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  • Aumentano i contratti a termine e brevi, solo l’1% supera l’anno

    Più contratti a termine e sempre più spesso brevi. Soltanto uno su 100 supera l’anno. Uno su tre, invece, arriva fino ad un mese. E’ il quadro sulla durata dell’occupazione precaria che emerge dagli ultimi dati delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro: nel primo trimestre dell’anno aumentano i contratti di pochi giorni (in particolare quelli fino ad una settimana), diminuiscono quelli più lunghi, quelli oltre l’anno non decollano e restano stabili. Mentre continuano a crescere le posizioni lavorative a tempo determinato: nei primi tre mesi, rispetto ad un anno prima, sono +403mila sul totale di +671mila.

    La durata dei contratti a tempo determinato varia molto a seconda dei settori, della stagionalità del lavoro e delle motivazioni del loro utilizzo. Ma in generale, come indica la Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, nel primo trimestre 2022 risulta che il 33,3% delle posizioni lavorative attivate prevede una durata fino a 30 giorni (il 9,2% un solo giorno), il 27,5% da due a sei mesi e soltanto l’1% superiore all’anno. Nel complesso c’è un aumento dell’incidenza sul totale delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (19,7% fino a una settimana, +2,9 punti in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente).

    Un fronte, quello del contrasto alla precarietà, che resta aperto. Con il confronto da portare avanti tra il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e le parti sociali sul tema dei salari, con il tavolo atteso entro luglio, ma anche delle tipologie contrattuali. “Guardo soprattutto al modello tedesco dove c’è un utilizzo molto più esteso del contratto dell’apprendistato”, che “siamo disponibili a rendere più semplice e più flessibile. Però togliamo di mezzo un po’ di forme di precariato”, rimarca il ministro. I dati del resto evidenziano che è spesso il lavoro a termine a trainare la crescita dell’occupazione, come ripetono i sindacati. Nel primo trimestre dell’anno, infatti, si rileva un nuovo aumento delle posizioni lavorative (+183mila rispetto al quarto trimestre del 2021), con una crescita sia delle posizioni a tempo indeterminato (+85mila) sia a tempo determinato (+98mila), sempre in base alle comunicazioni obbligatorie. Nel confronto annuo, la crescita risulta più decisa: +671mila posizioni lavorative. Quelle a tempo indeterminato segnano +268mila ma, a ritmi più sostenuti e per il quarto trimestre consecutivo, prosegue la crescita delle posizioni a tempo determinato: +403mila in un anno.

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