A Milano è allarme per i negozi vuoti, le saracinesche abbassate, ma se andiamo a vedere altre città, grandi e piccole, comprese le cittadine di provincia ed i paesi più grandi, scopriremo che il problema è generale, ovunque esercizi che hanno chiuso l’attività.
Il dilagare delle vendite su internet, la presenza sempre più invasiva dei centri commerciali hanno ucciso gran parte del piccolo e medio commercio e se a questo aggiungiamo, specie per quanto riguarda le città più grandi, i problemi connessi alla ztl, al caro parcheggio, o alla mancanza di parcheggi, si comprende bene come i negozi abbiano sempre più difficoltà a sopravvivere.
Il danno, specie per quanto riguarda gli acquisti fatti attraverso la rete, e presso i giganti mondiali delle vendite on line, non è solo la chiusura di tanti esercizi e la conseguente perdita di posti di lavoro ma anche un minor introito per lo Stato perché le grandi multinazionali non pagano adeguatamente le tasse in Italia.
Un altro problema, che si verifica spesso negli acquisti su internet, è che molti prodotti sfuggono al controllo, si acquistano inconsapevolmente oggetti contraffatti, illegali, o comunque di qualità scadente, se non addirittura pericolosi, per i loro componenti e per le tinture utilizzate.
La chiusura di tanti esercizi svuota molte vie aumentando anche il senso di insicurezza che è ormai radicato in chi si muove a piedi in strade deserte e spesso buie.
La vendita sempre più accentrata nei centri commerciali, o tramite le catene di distribuzione on line, porta ad una omologazione dei prodotti causando di riflesso la morte anche di molte attività artigianali con la conseguente fine di peculiarità locali e standardizzazione dei prodotti stessi, uguali ormai non solo in ogni parte d’Italia ma del mondo.
Nel frattempo anche i desideri si stanno omologando fino ad arrivare all’omologazione dei pensieri che gli algoritmi ci suggeriranno sempre di più, mentre lentamente la nostra capacità di giudizio e di scelta sarà sempre più rarefatta.
Forse anche di questo dovrebbe occuparsi la politica partendo dalle amministrazioni locali che invece sembrano, in troppi casi, contribuire alla chiusura dei negozi con piani per la viabilità completamente sconclusionati, a partire da Milano.