Il consorzio italiano Aeneas chiede di fare chiarezza riguardo al mega-progetto per la ricostruzione dell’Aeroporto internazionale di Tripoli, attualmente bloccato “senza preavviso e senza motivo apparente” da parte del Governo di unità nazionale (Gun). Elio Franci, presidente dell’alleanza italiana di imprese che nel 2017 si è aggiudicata il contratto per il ripristino dello scalo aereo tripolino, distrutto da ben due conflitti (2014 e 2019-20), racconta le proprie preoccupazioni in un’intervista a “Agenzia Nova”. Franci denuncia il blocco irregolare di parte dei pagamenti, trattenute non contrattualizzate e la mancata erogazione dei finanziamenti previsti. “Attualmente siamo in una fase di stallo, con la possibilità di subentro da parte di un subappaltatore locale”, ha denunciato Franci, evidenziando le difficoltà che il consorzio sta affrontando nella realizzazione di un progetto considerato “strategico” sia per l’Italia che per la Libia.
Il contratto, del valore di decine di milioni di euro, per la realizzazione di due terminal – uno nazionale e uno internazionale – era stato firmato ormai sette anni fa dall’allora Governo di accordo nazionale (Gna), guidato da Fayez al Sarraj. I terminal, secondo il progetto, coprono complessivamente circa 30mila metri quadrati e possono gestire circa sei milioni di passeggeri all’anno. Tuttavia, i lavori assegnati al consorzio italiano Aeneas sono stati sospesi più volte a causa del conflitto armato che, dall’aprile 2019 al giugno 2020, ha interessato direttamente lo scalo aereo, oltre che a causa della pandemia di Covid-19 e alle recenti problematiche relative ai subappaltatori. Franci ha sottolineato che sia Paolo Gentiloni che Mario Draghi erano intervenuti attivamente per tutelare gli interessi italiani: “Anche l’attuale governo ha preso iniziative in tal senso, intervenendo meno di sei mesi fa. Ci auguriamo che questa linea di sostegno continui”.
Il fascicolo sarà probabilmente rivisto durante il Business forum economico libico-italiano, in programma per il 29 ottobre. Fonti libiche segnalano la possibile partecipazione della presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, sebbene la sua presenza non sia ancora stata confermata. Se dovesse partecipare, sarebbe la quarta visita di Meloni in Libia in un anno e mezzo. “Mi aspetto chiarezza”, afferma il presidente del consorzio. “Saremmo lieti di ricevere un ulteriore intervento del governo. Voglio sottolineare che l’ambasciata d’Italia a Tripoli continua a fornirci supporto, un sostegno che non è mai venuto meno”. Franci spiega che il consorzio ha già completato oltre il 50 per cento dei lavori. “Abbiamo quasi completato la sopraelevazione della struttura; ora dobbiamo terminare la parte interna del terminal, che occupa una superficie di 30 mila metri quadrati”, spiega.
La manodopera è prevalentemente locale, con circa 300-350 operai attivi sul sito, a cui si aggiungono circa sette persone assunte direttamente dal consorzio. Nella seconda fase, si prevede che il personale italiano o europeo arrivi a circa 30 unità extra libiche. “Stiamo realizzando una serie di corsi di formazione per preparare il personale locale. Li accompagneremo nei prossimi due anni per garantire un avvio efficiente del sistema, seguendo un approccio che applichiamo regolarmente in altre divisioni”, aggiunge Franci. Per quanto riguarda le tempistiche, Franci chiarisce che i ritardi non possono essere imputati alla parte italiana: “Avevamo stimato un periodo di realizzazione compreso tra i 15 e i 18 mesi, ma il problema principale è sempre stato di natura finanziaria. Il contratto non ha mai avuto una copertura finanziaria completa. Tuttavia, abbiamo comunque proseguito con i lavori per non interrompere il progetto. Abbiamo mantenuto una presenza attiva anche nei momenti di incertezza tra le diverse amministrazioni governative”.
Vale la pena sottolineare che l’interscambio commerciale tra Italia e Libia supera i 9 miliardi di euro all’anno, con l’Italia che si posiziona come principale importatore, terzo esportatore verso la Libia e primo partner per interscambio in generale. Grazie alle sue ricchezze petrolifere, il Paese nordafricano rappresenta un mercato promettente per le imprese italiane, già attive in progetti infrastrutturali ed energetici. Un esempio significativo è l’accordo da 8 miliardi di dollari tra la National Oil Corporation (Noc) libica ed Eni relativo alle strutture offshore A&E, un progetto strategico volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico, oltre a garantire l’esportazione di volumi in Europa. Il settore rappresenta il fulcro della cooperazione tra Libia e Italia, ma la collaborazione si estende a una vasta gamma di ambiti strategici per il futuro di entrambi, a partire delle infrastrutture.
Il ripristino del volo diretto tra Roma e Tripoli, avviato il 30 settembre 2023 e formalmente regolato a dicembre 2023, ha peraltro fornito un’importante iniezione di fiducia. L’Italia, unica nazione dell’Europa continentale a operare voli diretti verso la Libia, dal momento che Malta è un’isola, ha manifestato l’intenzione di sostenere il Paese nordafricano nel rafforzare la sua proiezione internazionale, facilitando l’avvio di ulteriori collegamenti. Tuttavia, i partner italiani, europei e internazionali potrebbero percepire negativamente l’impossibilità del consorzio italiano Aeneas di concludere lavori previsti dal contratto a causa di problemi finanziari. Al contrario, il completamento del nuovo aeroporto, progettato per essere molto più grande di Mitiga, l’unico scalo aereo a servire attualmente la capitale della Libia, permetterebbe di aumentare significativamente il numero di voli verso altre destinazioni. In questo modo, la Libia potrebbe non solo consolidare i legami con l’Italia, ma anche ampliare la sua rete di collegamenti aerei con il resto del mondo.