Il ministero dell’Ambiente di Taiwan ha fissato un costo di 300 nuovi dollari taiwanesi per ogni tonnellate di carbonio emessa da industrie ad alto impatto ambientale. La tassa è destinata ad aumentare fino a 1.200-1.800 nuovi dollari taiwanesi entro il 2030 ma contempla anche numerosi sconti, sia per le aziende che adottano programmi per ridurre il proprio impatto ambientale, sia – per evitare la delocalizzazione verso Paesi più tolleranti in materia – per quelle che potrebbero trasferirsi altrove.
Le misure varate dal governo sono apparse troppo morbide agli ambientalisti, ma la tassazione tiene conto delle specificità di ciascun settore industriale. L’incentivo alla riduzione delle emissioni di carbonio rappresentato dal prezzo che ciascuna industria è tenuta a pagare per quanto emette è infatti diverso a seconda di quanto difficile sia, in virtù dello specifico ciclo produttivo, ridurre tali emissioni. Il provvedimento del ministero prevede costi crescenti per quelle aziende che nel tempo non si impegnino a ridurre progressivamente le proprie emissioni di carbonio, ma tutto il sistema di prezzi è calibrato sulla difficoltà per ciascun comparto a divenire più green di quanto sia oggi.
La misura è stata introdotta nell’ambito del programma governativo che ha fissato per il 2030 una riduzione del 23-25% delle emissioni di carbonio rispetto al 2005 ed il ministero stima che contribuirà a una riduzione di tali emissioni del 14%. Nell’insieme, la misura cerca di contemperare l’obiettivo governativo di rendere Taiwan un’economia sempre meno impattante sull’ambiente con l’ovvia necessità di non sacrificare tout court le attività produttive del Paese sull’altare della tutela dell’ecosistema.