monopattini

  • In arrivo lezioni a scuola per l’uso dei monopattini

    Sulle strade delle grandi città è ormai boom di monopattini elettrici. Una scelta ecologica favorita da politiche di mobilità sempre più green, ma anche da un cambiamento delle abitudini negli spostamenti dettate dal Covid. Ma questa nuova tendenza deve fare i conti con un crescente problema di sicurezza: aumentano infatti gli incidenti e si anima anche il dibattito intorno alla necessità di regolamentare l’utilizzo di questi mezzi. Ad evidenziare l’urgenza di misure che aiutino a far crescere la cultura della sicurezza, è l’iniziativa cui sta lavorando il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Enrico Giovannini, che sta preparando una campagna di formazione per le scuole “sull’utilizzo in sicurezza del monopattino “: “E’ un tema che sta crescendo anche negli altri paesi dell’Ue. Dobbiamo garantire la sicurezza delle persone”, ha spiegato il ministro intervistato a Tech Talk di Repubblica.

    Un’iniziativa analoga è stata lanciata un mese e mezzo fa da Cnel, Ministero dell’Istruzione e Polizia di Stato, che sempre per educare i giovani all’uso in sicurezza del monopattino elettrico hanno realizzato un video educational rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, principali utilizzatori di questo nuovo mezzo di trasporto.

    Solo nei primi 4 mesi del 2021, secondo i dati dell’Osservatorio Asaps (Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale) sui monopattini si sono registrati due morti, 18 feriti con prognosi riservata, 46 incidenti gravi con il coinvolgimento di 35 maschi e 9 femmine. Un problema, questo dei monopattini, che non è solo italiano, ma che riguarda altri Paesi europei: è di qualche giorno fa la tragica morte, a Parigi, di una trentenne italiana investita mentre passeggiava da due ragazze in monopattino; un dramma che si è consumato nel pieno delle polemiche sulla pericolosità dei monopattini elettrici, ai quali è stata data completa libertà di circolazione a Parigi, senza che sia possibile far rispettare alcuna regola.

    La necessità di una maggior regolamentazione è sentita anche da noi. Alla Camera è in corso l’esame di una proposta di legge sulla circolazione dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica. Intanto alcuni comuni si stanno muovendo in modo autonomo, come ha fatto recentemente Genova, che con un’ordinanza comunale ha fissato il limite di velocità a 20 km/h sull’intera rete viaria cittadina (ridotto a 6 km/h nelle zone a traffico limitato) e introdotto l’obbligo di casco anche per i maggiorenni.

  • La “transizione ideologica” verso la sharing economy

    Uno dei pilastri della ideologia ambientalista viene rappresentato sicuramente dalla sharing Economy opposta all’economia tradizionale perché quest’ultima si basa sull’acquisto del bene, quindi espressione del “becero ed anacronistico” consumismo a “forte impatto ambientale”.

    La condivisione, invece, tra più soggetti del medesimo bene, specialmente se nell’ambito della movimentazione urbana, diventa un vero e proprio Must per questa nuova ideologia sharing tanto da riconoscerle i connotati di economy. Se poi, a questa ora sharing economy si aggiunge anche l’alimentazione elettrica dei monopattini il quadro idilliaco ed astrale proposto dalle diverse forme di ideologia ambientalista prende forma.

    Lo stesso governo dimissionario Conte ha sostenuto fiscalmente (ovviamente a debito) l’acquisto di monopattini elettrici individuati come la via maestra per abbattere le emissioni di CO2 all’interno del perimetro urbano. Una scelta basata su paradigmi e luoghi comuni privi di ogni riscontro verificabile ma al tempo stesso espressione di una ideologia politica la cui sintesi trasforma questa nuova attenzione verso l’ambiente in una vera e propria ideologia svincolata spesso dal semplice riscontro relativo ai dati reali.

    Risultano, viceversa, fondamentali nella valutazione dell’impatto ambientale proprio la attendibilità delle fonti di quei dati come base giustificativa di un’ideologia, per non diventare invece l’anello debole di questo rinnovato integralismo ambientalista.

    Arcadis (*) è una società multinazionale di ingegneria quotata al NASDAQ e che si occupa anche di consulenza ambientale tanto da detenere la leadership mondiale. Attraverso una propria ricerca relativa all’impatto ambientale appunto dei monopattini elettrici in sharing ha potuto stabilire come l’emissione di CO2 per km dei monopattini sia pari a 105,5 grammi per km. Solo per fornire un confronto una Mercedes 350 de (elettrodiesel) ne emette 29gr/Co2 mentre una Golf 2000 turbo diesel 102gr/Co2. Una Toyota Yaris full hybrid 64gr/Co2 mentre una FcA Panda mild hybrid 89gr/Co2 (**). Una motocicletta al di sotto di 750 cc emette invece 204gr/Co2 i quali diventano 231gr/Co2 per le cilindrate superiori.

    Nella valutazione delle emissioni di Co2 viene tenuto in considerazione il processo produttivo, che per quanto riguarda i monopattini elettrici avviene nell’estremo Oriente, il quale non garantisce il rispetto di nessun parametro ambientale unito ovviamente alla valutazione della quota inquinante per permettere ai monopattini di arrivare sui mercati in relazione al ciclo di vita medio degli stessi monopattini che risulta essere di 18 mesi.

    Questa valutazione complessiva ed articolata ridicolizza le posizioni degli ultimi anni sostenute dalle diverse frange ambientaliste quanto dai sindaci delle diverse città italiane, espressione delle più diverse forze politiche.

    Contemporaneamente ripropone ancora una volta come all’interno di una rinnovata o corretta attenzione all’impatto ambientale la riduzione della filiera produttiva, da anni proposta da chi scrive come vera opzione strategico produttiva, rappresenta una scelta non solo vantaggiosa sotto il profilo economico ma valida sotto il profilo della compatibilità e della sostenibilità ambientale.

    Risulta evidente da questi dati come buona parte dell’ideologia ambientalista rappresenti il veicolo politico per contestare un sistema economico assolutamente perfettibile ma espressione imperfetta di una visione liberale e democratica opposta ad un integralismo socialista tipico degli ambienti ambientalisti.

    La complessiva digitalizzazione dell’economia e della conoscenza dovrebbe rappresentare un’occasione per tutti per abbandonare strategie basate sulla semplice ideologia politica e passare senza timore ad ideologie politiche ed ambientaliste basate sulla conoscenza, ora disponibile liberamente. Invece si continua con i soliti luoghi comuni legati a schieramenti politici più che alla valutazione oggettiva delle varie opzioni anche in ambito di sostenibilità nella complessa ed articolata questione ambientalista.

    Non possedere una conoscenza approfondita all’interno di un determinato settore non è grave in quanto facilmente colmabile attraverso la volontà di accedere ad una aggiornamento come ad un approfondimento, ignorare o peggio ancora negare la realtà con i suoi dati per pura scelta ideologica rappresenta la peggiore forma di stupidità.

    (*) www.arcadis.com

    (**) valori di CO2 che vanno divisi ovviamente per il numero di passeggeri presenti in auto

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