Sono sempre di più i pensionati del Nord Europa che si trasferiscono nel Sud del Continente attratti da una tassa forfettaria sul reddito del 20 per cento e 10 anni di pagamenti di pensione esentasse. A raccontare questa nuova forma di emigrazione è Bloomberg che sottolinea come “i paesi nordici con politiche sociali generose consentono ai cittadini di detrarre i contributi pensionistici durante la vita lavorativa, solo per tassare il reddito dopo il pensionamento. In Stati dell’Europa meridionale come il Portogallo, tali detrazioni sono generalmente disponibili solo per una minoranza che ha istituito una pensione privata”. Il Portogallo, infatti, ha introdotto gli incentivi fiscali in questione ben nove anni fa nel tentativo di riportare a casa i suoi residente e attirare lavoratori stranieri altamente qualificati. L’iniziativa, rivolta anche pensionati facoltosi, ha causato tensioni all’interno dell’Unione europea garantendo così al Portogallo molti nemici. In primis la Finlandia che ha dichiarato di voler porre fine al suo trattato fiscale con il Paese creando non pochi problemi al ministro delle Finanze portoghese Mario Centeno che oggi è presidente dell’Eurogruppo. Anche la vicina Spagna non è rimasta con le mani in mano perché il ministro dell’Economia, Roman Escolano, ha annunciato di voler presentare quanto prima la tassa su Google e sulle altre grandi società digitali per finanziare l’aumento delle pensioni. E l’Italia, tanto amata per le vacanze proprio dai nordeuropei, cosa fa? Sta a guardare senza muoversi (e vedendo scappare tanti suoi pensionati verso Bulgaria, Canarie e Portogallo), vittima di burocrazia ma soprattutto di sterili diatribe tra organismi centrali e periferie con le istituzioni locali e nazionali incapaci di immaginare per il nostro centro sud un miglioramento delle vie di comunicazione e la realizzazione di progetti innovativi e concreti capaci di attirare pensionati stranieri.