La Francia prevede di ritirare i suoi militari dal Senegal e da altri Paesi dell’Africa occidentale e centrale entro l’estate del 2025. È quanto riferiscono fonti militari francesi citate dall’agenzia di stampa senegalese “Aps”, secondo cui sarebbero in corso delle trattative per organizzare il ritiro. “Entro l’estate del 2025 non ci saranno più basi militari francesi permanenti in Senegal”, ha affermato la fonte, aggiungendo che Parigi favorirà la cooperazione con le autorità senegalesi in base alle loro esigenze. “La presenza militare francese è oggi percepita come un affronto alla sovranità. Ne siamo consapevoli”, ha aggiunto. La decisione, se confermata, rientra in un cambiamento strategico volto a rispondere alle aspirazioni di sovranità di recente espresse da diversi Paesi africani. Già lo scorso 31 dicembre il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye aveva già annunciato la fine di ogni presenza militare straniera sul territorio senegalese a partire dal 2025, propugnando una nuova dottrina di cooperazione militare.
In base all’attuale accordo di cooperazione militare tra Francia e Senegal, siglato nel 2012, le forze francesi hanno libero accesso a diverse infrastrutture strategiche, come il sito di Camp Ouakam e la base navale senegalese, nonché esenzioni fiscali per le attrezzature e i servizi necessari alle loro operazioni, oltre a beneficiare della libertà di movimento e dell’organizzazione di esercitazioni militari. In cambio, il Senegal beneficia di un sostegno rafforzato, in particolare attraverso l’accesso prioritario del suo personale militare alle scuole francesi, l’assistenza tecnica e il trasferimento di equipaggiamento militare. Sono agevolati anche gli scali marittimi e aerei senegalesi in Francia. In base a quanto prevede l’accordo, il contratto può essere risolto mediante comunicazione scritta con preavviso di sei mesi, con conseguente restituzione delle strutture senza indennizzo, salvo specifico accordo. L’eventuale ritiro delle forze francesi dal Senegal rientra in una più ampia riorganizzazione della presenza militare di Parigi nell’area del Sahel, iniziata nell’estate del 2023 con le partenze da Mali, Burkina Faso, Niger e, più recentemente, dal Ciad.
Le autorità di N’Djamena hanno denunciato l’accordo di cooperazione militare con la Francia lo scorso 28 novembre e all’inizio di dicembre Parigi ha iniziato a rimpatriare la sua flotta aerea e a lasciare gradualmente le sue basi, in particolare quelle di Faya-Largeau e Abeché. La base Adji Kossey di N’Djamena, la più grande, sarà invece restituita entro il 31 gennaio 2025, termine ultimo fissato dal governo ciadiano. Il graduale ritiro militare francese avviene in un clima di forte tensione, reso incandescente dopo che il presidente Emmanuel Macron, nel suo discorso recente agli ambasciatori, ha accusato i Paesi africani di “irriconoscenza” nei confronti di Parigi. In risposta alle dichiarazioni di Macron, il primo ministro senegalese Ousmane Sonko ha contestato in particolare l’affermazione del capo dell’Eliseo secondo cui la partenza delle forze francesi è il risultato di precedenti negoziati con le autorità di Dakar, sostenendo al contrario che “la decisione del Senegal deriva dalla sua volontà, in quanto Paese libero e sovrano”. Anche il governo ciadiano ha esortato la Francia e i suoi partner a rispettare le aspirazioni all’autonomia dei popoli africani. “Invece di attaccare l’Africa, il presidente Macron dovrebbe concentrare i suoi sforzi sulla risoluzione dei problemi che preoccupano il popolo francese”, ha affermato un comunicato del governo di N’Djamena, definendo non più negoziabile il termine del 31 gennaio per il completo ritiro dei militari francesi.