comunità

  • Le lingue di Milano: voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore

    In occasione del Centenario dell’Università degli Studi di Milano, il Dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni invita la cittadinanza a scoprire le dimensioni del plurilinguismo della Milano globale contemporanea e del passato internazionale della nostra città con il progetto Le lingue di Milano, la Milano delle lingue. Attraverso un ciclo di itinerari mirati, ci si potrà immergere nella vitalità delle lingue di Milano, fatta di voci, immagini, storie, memorie, religiosità, energie sociali e pratiche culturali, affinando lo sguardo per scorgere importanti aspetti dell’esperienza plurisecolare della “Milano delle lingue”. Sul filo del tempo presente, ma con la dovuta attenzione alle prospettive di più lungo periodo, i percorsi in distinte aree della città, da via Padova a Chinatown e al centro, intendono suggerire una pratica consapevole dell’esplorazione urbana quale esercizio interculturale e fonte di arricchimento personale, ricca di potenzialità per le nuove generazioni. Per prepararvi al viaggio, siete tutte/i invitati a immaginarvi nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele nell’atto di osservare le allegorie dei continenti – Europa, Asia, Africa, America – che lo sovrastano. Provate ad animare quelle rappresentazioni nel segno delle interazioni e degli intrecci che hanno unito nel tempo, e che uniscono oggi, Milano alle lingue e alle culture del mondo, e possiamo partire.

    Progetto a cura di Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Giovanni Iamartino e Vincenzo Matera.

    Le lingue della Chiesa di Milano. Voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore – 11 ottobre, ore 17,30.

    A due passi dalla “Ca’ Granda”, la sede centrale dell’Università degli Studi di Milano, Santo Stefano Maggiore è il fulcro della Pastorale dei Migranti che, nel solco del magistero dell’arcivescovo Martini, si misura con le sfide poste dalla trasformazione di Milano in una città dal profilo schiettamente multiculturale. Dopo l’esplorazione del paesaggio linguistico e iconografico della zona di via Padova e di via Paolo Sarpi, il progetto “Le lingue di Milano, la Milano delle lingue” invita la cittadinanza a spostarsi in centro per scoprire le dimensioni del plurilinguismo che gravita all’interno dell’edificio religioso – dal 2015 Parrocchia personale dei Migranti-, simbolo del più ampio radicamento delle lingue e delle culture del mondo nelle chiese cittadine.  Ascolteremo le voci di don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale dei Migranti della Chiesa Ambrosiana, Emilia Cedeño, coordinatrice del Progetto “Camminando/Al andar se hace el camino”, Gothy Lopez, artista salvadoregna che ha dipinto ed esposto in loco, e don Sonny de Armas, cappellano della Comunità filippina presso Santo Stefano Maggiore. In dialogo con le nostre docenti Maria Matilde Benzoni e Maria Vittoria Calvi, le loro testimonianze ci accompagneranno in un viaggio che spazierà dalla mondializzazione iberica della prima età moderna in cui si radicano le immagini presenti in chiesa, emblemi di devozioni ormai molto sentite anche a Milano quali il Señor de los Milagros, alla rielaborazione, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea, dei conflitti e della ricerca del cambiamento cui è intimamente intrecciata la mobilità umana.

    Programma:

    Ore 17.30 Ritrovo presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore, Piazza S. Stefano, e introduzione a cura di don Alberto Vitali, Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Emilia Cedeño;

    Ore 18.00 Itinerario all’interno della Chiesa, con contributi corali e gli interventi di Gothy Lopez e don Sonny de Armas;

    Ore 19.00 termine.

    La visita sarà in lingua italiana.

    La partecipazione è gratuita con registrazione a questa pagina.

  • Il neo individualismo progressista

    Il pronome che da decenni molti “progressisti” affermano essere il proprio elemento distintivo potrebbe venire indicato nel concetto di “Noi in quanto comunità”, in contrapposizione all’individualismo, e quindi al pronome “Io solo ed unico”, di cui viene accusata la controparte politica definita ed intesa come reazionaria.

    Con il passare degli anni, evidentemente, molte cose cambiano, e probabilmente lo stesso approccio ideologico può subire delle mutazioni impensabili soltanto pochi anni addietro, soprattutto per quanto riguarda la sfera individuale del singolo.

    Va ripetuto, ancora una volta, come ogni persona abbia il diritto, ed il legittimo riconoscimento dello stesso,, di sentirsi compiuto all’interno della propria dimensione personale in ogni possibile versione e dimensione, in particolare modo in relazione alla propria essenza personale ed intimità sensuale oltre che sessuale.

    Il riconoscimento di questo diritto non può incrinare il difficile equilibrio del  contesto sociale nel quale tutti Noi (il famoso pronome “progressista”) ci dobbiamo integrare e con il quale è inevitabile trovare una forma di coesistenza. Nel caso opposto il riconoscimento valoriale delle singole persone viene modificato sulla base di una scelta ideologica.

    In altre parole, chiunque legittimamente potrebbe sentirsi e proporsi come la versione umana di un tostapane, ma questo legittimo desiderio non può certo trasformarsi in un diritto di pretendere che al supermercato si possano trovare delle fette da toast delle dimensioni adatte alle aspettative di chi tale si sente.

    Viceversa, il mondo progressista, o che tale si considera forse solo come scelta di un posizionamento politico geografico, sta perdendo completamente la visione generale e collettiva delle priorità delle persone una volta definite “comuni” ma ora diventate “banali”, a favore dell’esaltazione di quelle sensibilità individuali, specialmente se minoritarie, anche se queste richiedano uno sforzo ulteriore per la loro definizione.

    Se questa ideologia fosse realmente progressista chiederebbe di assicurare il riconoscimento di queste sensibilità, e con esso l’individuazione di quei fattori per dare loro una dignità, a quelle persone che intendono partecipare alle Olimpiadi, ma per le quali la definizione del genere di appartenenza risulta non inequivocabile. Invece si sceglie di non tutelare le aspettative, anche se legittime, delle persone “comuni e banali” come le atlete femminili, togliendo loro la dignità nonostante si siano preparate per quattro anni e che si vedono scippare il titolo da una persona che ha le medesime ambizioni, ma con forti diversità morfologiche rispetto alle atlete donne.

    Sembra incredibile come il vero nemico delle donne e delle atlete sia oggi rappresentato dalla metamorfosi di quel movimento il quale una volta affermava di battersi per la loro equiparazione al genere maschile ed ora invece vuole annullare la loro stessa specificità.

    Se questo processo non troverà uno sviluppo normativo a tutela del contesto femminile, tutti noi potremmo essere legittimati a sentirci dei tostapane e a chiederci perché il supermercato non ci prenda in alcuna considerazione, tacciandolo per di più di razzismo.

  • Stateless Pemba community to become Kenyan citizens

    Kenya’s government has officially recognized the stateless Pemba community as an ethnic group.

    In a gazette notice, President William Ruto said the decision was taken after considering petitions by various parliamentary committees pushing for the recognition of the community.

    The recognition will allow community members to be integrated into society and have access to essential services such as education, health care, social protection, financial services and formal job market.

    The more than 8,000 community members – who have settled in Kenya’s coastal counties of Kwale, Kilifi, Mombasa and Lamu – have been stateless for decades.

    Majority of them are involved in deep sea fishing and subsistence farming as their main economic activity.

    They have complained of being arrested by Kenyan police and the coast guard for lacking identification documents.

    The decision has been welcomed by the United Nations High Commission for Refugees (UNHCR) and human rights groups who have been pushing for the recognition.

    Members claim they are descendants of migrants from Zanzibar during the reign of Sultan Bin Khalifa in the late 1800s.

    The Kenya government has in recent years recognised other previously stateless people including the Makonde, Shona, and the South Asian community.

  • Stavolta… ancora insieme-per costruire l’Europa” – evento online per promuovere la community insieme-per.eu del Parlamento europeo

    Si intitola “Stavolta… ancora insieme-per costruire l’Europa”, l’iniziativa organizzata venerdì 26 febbraio alle ore 10.30 dal Parlamento europeo in Italia per far conoscere la piattaforma insieme-per.eu e la sua community.

    Durante l’evento verrà presentata la piattaforma del Parlamento europeo insieme-per.eu, un sito che raccoglie eventi a tema europeo, ma soprattutto una community di persone interessate a promuovere la democrazia e ad avere voce nella costruzione del futuro dell’UE. Una ideale prosecuzione di stavoltavoto.eu, la piattaforma utilizzata per le Elezioni europee 2019.

    Con migliaia di iscritti, insieme-per.eu è attiva in tutti i Paesi dell’UE, permette di creare network a livello paneuropeo con persone e associazioni che si impegnano in prima persona per far conoscere l’Europa, e consente di ricevere regolarmente informazioni relative alle attività in corso.

    A partire da quest’anno l’obiettivo è quello di coinvolgere in insieme-per.eu gli stakeholder, enti, partner, rappresentanti della società civile in modo da arricchirla con rappresentanti dei molteplici settori che esprimano al meglio le tante e varie voci attive nel nostro paese e aggiungano valore ai vari progetti e alle diverse iniziative in programma.

    Per meglio articolare i diversi ambiti sono stati allestiti quattro tavoli di lavoro che si incontreranno il giorno prima dell’evento e si confronteranno su temi diversi.

    I temi dei tavoli saranno: sviluppo e occupazione; ambiente; diritti umani; partecipazione democratica verso la Conferenza sul Futuro dell’Europa*. I tavoli di lavoro saranno un momento di confronto e discussione che servirà a delineare insieme progetti, attività ed eventi futuri per la piattaforma. La partecipazione ai tavoli è facoltativa e non preclude la partecipazione all’evento del 26 febbraio.

    E’ possibile registrarsi all’evento del 26 febbraio a questo link.
    Chi fosse interessato deve comunicare al più presto l’intenzione di prender parte ai gruppi di lavoro che saranno formati nei prossimi giorni.

    L’Ufficio del Parlamento europeo in Italia resterà a disposizione per ogni necessità di chiarimento o approfondimento.

    *Temi dei tavoli:

    Diritti umani: giovedì 25 febbraio 10.00 – 11.30

    Sviluppo e occupazione: giovedì 25 febbraio 11.30 – 13.00

    Partecipazione democratica verso la Conferenza sul Futuro dell’Europa: giovedì 25 febbraio 15.00 – 16.30

    Ambiente: giovedì 25 febbraio 17.00 – 18.30

  • Dianova sull’emergenza coronavirus: le comunità non possono fermarsi!

    Riceviamo dalla Comunità Dianova un comunicato stampa che pubblichiamo 

    L’infezione da Coronavirus sta causando al nostro Paese gravissimi problemi sanitari che stanno impegnando oltre limite, le risorse assistenziali pubbliche e private presenti sul territorio. Da ormai un mese l’Italia sta provando a contenere la diffusione del contagio attuando misure preventive necessarie per fermare questa pandemia che spaventa anche per l’elevato il tasso di mortalità.

    A questo proposito Dianova, che accoglie ogni anno più di 350 persone con problemi di dipendenza da sostanze nelle sue Comunità, si è impegnata per salvaguardare non solo i ragazzi che ospita ma anche tutti i dipendenti e i componenti delle equipe di ogni struttura, adottando puntualmente le misure indicate dal Ministero della Salute, dagli Enti Regionali e, in taluni casi, degli enti locali e comunali preposti per far fronte all’emergenza Coronavirus.

    Dal 24 febbraio abbiamo scelto di sospendere tutte le attività non strettamente necessarie per salvaguardare i ragazzi ospiti delle nostre cinque strutture: dalle visite dei familiari, alle attività che richiedono di uscire dalle Comunità e ai laboratori svolti da professionisti esterni alle nostre equipe; inoltre, una parte dei nostri collaboratori è in modalità smart working. I nostri operatori che prestano servizio nelle strutture stanno rispettando le norme di profilassi igieniche e sanitarie attraverso l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (guanti, mascherine, etc…) e, per gli ospiti, sono stati posizionati in luoghi strategici (mensa, bagni, luoghi di stazionamento) confezioni di soluzioni disinfettanti per le mani e per le superfici: tutti questi presidi sono stati acquistati direttamente dalle Comunità superando non senza fatica le enormi difficoltà per il reperimento di questo tipo di materiali. Inoltre, a tutti gli operatori è stato richiesto di informare tempestivamente la Direzione della struttura qualora si verificassero possibili contagi incrociati di loro familiari. Queste attenzioni, al momento, sembrano premiare in termini di contenimento del contagio tutte le nostre strutture. Nonostante le pressanti richieste avanzate dai servizi preposti per l’accoglienza di nuovi pazienti, per senso di responsabilità verso gli ospiti già presenti, dal 27/02 le due strutture Lombarde e successivamente dal 9 marzo per le altre tre strutture presenti nelle regioni Marche, Lazio e Sardegna sono stati bloccati gli ingressi di nuovi utenti; i responsabili dei Centri di ascolto di Dianova, nonostante queste misure, continuano a gestire le richieste di chi ha bisogno di aiuto, che in questo momento più che mai può trovarsi in difficoltà, in via telematica organizzando colloqui telefonici e in video chiamata. Per far fronte a queste richieste continue e poter accogliere nuovi pazienti senza esporre la popolazione attualmente presente nelle strutture al rischio di contagio, riteniamo necessario ed essenziale richiedere una certificazione medica inerente lo stato di salute del soggetto in procinto di accedere alle nostre strutture e l’effettuazione di un tampone virale specifico nei giorni immediatamente precedenti l’ingresso in Comunità.

    Le comunità terapeutiche sono parte rilevante del sistema preposto ad intervenire nell’ambito delle dipendenze e offrono un servizio essenziale; vogliamo comunque far presente che le persone con problemi di dipendenza da sostanze non stanno a casa, non si fermano davanti ai divieti imposti, vanno comunque in cerca della sostanza e le notizie di questi giorni ce lo confermano. Le richieste che avanziamo possono tutelare sia il singolo sia il gruppo nel quale verrà inserita la persona con problemi di dipendenza e contribuirebbero ad arginare il possibile diffondersi di un’infezione che deve essere assolutamente arrestata nel più breve tempo possibile. Tutte queste misure risultano inoltre necessarie per continuare a dare risposta a chi ha un problema di dipendenza e a non far crollare tutto l’articolato sistema di intervento pubblico e privato accreditato nel quale operiamo; un sistema che da sempre ha visto l’Italia un esempio da seguire nel resto del mondo.

    Per contatti: Dipartimento Comunicazione Ombretta Garavaglia 335.7328661 – ombretta.garavaglia@dianova.it

  • “Tutte le ore del mondo”: la vita di una comunità multietnica negli scatti del grande fotografo Gerald Bruneau

    26 scatti per raccontare tutti i colori del mondo, concentrati in un solo comune alle porte di Milano, attraverso la vita quotidiana dei bambini. Con la mostra “Tutte le ore del mondo – Ritratti di accoglienza, relazione e cura nella Baranzate multietnica” visitabile fino al 30 giugno prossimo presso il Centro Diagnostico Italiano, in via Saint Bon 20 a Milano, il fotografo Gerald Bruneau ci fa trascorrere un’ipotetica giornata con dodici famiglie italiane e straniere i cui protagonisti sono i loro bambini.

    Ideata e curata da Fondazione Bracco insieme all’Associazione La Rotonda, la mostra valorizza “Kiriku – A scuola di inclusione”, un progetto nato a Baranzate, per contrastare la povertà educativa, selezionato da ‘Con i bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

    Il viaggio, pur essendo ambientato a Baranzate, tocca tutto il mondo: dall’Ecuador all’Italia, dal Marocco al Perù, dalla Romania al Salvador, dal Senegal alla Somalia e allo Sri Lanka. Colori, lingue, abitudini e costumi completamente diversi, uniti dalla voglia di mettere radici in un luogo globale attraverso i più piccoli e i loro legami. Scorrendo il catalogo della mostra, ogni azione della giornata è raccontata da una coppia di fotografie che unisce due famiglie di nazionalità differenti in un dialogo immaginario, da cui emerge il desiderio di conoscenza e inclusione.

    Dal risveglio, alla colazione, alla scuola, dalla visita dal pediatra, ai giochi al parco, alle fiabe, alla cena e così via, “Tutte le ore del Mondo” racconta la forza di una comunità con storie diverse che non si arrende ma rinasce in un luogo, forse diverso da quello sognato, ma che le offre un’identità.

    “Kiriku – A scuola di inclusione” è un progetto triennale partito nel 2018, rivolto ai bambini dagli 0 ai 6 anni e ai lori genitori, e promosso da una rete di partner pubblici e privati, tra cui l’Associazione “La Rotonda”, Fondazione Bracco, Centro Diagnostico Italiano (CDI), Comune di Baranzate, Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” di Baranzate, Politecnico di Milano – TIRESIA, Museo Poldi Pezzoli e Parrocchia “Sant’Arialdo” di Baranzate, con il sostegno dell’impresa sociale ‘Con I Bambini’. Le attività su cui i partner hanno scelto di agire sono: la salute, l’apprendimento e la cultura, l’autonomia e la partecipazione. Finora sono stati coinvolti 371 bambini oltre ai loro genitori e insegnanti.

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