contadini

  • La Commissione propone una revisione mirata della politica agricola comune

    Tenendo fede al suo impegno di alleggerire gli oneri amministrativi per gli agricoltori dell’UE, la Commissione europea ha proposto di rivedere alcune disposizioni della politica agricola comune (PAC), al fine di realizzare semplificazioni, mantenendo nel contempo una politica forte, sostenibile e competitiva per l’agricoltura e l’alimentazione dell’UE.

    Tali proposte, relative alla condizionalità e ai piani strategici della PAC, mirano a ridurre l’onere dei controlli per gli agricoltori dell’UE e a offrire loro maggiore flessibilità per conformarsi a determinate condizionalità ambientali. Le amministrazioni nazionali beneficeranno inoltre di una maggiore flessibilità nell’applicazione di determinate norme.

    La proposta legislativa odierna è una risposta diretta alle centinaia di richieste ricevute dalle organizzazioni rappresentative degli agricoltori e dagli Stati membri e integra le azioni a breve termine già in corso della Commissione per contribuire a ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori.

    La proposta trova il giusto equilibrio tra la necessità di mantenere il ruolo della PAC nel sostenere la transizione dell’agricoltura europea verso un’agricoltura più sostenibile, le aspettative degli agricoltori e degli Stati membri e l’obiettivo di raggiungere rapidamente un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio.

    La Commissione sta inoltre inviando al Consiglio e al Parlamento europeo un documento di riflessione che delinea diverse misure volte a migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare. L’elenco delle possibili azioni sarà discusso con i ministri dell’Agricoltura nella prossima sessione del Consiglio.

    Il pacchetto odierno di sostegno agli agricoltori dell’UE tiene conto delle ultime conclusioni del Consiglio europeo che ha invitato la Commissione e il Consiglio ad affrontare le sfide cui è confrontato il settore agricolo dell’UE.

    Nel primo anno di attuazione dell’attuale PAC (2023-2027), gli agricoltori dell’UE hanno dovuto affrontare sfide per conformarsi pienamente ad alcune delle norme benefiche per l’ambiente e il clima denominate “buone condizioni agronomiche e ambientali” (BCAA).

    La revisione mirata riguarda le seguenti condizionalità:

    • Gli agricoltori dell’UE dovranno mantenere gli elementi caratteristici del paesaggio esistenti sui loro terreni, ma non saranno più obbligati a destinare una parte minima dei loro seminativi a superfici non produttive, come i terreni a riposo. Possono invece scegliere, su base volontaria, di mantenere una quota dei loro seminativi non produttivi o di creare nuovi elementi caratteristici del paesaggio (come siepi o alberi) e ricevere quindi un sostegno finanziario supplementare attraverso un regime ecologico che tutti gli Stati membri dovranno offrire nei loro piani strategici della PAC.
    • Gli agricoltori dell’UE saranno in grado di soddisfare tale requisito scegliendo di ruotare o diversificare le loro colture, a seconda delle condizioni che si trovano ad affrontare e se il loro paese decide di includere l’opzione della diversificazione delle colture nel loro piano strategico della PAC
    • Gli Stati membri avranno molta più flessibilità nel definire ciò che definiscono periodi sensibili e le pratiche autorizzate a soddisfare tale requisito, alla luce delle loro condizioni nazionali e regionali e nel contesto della crescente variabilità meteorologica.

    Oltre a queste modifiche specifiche, la Commissione propone che gli Stati membri possano esentare determinate colture, tipi di suolo o sistemi agricoli dal rispetto dei requisiti in materia di lavorazione del terreno, copertura del suolo e rotazione/diversificazione delle colture. Potrebbero essere possibili anche deroghe mirate per consentire l’aratura per ripristinare i prati permanenti nei siti Natura 2000 in caso di danni causati da predatori o specie invasive. In casi estremi di condizioni meteorologiche avverse che impediscono agli agricoltori di lavorare correttamente e rispettare i requisiti, gli Stati membri possono anche introdurre deroghe temporanee. Tali deroghe dovrebbero essere limitate nel tempo e applicarsi solo ai beneficiari interessati.

    Per garantire che i paesi dell’UE possano adattare più frequentemente i loro piani strategici della PAC al mutare delle condizioni, la Commissione propone di raddoppiare il numero di modifiche consentite ogni anno.

    La Commissione propone di esentare le piccole aziende agricole di meno di 10 ettari dai controlli e dalle sanzioni connesse al rispetto dei requisiti di condizionalità. Ciò ridurrà notevolmente gli oneri amministrativi connessi ai controlli per i piccoli agricoltori, che rappresentano il 65 % dei beneficiari della PAC.

    Gli Stati membri dovranno rivedere i propri piani strategici della PAC entro il 31 dicembre 2025 se specifici atti ambientali e climatici (ad esempio in materia di conservazione degli uccelli selvatici e degli habitat naturali della flora e della fauna selvatiche e protezione delle acque) saranno aggiornati a livello dell’UE.

    Per contribuire alle discussioni in corso con i ministri dell’Agricoltura e il Parlamento europeo, la Commissione presenta diverse opzioni per azioni che potrebbero essere portate avanti a breve e medio termine.

    In primo luogo, nell’ambito di un risultato immediato, la Commissione avvierà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella filiera agroalimentare. Composto da rappresentanti di tutti i settori lungo la filiera alimentare e da rappresentanti degli Stati membri e della Commissione, questo osservatorio aumenterà la trasparenza dei costi e dei margini nella catena rendendo pubblici i dati e scambiando informazioni, al fine di creare un clima di fiducia tra le parti interessate e stabilire una diagnosi comune della situazione.

    La Commissione propone inoltre opzioni per migliorare in modo mirato l’attuale quadro giuridico stabilito dal regolamento recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (OCM). Tali opzioni comprendono il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori concludono con gli acquirenti dell’industria alimentare o del commercio al dettaglio e il rafforzamento delle organizzazioni di produttori per consentire agli agricoltori di cooperare e agire collettivamente in modo più efficace nei confronti di altri attori della filiera alimentare. L’obiettivo è contribuire a correggere gli squilibri nella catena, preservando nel contempo il principio fondamentale dell’orientamento al mercato. Analogamente, la Commissione propone la possibilità di nuove norme sull’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Attualmente almeno il 20 % dei prodotti agricoli e alimentari consumati in uno Stato membro proviene da un altro Stato membro. È necessario rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali di contrasto, in particolare migliorando lo scambio di informazioni e la raccolta di sanzioni.

    La Commissione effettuerà una valutazione approfondita della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, in vigore dal 2021. Nella primavera del 2024 sarà presentata una prima relazione che illustra lo stato di avanzamento consolidato dell’attuazione della direttiva da parte degli Stati membri. La relazione confluirà quindi in una valutazione più dettagliata che la Commissione presenterà nel 2025, che potrebbe essere accompagnata, se del caso, da proposte legislative.

    Le discussioni con gli Stati membri su queste possibili misure si svolgeranno in vari formati, in particolare il prossimo Consiglio “Agricoltura” del 26 marzo.

  • Opium production in Myanmar surges to nine-year high

    The production of opium increased sharply in Myanmar, rising to a nine-year high, according to the UN.

    It touched nearly 795 metric tonnes in 2022, nearly double the production in 2021 – 423 metric tonnes – the year of the military coup.

    The UN believes this is driven by economic hardship and insecurity, along with higher global prices for the opium resin that is used to make heroin.

    The coup plunged much of Myanmar into a bloody civil war that still continues.

    “Economic, security and governance disruptions that followed the military takeover of February 2021 have converged, and farmers in remote, often conflict-prone areas in northern Shan and border states, have had little option but to move back to opium,” said Jeremy Douglas, the regional representative for the UN Office on Drugs and Crime (UNODC).

    The region, where the borders of Myanmar, Thailand, and Laos meet – the so-called Golden Triangle – has historically been a major source of opium and heroin production.

    The UN report released on Thursday said Myanmar’s economy was confronted by external and domestic shocks in 2022 – such as the Russia-Ukraine war, continued political instability and soaring inflation – which provide “strong incentives” for farmers to take up or expand opium poppy cultivation.

    Myanmar is the world’s second-largest producer of opium, after Afghanistan. The two countries are the source of most of the heroin sold around the world. Myanmar’s opium economy is valued at up to $2bn (£1.6bn), based on UN estimates, while the regional heroin trade is valued at approximately $10bn.

    But over the past decade crop substitution projects and improving economic opportunities in Myanmar have led to a steady fall in cultivation of the opium poppy.

    The annual opium survey conducted by the UN, however, shows that production in Myanmar has risen again. Opium production in 2022 has been the highest since 2013, when the figure stood at 870 metric tonnes.

    Since the coup the UN has also monitored even larger increases in synthetic drug production. In recent years, this has supplanted opium as the source of funding for armed groups operating in the war-torn border areas of Myanmar.

    However, opium requires a lot more labour than synthetic drugs, making it an attractive cash crop in a country where the post-coup economic crisis has dried up many alternative sources of employment.

    Opium farmers’ earnings grew last year to $280/kg, a sign of the attractiveness of opium as a crop and commodity, as well as strong demand. It is a key source of many narcotics, such as heroin, morphine and codeine.

    Opium poppy cultivation areas in 2022 rose by a third to 40,100 hectares, according to the report, which also pointed to increasingly sophisticated farming practices. Average opium yields have also risen to the highest value since the UNODC started tracking the metric in 2002.

    Mr Douglas said Myanmar’s neighbours should assess and address the situation: “They will need to consider some difficult options.”

    He added that these solutions should account for the challenges people in traditional opium-cultivating areas face, including isolation and conflict.

    “At the end of the day, opium cultivation is really about economics, and it cannot be resolved by destroying crops which only escalates vulnerabilities,” said Benedikt Hofmann, UNODC’s country manager for Myanmar.

    He added: “Without alternatives and economic stability, it is likely that opium cultivation and production will continue to expand.”

    According to an earlier UNODC report, prices for opium soared in Afghanistan last spring after the ruling Taliban announced a ban on cultivation.

  • L’emergenza Coronavirus affossa l’economia agricola tra aziende isolate, speculazioni e rischio psicosi

    Sono circa 500 le aziende agricole e le stalle confinate insieme a centomila mucche e maiali negli undici comuni della zona rossa fra Lombardia e Veneto a causa dei provvedimenti restrittivi adottati in aree a forte vocazione agricola tra allevamenti, seminativi, vigneti, agriturismi e cantine. Qui è necessario garantire una adeguata assistenza nelle stalle, alle strutture e agli animali, ma anche assicurare la disponibilità della forza lavoro nei campi con le necessarie deroghe per la movimentazione delle persone, del bestiame, degli alimenti deperibili, della produzione casearia con l’uscita degli automezzi con il prodotto trasformato verso piattaforme logistiche, impianti di confezionamento, stabilimenti di stagionatura e/o attività commerciali.

    Le difficoltà si estendono in realtà all’intera area della pianura padana dove nasce oltre 1/3 del Made in Italy agroalimentare, direttamente condizionato dall’emergenza coronavirus nell’attività produttiva e commerciale. A preoccupare sono anche le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari Made in Italy in alcuni Paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci, dal vino alla frutta e la verdura soprattutto provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture provenienti dalla zona rossa.

    Intanto è fuga dei braccianti stranieri dalle campagne italiane anche per effetto delle misure cautelative adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria, nei confronti dei loro lavoratori impegnati nelle regioni del nord Italia più direttamente colpite. In sofferenza pure il sistema delle vendite dirette degli agricoltori con la sospensione ingiustificata dei mercati di Campagna Amica in alcune realtà dove svolgono un ruolo centrale per garantire l’approvvigionamento locale di beni alimentari per evitare speculazioni.

    In calo del 50% le presenze secondo il monitoraggio di Terranostra che evidenzia addirittura un azzeramento nelle aree del Veneto e della Lombardia più vicine alle zone rosse.

    E soffrono anche le esportazioni a partire da quelle in Cina, crollate a livello generale dell’11,9% nel mese di gennaio con l’inizio dell’emergenza Coronavirus che ha frenato i consumi nel gigante asiatico ma ha anche i flussi commerciali per i limiti posti al trasporto di persone e merci.

    La Coldiretti chiede misure di sostegno alle attività più duramente colpite attraverso fondi per il crollo di presenze in agriturismo, sgravi fiscali e contributivi con il rinvio di pagamenti, compensazioni previdenziali delle giornate di lavoro perse e attivazione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori nonché interventi per colpire le pratiche commerciali sleali che frenano le esportazioni ed un piano promozionale sulla sicurezza e qualità del made in Italy alimentare all’estero.

    Fonte: Il Punto Coldiretti del 28 febbraio 20120

  • Sterilizzazione dei cinghiali per salvaguardare i contadini

    Da molto tempo si lamenta da parte degli agricoltori e delle loro associazioni l’aumento esponenziale del numero di ungulati e particolarmente di cinghiali che danneggiano le coltivazioni. Anche il sistema delle battute di caccia specifiche, la cosiddetta braccata, non ha risolto il problema, anzi addirittura durante le battute sono morte alcune persone. I cinghiali si spingono sempre più fuori dai boschi e arrivano anche in città, il sindaco di un paese vicino a Rimini ha dovuto addirittura chiudere scuole materne, elementari e medie per permettere cattura e abbattimento di cinghiali selvatici. Si sono sacrificati anche interi campi, in Lazio e Abruzzo, così da lasciarli ai cinghiali e salvaguardare altre colture mentre il progetto Lifestrade, finanziato dall’Ue, ha dotato Umbria e Toscana di strumenti tecnologici per dissuadere i cinghiali dall’avvicinarsi ai centri abitati e alle strade di maggior percorrenza. Per legge la caccia al cinghiale è aperta tutto l’anno dal 2005 ma sono poi le Regioni a fissare in autonomia i loro calendari. I lupi, che sono un forte deterrente per i cinghiali, non sono in numero così consistente da poter risolvere completamente il problema, considerando che i cinghiali si riproducono con grande velocità.

    La Lega Antivivisezione, attraverso le parole di Massimo Vitturi, responsabile dell’area animali selvatici, sostiene giustamente che le amministrazioni dovrebbero finanziare di più la ricerca di sistemi per la sterilizzazione temporanea, che potrebbe essere effettuata attraverso la somministrazione di cibo. Attualmente il farmaco Goan-Con per la sterilizzazione temporanea (dai 3 ai 5 anni) può essere somministrato solo tramite iniezione, ma in Inghilterra, dice Vitturi, si sta studiando il modo per somministrarlo attraverso le esche alimentari e anche in Maremma si è attivata questa ricerca. Questo farmaco, già testato su animali in cattività, non altera il comportamento sociale e non genera stress nell’animale. Tenuto conto che una femmina partorisce in media due volte l’anno si comprende bene come la sterilizzazione di una parte degli animali porterebbe a risolvere un problema che sta diventando ogni giorno più evidente. Lo stesso sistema potrebbe essere anche utilizzato nelle Regioni in cui l’eccessiva abbondanza di altri ungulati può diventare un problema per le colture. Certo è che per applicare questo sistema occorre una preparazione per coloro che dovessero occuparsene ed una certezza che non vi sia alcuna pericolosità per il consumo di carne qualora l’animale sterilizzato fosse abbattuto durante la caccia.

Pulsante per tornare all'inizio