Olimpiadi

  • Il patrimonio olimpico

    Le Olimpiadi, specialmente quando vengono disputate in piccole località turistiche, rappresentano sicuramente un’occasione unica.

    Nel caso delle prossime Olimpiadi 2026 sicuramente anche per il bellunese l’occasione si presentava decisamente interessante ed importante nel senso di un nuovo potenziale economico e specificatamente turistico. Non andrebbe infatti dimenticato che una delle motivazioni giustamente addotte per sostenere la candidatura nel 2018 di Cortina d’Ampezzo come sede delle prossime Olimpiadi 2026 era stata indicata anche nella certezza che questa stupenda manifestazione mondiale si sarebbe potuta rivelare un importante volano nel tentativo di bloccare lo spopolamento delle comunità montane.

    Viceversa, un articolo del 13 febbraio 2024 del Corriere delle Alpi dimostra semplicemente come già ora il primo obiettivo sia stato clamorosamente mancato in quanto viene certificato l’abbandono da parte dei giovani bellunesi dell’intera provincia verso zone ad intensità lavorativa maggiore.

    Nessun effetto si è concretizzato evidente nei cinque anni dall’assegnazione dei giochi all’interno della provincia di Belluno nella quale, invece, si vede confermato il fenomeno dell’esodo giovanile in cerca di lavoro e di condizioni migliori.

    Neppure la tanto contrastata realizzazione della prossima pista di bob nella Conca, per la quale verranno impegnati degli operai norvegesi, ha dato un minimo di respiro all’occupazione bellunese. Il tutto avviene clamorosamente con una implicita approvazione dei sindacati di categoria i quali dovrebbero avere, invece, come primo obiettivo lo sviluppo delle opportunità di lavoro per i residenti. Questo silenzio, infatti, certifica di fatto l’assenso delle maggiori organizzazioni sindacali alle importazioni di manodopera in sostituzione di quella italiana.

    Tornando agli effetti sul territorio, avendo mancato quello occupazionale si potrebbe sperare, allora, nel valore aggiunto offerto come “Patrimonio Olimpico” il quale si compone essenzialmente, oltre l’evento sportivo, della rivalutazione degli asset esistenti e con l’inaugurazione di nuovi impianti per le discipline olimpiche invernali.

    In questo contesto andrebbe considerato l’aspetto fortemente polemico e divisivo che l’allestimento della pista di bob negli ultimi cinque anni ha creato non solo all’interno della comunità ampezzana, ma con degli effetti devastanti in termini di immagine anche a livello internazionale in quanto si sta arrivando ad avere il CIO espressamente contrario alla realizzazione della nuova pista.

    Allora a livello di semplice comunicazione l’obiettivo di una rivalutazione complessiva del paese e delle località (*) che ospiteranno le competizioni olimpiche risulta già ampiamente compromesso. Non solo a causa dei ritardi certificati ed evidenziati persino dagli stessi esponenti della maggioranza in regione, come il leader di Forza Italia, ma soprattutto perché l’evento olimpico si dimostra un elemento divisivo e non più di unità per un intero paese attorno ai contenuti valoriali olimpici. Le Olimpiadi rappresentano un momento meraviglioso di confronto agonistico all’interno però di un contesto che presenta dei valori umani, etici e sportivi molto chiari. A cinque anni dalla loro assegnazione invece il percorso verso la loro realizzazione sta assumendo i contorni di un semplice gioco di finanza e spesa pubblica (**) ma privo di impatti positivi per il territorio sia professionali che lavorativi e soprattutto ancora privi di un barlume di programmi gestionali post olimpici. In ultima analisi, poi, disperdere questo patrimonio rappresenta un delitto nei confronti del territorio bellunese, veneto e nazionale.

    (*) Valutata in modo decisamente ambizioso in oltre 1 miliardo dall’università di Venezia

    (**) Qualcuno disse: “Saranno Giochi ad impatto zero e diffusi con costi notevolmente inferiori rispetto alle precedenti”. Ad ora, a due anni dall’inaugurazione, siamo già arrivati a 3,2 miliardi di cui 2,8 finanziati dallo Stato

  • L’olimpica miopia

    Non c’è stato giorno nel quale il presidente del Veneto Zaia non abbia tuonato a favore della realizzazione della pista di bob a Cortina d’Ampezzo per le prossime Olimpiadi 2026: un  “investimento” per un’opera che dovrebbe venire realizzata per ottobre 2025.

    In attesa del verdetto del Cio, che avrebbe un’ottica diversa in merito alla realizzazione di una nuova pista, questa pressione politica esercitata dal governatore dovrebbe comportare una spesa pubblica di circa 85 milioni dalla quale ne conseguirà quella per la realizzazione del Villaggio Olimpico con altri 38/39 milioni.

    Nel frattempo la trattativa con Intel, che aveva manifestato la possibilità di realizzare un investimento  in provincia di Verona, è stata assolutamente abbandonata, come confermano le dichiarazioni del management dell’azienda americana.

    La Intel infatti, anche grazie al riconoscimento di circa sei miliardi di agevolazioni fiscali, investirà in Germania oltre trenta miliardi di dollari con una ricaduta occupazionale di tremila dipendenti tra assunzioni ed indiretti.

    Una ottimale strategia, quella dell’azienda di semiconduttori californiana, che risponde ad un valido principio relativo alla riduzione della filiera produttiva per evitare, come emerge ora con la crisi del Mar Rosso, le problematiche gestionali con filiere troppo articolate tra i vari continenti.

    Viceversa, le priorità espresse dalla dirigenza della Regione Veneto dimostrano un sostanziale scollamento dell’intera classe politica veneta e della sua maggioranza, ed in particolare di Luca Zaia, le quali hanno dimostrato di non comprendere l’entità e la ricaduta occupazionale di un simile investimento.

    Se il Presidente della Regione Veneto avesse messo anche solo un decimo dell’impegno per la controversa costruzione della pista di bob a Cortina d’Ampezzo nel favorire la trattativa con Intel ora avremo circa tremila nuovi posti di lavoro.

    La multinazionale americana ha scelto, invece, la Germania e la Polonia grazie certamente ad un pacchetto di agevolazioni fiscali che anche il nostro Paese avrebbe potuto concedere, ma  anche a causa della inconcludenza tanto del governo in carica quanto della Regione Veneto.

    Viceversa, le priorità espresse si sono rivelate nella volontà di ottenere un terzo mandato e, come detto, nella realizzazione della pista di bob supportate dall’ennesima inconcludenza in politica industriale del governo di turno.

    A differenza di quanto viene affermato, la gestione delle Olimpiadi del 2026 si sta già ora rivelando sotto il profilo della comunicazione un autogol clamoroso con tutte le polemiche ed i ritardi ormai conclamati anche se in ultima istanza venisse realizzata la pista di bob.

    Quello che risulta assolutamente ingiustificabile è che per questo risultato di basso profilo si sia perso un obiettivo come quello della realizzazione dell’investimento di Intel che avrebbe portato benessere diffuso per migliaia di persone nel Veneto.

    La miopia olimpica entra ormai nelle patologie oculistiche e politiche riconosciute.

  • Olimpiadi 2026: il peccato originale

    Una volta raggiunto l’obiettivo di aver ottenuto l’assegnazione dal Cio dei Giochi Olimpici 2026, la distribuzione delle diverse competizioni tra le due regioni Veneto e Lombardia e le province del Trentino Alto Adige suscitò inizialmente, ed a ragione, un certo stupore.

    Le discipline olimpiche legate allo sci alpino vennero divise per genere, quindi quelle maschili finirono a Bormio mentre quelle femminili, come già per la Coppa del Mondo, vennero destinate a Cortina d’Ampezzo.

    Una scelta appunto di genere e molto lontana dai parametri tecnici che decisamente lasciò qualche dubbio e che ora diventa fondamentale per cercare di affrontare il disastro gestionale e progettuale del presidente del Veneto, del CONI, della Fisi e della Fondazione per non parlare del commissario governativo.

    La mancata realizzazione della pista di Bob che il Cio ha tolto, non certo per mancanza di fondi ma semplicemente per “incapacità organizzativa”, a Cortina d’Ampezzo ancora oggi sta suscitando reazioni scomposte ed isteriche da parte degli unici responsabili di questa decisione, del resto inevitabile, quando ora sarebbe opportuno ritornare all’utilizzo di fattori tecnici, tornare ad un contesto tecnico per riparare ad una situazione ormai insostenibile, per la stessa dignità di Cortina d’Ampezzo.

    Partendo dalla semplice considerazione che la pista Stelvio di Bormio rappresenta una delle migliori piste da discesa libera del circuito mondiale, sarebbe opportuno allora svolgere le gare di velocità, quindi discesa libera ed il supergigante maschile e femminile, nella città della Valtellinese, alle quali aggiungere poi la prima prova di combinata.

    Indipendentemente da quella che sarà la località che verrà scelta per lo svolgimento delle gare di bob, slittino e Skeleton si potrebbero calendarizzare nell’ultima settimana delle Olimpiadi le gare di slalom gigante e speciale da disputarsi, assieme alla seconda prova di combinata, a Cortina d’Ampezzo.

    Questa diversa dislocazione delle competizioni, subentrata, va ribadito, ad un fallimento gestionale interamente attribuibile alla classe dirigente politica ed istituzionale, risponderebbe finalmente a dei parametri tecnici in quanto le competizioni verrebbero decise in base alla tipologia delle piste ed ovviamente nello stesso modo le località che ospitano le competizioni.

    Al di là di quello che dicono Zaia o Malagò o un presidente qualsiasi della Fondazione, Cortina ed il Veneto erano già stati fortemente penalizzati dalle scelte di disputare le sole discipline femminili di sci alpino e non vedendo neppure riconosciuto alcun ruolo ad Asiago nel mondo dello sci di fondo.

    Ora, per evitare che Cortina d’Ampezzo sia relegata ad una avvilente figura di comprimaria all’interno di questa meravigliosa Olimpiade del 2026, sarebbe opportuno che le competenze sulla base delle quali avviare delle decisioni immediate prendessero il posto dell’isteria e dell’egocentrismo narcisistico fino a qui dimostrato.

  • La Sanità Olimpica

    Potrei anche sbagliarmi ma non vorrei vedere chiudere una delle strutture sanitarie come l’istituto Pio XII per i costi eccessivi, legati anche alla comunque positiva discesa dei bimbi ricoverati, e successivamente assistere alla sua vendita o addirittura messa all’asta che interessa i soliti fondi privati allettati dalla realizzazione di una classica speculazione edilizia.

    All’interno di una rinnovata euforia olimpica in Cadore, e specialmente nella vicina Cortina d’Ampezzo (14,9 km la distanza), perché non ampliare l’offerta medica e così rivolgersi ad una maggiore utenza potenziale e quindi favorire una sostenibilità finanziaria?

    Poi, sempre all’interno di una rinnovata attenzione allo spopolamento delle realtà montane, che era una delle ragioni addotte per sostenere la candidatura olimpica, il mantenimento attivo di questa struttura sanitaria avrebbe una ulteriore motivazione. Del resto, la sua stessa collocazione sulle rive del Lago di Misurina rappresenta un unicum giustificato proprio dalla esclusiva vocazione sanitaria, ma diventerebbe un insulto alla natura se da una vocazione di interesse pubblico si passasse ad una classica espressione di interessi privati.

    Lo spirito olimpico ha diverse opportunità per concretizzare la propria valenza. Una delle sue manifestazioni più elementari sicuramente viene rappresentata dall’inaugurazione di nuovi impianti ma certamente anche il mantenimento di altre strutture di interesse pubblico dimostrerebbe senza dubbio il recepimento e la declinazione sul territorio dei principali contenuti valoriali del messaggio olimpico.

  • Tokio: dal doping di Stato a quello Lgbt

    Fino alla caduta del muro di Berlino le federazioni sportive dei paesi appartenenti al Patto di Varsavia in occasione di ogni evento sportivo mondiale, ed a maggior ragione per le Olimpiadi, utilizzarono ogni “espediente” per ottenere il maggiore numero di vittorie ed utilizzarle all’interno della propria propaganda politica. Le ginnaste assumevano dei ritardanti dello sviluppo per avere dei corpi di bimbe in età tardo adolescenziale. Le nuotatrici si presentavano ai blocchi di partenza con fisici mascolini pompati da ogni tipo di sostanze esattamente come le atlete del sollevamento pesi. L’obiettivo era sempre quello di ottenere la supremazia in ambito sportivo come immagine della superiorità politica del blocco socialista nei riguardi del mondo occidentale.

    Ovviamente i controlli risultavano meno capillari e specifici di quelli attuali e rendevano le competizioni olimpiche e mondiali più una occasione di scontro politico che l’applicazione dello spirito sportivo ed olimpico. Veniva così definito il “doping di Stato” questa tipologia di approccio al mondo sportivo come espressione della volontà di supremazia del blocco socialista.

    Dopo oltre trent’anni ed alle soglie delle Olimpiadi di Tokio la stessa voglia di imporre un paradigma ideologico ed etico trova un’altra nuova applicazione. Un atleta nato uomo e dedito alle disciplina del sollevamento pesi ha avviato e completato la propria legittima transizione di genere. Permettere, tuttavia, di competere con le altre atlete femminili in questa disciplina sportiva rappresenta l’applicazione di un “doping etico-ideologico” di genere molto simile a quello utilizzato dai paesi del Patto di Varsavia.

    Ammettendo questa atleta, che ora gode del vantaggio di un doping genetico mantenuto anche se ha cambiato genere, si intende dimostrare la superiorità del pensiero Lgbt: quindi tanto nella forma quanto nella sostanza risulta molto simile all’atteggiamento dei paesi del Patto di Varsavia.

    In più si ottiene anche un effetto paradossale in quanto i promotori della ideologia Lgbt si trasformano in portatori di una penalizzazione nei confronti dell’universo sportivo femminile che ha raggiunto le Olimpiadi attraverso allenamenti e fatiche costanti. In altre parole, la volontà talebana di supremazia imposta in ambito sportivo dai rappresentanti dell’ideologia Lgbt si rivela decisamente antifemminista, quantomeno in ambito sportivo. Nel momento, infatti, in cui si intende tutelare uno specifico genere sociale attraverso un quadro normativo specifico ed escludente, inevitabilmente vengono penalizzate le altre categorie escluse da questa tutela rafforzata. Viene meno quindi persino il principio dell’uguaglianza all’interno di una competizione sportiva olimpica.

    La compagine politica che si considera progressista e portatrice dei principi di uguaglianza tra donna e uomo, ora immersa nel delirio Lgbt, penalizza proprio quelle donne sportive che hanno raggiunto il traguardo della competizione olimpica con fatica e dedizione.

    Il doping di Stato, prima della caduta del Muro di Berlino, rappresentava il tentativo di ottenere dei riscontri, in ambito sportivo, della superiorità dell’ideologia Socialista. Il doping “Lgbt” imposto da questa ideologia penalizza soprattutto le donne e le atlete olimpiche e rappresenta l’ennesimo episodio di un delirio politico per il quale tutti i principi sportivi vengono sacrificati di fronte ad una ideologia assoluta.

    La sintesi tra politicamente corretto ed ideologia Lgbt sta avendo effetti devastanti proprio nei confronti di quelle categorie come le donne (ed atlete) che gli stessi dicevano di voler tutelare.

    L’integralismo talebano utilizzato come forma per imporre la propria visione ideologica dai sostenitori della ideologia Lgbt contemporaneamente azzera ogni tutela per tutte le atlete la cui unica colpa è quella di avere raggiunto il traguardo Olimpico semplicemente con l’allenamento ed il sacrificio.

  • Tokyo 2020 senza pubblico straniero. E la staffetta della torcia sarà a porte chiuse

    La crisi pandemica non accenna a mostrare segnali di flessione e ha imposto all’esecutivo del Giappone quello che da qualche mese era più di un timore: niente spettatori provenienti dall’estero per seguire i Giochi Olimpici di Tokyo. Manca ancora l’ufficialità, gli organi governativi ne discuteranno col comitato organizzatore giapponese dei Giochi attraverso una riunione a distanza con il Cio alla fine di questo mese per prendere una decisione formale sulla questione, ma la valutazione fatta dal governo e anticipata da alcuni funzionari alla stampa locale appare molto più di un semplice orientamento. A meno di 4 mesi e mezzo dall’apertura dei più martoriati Giochi del dopoguerra, già slittati di un anno, si prospettano Olimpiadi ‘dimezzate’, ovvero senza il calore, il rumore e la partecipazione festosa da parte degli spettatori provenienti da ogni parte dei pianeta per stringersi in un abbraccio collettivo in nome dello sport.

    La ‘stretta’ è di fatto la conseguenza naturale di una emergenza senza fine. Il governo giapponese ha preso atto che accogliere i fan dall’estero durante i Giochi non è possibile dal punto di vista della sicurezza, alla luce anche delle forti preoccupazioni del pubblico giapponese per il coronavirus. E il fatto che in molti Paesi siano state rilevate varianti più contagiose ha alzato il livello di guardia. Ad aprile si capirà dunque quanti spettatori locali potranno entrare nelle sedi adibite per le varie discipline. Già si parla di ingressi contingentati. Ma un primo segnale di come potrebbero svolgersi i Giochi è arrivato con l’annuncio delle misure da adottare per il via della staffetta olimpica lungo le vari prefetture del Paese. La cerimonia di apertura in programma il 25 marzo si terrà a porte chiuse, senza spettatori proprio per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus. Proprio come un anno fa, quando dopo pochi giorni la fiaccola, arrivata da Atene, venne ‘parcheggiata’ in una teca, dopo l’ufficialità dello slittamento. La scelta di far svolgere la cerimonia della fiaccola senza pubblico è stata riferita dai funzionari dell’organizzazione alla luce dell’assenza di rallentamento del virus. Il comitato organizzatore ha infatti deciso che è essenziale svolgere la cerimonia nella prefettura nord-orientale di Fukushima senza pubblico, consentendo solo ai partecipanti e agli invitati di prendere parte all’evento, per evitare che si formino pericolosi assembramenti. Il mese scorso il comitato aveva diffuso una serie di contromisure per poter svolgere in sicurezza la staffetta della durata di 121 giorni. E già allora si temeva una soluzione drastica come quella appena presa.

    Dopo la cerimonia iniziale presso il centro sportivo di calcio, il J-Village, a 20 chilometri da Fukushima, circa 10.000 staffettisti porteranno la fiamma attraverso le 47 prefetture del Giappone prima di giungere allo stadio Olimpico di Tokyo per l’apertura dei Giochi il 23 luglio. Il centro sportivo è servito come base logistica nella battaglia contro la crisi nucleare innescata dal terremoto e dal conseguente tsunami dell’11 marzo 2011. Ed è stato scelto come punto di partenza della staffetta come emblema di rinascita e di ripresa della regione nord-orientale colpita dal disastro. Ora diventa il luogo simbolo per cercare di dare vita ai Giochi più lunghi e difficili della storia moderna.

  • Il braccio di ferro tra Cina e Usa si estende alle Olimpiadi invernali del 2022

    A meno di un anno dall’accensione del tripode olimpico, gli Stati Uniti non hanno ancora deciso se partecipare ai Giochi invernali di Pechino 2022. Uno scenario che, oltre a scontare la variabile del Covid-19, contribuisce ad agitare gli spettri del nuovo braccio di ferro tra le due super potenze mondiali e del boicottaggio. Alimentato anche dalla chiamata internazionale in crescita per le accuse alla Cina sulla violazione dei diritti umani tra Xinjiang e Tibet, e la stretta su Hong Kong.

    “La politicizzazione dello sport internazionale va contro lo spirito olimpico e danneggia gli interessi degli atleti di tutti i Paesi”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, commentando le parole espresse giovedì sul tema dalla portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, secondo cui manca una “decisione finale” sulla partecipazione e gli Usa seguiranno le direttive della commissione olimpica.

    “Tutti nella comunità internazionale, compreso il Comitato olimpico Usa, si oppongono a questo tipo di boicottaggio o alla chiamata di cambio della sede dei Giochi”, ha proseguito Wang, per il quale “i fatti sconfiggeranno le menzogne. Crediamo con forza che attraverso gli sforzi congiunti di tutte le parti, le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 diventeranno sicuramente uno straordinario evento olimpico”.

    Ai siti di Yanqing, alle porte di Pechino, i lavori vanno avanti: ospiteranno le gare di sci alpino, mentre la pista di bob e slittino, la prima mai realizzata in Cina, è la più lunga al mondo con i suoi quasi 2 km di tracciato ed è coperta da un tetto in legno in stile tradizionale. Xu Zhijun, vicesegretario generale del comitato organizzatore, aveva promesso Olimpiadi sicure dicendo che la costruzione dei luoghi delle competizioni è stata di fatto completata entro il 2020. E a dispetto della pandemia, aveva aggiunto Xu, incontrando i media internazionali in visita ai siti a inizio mese.

    All’inizio della settimana, tuttavia, la Camera dei Comuni canadese ha approvato la mozione che definisce “genocidio” le politiche di Pechino nello Xinjiang a danno della minoranza uigura di fede musulmana, insieme alla richiesta di ritiro dei Giochi olimpici invernali a Pechino 2022, in linea con la richiesta lanciata da una coalizione di 180 gruppi che si battono per i diritti. E voci simili si sono sollevate altrove, come al Congresso Usa e al parlamento britannico.

    La Cina risponderà al boicottaggio “con pesanti sanzioni verso i Paesi che vi aderiranno”, ha assicurato Hu Xijin, direttore del Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo che di solito tradisce l’umore della leadership comunista. “Boicottare i giochi invernali è un’idea impopolare che non avrà un ampio supporto”, ha scritto Hu su Twitter.

    Il Cio ha in gran parte ignorato gli appelli e il suo presidente Thomas Bach ha definito i preparativi per i Giochi “quasi un miracolo”, malgrado le sfide della pandemia. La posizione finale della Casa Bianca potrebbe però generare clamorosi scossoni. I media statali cinesi, non a caso, hanno intensificano i segnali di irritazione sulle prospettive di ripristino delle relazioni tra Pechino e Washington, notando che la politica messa in campo dal presidente Joe Biden “sa di trumpismo”. L’approccio iniziale, ha scritto il China Daily in un editoriale, “offre poco ottimismo”.

  • Il danno reputazionale futuro

    Qualcuno può anche illudersi che la imbarazzante questione risolta in zona Cesarini dal governo Conte relativa alla ritrovata indipendenza del CONI rispetto al potere politico possa ritenersi felicemente conclusa.

    L’arroganza dimostrata dal sistema politico italiano e nello specifico dagli organi governativi dell’esecutivo Conte 1 e 2 nel tralasciare tutte le indicazioni che da oltre un anno il Cio stava inviando sempre con una maggiore perentorietà all’Italia non ha avuto precedenti.

    Il recepimento della indicazione del Comitato Olimpico Internazionale a sole 24 ore prima di una più che certa ed assolutamente giustificata condanna con conseguente partecipazione alle Olimpiadi di Tokio senza bandiera e senza inno dimostra ancora una volta quanto danno la sordità governativa e la classe politica possano arrecare.

    Molto probabilmente hanno avuto un effetto fondamentale sul cambio di atteggiamento e sulla scelta del governo ora dimissionario la possibilità di perdere i finanziamenti di circa 900 milioni di euro stanziati per le prossime Olimpiadi di Milano Cortina 2026.

    La vicenda, chiusa formalmente, presenta tuttavia delle ricadute per il nostro Paese che verranno scontate negli anni a venire. In altre parole, le dimensioni del danno reputazionale per l’intero movimento sportivo Italiano, e conseguentemente anche per il nostro Paese a causa di questo atteggiamento presuntuoso mantenuto dai governo Conte 1 e 2 e dagli stessi dirigenti, ancora oggi (!!!), di Sport&Salute, saranno evidenti negli anni a venire.

    Mai l’Italia si era ritrovata così isolata all’interno del movimento sportivo internazionale ed anche ora la sua posizione, proprio per il ritardo col quale è stata recepita l’indicazione del Cio, rimane tale.

    La domanda assolutamente retorica che emerge sovrana è questa: “per uno Stato può dimostrarsi più dannosa una classe politica disonesta o arrogante ed ignorante (*)?” Relativamente all’onestà della classe politica non esiste la possibilità di una certificazione oggettiva anche perché la magistratura tutto rappresenta (la percezione è un parametro oggettivo) meno che un organo terzo. Viceversa, l’ignoranza sposata all’arroganza presenta dei riscontri oggettivi come questo relativo all’isolazionismo nel mondo dello sport del nostro Paese interamente attribuibile al governo Conte 1, al ministro Spadafora e all’ex Sottosegretario Giorgetti.

    Questa terribile combinazione, quindi, unita ad una supponenza senza alcuna giustificazione hanno determinato l’uscita di fatto del nostro Paese dal novero delle democrazie sportive per relegarlo in un angolo assieme alla Bielorussia: anche se temporaneamente ma comunque per oltre un anno.

    Il nostro Paese mai precedentemente aveva raggiunto un livello così basso di credibilità in ambito internazionale. Una credibilità che rimane tale anche con la correzione a sole 24 ore dalla sentenza del Cio, sia chiaro.

    Tornando quindi alla domanda iniziale risulta chiara la certezza relativa a come la terribile sintesi di ignoranza ed arroganza rappresentino il male peggiore per una classe governativa i cui effetti sono evidenti proprio in questa vergognosa gestione del Movimento Sportivo Italiano dei quali un ministro ed un Sottosegretario alla Presidenza risultano direttamente responsabili. Ed ovviamente per le medesime ragioni e convenienze politiche questi mai verranno posti nella condizione di dover rispondere del danno reputazionale.

    Una presunzione unita ad una arroganza della nostra classe politica che stanno isolando il nostro Paese anche nel movimento dello sport mondiale e, di conseguenza, anche in quello politico internazionale.

    (*) la sottostima degli effetti per la comunità rispetto alla visibilità garantita all’autore di una simile iniziativa.

  • Il suprematismo politico e l’autonomia dello sport

    Esiste una pericolosa forma di suprematismo che investe l’intera classe politica italiana la quale considera la propria attività “istituzionale” di caratura e lignaggio assolutamente superiore ad ogni altra espressione dell’ingegno umano, sia esso manifesto in ambito economico, sociale o sportivo.

    Come logica conseguenza, per la semplice applicazione della proprietà transitiva, l’attività politica nazionale si considera in grado di volare a quote più elevate anche rispetto a trattati internazionali approvati ed accettati dal mondo intero. Questo suprematismo politico interamente italiano, indipendentemente dal DNA ideologico che caratterizza le diverse formazioni politiche, ha raggiunto una delle sue massime espressioni con la creazione della società ‘Sport&Salute’ la quale si interpone tra il Governo ed il Coni nella gestione dei fondi erogati, annullando di fatto l’indipendenza del CONI e del mondo sportivo dalla ingerenza politica.

    L’autonomia dei movimenti sportivi è tra i principi fondativi del Cio (Comitato Olimpico internazionale) e la mancanza del suo rispetto può avere come inevitabile conseguenza il fatto che ai prossimi Giochi Olimpici di Tokio, peraltro a rischio di ulteriore rinvio, l’intero movimento sportivo italiano possa parteciparvi senza esporre la propria bandiera e cantare l’inno nazionale. Un vero e proprio clamoroso declassamento del nostro Paese se il prossimo 27 gennaio non venisse ricomposta la frattura tra il Governo italiano e il Comitato Olimpico internazionale. Infatti, come già anticipato qualche mese fa (https://www.ilpattosociale.it/attualita/i-giochi-olimpici-di-cortina-2026-e-la-guerra-al-cio/), il governo italiano non ha ancora apportato le necessarie e inevitabili modifiche alla scellerata riforma del mondo dello sport introdotta dal governo Conte 1 ed interamente attribuibile al vicepresidente Giorgetti con il supporto nefasto del ministro Spadafora.

    Perfettamente aderente a questo suprematismo politico, il governo attualmente in carica, come le stesse forze politiche che lo sostengono, non ha mai preso in considerazione la modifica di questa scellerata riforma la quale di fatto pone il Coni alle dipendenze del potere politico. La creazione di ‘Sport&Salute’ rappresenta cioè la volontà di assoggettare attraverso il controllo finanziario lo sport alla politica stessa confermandone quindi, ancora una volta, la volontà come il desiderio di quel suprematismo politico che intende allargare la propria sfera di ingerenza anche sul movimento sportivo. Una espressione di presunzione assoluta che sta ridicolizzando l’intera classe politica italiana agli occhi degli organismi sportivi internazionali e mondiali e che sta ponendo in un assoluto isolamento tutto il sistema sportivo e politico italiano relegando il nostro Paese tra quelli a più basso tasso di democrazia.

    Ora più che mai con questo sconfinamento della classe politica italiana finalizzato a minacciare l’autonomia dello sport si rende evidente e manifesto, una volta di più, questo nuovo suprematismo politico.

    Questa arroganza politica è espressione di un malato sistema politico italiano che pone il nostro Paese al di fuori dei principi della democrazia che si basa sulla divisione dei poteri unitariamente all’indipendenza del mondo sportivo.

    Risulta quindi evidente come una delle forme più cristalline dell’intelligenza umana venga rappresentata dalla capacità del riconoscimento dei propri limiti. La politica italiana viceversa non si preclude alcun ambito di ingerenza.

  • Le Olimpiadi di Tokyo si disputeranno “con o senza Covid”. Parola del CIO

    I Giochi olimpici estivi di Tokyo, rinviati a causa della pandemia da Coronovirus si disputeranno “con o senza COVID”. Lo ha comunicato il vicepresidente del Comitato olimpico internazionale (CIO), John Coates.

    “I Giochi inizieranno il 23 luglio del prossimo anno”, ha detto all’AFP, aggiungendo che le Olimpiadi saranno ricordate come i “Giochi che hanno conquistato il COVID”.

    All’inizio di luglio, il CIO aveva proposto di ospitare l’evento con un “pubblico limitato”, idea che è stata poi respinta. A maggio, il presidente del CIO aveva affermato che i Giochi di Tokyo 2020 rinviati sarebbero stati annullati se non si sarebbero potuti tenere nel 2021 a causa della pandemia di coronavirus.

Pulsante per tornare all'inizio