Namibia

  • Nel Cuore del Somaliland la missione del CCF per i Ghepardi

    Ancora cuccioli erano stati ritrovati con azioni di intelligence e affidati immediatamente al Cheetah Conservation Fund in Somaliland. Sono i 95 ghepardi sopravvissuti, poiché molti di loro non ce l’avevano fatta, che da quasi cinque anni vivono al CCF e che oggi, grazie alle terapie somministrate che garantiscono loro uno stato di buona salute, sono continuamente monitorati. Avevano subito serissimi danni durante le catture, dalla malnutrizione alla disidratazione, dalla presenza di parassiti a ferite, contusioni, legature alle zampe. Alcuni di loro hanno subito danni irreversibili, come Hanuman che ha subito l’amputazione della coda (a causa di una probabile porta chiusa senza attenzione dai bracconieri). Per questo motivo, i ghepardi, che sono di proprietà del governo, devono restare nel Paese e affidati solo al CCF che se ne assume tutte le responsabilità.

    Attualmente nel centro ci sono 25 recinzioni di dimensioni notevoli che contengono diversi gruppi di ghepardi, spesso fratelli, che vanno dagli undici mesi ai 5/6 anni, ma sempre rigorosamente separati tra maschi e femmine.

    Betty von Hoenning, responsabile del CCF Italia e amica del Patto Sociale, in questo periodo in Somaliland e in Namibia, ci fa sapere che le cure quotidiane sono abbastanza lunghe al mattino e meno nel pomeriggio, alle 6,30 è fresco, il sole sorge e si lavora bene fino alle 11 circa, perché il rischio di contaminazione è alto quando si tratta di animali selvatici.

  • From freedom fighter to Namibia’s first female president

    Nicknamed NNN, Netumbo Nandi-Ndaitwah has made history by being elected as Namibia’s first female president.

    The 72-year-old won more than 57% of the vote, with her closest rival, Panduleni Itula, getting 26%, according to the electoral commission.

    It is just the latest episode in a life packed with striking events – Nandi-Ndaitwah has fought against occupying powers, fled into exile and established herself as one of the most prominent women in Namibian politics.

    However, Itula has rejected her victory. He said the election was “deeply flawed”, following logistical problems and a three-day extension to polling in some parts of the country.

    His Independent Patriots for Change (IPC) party said it would challenge the result in court.

    Nandi-Ndaitwah has been a loyal member of the governing party, Swapo, since she was a teenager and pledges to lead Namibia’s economic transformation.

    Nandi-Ndaitwah was born in 1952, in the northern village of Onamutai. She was the ninth of 13 children and her father was an Anglican clergyman.

    At the time, Namibia was known as South West Africa and its people were under occupation from South Africa.

    Nandi-Ndaitwah joined Swapo, then a liberation movement resisting South Africa’s white-minority rule, when she was only 14.

    A passionate activist, Nandi-Ndaitwah became a leader of Swapo’s Youth League.

    The role set her up for a successful political career, but at the time Nandi-Ndaitwah was simply interested in freeing South West Africa.

    “Politics came in just because of the circumstances. I should have become maybe a scientist,” she said in an interview this year.

    While still a high school student, Nandi-Ndaitwah was arrested and detained during a crackdown on Swapo activists.

    As a result of this persecution, she decided she could not stay in the country and joined several other Swapo members in exile.

    She continued to organise with the movement while in Zambia and Tanzania, before moving to the UK to undertake an International Relations degree.

    Then in 1988 – 14 years after Nandi-Ndaitwah fled her country – South Africa finally agreed to Namibian independence.

    Nandi-Ndaitwah returned home and subsequently joined the post-independence, Swapo-run government.

    In the years since, she has held a variety of posts, including ministerial roles in foreign affairs, tourism, child welfare and information.

    Nandi-Ndaitwah became known as an advocate for women’s rights. In one of her key achievements, she pushed the Combating of Domestic Violence Act through the National Assembly in 2002.

    According to Namibian media, Nandi-Ndaitwah criticised her male colleagues for trying to ridicule the draft law, sternly reminding them that the Swapo constitution condemns sexism.

    She continued to rise despite Namibia’s traditional and male-dominated political culture, and in February this year she became vice-president.

    She suceeded Nangolo Mbumba, who stepped up after the death of then-President Hage Geingob.

    In her personal life, Nandi-Ndaitwah is married to Epaphras Denga Ndaitwah, the former chief of Namibia’s defence forces. The couple has three sons.

    Throughout her career, Nandi-Ndaitwah has displayed a hands-on, pragmatic style of leadership.

    She once declared in a speech: “I am an implementer, not a storyteller.”

  • Il Cheetah Conservation Fund segnala l’emergenza di traffico illegale nel Corno d’Africa con risvolti epidemici

    Riceviamo dal Cheetah Conservation Fund un comunicato stampa sul ritrovamento di alcuni cuccioli di ghepardo, vittime del traffico illegale e del bracconaggio, che il centro fondato in Namibia dall’antropologa americana Laurie Marker ha accolto e sta curando.

    Con 23 cuccioli di ghepardi intercettati nell’ambito del bracconaggio e attualmente in cura nel rifugio provvisorio di Hargeisa, il Cheetah Conservation Fund segnala l’emergenza bracconaggio nel Corno d’Africa, che assume proporzioni epidemiche. “Il CCF ha accolto dieci nuovi cuccioli negli ultimi 45 giorni; tutti si trovavano in pessime condizioni. Quattro sono stati trovati ad Hargeisa in una scatola di cartone. Due altri sono stati scoperti ad Erigavo, una regione remota del Somaliland, incatenati insieme al terreno, con corde strette intorno al collo. I tre precedenti sono stati recuperati da un contenitore giallo in plastica, senza acqua né cibo, e pochissimo ossigeno. Il cucciolo recuperato recentemente è stato intercettato ad Aynabo, legato sul fondo di un pick-up, pieno di pulci e molto spaventato”, ha dichiarato la Dr. Laurie Marker, Fondatrice e Direttore del CCF. Le nostre strutture per i cuccioli sono al limite delle loro capacità, e ci stiamo preparando a quanto succederà in seguito”.

    Dal mese di aprile del 2017, il CCF ha attivato una “casa sicura” per assistere il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Rurale del Somaliland (MoERD) e i suoi funzionari quando confiscano cuccioli catturati in Kenya, Somalia ed in Somaliland. I cuccioli vengono catturati e trasportati via Somaliland verso i suoi porti e poi in Yemen, e la maggior parte di essi riforniscono il mercato illegale del Medio Oriente. Una volta confiscati, i cuccioli vengono portati alla struttura del CCF, dove vengono sfamati, medicati e curati da un’équipe di volontari veterinari, studenti in veterinaria e addetti al benessere animale.

    “Mentre i funzionari del MoERD e gli studenti veterinari che abbiamo formato diventano sempre più efficienti nel loro impegno, ci rendiamo conto che il numero di animali da curare potrà solo aumentare. Il nostro rifugio provvisorio era stato concepito come soluzione temporanea, un luogo sicuro dove potevamo accudire i cuccioli in attesa del completamento di un santuario permanente. Ma il santuario non sarà disponibile in tempo utile, se dovremo fronteggiare la situazione attuale, e non saremo pronti a gestire un nuovo arrivo di cuccioli”, ha affermato la Dr. Marker.

    Per riuscire a fronteggiare questa emergenza, il CCF si appella alle aziende, alle fondazioni private, ai partner della conservazione e ai singoli perché si uniscano a questa lotta. Il CCF deve raccogliere almeno 10.000 USD al mese per sostenere le attività del rifugio temporaneo con tutte le cure dei cuccioli finché il nuovo santuario sarà pronto. Per completarlo, considerando i materiali di costruzione e la rete idrica ed elettrica, sono necessari altri 200.000 USD. Questi fondi di emergenza faranno sì che il CCF possa nutrire, alloggiare e fornire le cure veterinarie ai ghepardi confiscati al mercato clandestino, acquistando carne fresca (la spesa maggiore), i farmaci, i sostituti del latte artificiali, le vitamine e i integratori di calcio, i vaccini e le spese vive per i volontari, così come l’affitto e le utenze per l’attuale rifugio. Il peso della gestione di questa emergenza è tremendo, ma è assolutamente necessario, in quanto il CCF è l’unica organizzazione per la conservazione che lavora sul territorio in Somaliland, per i ghepardi ed altri animali. La Dr. Marker ritiene che in tal senso il CCF deve fare da apripista, e sottolinea quanto la situazione sia critica. “ Riteniamo che il numero di cuccioli catturati dai bracconieri del Corno d’Africa si aggiri sui 300 esemplari. Corrispondono allo stesso numero di ghepardi adulti che si trovano al di fuori dalle aree protette in questi Paesi, cioè dove i piccoli vengono catturati. A questo ritmo, i ghepardi saranno presto estinti localmente” afferma la Dr. Marker. “Abbiamo bisogno di aiuto per porre fine a questa emergenza prima che sia troppo tardi”.

    Fin dal 2005, il Cheetah Conservation Fund (CCF) ha iniziato a sorvegliare il traffico di ghepardi assistendo le autorità locali con le confische laddove possibile. Ad oggi, il CCF ha registrato centinaia di casi che coinvolgevano più di 1500 ghepardi, o parti di ghepardi. Di questi, meno del 20% sono sopravvissuti, mentre più del 30% sono stati dichiarati morti. La stragrande maggioranza del commercio di ghepardi vivi avviene tra l’Africa Orientale e la Penisola Arabica, dove i ghepardi sono considerati animali da compagnia popolari negli Stati del Golfo. I ghepardi catturati hanno origine in Etiopia, Kenya, Somalia e Somaliland, e vengono contrabbandati soprattutto dalle coste del Somaliland.

    Il CCF è una organizzazione non-profit con Quartier Generale in Namibia, con sedi negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, Italia, Belgio e nel Regno Unito, e con organizzazioni partner in molte altre nazioni. Fondato in Namibia nel 1990, Il Cheetah Conservation Fund è il leader globale della ricerca e conservazione dei ghepardi, dedito alla salvaguardia del ghepardo in natura. La missione del CCF è di essere riconosciuto come centro internazionale di eccellenza per la conservazione del ghepardo e del suo ecosistema, e lavora con tutti gli attori per sviluppare le migliori prassi in ricerca, educazione ed uso del territorio per farne trarre beneficio a tutte le specie, umani compresi. Per maggiori informazioni, visita: www.cheetah.org. 

Pulsante per tornare all'inizio