto, ma una realtà da anni).

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