esplorazione

  • Quale sarà la geografia del futuro?

    Tre mostre e un lungo palinsesto di eventi per raccontare le nuove frontiere della geografia. Al MUDEC di Milano, dal 28 settembre al 14 aprile 2019, andrà di scena il progetto Geografie del Futuro, un racconto sul “sapere geografico” inteso come rilevamento di territori e di culture nei loro rapporti, letti attraverso la lente di diverse discipline di studio. Grazie ai tre percorsi espositivi – Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990); Se a parlare non resta che il fiume e The art of Banksy. A visual protest – i visitatori potranno riflettere sul tema della disciplina geografia, cercando di capire quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro.

    Non è un caso che sia il MUDEC ad ospitare il progetto perché proprio il Museo delle Culture conserva un patrimonio artistico antichissimo, costituito da circa ottomila reperti tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali provenienti da Americhe, Asia, Africa e Oceania, frutto di esplorazioni avvenute nel corso del XIX secolo, un’epoca in cui si moltiplicavano le ricerche effettuate sul campo da parte di scienziati, missionari ma anche viaggiatori occasionali in partenza da Milano e dalla Lombardia. E proprio l’esplorazione, in tutte le sue forme, tradizionali e tecnologiche, è il concetto che accumuna le tre mostre. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso i cosiddetti ‘cultural studies’ definirono nuovi campi di interesse dell’esplorazione offrendo spunti diversi sulla dimensione spazio –temporale e culturale delle esplorazioni. Alla luce dell’evoluzione quindi del concetto di viaggio e dei mutati scenari geopolitici le domande d’obbligo sono: che tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro? Chi saranno i geografi del futuro? A questa evoluzione si prova a dare risposta con le tre mostre.

    Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990)”, dal 28 settembre al 10 febbraio 2019, celebra il Novecento Italiano, indaga le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori professionisti dai primi decenni del ‘900 a oggi. La mostra, divisa in cinque sezioni, attraverso fotografie, filmati e cimeli di famose spedizioni, permetterà al pubblico di partecipare alla trasformazione del concetto di ‘esplorazione’ nell’ultimo secolo, con un particolare focus sulle conquiste maturate in Lombardia.

    “Se a parlare non resta che il fiume”, dal 28 settembre al 6 gennaio 2019, intreccia il lavoro sul campo della fotografa ed educatrice Jane Baldwin con l’impegno di Survival International, che da cinquant’anni lotta per la sopravvivenza dei popoli indigeni in tutto il mondo, e la celebre creatività artistica di Studio Azzurro.  Oggetto dell’esplorazione sono due luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO – la basse valle dell’Omo in Etiopia e il Lago Turkana in Kenya – la cui geografia fisica e umana rischia di cambiare per sempre perché le popolazioni indigene che abitano quei territori sono minacciate da una drammatica crisi umanitaria e ambientale provocata dall’uomo. Volti e voci, soprattutto di donne, racconteranno la vita e la storia che si sviluppa lungo il corso di un fiume che ha fatto la storia dell’Africa.

    Contemporaneamente a queste due esposizioni si svolgerà la mostra “The art of Bansky”, dal 21 novembre al 14 aprile 2019, dedicata allo street artist le cui opere hanno dato alla geografia una connotazione sociale. Il suo lavoro, straordinariamente creativo e irriverente, si focalizza sulle realtà urbane. Fondamentale per lui è la relazione con il paesaggio umano nel quale si esprime, spesso in zone di conflitto, dove anche la politica e le istituzioni faticano ad arrivare. In mostra, con circa 70 lavori tra dipinti, sculture, prints, oggetti, verranno presentati attraverso fotografie e video anche i murales di Banksy nella loro collocazione originaria in luoghi dei cinque continenti.

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