follia

  • Follia e follia

    La politica, i media, come un poi noi tutti, parlano spesso di sanità: attese infinite, carenza di personale, nuove scoperte scientifiche, allungamento delle aspettative di vita, necessità di cure differenziate a seconda del sesso, prevenzione anche attraverso più sani stili di vita. Molte promesse e qualche risultato.

    Intanto cresce, ogni giorno di più, la disperazione delle tante famiglie lasciate senza aiuto e che devono gestire un parente, spesso un figlio, con gravi problemi psichici, famiglie che si confrontano quotidianamente con la violenza e l’impossibilità di trovare soluzioni.

    Leggi inadeguate o mai attuate non danno possibilità di assistenza mentre sappiamo tutti che non basta prescrivere qualche farmaco per guarire o tenere sotto controllo persone che, non per loro colpa, non possono controllarsi.

    Nel 1978 la legge 110, detta anche legge Basaglia, chiuse i manicomi, i terribili ghetti dove molte persone restarono per tutta la vita ma, come purtroppo spesso avviene, non si tenne conto che contestualmente, anzi prima dell’entrata in vigore della legge, avrebbero dovuto essere create strutture, emanate norme che impedissero che questi malati fossero di fatto abbandonati, con le loro famiglie, ad un vero e proprio calvario.

    Oggi si parla, dopo i guasti veri e presunti che il covid ha fatto sulle menti di tanti, specie dei più giovani, di un obolo per lo psicologo, di psicologi nelle scuole, ma non si parla dei gravi danni che l’uso smodato, e scorretto, della Rete, che non ha regole, fa quotidianamente né si affrontano i terribili problemi che le famiglie, spesso composte da genitori anziani, devono affrontare con un malato psichico in casa.

    La malattia non può essere azzerata, guarita, eliminata dalla legge ed una legge quando non è in grado di valutare a monte le conseguenze che comporta la sua applicazione è anch’essa una legge malata ed è malato di incomprensione ed indifferenza tutto quel mondo politico, di ogni colore, che dal 1978 ad oggi non ha saputo trovare, dare, al territorio risposte celeri ed adeguate.

    Nel frattempo abbiamo assistito a vere e proprie tragedie annunciate, delitti che avrebbero potuti essere impediti, perché oltre a non esserci servizi e strutture per aiutare i malati psichici e le loro famiglie non c’è neppure prevenzione. Ad ogni tragedia, ad ogni morte, dolore e stupore, sgomento e poi silenzio.

    Ci sono vari tipi di follia, in alcuni casi l’assistenza e la medicina, il controllo e la comprensione, la libertà e la vigilanza possono fare molto per le famiglie e per il malato psichico, in altri casi, come per quello della follia politica che non fa comprendere i reali bisogni di una parte della popolazione, comincio a temere non vi sia alcuna cura.

  • The Dreamers. Sognatori nel tempo dell’abbandono

    Non c’è un perché e neppure un giorno preciso in cui è nato in lei il desiderio di esplorare quei luoghi nascosti, abbandonati, dimenticati dalla memoria collettiva ma che, guardandoli, sanno fare esplodere tutte le emozioni che un’anima possa provare per poi narrarle con le immagini, i colori, a metà strada tra il delirio onirico e le verità a lungo celate. Con la mostra The Dreamers. Sognatori nel tempo dell’abbandono, negli spazi di Vento&Associati presso la Fabbrica del Vapore a Milano, Donatella Izzo, artista milanese, racconta di spazi vuoti, decadenti, manicomi dove prende vita un passato non lontano da noi in cui uomini, donne, bambini sono stati rinchiusi, annientati perché ritenuti folli, diversi, ingombranti, incompresi ma dei quali forse andava solo capita la voglia di vivere in maniera creativa, non convenzionale, libera da regole o, più semplicemente, attraversata da patologie che la non conoscenza del tempo, il pregiudizio e la superstizione richiedevano l’allontanamento e la vita nel dimenticatoio.

    Donatella Izzo entra nei manicomi deserti, molti dei quali ormai in preda all’incuria e all’abbandono, e ricompone con delicatezza e amore le fattezze più soavi e armoniose delle visioni incantate dei matti. E così ecco scorrere geishe amorose, monaci oranti in estasi, combattenti nipponici in quei luoghi che sono le icone dell’abisso in cui sono state condannate a soffrire alcune vittime sacrificali in un tempo dimenticato dal quale giungono lontane le grida di dolore causate dalle violenze subite in nome di un ritorno ad una ‘normalità’ imposta.

    La mostra, che si inserisce nella programmazione estiva della Fabbrica del Vapore, è un varco aperto nella memoria sepolta delle avventure più feroci e infami della mente, scopre i registri del delirio quotidiano di esseri umani che erano dimenticati ancora prima di essere censiti dalle anagrafi.

    Curata da Matteo Galbiati e inserita nel progetto Spazio al Talento del Comune di Milano con il Sostegno di Fondazione Cariplo, The Dreamers. Sognatori nel tempo dell’abbandono sarà visitabile fino al 31 ottobre 2020 in via Procaccini, 4 – Lotto 11.

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