Ambiente

  • Dalla Commissione in arrivo da 100 milioni di € a sostegno della produzione di elettrolizzatori per promuovere la transizione verso un’economia a zero emissioni

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 100 milioni di € a sostegno della produzione di elettrolizzatori per promuovere la transizione verso un’economia a zero emissioni nette, in linea con il piano industriale del Green Deal. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di Stato che la Commissione ha adottato il 9 marzo 2023 per sostenere misure in settori che sono fondamentali ai fini dell’accelerazione della transizione verde e la riduzione della dipendenza dai combustibili

    Il 7 agosto 2023, l’Italia ha notificato alla Commissione, nell’ambito del quadro temporaneo di crisi e transizione, un regime da 100 milioni di € a sostegno della produzione di elettrolizzatori per promuovere la transizione verso un’economia a zero emissioni nette.

    Nell’ambito della misura, l’aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette. L’obiettivo del regime è lo sviluppo delle capacità di produrre attrezzature strategiche necessarie per la diversificazione delle fonti energetiche. La misura sarà aperta a tutti i settori, ad eccezione delle istituzioni finanziarie.

    La Commissione ha concluso che il regime italiano è necessario, adeguato e proporzionato al fine di accelerare la transizione verde e agevolare lo sviluppo di alcune attività economiche che rivestono importanza per l’attuazione del piano REPowerEU e del piano industriale del Green Deal

  • Viladecans, Vilnius e Treviso vincono i premi 2025 per la città verde europea

    Annunciati i vincitori del premio per la Città verde europea 2025. Vilnius (Lituania) sarà la Capitale verde europea 2025, mentre il titolo Foglia verde europea 2025, riservato alle città più piccole, è andato a Viladecans (Spagna) e a Treviso (Italia). La cerimonia di premiazione si è svolta nella capitale verde europea in carica, Tallinn.

    La giuria di esperti ha incoronato Vilnius come vincitrice del premio Capitale verde europea 2025 per il suo impegno a favore di un futuro sostenibile, compreso l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. La giuria ha riconosciuto che la capitale lituana è riuscita a ridurre le emissioni attraverso varie misure, quali l’aumento delle fonti energetiche rinnovabili e la ristrutturazione delle infrastrutture di riscaldamento. Ha inoltre apprezzato l’approccio innovativo e tecnologico di Vilnius nei confronti del coinvolgimento e della partecipazione dei cittadini.

    Entrambe le vincitrici della Foglia verde, Viladecans e Treviso, hanno colpito la giuria con i loro approcci unici miranti a coinvolgere le proprie comunità nella transizione verde.

    La giuria ha riconosciuto che a Viladecans i residenti e i portatori di interessi, a diversi livelli hanno partecipato a vari processi decisionali e che la città ha compiuto progressi significativi nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. In qualità di vincitrice della Foglia verde, la città si concentrerà su due obiettivi in parallelo: la transizione ecologica e la promozione di uno stile di vita sano.

    Treviso ha colpito la giuria per il modo in cui la città ha utilizzato la narrazione e la ludicizzazione per coinvolgere i giovani, nonché i suoi sforzi di comunicazione per attraversare i ponti tra le generazioni. La giuria ha inoltre sottolineato gli sforzi profusi da Treviso per raddoppiare il numero di alberi presenti in città.

    Le città vincitrici riceveranno una sovvenzione volta a sostenerne ulteriormente l’impegno ecologico: un premio di 600 000 € per la capitale verde Vilnius e di 200 000 € per le città della Foglia verde Viladecans e Treviso.

    Quest’anno, in totale, 14 città hanno partecipato ai premi. Un gruppo internazionale di esperti, composto da sette esperti indipendenti in materia di sostenibilità urbana, ha valutato ciascuna candidatura e ha selezionato cinque città finaliste.

  • La Commissione adotta misure per limitare le microplastiche aggiunte intenzionalmente

    La Commissione ha adottato misure che limitano l’aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione REACH dell’UE sulle sostanze chimiche. Con queste nuove norme, che impediranno il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche, sarà vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati. Nei casi debitamente giustificati si applicheranno deroghe e periodi transitori per consentire agli interessati di adeguarsi alle nuove norme.

    La restrizione adottata si basa su un’ampia definizione di microplastiche, in cui rientrano tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che siano organiche, insolubili e resistenti alla degradazione. L’obiettivo è ridurre le emissioni di microplastiche intenzionali dal maggior numero possibile di prodotti. Fra i prodotti comuni interessati da questa restrizione vi sono:

    • il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali, che costituisce la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente nell’ambiente;
    • i cosmetici, nel cui ambito le microplastiche sono utilizzate per molteplici scopi, quali l’esfoliazione (micrograni) o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore;
    • detergenti, ammorbidenti per tessuti, glitter, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici eccetera.

    I prodotti utilizzati nei siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante il loro impiego sono esentati dal divieto di vendita, ma i relativi fabbricanti dovranno fornire istruzioni su come utilizzarli e smaltirli per evitare emissioni di microplastiche.

    Le prime misure, come il divieto di micrograni e glitter sciolti, inizieranno ad applicarsi tra 20 giorni, con l’entrata in vigore della restrizione. In altri casi il divieto di vendita sarà applicato dopo un periodo più lungo, per dare ai portatori di interessi il tempo di sviluppare e adottare alternative.

  • Non c’è fine all’improvvisazione

    Da qualche tempo vari esponenti politici fanno a gara per vedere chi è più verde, più green, più ambientalista, in testa a tutti molti sindaci che, scatenati nella guerra contro le macchine, aboliscono parcheggi, creano sempre più cari balzelli per entrare in città e costruiscono sempre più pericolose corsie ciclabili.

    Tutti questi illustri paladini del verde, responsabili come e più degli altri del dissesto ambientale del Pianeta, non per altro hanno tutti abbondantemente governato, tacciano però sui fondi Pnrr che l’Europa ha stanziato per creare ampi polmoni verdi nelle aree urbane e che loro, in gran parte, non hanno voluto o saputo usurare, in sintesi li hanno persi.

    Migliaia di alberi avrebbero dovuto essere piantati mentre invece molte città, a partire da Milano, non hanno fatto nulla e così sono stati lasciati i fondi europei e si è invece proseguito nella strada del cemento e dell’inquinamento, alla faccia dei tanti proclami ecologici.

    Sono mancate le idee, la progettazione, la capacità, la volontà politica ma di questo ben pochi media hanno parlato.

    Alla propaganda green non è corrisposta l’azione politica, per altro non è una novità, da anni assistiamo all’abbattimento di alberi, più facile abbatterli che curarli, a piccole sporadiche piantumazioni con fuscelli che presto muoiono, e alla cementificazione selvaggia di ogni oasi verde, comprese molte aree agricole.

    Da Messina a Milano progetti presentati e poi irrealizzati o neppure fatti, solo Milano, al momento, ha già perso 12 milioni di euro destinati dall’Europa alla piantumazione di nuovo verde mentre la città ha la ZTL tra le più grandi d’Europa e alla fine di ottobre entrare nel grande ed allargato centro città, oltre all’obbligo di guidare macchine Diesel euro 6, costerà al giorno ben 7 euro, più ovviamente le salatissime ore di parcheggio.

    Non contento il sindaco Sala fa pagare l’ingresso in città anche ai residenti, un po’ meno, certo, ma non si è mai visto che una persona debba pagare per entrare a casa propria!

    Siamo ormai all’assurdo, parliamo di macchine elettriche, che spesso vanno a fuoco, importiamo dalla Cina quanto serve, penalizzando l’industria automobilistica europea, e non sappiamo ancora dove, e quanto costerà, smaltire le batterie.

    Intanto si abbattono alberi invece di piantarne, si perdono i milioni dati dall’Europa, chissà se, come in passato, questi fondi andranno ad altri paesi con amministratori locali più avveduti, si distruggono sempre più le aree verdi, necessarie per abbattere l’inquinamento, e si fa propaganda green mentre si procede con una politica che è tutto il contrario.

    Ogni commento diventa inutile, non c’è fine alla malafede, all’improvvisazione ed alla falsità.

  • La balena ci salva dalla CO2

    Tutti parlano della necessità di ridurre sempre di più le emissioni di CO2, spesso anche con scelte non idonee o sbagliate, basti pensare a quanto consumano le reti informatiche, ì cervelloni che dovrebbero guidare i mezzi di trasporto senza guidatore, ai costi per lo smaltimento delle batterie delle macchine elettriche o alle decisioni di quei sindaci che mettono gli ingressi a pagamento, anche per i residenti, e non hanno abbassato di un grado l’inquinamento.

    Pochi invece parlano, come l’economista Robert Chami, che ha lavorato per venti anni al Fondo Monetario Internazionale, di quanto sia necessario riassorbire quella CO2 che abbiamo immesso nell’atmosfera e di come si può fare naturalmente.

    In una intervista, rilasciata a Massimo Sideri, Chami ricorda che “in natura esiste da sempre un sistema di purificazione, il fitoplancton che cattura la CO2 dall’atmosfera per 37 miliardi di tonnellate all’anno. Il krill mangia il fitoplancton e a sua volta è mangiato dalle balene, 33 tonnellate di krill all’anno per ogni balena”. Perciò ogni balena viva vale più di un miliardo di dollari rispetto alla CO2 che, nell’arco della vita, ha eliminato.

    In sintesi la natura ha già gli strumenti per aiutarci a ripulire l’ambiente e rimettere in sesto l’ecosistema, senza la salvaguardia del quale moriremo, ma occorrono ricercatori, come l’economista  Chami o lo scienziato italiano Berzaghi, che lavora in Congo, i quali, dati alla mano, facciano capire, a coloro che parlano di ambiente ma non lo conoscono, che il valore di una balena, di un elefante, come degli alberi è immenso se sono vivi perché ci aiutano a purificare quanto abbiamo avvelenato e a salvaguardare quanto ci circonda.

  • Ma Sala conosce il problema?

    Una direttiva europea ha da tempo stabilito che, considerata la necessità ed urgenza di applicare tutto quanto necessario per realizzare l’economia circolare, ogni Stato Membro dovrà, entro l’inizio del 2025, istituire la raccolta differenziata anche per il tessile.

    Tale norma dovrebbe portare a notevoli risparmi, utili all’ambiente, specie per quanto riguarda la CO2: riciclare quanto è compreso nel settore abbigliamento è diventata una strada che può produrre sia ricchezza che miglioramento dell’aria e risparmio di acqua.

    L’Italia ha anticipato la data  al 1 gennaio 2022 ma dell’argomento si è parlato ben poco e sembrano non esserne a conoscenza non solo i cittadini ma, purtroppo, la maggior parte  dei rappresentanti delle istituzioni se è vero che sono poche le città italiane che hanno predisposto aree per il deposito degli indumenti da riciclare e che i cittadini non sanno dove eventualmente conferire quanto desiderano eliminare.

    Anche le campane della Caritas sono quasi introvabili e le amministrazioni comunali ignorano il problema con la conseguenza che molti indumenti finiscono nella spazzatura creando altro danno, inoltre  vi sono diversi contrasti tra le leggi nazionali e quelle regionali che impediscono il decollo del settore.

    Chissà se Sala, il sindaco di Milano, così attivo, anche troppo, per le piste ciclabili, il restringimento  delle strade, l’aumento del ticket di ingresso, anche ai residenti, e per quant’altro può valergli un patentino ecologista (anche se Milano rimane sporca, senza alberi, con marciapiedi rotti etc  etc,) conosce il problema e pensa di fare qualcosa di utile.

  • L’apocalisse settimana dopo settimana

    Mentre noi blocchiamo gli Euro 5 e l’Europa deindustrializza il nostro sistema economico frutto di decenni di investimenti finanziari e professionali, la Cina costruisce una centrale e mezzo a carbone ogni settimana.

    Esattamente come è precedentemente successo con il tessile abbigliamento, disintegrato da un sistema industriale dell’estremo Oriente con dei costi di manodopera e soprattutto con normative relative alla sicurezza del prodotto e dei lavoratori inesistenti, lo stesso destino viene riservato alla locomotiva industriale del settore Automotive.

    Il sistema Automotive cinese, infatti, si avvale, grazie al monopolio cinese sulle terre rare supportato da un sistema energetico che trae la propria forza principalmente dalle centrali a carbone, di costi complessivi sicuramente ridicoli rispetto a quelli europei.

    Ancora una volta emerge evidente come l’adozione di una falsa ideologia ambientalista rappresenti semplicemente una battaglia politica, portata avanti da quelle componenti che hanno perso il proprio riferimento nel sistema socialista dell’est Europa.

    Nel terzo millennio viene adottata dai vertici europei la strategia di “Insider Enemy” ed il cavallo di Troia viene rappresentato dall’ideologico approccio all’ambiente ma che come obiettivo ha la distruzione del nostro sistema industriale, economico ma soprattutto politico.

    Mai come ora, la Cina diventa sempre più forte non solo per gli effetti delle proprie scelte strategiche lontane anni luce da ogni minima attenzione all’ambiente.

    Un fondamentale supporto della strategia cinese viene dall’incompetenza assoluta di una classe dirigente europea e dei diversi Stati che la compongono la quale sta regalando tutti i primati tecnologici ed industriali ad un paese che rappresenta la prima fonte di inquinamento del mondo.

    Pur essendo l’Europa ce l’Italia i minori responsabili dell’inquinamento globale a causa di un talebano approccio alla questione climatica, si stanno regalando tutte le immense eccellenze industriali e professionali al più grosso inquinatore della Terra.

  • Truffe e certificazioni anti-truffa: le due facce dell’ambientalismo

    La regressione neopagana ad un uomo che è succube della natura anziché padrone in grado di sfruttarla genera truffe. L’anno scorso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha assegnato sanzioni relative a 36 pratiche scorrette per 72.135.700 euro e a 10 pratiche di inottemperanza per 16.270.000 a società, enti e aziende che hanno attuato il greenwashing, che cioè attraverso la pubblicità o le etichette hanno spacciato per rispettosi dell’ambiente prodotti che così virtuosi non erano.

    Lo scorso marzo l’Unione europea ha approvato una direttiva per utilizzare il termine “green” nei “green claims”, cioè negli slogan pubblicitari, al fine di contrastare e porre fine alle false dichiarazioni a tutela dei consumatori. Quindi d’ora in poi le etichette dei prodotti senza questa definizione non possono circolare nel mercato dell’Unione europea ed appositi organismi di parte terza (come la EthicsGo fondata a Verona nel 2015 e primo esempio in Italia di organismo che, nelle parole del fondatore Giuseppe Patat, «accerta la sostenibilità di prodotti riguardati dal cibo all’abbigliamento, alla cosmesi, dall’economia e finanza al marketing in ogni settore») vengono chiamati a certificare che la produzione in conformità dell’ambiente che le aziende indicano per i propri prodotti sia effettivamente praticata e non solo millantata.

  • Il quadro ormai è chiaro

    Alle soglie di una  una nuova recessione economica ecco gli effetti disastrosi della politica economica e strategica italiana ed europea  portata avanti con cecità ideologica (https://www.ilpattosociale.it/europa/lunione-europea-ormai-e-una-zona-franca/).

    Il nostro Paese come l’intera Unione Europea in questi anni passa da una dipendenza verso i paesi produttori di petrolio (Opec), il cui unico obiettivo era quello di accumulare ricchezze, ad una di carattere non solo energetico ma soprattutto politico.

    La  totale genuflessione energetica e di interi settori industriali di fatto pone le basi di una vera e propria dipendenza verso una superpotenza (Cina) la quale dimostra strategie espansive dominanti sia politiche che strategiche ed ovviamente economiche molto invasive e preoccupanti per la nostra democrazia.

    Mentre negli anni Settanta la contrapposizione tra i due blocchi politici, quello occidentale e il socialista, era rappresentata dal  muro di Berlino, ora abbiamo fagocitato all’interno delle nostre istituzioni i nemici del nostro stesso sistema economico e politico.

    Questi  hanno assunto le sembianze dei presunti ambientalisti ma, sottoposti ad  una metamorfosi kafkiana, si sono trasformati da soggetti politici ad agenti di distruzione del nostro sistema politico, economico e sociale.

    La dipendenza della nostra economia da un sistema totalitario come la Cina rappresenta il loro vero  obiettivo politico, ottenuto attraverso l’imposizione ambientalista di una ideologia talebana.

    Una strategia che ha assunto i requisiti squisitamente politici a discapito dei veri  valori ambientalisti per i quali tutte le persone nutrono la massima attenzione.

  • La Commissione raccoglie pareri per rendere i settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio più resilienti, digitali e verdi

    La Commissione invita le parti interessate ad esprimersi su come far sì che l’ecosistema industriale al dettaglio possa realizzare la trasformazione digitale, verde e nel campo delle competenze e diventare più resiliente e competitivo, seguendo principi di giustizia ed equità. Come base per la consultazione la Commissione ha pubblicato un documento  in cui si analizzano le principali problematiche e opportunità legate alla transizione.

    Le imprese e le associazioni di categoria di tutto l’ecosistema oltre alle amministrazioni pubbliche, le parti sociali, i consumatori, gli istituti di ricerca, il mondo academico e altri interessati potranno rispondere al questionario EU Survey fino al 26 settembre 2023.

    Oltre alla consultazione, la Commissione organizza anche workshop con le parti interessate per comprendere meglio le sfide che l’ecosistema in questione si trova ad affrontare. I risultati della consultazione e dei workshop confluiranno nel processo di co-creazione di un percorso di transizione che prevede interventi e impegni concreti intesi a promuovere la digitalizzazione e la transizione ecologica dell’ecosistema del commercio al dettaglio, percorso che si concluderà all’inizio del 2024.

    Con 30 milioni di occupati in 5,5 milioni di aziende e un valore aggiunto di circa 1,5 miliardi di euro, l’ecosistema del commercio al dettaglio, comprendente il commercio al dettaglio e all’ingrosso, è il più importante di tutti gli ecosistemi industriali dell’UE. Visti i legami con la maggior parte degli ecosistemi industriali, il fatto di renderlo più competitivo può avere ricadute positive per l’intera economia dell’UE, che serve 450 milioni di consumatori.

    La Commissione ha proposto di istituire percorsi di transizione in vari comparti nell’aggiornamento della strategia industriale del maggio 2021, nell’ambito delle iniziative volte ad accelerare la duplice transizione verde e digitale dell’industria europea. Oltre all’aggiornamento della strategia la Commissione ha presentato la prima relazione annuale sul mercato unico, che analizza le sfide cui devono far fronte i diversi ecosistemi e funge da base per la preparazione dei percorsi di transizione.

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