Luci puntate sull’invasione dei cinghiali in Italia che in sette anni hanno provocato danni all’agricoltura per quasi 120 milioni di euro, con una media di 17 milioni l’anno, per un totale di oltre 105 mila eventi. A tracciare il primo bilancio su scala nazionale 2015-2021 è stato l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in un’indagine condotta grazie alle informazioni di Regioni e Aree protette e comunicata ai ministri di Ambiente e Agricoltura.
Abruzzo e Piemonte le regioni più colpite, con 18 e 17 milioni di euro di danni, seguite da Toscana, Campania e Lazio con 10 milioni. Secondo l’indagine presentata in un convegno organizzato da Confagricoltura e Ente Produttori Selvaggina (Eps), il 36% degli importi totali (circa 30 milioni di euro) per danni è riferito alle aree protette nazionali e regionali, i restanti 89 milioni ad aree non protette.
In Italia ci sono 1,5 milioni di esemplari, una proliferazione contro cui si sono messe in campo campagne di selezione cresciute del 45%. L’Ispra segnala, infatti, che gli abbattimenti sono stati circa 300 mila l’anno (di cui 257 mila in caccia ordinaria e 42 mila in interventi di controllo faunistico); in particolare il 30% dei contenimenti totali è stato effettuato in Toscana.
«Serve un cambio di passo, un nuovo modello che tenga assieme gli interessi delle imprese agricole e la tutela ambientale», fa sapere il presidente di Confagri Massimiliano Giansanti, senza dimenticare che «la non adeguata gestione di alcune specie selvatiche ha un forte impatto sulle attività economiche, a partire dalla diffusione della Peste suina africana, spettro della suinicoltura nazionale».
A un anno dal primo caso accertato a Ovada (Al) Cia-Confederazione italiana agricoltori fa sapere che il problema resta irrisolto. «Ci vuole l’esercito per abbattere i cinghiali – chiede il presidente di Cia Piemonte e Valle d’Aosta Gabriele Carenini – chiediamo che ci sia un commissario straordinario alla Figliuolo con pieni poteri, come durante il Covid, per intervenire». Nella zona rossa di diffusione del virus che comprende parte dei territori delle province di Alessandria, Savona e Genova in 1 anno sono stati abbattuti 444 cinghiali, a fronte di un numero totale sottostimato per Cia, di oltre 104 mila in Piemonte e tra 35 e 56 mila in Liguria. Occorre lavorare con urgenza sul Piano straordinario nazionale anti-cinghiale, incalza ancora Cia, plaudendo la modifica della legge 157/92 nella manovra. Questo mentre l’Organizzazione internazionale protezione animali fa sapere che caccia e selezione non sono la soluzione ma la causa della proliferazione. Un’emergenza sentita da tutti, visto che un’indagine della Coldiretti ricorda che per il 69% degli italiani i cinghiali sono troppi e per il 58% sono una minaccia.