covid. assembramenti

  • Uomini siate e non pecore matte

    Pecore, pecoroni e immunità di gregge.
    L’immunità di gregge è ancora purtroppo lontana, lo sappiamo tutti, lontana di alcuni mesi, forse ancora di più a causa di quelle varianti delle quali conosciamo ancora troppo poco. Legittimo ed umano che si sia tutti stanchi ma sarebbe stupido, pericoloso, in alcuni casi criminale, ripercorrere gli errori della scorsa estate. Quegli errori ci hanno portato a lunghissimi mesi di clausura con migliaia e migliaia di morti, migliaia e migliaia di ammalati, che dopo la guarigione continuano a subire, nella mente e nel fisico, i lunghi postumi della malattia. Mesi e mesi che hanno colpito duramente la vita e l’economia dei singoli e dell’intero paese. Doveroso che nell’attesa di portare avanti la campagna vaccinale si cerchi di allentare un po’ le misure restrittive ridando più spazio alle attività produttive e alle libertà dei singoli, ma per raggiungere lo scopo, più libertà senza troppi rischi, occorre una collaborazione tra singoli ed istituzioni che ad oggi non c’è! Quanto avvenuto in questi giorni dimostra che troppe persone hanno un tragico atteggiamento da pecore che tutte insieme vanno nella stessa direzione, le une strette alle altre, ammassate negli stessi posti come se la libertà fosse solo rappresentata dalla capacità di assembramento. Pecore che seguono la prima che si muove anche se si dirige verso il burrone, pecore che non riconoscono il pericolo e che sopravvivono solo se hanno un buon pastore e cani da difesa che le sorvegliano, le difendono. Ai tanti che hanno rispettato regole e sacrifici si oppongono con ignoranza e arroganza i negazionisti e con superficialità ed incoscienza gli orfani della movida, ricca o povera che sia. Intanto il trasporto pubblico continua a non essere pronto a trasportare in sicurezza studenti e pendolari e troppi sindaci non sono in grado, o nella capacità o volontà, di organizzare controlli adeguati nelle aree a maggior rischio, dai centri storici alle località turistiche. Intanto le pecore si ammassano ignare, si fa per dire, dei rischi mentre i pecoroni tacciono ed i caproni incitano alla libertà. Libertà che è di cara come sa chi vita rifiuta? No, qui non c’è nulla di eroico, nessun ideale da perseguire ma caccia al voto ed al consenso. Possiamo solo sperare che il pastore non si faccia trascinare dal gregge, che i cani pastore non si siano imbolsiti perché se non fosse così e per colpa di alcuni dovessimo rischiare di rinchiuderci d’estate o di subire la quarta ondata a settembre, ottobre ogni morto, ogni ammalato, ogni nuova perdita economica ricadrà sulla coscienza anche del gregge, di ogni pecora.

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