Food

  • Toghe&Teglie: tortino di alici

    Cari lettori, buona settimana da Francesco Maria Palomba, avvocato della vivace sezione reatina di Toghe & Teglie: questa volta la mia intenzione è quella di ingolosirvi con un sapido piatto che coniuga sapori di terra e di mare, non particolarmente difficile da preparare e di notevole effetto scenico se seguirete le regole di impiattamento.

    Questi i passaggi operativi e le dosi – una volta tanto, almeno in parte, indicate – sono per sei persone.

    Iniziamo dal tortino: procuratevi 1 kg. di alici fresche, pulite e diliscate, ½ litro di salsa di pomodoro leggermente salata (meglio se fatta in casa: quella che si conserva in bottiglia…), circa 250 grammi di pan grattato aromatizzato con un battuto di uno spicchio d’aglio, maggiorana fresca, timo fresco,  pepe macinato e olio.

    Ora oleate una teglia alta circa 5 cm. e disponete a strati alternati le alici, la salsa di pomodoro, il pan grattato aromatizzato ed un giro d’olio fino a comporre 4/5 strati e infornate a 180 gradi per circa quarantacinque minuti, poi terminate con cinque minuti a forno ventilato.

    Nel frattempo che il tortino è in forno, dedicatevi alla crema di broccoli: sbollentate un broccolo, scolatelo e tenete da parte un po’ di acqua di cottura; tagliatelo a pezzi e frullatelo con un minipimer aggiungendo un poco di olio evo, due acciughe dissalate e mezzo spicchio di aglio ed, all’occorrenza, sale ed acqua di cottura per rendere la crema fluida, morbida – come si vede nella foto – ma non liquida.

    Tostate adesso delle fette di pane integrale o di grano duro alte circa 1,5 cm e a breve sarete pronti per impiattare.

    Per l’impiattamento fate una base con la crema di broccolo tiepida, ponetevi sopra la fetta di pane integrale tostato e un pezzo di tortino della stessa misura della fetta, guarnite, infine, sbriciolandovi sopra del peperone crusco…non ne avevamo parlato? E va bene, serve anche quello…ve l’ho detto adesso.

    Buona fine d’agosto a tutti.

  • Toghe&Teglie: pici con guanciale, fave e pecorino

    Ben ritrovati, cari lettori gourmet de Il Patto Sociale! Sono Andrea Schietti. Avvocato milanese del Gruppo Toghe & Teglie, spesso – credo meritatamente – presente in questa rubrica; sto trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza in Toscana e, dopo essermi dilettato a Panarea con gamberi di Mazzara ed altre delizie di mare, sto passando a preparazioni forse più adatte all’autunno che verrà. Appunto, verrà: ma a voi chi lo impedisce di prepararvi un piatto come quello che vi propongo anche adesso, alla fine di agosto? Facile e saporitissimo.

    Procuratevi, quindi, dei pici – un formato di pasta tipico dell’entroterra toscano – sostanzialmente degli spaghettoni fatti a mano – o un formato simile di pasta lunga che trattenga bene il condimento, scalogno, guanciale, fave e pecorino.

    Togliete la cotenna al guanciale e tagliatelo a listarelle o cubetti e mettetelo in padella a sfrigolare nel suo grasso senza aggiunta di olio; affettate sottilmente lo scalogno e buttatelo nella mischia facendo rosolare per qualche minuto a fuoco moderato/basso.

    Prima di ciò avrete tolto le fave dai baccelli, le avrete sbucciate e tuffate in abbondante acqua bollente per cinque minuti. Scolate e tenete da parte l’acqua che userete per cuocere la pasta, regolandola di sale grosso all’impiego successivo.

    Scolate al dente anche perché è necessario un passaggio finale nella padella del condimento, a fuoco acceso e vivace, diluendo con un poco di acqua di cottura al fine di facilitare la contestuale mantecatura con pecorino romano grattugiato, badando a non utilizzarne uno troppo sapido per evitare di coprire gli altri sapori.

    Impiattate senza dimenticare una seconda spolverata leggera di pecorino e di pepe macinato fresco al momento.

    Cosa evitare per evitare di trasformare il tutto in un piatto da mensa sottufficiali dell’Armata Rossa anni ‘50: spaghettini (buoni solo per una minestrina ospedaliera), fave in barattolo di età indefinibile, mix di formaggi ignoti grattugiati già pronto, l’aggiunta di odori non previsti (aglio, rosmarino, alloro ecc.) e, soprattutto, di annegare i pici stappando qualcosa che non sia un eccellente rosso:  non necessariamente un Chianti,  magari anche un Montefalco.

    Alla prossima, un caro saluto a tutti.

  • Toghe&Teglie: involtini agli agrumi

    Buon Ferragosto, cari lettori de Il Patto Sociale! Sono Manuel Sarno, fondatore del Gruppo Toghe & Teglie e questa settimana dovrete sopportarmi anche in questa rubrica oltre che “In attesa di Giustizia”. Un periodo di meritato riposo in Sicilia mi ha suggerito una preparazione che, essendo riuscita piuttosto bene, mi sento di segnalarvi: altro non è che una variante degli involtini alla palermitana dei quali, peraltro, ne esistono una quantità a partire dalla carne scelta per realizzarli. In origine è quella di vitello – che personalmente preferisco ed ho utilizzato anche questa volta – ma si può impiegare tranquillamente di pollo o suino.

    Premetto che i quantitativi sono “a muzzo” o “a sentimento”, secondo tradizione.

    Procedete acquistando delle fettine di carne che avrete cura di far tagliare molto sottili ed in modo da avere una lunghezza che consenta l’arrotolamento ed una larghezza di circa tre/quattro dita: dipende dalle dita di chi.

    Mettetevi, poi, ai fornelli fate intiepidire appena una padella prima di versarvi un cucchiaio di olio evo (non bisogna esagerare altrimenti si realizza un fritto e non un soffritto) facendolo leggermente scaldare  anch’esso per poi aggiungere della cipolla finemente tritata, uno spicchio d’aglio – che in seguito toglierete – e della mollica di pane sbriciolata (a scelta, vanno bene anche dei taralli ridotti quasi in polvere) aggiustando di sale e pepe.

    Fate andare a fuoco moderato finchè la mollica non risulterà abbrustolita e croccante e togliete dal fuoco versando il tutto a raffreddare in una ciotola inserendo poi del prezzemolo tritato, caciocavallo o formaggio simile, non troppo stagionato, sminuzzato e parmigiano max. 24 mesi.

    Prima di impastare quello che sarà il ripieno, grattugiatevi sopra della scorza di limone non trattato o di arancia, badando a non esagerare evitando che vada a coprire gli altri profumi e sapori.

    Impastate il tutto, stendete le fettine di carne sul piano di lavoro, posizionatevi sopra il ripieno, arrotolate e chiudete i bordi laterali, dopodichè passate ciascun involtino, senza intriderlo, in olio evo e poi nel pangrattato.

    Ora “infilzate” gli involtini a due a due, tre a tre…dipende dalle dimensioni (ma non devono essere troppo grandi: poco più che dei bocconcini) con degli spiedini di legno e adagiateli su carta forno in una teglia senza aggiunta di altri condimenti.

    In forno preriscaldato a 200° per un minimo di un quarto d’ora/venti minuti – regolatevi con il formarsi della crosticina – girandoli almeno una volta e nel frattempo dedicatevi a preparare una fresca insalata di contorno.

    Per dissetarvi suggerisco una eccellente “Birra dello Stretto” ghiacciata: non è facile da trovarsi al di là di Scilla e Cariddi ma val la pena ordinarne una cassa, ve la spediranno senza problemi.

    Buon proseguimento e buon appetito a tutti!

  • Toghe&Teglie: pollo marinato al miele

    Buona settimana e buone vacanze a tutti, buon rientro a chi le ha già fatte: sono Anna Paola Klinger, veneziana del Gruppo Toghe & Teglie e manco da qualche tempo in questa rubrica: devo il mio ritorno ad un piatto che può non sembrare estivo ma, prima di illustrarvelo, rispondete ad una domanda: voi in questa stagione vi cibate solo di insalata di riso, vitello tonnato, gigantesche coppe di frutti di bosco? La parmigiana di melenzane la freezate per scongelarla sotto Natale insieme al risotto con i frutti di mare?

    Fatta chiarezza con onestà intellettuale e buona pace degli esiti della prova costume, mettetevi alla prova con questo delizioso polletto: me lo dico da sola ma lo sperimenterete di persona, è proprio buono!

    Dunque, procuratevi, ovviamente, un pollo. Ho detto un pollo, non il cadavere di una creatura allevata con oscure miscele chimiche, trucidata, avvolta nel cellophane come in un sacco mortuario ed ostesa sugli scaffali di un supermercato con qualche marchio la cui pubblicità di una singola confezione costa di più della buon’anima.

    La creatura deve essere – o meglio, doveva essere in vita – ruspante e la carne, saporita e consistente, deve faticare a staccarsi dall’osso: quindi recatevi in una macelleria o polleria di buon livello e procedete con l’acquisto; già che ci siete potreste evitarvi la fatica facendovi tagliare il pollo a pezzi…

    …pezzi che, giunti a casa, metterete a marinare almeno una mezz’ora in una ciotola con due spicchi d’aglio, due o tre cucchiai di miele (io uso quello di acacia), abbondante curcuma e mezzo bicchiere di vino bianco (vige sempre il divieto assoluto di avvelenare le pietanze con Tavernello e simili).

    Il tutto va mescolato con le mani prima di lasciarlo ad insaporire.

    Per la cottura è perfetto un wok, come suggeriva Saverio La Grua la settimana scorsa è un utensile molto versatile, nel quale verserete un poco di olio evo ed un porro affettato sottile; inserite poi il pollo e fate rosolare la pelle, ricoprite con il sughetto della marinatura e procedete a fuoco moderato e con il wok coperto, per mezz’ora e inserendo, senza esagerare, della salsa di soia rabboccandola man mano che si consuma.

    Dopo la prima mezz’ora fate andare per altrettanto tempo con il wok scoperto ed a cottura ultimata impiattate cospargendo con scaglie di zenzero appena grattugiate.

    Non male eh? Avete messo un buon bianco a ghiacciare? Si accompagna perfettamente…

    A presto!

  • Tughe&Teglie: spaghetti di riso all’orientale

    Buona settimana a chi rientra e buone vacanze a chi parte da Saverio La Grua, sezione siciliana del Gruppo Toghe & Teglie: i miei amici e colleghi hanno molto appezzato questa preparazione che vi suggerisco e ho realizzato con il supporto di mio figlio Maurizio che è versato nella cucina orientale.

    E’ molto semplice, in realtà la ricetta sta nell’elenco degli ingredienti, le dosi sono a piacere, o meglio q.b. o “a sentimento” che dir si voglia.

    Per l’occasione abbiamo utilizzato: quattro carote medie, due zucchine verdi, sei fiori di zucca (semplicemente lavati), 500 grammi di cavolo cappuccio, 450 grammi di petto di pollo a fettine sottili, tre uova (strapazzate dopo averle addizionate a 50 grammi di brodo vegetale, un cucchiaio di salsa di soia, un cucchiaino di zucchero), un peperoncino verde intero, prezzemolo tritato “a spiovere”, tre spicchi di aglio, una cipolla, 1/2 bicchiere di aceto di riso (o di mele o bianco).

    Iniziate saltando le verdure velocemente nel wok – l’uso di questo tegame tipico della cucina cinese è raccomandatissimo e va molto bene anche per altre ricette, non necessariamente orientaleggianti – con uno spicchio di aglio tritato e la cipolla sminuzzata, bagnando il tutto con un poco di soia, aceto, ed aggiungendo un cucchiaino di zucchero. Fatto questo, mettete da parte.

    Il cavolo dovrà essere tagliato grossolanamente e cotto nel medesimo utensile alcuni minuti insieme ai fiori di zucca interi usando poco olio ed aglio, sino ad ammorbidirsi. Aggiungete del peperoncino durante il processo e poi mettete da parte anche questi ingredienti.

    Il pollo, invece dovrà essere leggermente salato e pepato, passato nella farina 00, e cotto anch’esso nel wok con olio di semi di sesamo (o girasole o arachidi) e messo da parte a sua volta.

    Sempre nello stesso wok, per ultime e mentre “vanno” gli spaghetti di riso, strapazzate le uova lasciandole morbide e poi… da parte anche loro.

    Gli spaghetti di riso fateli cuocere in acqua bollente poco salata senza farli “ammosciare”, scolateli e saltateli subito nel wok unendo tutti gli altri ingredienti, in finale della salsa di soia, aggiustate di sale e spolverate di pepe nero e prezzemolo.

    Si tratta, chiaramente di un piatto unico, appetitoso, completo e – in fondo – leggero che si presenta molto bene al servizio, come mostrato in foto, per poi essere sporzionato a tavola dai commensali. Non avanzerà nulla, garantito.

    Un caro saluto a tutti.

  • Toghe&Teglie: dinner cocktail con lo spritz caprese

    Affezionati (spero…) lettori, buona settimana a tutti voi da Massimiliano D’Alessandro: ebbene sì, ancora io, l’avvocuoco tarantino del Gruppo Toghe & Teglie di ritorno con una proposta che, mi sembra, sia nuova per questa rubrica.

    L’idea mi è venuta dopo aver letto sul numero scorso la ricetta del tramezzino con insalata di gamberi di Giuseppe Barreca e dopo aver anche letto da qualche altra parte che è ideale da servire in occasione di un dinner cocktail: a questo punto io, che sono un ragazzo semplice, pescatore e cinofilo, mi sono chiesto cosa fosse scoprendo che è un aperitivo dove i partecipanti si abboffano come alla cena di Capodanno.

    E così ho pensato: “mo’ ve lo servo io il dinner cocktail” con la ricetta – semplice ma non è detto che sia velocissima – del beveraggio e qualche ispirazione per la parte “solida”.

    Parliamo dello spritz caprese, mai sentito? Eppure è una variante molto godibile, fresca, di quello classico.

    Procuratevi del limoncello di buona qualità, non pretendo che sia preparato in casa ma sarebbe meglio, in fondo per un litro circa bastano cinque limoni grandi, non trattati (preferibilmente della Costiera Amalfitana), alcool puro a 95°, 600 grammi di zucchero e 750 ml. di acqua.

    Ora pulite bene i limoni, asciugateli e spellateli con un pelapatate badando ad evitare la parte bianca inferiore, poi munitevi di un recipiente di vetro a chiusura ermetica e versatevi l’alcool e le scorze di limone, richiudete e lasciate macerare per un mesetto. Sì, un mesetto, trascorso il quale versate in un tegame l’acqua e lo zucchero. Raggiunto il bollore spegnete il fuoco, versate lo sciroppo così realizzato in una brocca e fatelo raffreddare per poi aggiungerlo nel contenitore in cui sono ancora in attesa, da settimane, le scorze di limone; a questo punto agitate bene e mettete a riposare al buio e lontano da fonti di calore per altri 30/40 giorni trascorsi i quali agitate di nuovo il barattolo e filtrate il liquore ottenuto con un colino raccogliendolo in una bottiglia che poi metterete in frigo o meglio ancora in freezer. Insomma, bastano un paio di mesi per avere la base giusta per il vostro spritz caprese. Il vostro dinner cockatil mettetelo in agenda per ottobre…

    Adesso viene la parte facile, soprattutto se il limoncello lo avete comperato già pronto e lo avete fatto ben ghiacciare: versatelo in una caraffa e diluite con acqua tonica o seltz; in mancanza è accettabile della Lemonsoda, e l’immancabile prosecco in quantità da misurare “a sentimento”, aggiungendolo gradualmente e verificando che il prodotto finale non sia troppo alcoolico. Potete guarnire, al servizio, con altre fette di limone.

    E la parte dinner del cocktail? Beh, stiamo parlando di una versione borbonica dello spritz e potrebbe essere un’insalata di riso con emulsione di prezzemolo, prosciutto crudo a dadini e cubetti di melone, un pesto di limoni (magari ne riparliamo un’altra volta per non complicarvi la vita) da spalmare sui crostini, un babaganousch di melanzane per dare un tocco di internazionalità, delle fise con crema di avocado e gianchetti… ah, sono vietati? Però si trovano, alla peggio vi difendo io. Insomma, sbizzarritevi: tanto, se avete distillato il limoncello in casa, di tempo ne avete avuto per pensare a cosa accompagnarlo.

    Alla prossima!

  • Toghe&Teglie: tramezzino con insalata di gamberi

    Buongiorno, buongiorno, amici lettori: sono Giuseppe Barreca, avvocato calabro-mantovano del Gruppo Toghe & Teglie. I miei amici, oltre a riconoscermi una seniority nelle preparazioni a base di baccalà, apprezzano molto le mie proposte di sandwich che possono essere uno spuntino spezza fame, la soddisfazione di una golosità ma anche un pasto leggero se non il componente di un aperitivo arricchito.

    Fatene ciò che volete con quello che vi presento questa settimana ma, soprattutto, fatelo! Facile, goloso, fresco ed adatto alla stagione estiva.

    Questa volta l’indicazione approssimativa delle dosi non sarà davvero un limite: procuratevi per prima cosa dei panini morbidi, possibilmente lunghi e larghi come quello che vedete in fotografa ma – in fin dei conti – saranno il contenuto e la “capienza” (oltre alla qualità del pane) a fare la differenza e non la forma.

    Serviranno inoltre dei cuori di insalata iceberg, basilico fresco, aglio in polvere, olio evo e code di gamberi in numero adeguato alle imbottiture ed al numero dei tramezzini, Heinz Yellow Mustard.

    Ora fate semplicemente bollire i gamberi, limitando la cottura a pochi minuti per mantenerne inalterata la consistenza ed una volta scolati raffreddateli subito con acqua fredda.

    Quindi tagliate il panino nella parte superiore, al centro, e togliete un po’ di mollica per far posto agli altri ingredienti.

    Condite l’insalata in una ciotola con olio, sale, basilico e poco aglio in polvere ed altrettanto fate con i gamberi da insaporire a loro volta inserendoli nella ciotola già usata per l’insalata ed aggiungendo – con la dovuta misura – olio, pepe e poco sale. Mescolate e fateli riposare brevemente nel condimento.

    A questo punto, posizionate uno strato di abbondante insalata nel panino ed al di sopra, con altrettanta generosità, le code di gamberi.

    Guarnizione finale con la Mustard, scelta assolutamente preferibile, in mancanza della quale potrebbe essere accettabile anche della mayo di qualità.

    La bevanda che si abbina perfettamente è un gin tonic leggero.

    Enjoy it

  • King of the Big Stomach: Chinese eatery in trouble over dumpling-eating race

    China is investigating a restaurant over a dumpling-eating contest that allegedly flouts anti-food waste laws.

    Those who finish 108 spicy dumplings at the fastest time win a free meal and the title “King of the Big Stomach”.

    But the viral challenge has “misled” people into ordering excessively, resulting in wastage, authorities say.

    China enacted laws in 2021 to tackle what leader Xi Jinping described as a “shocking and distressing” squandering of food.

    Two years on however, people are still adjusting to the regulations. After all, China is a country where hosts offering more food than their guests can stomach is regarded as a form of hospitality.

    At least 34 million tonnes of food are wasted in Chinese restaurants every year, according to a 2020 survey conducted by China’s national legislature.

    The eatery in Sichuan province is one of several under investigation for violating the laws.

    A hotel in Fujian province is also being investigated over a contest last March that challenged participants to finish a 3kg burger in 30 minutes.

    Eateries that “induce or mislead customers to order excessively to cause obvious waste” can be fined. Businesses can also collect a waste disposal fee from customers who leave large amounts of leftovers on their plates.

    China also banned the livestreaming of binge eating and competitive eating. Many online accounts that feature such eaters have been shut down.

    Some Chinese internet users have criticised the authorities’ recent investigations on restaurants as an overreach.

    “Why is this an issue policed by the government? Must it be?” a user wrote on China’s micro-blogging platform Weibo.

    “It would be better for the authorities to pay greater attention to food safety issues,” another wrote on video-sharing app Douyin.

    Several local authorities and individual eateries have also laid down their own policies to support the crusade against wasted food.

    For example, the Wuhan Catering Industry Association urges restaurants in the city to follow a system where groups must order one dish less than the number of diners.

    Some restaurants even weigh customers before their meals to determine how much food they should be given.

  • Toghe&Teglie: frisa ai tre sapori

    Buona settimana, cari lettori! Sono Massimiliano D’Alessandro, avvochef tarantino del Gruppo Toghe & Teglie: spero che abbiate di me un buon ricordo, ospitato di recente in questa rubrica, perché sono nuovamente a proporvi qualcosa di appetitoso per saziarvi e soddisfarvi in una estate che si va arroventando e cioè a dire un piatto freddo con ingredienti assai naturali.

    La frisa, innanzitutto, senza la quale nemmeno si può cominciare…cos’è? Ma dai, è quel tipico pane biscottato, chiamato anche frisella a base di grano duro e cotto al forno, si trova facilmente sia dal fornaio che nei supermercati; ecco procuratevene tante quante sono le porzioni e l’appetito (ce ne sono di dimensioni diverse) e bagnatela appena appena in acqua, asciugandola poi con un panno, quel tanto che basta per ammorbidirla senza renderla moscia ma evitando la gioia del vostro dentista, e ponetela al centro del piatto.

    Ora ricopritela con uno strato di guacamole, sapete quella salsina a base di avocado che potrete preparare da voi, è decisamente migliore e dà più soddisfazione di quella comperata già pronta: basta avere degli avocado ben maturi, delle cipolle bianche, succo di lime, coriandolo e sale q.b. Si comincia tritando finemente la cipolla ed il coriandolo, aprite poi l’avocado in due prelevandone la polpa e mettete il tutto in una ciotola o nel frullatore, aggiungete il lime ed il sale (anche un ombra di peperoncino o tabasco, se piace più piccante) e mescolate o frullate fino ad ottenere una crema. Punto, il guacamole è pronto e potrete stenderlo sulla vostra frisella. Volete aggiungere qualche pomodorino tagliato a pezzettini, fate pure: io non li ho messi ma ci possono stare. E così siete pronti per un salutare apporto di potassio, zinco, magnesio vitamina B5 e B6.

    Ora del tonno sott’olio sgocciolato ma non troppo: vi dirò una cosa, quello che vedete in foto l’ho fatto con le mie mani ma – per questa volta – vi risparmio l’onere della realizzazione casalinga che, magari, vi spiegherò in un’altra occasione; in commercio se ne trova di eccellente e deve privilegiarsi proprio la qualità. Tra i migliori suggerisco quello di Carloforte a tranci grossi con l’avvertenza che una confezione costa come una cena al ristorante.

    Sminuzzate il tonno e distribuitelo sopra la frisa già spalmata con la crema di avocado e ora, il tocco finale: mezzo uovo sodo su ognuna, da salare leggermente e tritandovi sopra un po’ di pepe profumato.

    Mi raccomando! Le uova sode non devono essere buone per una partita a bocce, ma avere l’interno morbido ed ancora leggermente cremoso, risultato che si ottiene mettendole a bollore per otto minuti secchi, non un secondo di più e facendole raffreddare un filo senza usare acqua fredda che comprometterebbe il risultato.

    Pronti, via!

    Noi ci rivediamo presto, almeno spero.

  • Toghe&Teglie: lasagnette al pesto ricco

    Guardate un po’ chi si rivede, cari lettori: Enrico Ghezzi, detto il “Bolscevico”, del Gruppo Toghe & Teglie nel quale mi viene riconosciuta una certa seniority nella realizzazione di lasagne e lasagnette. Un po’ come quelle che descrivo questa settimana…è caldo, dite voi e a luglio non si mangiano lasagne? E chi l’ha detto, un santone della Weight Watchers? E se anche così fosse, sfatiamo il mito: saranno anche un piatto caldo e dall’aspetto invernale ma perché, in agosto, non mangiate il fritto di pesce che si fa con l’olio bollente?

    Quello che vi propongo, inoltre, è un piatto molto semplice e veloce per il quale non pretendo la tiratura della sfoglia di pasta in casa che nemmeno io faccio se non ho il tempo da dedicarvi…quindi va benissimo quella che trovate al supermercato o dal fornaio.

    Stesso discorso vale per la besciamella che – però – è più facile da fare: gli ingredienti ci sono sempre e non servono macchinari di alcun tipo; in più bastano solo un padellino, un mestolo e olio di gomito… ma andiamo avanti con quella già pronta e non se ne parli più.

    Iniziate facendo appena sbollentare in acqua salata dei fagiolini: questione di istanti, oserei dire, per impedire che si ammoscino, devono restare quasi croccanti e tanto finiscono di cuocere in forno.

    A parte, in una ciotola capiente, miscelate il pesto con la besciamella…già c’è anche il pesto che non è poi così difficile da fare nemmeno lui (senza la pretesa di usare un mortaio di marmo) se si ha un frullatore. Pazienza, avanti con il pesto già pronto: che sia, però, di qualità perché è l’ingrediente principale. Aborrite quelli già pronti pubblicizzati da qualche panzone le cui dimensioni denotano che non si alimenta in modo sano e procuratevi del buon pesto in una gastronomia.

    Riprendiamo dal mix besciamella/pesto ed in seguito proseguite con l’assemblaggio delle lasagne cospargendo ogni strato di pasta con pesto/besciamella, parmigiano non tropo stagionato, fagiolini, prosciutto cotto a listarelle ed un altro formaggio a scelta tra mozzarella (non di bufala che fa acqua), provola, Emmenthal o anche sottilette a base di parmigiano: avete capito perché si chiamano lasagnette al pesto ricco?

    L’ ultimo strato sarà ancora pesto e besciamella senza dimenticare una spolverata finale di parmigiano. Siate generosi con questo parmigiano che deve fare la crosticina in forno: non è perché il piatto è a base di pesto ligure dovete farvi venire il braccino con gli ingredienti!

    Forno preriscaldato a 200° e cottura a occhio finchè non vedete filare bene i formaggi e lo strato superiore si è dorato bene.

    Buona estate a tutti!

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