Elefanti

  • Bangladesh’s critically endangered Asian elephants get court protection

    Bangladesh’s critically endangered wild elephants have received a court order banning their adoption and protecting them from exploitation.

    Animal rights groups welcomed the High Court suspension of all licences, so young Asian elephants can no longer be captured and taken into captivity.

    Some of the animals have been used for begging, circuses or street shows.

    There are now only about 200 of the elephants in Bangladesh, with about half of those living in captivity.

    The country used to be one of the major homes for the Asian elephant but poaching and habitat loss has caused a marked decrease in their numbers.

    Under the previous scheme, young elephants could be taken into captivity where the forestry department issued licenses to logging groups who would use the animals to haul logs. Others ended up in circus groups. Such exploitation broke the terms of the licences, the court said.

    Rakibul Haque Emil, head of animal rights group People for Animal Welfare (PAW) Foundation in Bangladesh, said it was a “landmark order”.

    “In this name of training elephants, private licensees including circus parties brutally separate elephant calves from their mother, shackle them for months and then torture them to teach tricks,” he said.

    He said it was now hoped that captive elephants could be rehabilitated.

    Actor Jaya Ahsan launched the legal case alongside PAW, and said he hoped it would be the end of harsh “training” that could be inflicted on the animals.

    A spotlight was shone on the issue last year when a young elephant was killed by a train after being used for begging on the streets. They are often painted in bright colours and forced to perform tricks by their captors.

    And in 2019 two emaciated elephants were rescued by police after being used for roadside begging.

  • Restano solo 500.000 elefanti

    Anche nei giorni che precedono e seguono la giornata mondiale dedicata alla salvaguardia dell’elefante, continua il massacro di questi favolosi animali, perché la strada che porta all’ ‘oro bianco’ è sempre battuta dai cacciatori, dai predatori. All’inizio del XX secolo erano stati censiti circa 3 milioni di elefanti, secondo le stime del Wwf, mentre oggi se ne contano al massimo 500.000 tra africani ed asiatici.

    Ogni anno vengono uccisi dai bracconieri oltre 30.000 elefanti, gli elefanti asiatici sono ancora più a rischio di estinzione di quelli africani in quanto ve ne sono solo 50.000 che vivono in libertà e ogni giorno sotto la pressione dell’espansione demografica umana si restringe il loro habitat naturale. Nonostante in Asia l’elefante rimanga il simbolo della saggezza la caccia all’avorio continua a farne preda ambita e preziosa.

    L’avorio, sul mercato dei contrabbandieri, vale almeno 700 dollari al chilo, la Cina è uno dei Paesi che richiede maggior avorio, anche se ultimamente ha formalmente aderito ai tanti appelli che da anni vengono levati nel mondo e avrebbe proibito il commercio dell’avorio stesso.

    Il bracconaggio però comtinua, rendendo sempre più problematica la sopravvivenza della specie, che ha una bassissima natalità (la femmina dell’elefante delle foreste diviene fertile solo a 20 anni e partorisce un elefantino ogni 5-6 anni, nella savana l’età fertile della femmina è a 12 anni, le nascite sono distanziate di 4 anni).

    Malgrado molti Paesi abbiano proibito il traffico dell’avorio, il Kenya ha anche fatto bruciare le zanne confiscate, il commercio illegale continua. Solo in Francia, nel 2016, la dogana ha confiscato 800 quintali di avorio.

  • Un asilo per rinoceronti ed elefanti in Kenya

    Dal 1977 nel Nairobi National Park esiste il The David Sheldrick Wildlife Trust, intitolato all’omonimo naturalista inglese, che si occupa della salvaguardia dei cuccioli di elefante e rinoceronte nero rimasti orfani per vis del bracconaggio. I piccoli vengono alllattati, svezzati, seguiti in tutto ciò di cui hanno bisogno e poi rimessi in libertà nel loro habitat naturale, entro lo spazio protetto del parco nazionale dello Tsavo.

    Un paio di anni fa, nell’ambito delle iniziative di contrasto al bracconaggio, furono date alle fiamme 105 tonnellate di avorio (provenienti da 8mila animali) e una tonnellata di corni di rinoceronte, per un valore stimato di 150 milioni di dollari. Il materiale accatastato nella pira accesa dal presidente Uhuru Kenyatta proveniva sia dalle zanne sequestrate a bracconieri e commercianti, sia da quelle raccolte dagli elefanti morti per cause naturali.

  • La notizia degli elefanti uccisi in Botswana potrebbe essere una fake news

    87 elefanti massacrati in Botswana ritrovati tutti privi di zanne. L’annuncio era stato dato il 3 settembre dalla ong Elephants Without Borders i cui  membri, durante le operazioni di censimento quadriennale, hanno trovato i corpi martoriati dei pachidermi, solo esemplari maschi. Gli elefanti non sono stati uccisi tutti assieme ma nell’arco di alcuni mesi, dato che le carcasse presentano differenti stadi di decomposizione. La colpa, secondo EWB, è dei bracconieri che avrebbero rivenduto per migliaia di dollari le zanne al mercato nero. La notizia è di quelle che indignano e che fa il giro del mondo in poche ore ma, a quanto pare, non sarebbe del tutto vera, almeno stando al sito on line Africa ExPress che in un articolo del 12 settembre a firma di Sandro Pintus racconta una verità diversa.

    “Il fondatore e presidente di EWB, Mike Chase – si legge nell’articolo – aveva dichiarato che da una ricognizione aerea sono state contate 48 carcasse di elefante di varie età e cinque di questi pachidermi erano stati ammazzati nei giorni precedenti. ‘Si presume che siano stati vittime di bracconaggio – aveva specificato Chase – visto che è stato loro mutilato il muso per asportarne le zanne’. Secondo il fondatore di EWB è uno sbaglio la proposta di disarmare le squadre anti-bracconanaggio del Botswana. I ranger dei parchi nazionali sono ormai impotenti davanti all’attacco del bracconieri che si sono spostati dai Paesi vicini per predare gli elefanti a causa delle zanne. La prima smentita sul massacro di elefanti è arrivata dal governo del Botswana che ha contestato i dati di EWB definendoli “falsi e fuorvianti”. Dopo un altro rilevamento aereo è stato stabilito che i pachidermi non sono frutto di bracconaggio ma le cause della morte sono naturali o ritorsioni tra gruppi umani oppure frutto di predazione naturale. Resta però difficile da credere che non c’entri la caccia di frodo davanti agli animali morti e il muso mutilato.

    L’attacco pesante a Elephants Without Borders lo fa Survival, ong contraria al riarmo dei ranger che con troppa facilità sparano contro esseri umani sospettati di essere bracconieri. Tra questi anche immigrati illegali che entrano dallo Zimbabwe e gruppi tribali come i boscimani – minoranze difese dall’associazione – morti a causa del fuoco incrociato tra eco-guardie e bracconieri.

    In una nota l’associazione per i diritti dei popoli indigeni scrive che una notizia come la strage di elefanti in Botswana ‘é una massiccia fonte pubblicitaria per EWB che come risultato, presumibilmente, riceverà donazioni’.E fa una grave accusa: Elephants Without Borders è stata finanziata da Wilderness Safaris, azienda turistica presente in sei Paesi africani che gestisce campi di lusso. In Botswana è presente nella terra dei boscimani senza che sia stato loro chiesto il permesso. Nel Delta dell’Okavango possiede una quindicina di campi di lusso con tariffe che vanno da 450 a 2.000 USD a persona per notte.

    ‘La militarizzazione dei rangers per la protezione ambientale – afferma Survival – è fortemente promossa dalle ong che si occupano di ambiente le cui politiche sono di non far partecipare le popolazioni locali nelle decisioni’. Survival, che ha lanciato una campagna per boicottare il turismo in Botswana, continua: ‘In realtà non vogliono rinunciare al controllo di vaste aree dell’Africa e stanno ancora costruendo zone protette che vietano alle popolazioni locali, molte delle quali tribali, di accedere al loro territorio tradizionale’”.

  • Fuori legge tre prodotti in avorio su quattro venduti nella Ue

    Buona parte dell’avorio comprato e venduto in Europa arriva dal bracconaggio e contribuisce a spingere gli elefanti verso l’estinzione, secondo quanto denuncia l’organizzazione Avaaz. Dopo aver comprato in 10 Paesi europei 109 oggetti fatti di avorio e averli fatti datare con un esame al carbonio 14 dall’Università di Oxford, Avaaz ha scoperto che il 74% di quegli oggetti era di provenienza illegale (in Italia gli oggetti acquistati sono stati 4 e tutti si sono rivelati illegali).

    Per dare visibilità ai risultati dello studio, pubblicati in un rapporto di 84 pagine, Avaaz ha realizzato un presidio di fronte alla Commissione Ue, mostrando i pezzi analizzati e il commissario all’Ambiente Karmenu Vella si è presentato per parlare con gli attivisti. “Un contributo molto utile”, ha scritto poco dopo su Twitter, pubblicando una foto dell’incontro e sottolineando che “proteggere la vita degli elefanti è una priorità”.

    Capire se un oggetto è illegale e frutto di bracconaggio è semplice. L’uccisione degli elefanti è vietata da tempo, perciò soltanto il commercio dell’avorio antico è ammesso. La normativa europea permette il commercio senza restrizioni esclusivamente di quello lavorato prima del 1947. Quello risalente al periodo compreso tra 1947 e il 1990 può essere venduto solo se accompagnato da un certificato che ne dimostri la provenienza, mentre è proibita la vendita di tutto l’avorio risalente a dopo il 1990.

    Ogni anno, sottolinea Avaaz, vengono uccisi oltre 30.000 elefanti, e il loro numero nella savana africana è diminuito di un terzo tra il 2008 e il 2016. “Senza provvedimenti – sottolinea Bert Wander, direttore della campagna – potremmo vedere gli elefanti estinguersi nel giro di qualche decennio. E non credo che nessuno in Europa voglia questo».

  • Il bracconaggio dell’avorio finanzia le attività terroristiche

    La recente scomparsa di Daphne Sheldrick, che da anni si occupava, in Kenya, del salvataggio dei piccoli di elefanti feriti o abbandonati ripropone, ancora una volta, il tema dello sterminio di questi magnifici animali con i conseguenti gravi rischi per la conservazione della specie  e la salvaguardia dell’ecosistema.

    La Sheldrick, prima con il marito, direttore del Parco del Tsavo, poi, dopo la sua morte, da sola, ha salvato, dal 1960, più di 230 elefantini orfani ai quali, una volta diventati grandi, ha riconsegnato la libertà. Le sue battaglie contro i bracconieri sono state innumerevoli e a lei si deve una maggiore presa di consapevolezza, sia dei governi che delle popolazioni, dell’importanza di difendere i pachidermi che rappresentano anche una grande attrazione turistica  e perciò un importante ritorno economico. La Regina Elisabetta le assegnò un premio e Daphne fu insignita di una laurea Honoris Causa per avere trovato la formula per alimentare gli elefantini in assenza del latte materno e intolleranti al latte di mucca.

    Gli elefantini salvati da Daphne e diventati adulti tornavano spesso a trovarla anche con i loro piccoli dimostrando così come nella nota grande memoria di questi animali sia anche presente la gratitudine, sentimento che troppo spesso manca negli esseri umani.

    Proprio alle costanti ricerche della Sheldrick si devono gli impressionanti dati che testimoniano come nel 2016 gli elefanti, in tutta l’Africa, si sono ridotti a circa 400.000 esemplari contri i 3 milioni presenti un secolo prima. Ogni anno vengono uccisi dai bracconieri più di 30.000 elefanti e spesso l’avorio è fonte di denaro non solo per i bracconieri ma anche per le organizzazioni terroristiche come Boko Haram e Al Shabaab.

    Certamente in questo ultimo periodo i governi africani, in primis quello del Kenya, hanno iniziato una vera battaglia contro i bracconieri armati di kalashnikov e non più solo di affilate panga, utilizzate per tagliare i tendini delle gambe posteriori degli elefanti e ridurli all’immobilità, ed hanno aumentato i sistemi di controllo e il numero delle guardie nei parchi. Anche le iniziative che hanno portato alla distruzione di ingenti quantitativi di zanne d’avorio sequestrate sono state un segnale a tutti per rendere chiaro che è illegale il commercio di qualunque oggetto d’avorio. Ciò nonostante vi è ancora molto da fare perché il mercato nero continua più fiorente che mai ed ogni elefante rimane a rischio.

  • Tutta la bellezza e la fragilità degli elefanti in una mostra

    Sabato 14 aprile 2018, alle ore 18, presso La Madernassa Resort a Lora 2 Guarene (Cuneo) sarà inaugurata la  mostra fotografica “La maestosa e fragile bellezza degli elefanti”. Una mostra collettiva di fotografie sull’elefante, la prima in Italia a sostegno della salvaguardia degli elefanti,  per sensibilizzare l’opinione pubblica circa i danni irreversibili che la loro estinzione comporterebbe per il nostro ecosistema e le conseguenze tragiche causate dal  bracconaggio e  dal traffico dell’avorio. All’evento parteciperanno anche i rappresentanti del Wild Life Protection (https://wildlifeprotectionblog.wordpress.com), un’associazione fondata da giovanissimi ragazzi appassionati di natura: le loro gite avventurose alla scoperta delle colline e dei boschi delle Langhe si sono trasformate a poco a poco nel desiderio di impegnarsi concretamente nella salvaguardia dell’ambiente. Da qui lo spunto per riunirsi e definire “azioni”. Ne è un esempio l’allestimento, aperto al pubblico, di una raccolta di fossili: le donazioni ricevute dai visitatori hanno permesso loro di decidere di sostenere alcune organizzazioni in Italia e nel mondo, tra le quali il David Sheldrick Wildlife Trust di Nairobi. La mostra è creata da PENGO LIFE PROJECT e dalla rivista di cultura ambientale OASIS, con la collaborazione del Fotoclub Biella. Tanti i fotografi, alcuni di fama internazionale, che hanno deciso di partecipare a questa prima tutta italiana. I loro preziosi e unici scatti esaltano e onorano l’elefante, un essere vivente che da sempre ha avuto un posto speciale nei cuori e nelle menti degli uomini di tutto il mondo. Immagini che evocano la loro capacità di amare, di provare empatia e compassione, la loro abilità a comunicare e a imparare.
    Immagini che mostrano il loro altruismo, il loro forte legame con la famiglia, il rispetto e la fedeltà che hanno l’uno per l’altro. La mostra resterà aperta per circa un mese.

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