Repubblica

  • Preservare la libertà e l’indipendenza della nostra repubblica senza creare motivi di divisione

    Gramellini, che spesso apprezziamo per la sua rubrica ‘Il caffè’ sul Corriere della Sera, sabato 9 dicembre scrive che vi sarà un problema fino a quando gridare ‘viva l’Italia antifascista’ non diventerà un modo di dire condiviso e persino banale come gridare ‘viva la mamma’.

    Purtroppo gridare ‘viva la mamma’ non ci sembra più un modo molto condiviso nella nostra società che invece sembra a tutti costi, nei media e nella politica, voler ritornare a spaccarsi, a creare pretestuosi distingui mentre la gente comune pensa a ben altro.

    Il fascismo è morto da qualche decennio, la Costituzione è in vigore ed è una Costituzione repubblicana e liberale, difenderla significa difendere la democrazia e la libertà, una democrazia che a volte sembra minata dal settarismo, dai pregiudizi, dalle polemiche volte solo a cercare consenso politico o audience mediale.

    Da parte nostra siamo contenti che la senatrice Segre, con la sua presenza, abbia onorato il palco reale alla Scala, per il resto la democrazia, piaccia o non piaccia, si basa sui voti e sui consensi degli elettori ed abbiamo pesi e contrappesi che impediscono che possa essere calpestata.

    Vigiliamo tutti allora, da destra e da sinistra, per  preservare la libertà e l’indipendenza della nostra repubblica e smettiamola di creare sempre motivi di divisione, di distrarre l’opinione pubblica da fatti importanti per cercare di indirizzarla verso piccole speculazioni più o meno personali.

    Cerchiamo di essere un po’ più maturi nei nostri comportamenti pubblici e privati perché ognuno di noi ha dei doveri anche per quello che rappresentiamo nel mondo, un mondo dove centinaia di persone muoiono ogni giorno per guerre crudeli, attacchi terroristi, fame e miseria.

  • In memoria di Napolitano

    Siamo vicini alla famiglia del Presidente Napolitano nel ricordo degli anni condivisi al Parlamento europeo e delle occasioni di incontro, durante gli anni della sua Presidenza  della Repubblica, incontri nei quali la sua fede europeista e l’attenzione alle tante problematiche, non solo italiane, sono state condivise e sono diventare spesso un importante suggerimento.

    La sua storia, nelle varie sfaccettature, è la Storia di molti, anni  della nostra Italia, ne riposi in pace e resti per in noi il ricordo di un uomo che partendo da posizioni di parte ha cercato di essere il Presidente di tutti.

  • Auguri al Presidente Napolitano

    Auguriamo al Presidente Napolitano di superare anche questa nuova prova, gli auguri che gli hanno espresso le diverse forze politiche ricordano a tutti il suo impegno nelle istituzioni italiane e la sua passione europeista.

  • I tre asset istituzionali

    La maggioranza di governo persegue due obiettivi programmatici ambiziosi e considerati compatibili.

    Il primo è rappresentato dal riconoscimento di una maggiore autonomia per le regioni del Veneto(*),  Lombardia ed Emilia Romagna. Il secondo, viceversa, prevede una forte riforma istituzionale e contemporaneamente della divisione di poteri attraverso l’elezione diretta del Presidente del Consiglio o in subordine del Presidente della Repubblica

    Nel caso in cui queste due importanti riforme venissero entrambe approvate dai due rami del Parlamento ci troveremmo di fronte a un asset istituzionale caratterizzato da un insostenibile terzetto di istituzioni locali. in quanto alle cinque regioni a statuto autonomo si dovrebbero aggiungere altre tre dotate di una maggiore autonomia amministrativa sulle materie delegate ed infine una terza rappresentata dalle regioni a statuto ordinario.

    In questo contesto la stessa elezione diretta del Presidente del Consiglio rappresenterebbe per gli abitanti delle tre tipologie di regioni prerogative ed aspettative decisamente differenti proprio in rapporto al livello di autonomia conseguito dalla propria regione di residenza.

    Uno stato federale, infatti, non si può reggere su tre diversi asset istituzionali la cui differenza si basa sul riconoscimento di tre tipologie di autonomia amministrativa e fiscale.  Viceversa, tutti gli asset istituzionali basati sul riconoscimento del federalismo trovano la propria ragione costitutiva quando esprimono un stato centrale più o meno titolare di prerogative, in aggiunta al riconoscimento dei poteri locali demandati ai singoli Stati o alle regioni.

    Al di là, quindi, delle dichiarazioni formali della maggioranza, emerge evidente come molto probabilmente verranno disattese le legittime aspettative di maggiore autonomia amministrativa da parte dei veneti  e  contemporaneamente si abbandonerà una qualsiasi riforma verso un presidenzialismo anche se spurio.

    La realtà politica attuale dimostra come nessuno di questi obiettivi di “riforme istituzionali” sia nella realtà raggiungibile in quanto il vero l’obiettivo di queste “visioni istituzionali” rimane quello di sostenere un alto interesse che rappresenta la molla per mantenere il proprio consenso elettorale.

    (*) A fronte anche di un referendum dall’esito plebiscitario

  • Grazie al Presidente Draghi e in bocca al lupo, viva il lupo, a Giorgia Meloni

    Mentre iniziano gli incontri per dare vita al nuovo governo rinnoviamo le congratulazioni a Giorgia Meloni per il successo ottenuto con il più sentito augurio di mantenere, all’interno della coalizione, quell’indipendenza e capacità di ascolto che tanti italiani le hanno riconosciuto e che si attendono anche nel futuro.

    Vogliamo rinnovare al Presidente Draghi il nostro ringraziamento per quanto ha fatto per l’Italia e per l’Europa in questi anni, non solo come Presidente del Consiglio.

    Ci attendono momenti difficili non solo per la tragica guerra che sta devastando l’Ucraina, e che mette a rischio la sicurezza ed il futuro di gran parte del mondo per la folle sete di potere di Putin, ma anche per le molte realtà che minacciano diritti umani e sussistenza alimentare e crediamo che l’autorevolezza di Mario Draghi potrà dare un nuovo forte contributo in sede nazionale ed internazionale.

  • Mattarella, la Cittadinanza attiva, una legge elettorale che la garantisca

    La presidenza Mattarella dà qualche mese di respiro al governo Draghi per tentare di portare a termine alcuni di quegli interventi richiesti dall’Europa e necessari all’Italia dal punto di vista economico, strutturale e sociale. Tutti sappiamo bene che tra qualche mese la campagna elettorale per Camera e Senato, i prodromi si sono già visti nelle discordanti giornate per il Quirinale, impediranno di fatto all’attuale governo di poter lavorare in serenità e proficuamente. E’ perciò necessario ora accelerare i tempi a partire dall’approvazione di una nuova legge elettorale considerato che quella attuale, oltre che nefasta in sé, non è applicabile dopo la riforma che ha dimezzato il numero dei parlamentari. Anche sulla legge elettorale si consumeranno scontri duri e sarà, come sempre, difficile fare comprendere ai partiti che la legge non può essere fatta per premiare gli uni o gli altri di coloro che, in questo momento, si sentono avvantaggiati, ma che deve essere una legge che garantisca ai cittadini quella libera scelta di voto che è primo presupposto per la democrazia.

    Come abbiamo scritto più volte riteniamo che il sistema proporzionale, con soglia di sbarramento, con preferenza unica e con vero controllo delle spese elettorali, ed una norma che impedisca a volti noti di apparire in video in modo esorbitante, sia il sistema più democratico in quanto ridà finalmente ai cittadini il diritto di scelta e di controllo. In questo modo si toglierebbe una parte di quell’eccessivo potere di scegliere gli eletti, potere che hanno, da troppi anni, i capi partito e si riporterebbero i parlamentari a seguire anche i problemi del territorio, come avveniva molti anni fa. Solo con un sistema proporzionale si può pensare di riavvicinare gli elettori ai partiti e di portare i partiti ad utilizzare le capacità di tanti dirigenti ed iscritti che sono stati spesso emarginati perché non in stretta sintonia con i dirigenti di vertice.

    Un altro problema da affrontare, per cercare di arginare la disaffezione al voto diventata sempre più dilagante, è quello legato alla mancanza di chiarezza dei bilanci dei partiti che bisogna siano controllati dalla Corte dei Conti. Bisogna che i partiti abbiano personalità giuridica, così che si possa verificare che gli statuti rispettino la democrazia interna, a partire dagli organi di controllo e dall’indizione e svolgimento regolare dei congressi. Senza dibattito e confronto non c’è democrazia e se non c’è democrazia all’interno dei partiti come possiamo pensare che questi siano i garanti dell’Italia che è una repubblica democratica?

    Durante e dopo l’elezione del presidente Mattarella abbiamo assistito a vari rimescolamenti, segno evidente di una insofferenza anche nei rapporti personali e dell’incapacità, per molti, di una visione politica superiore al loro interesse di parte. Interesse di parte che, proprio per mancanza di visione politica, gli stessi leader non sono neppure riusciti a tutelare. E questo la dice lunga su come alcuni personaggi sarebbero in grado di governarci, specie in situazioni difficili come quelle che oggi ci presenta il contesto europeo ed internazionale, dalla Russia con i suoi legami sempre più saldi con la Cina, agli Stati Uniti che perdono forza, alle catastrofi naturali e innaturali sempre più frequenti, alle nuove tragiche povertà che non sono più solo nei paesi meno sviluppati.

    E’ il momento di una riflessione, senza arroganze e pressapochismi, chi sarà in grado di farla aiuterà la sua forza politica e l’Italia, chi continuerà a credere in un bipolarismo impossibile e nel leaderismo esasperato potrà, forse, aumentare qualche voto ma poi resterà marginale.

  • Il secondo mandato di Mattarella

    Personalmente avrei preferito l’elezione di Mario Draghi, al secondo mandato di Sergio Mattarella, che però costituisce il migliore piano B possibile, per bloccare il tentativo di ripresa del potere da parte della insulsa e incapace casta politica nazionale.

    Ma certamente lo scienziato Salvini e tutti i politicanti che hanno complottato contro la naturale elezione al Colle di Draghi hanno fatto la scelta peggiore in assoluto in rapporto ai loro egoistici obiettivi.

    Infatti, se avessero eletto Draghi, che da Presidente avrebbe ovviamente ostacolato la politica dell’assalto alla diligenza delle risorse pubbliche, è anche vero che avrebbero potuto convergere sulla scelta unitaria di un premier, politico o tecnico, da proporre a Draghi più malleabile di lui che, invece, con l’elezione di Mattarella,  resterà Premier e, a fronte di partiti sconfitti e indeboliti, e di nuovo con le spalle blindate dalla conferma dello stesso Presidente che lo aveva nominato, certamente continuerà il commissariamento della politica ancora più decisamente che in passato.

    Quale scenario peggiore per i leader di partiti, abituati non a convincere gli elettori sulla bontà delle loro tesi politiche, che non esistono, così come i progetti di governo e neanche le semplici idee, ma piuttosto esperti ad acquisire i consensi con la demagogia spicciola, il ricorso agli algoritmi e, soprattutto, la graziosa distribuzione di ogni possibile prebenda, contributo e regalia, ovviamente a spese dell’aumento esponenziale del debito pubblico, di ritrovarsi sulle macerie della propria sconfitta e, soprattutto, privi di sponde su cui trovare conforto alle loro impresentabili esigenze?

    E se è vero che il primo obiettivo di evitare le elezioni anticipate è stato raggiunto, è pur vero che le elezioni si terranno comunque entro un anno circa, ed è evidente che i vertici  della partitocrazia imperante, già da oggi cominceranno a tremare all’idea di affrontarle senza potere ricorrere ai giochetti delle bandierine di partito, né alle ordinarie sovvenzioni, utili solo ad alimentare le loro altrimenti sterili campagne elettorali, finanziate a discapito degli interessi reali del Paese e soprattutto di quella parte che lavora, produce e paga le imposte.

    Un incubo che non li farà dormire la notte e che, soprattutto, per il modo ridicolo e insensato di come è stata gestita la corsa all’elezione del Presidente della Repubblica, ha lasciato ferite gravi e, forse insanabili, in tutte e due gli schieramenti, ma con una frattura più pesante in quello del centrodestra, che proprio per il fatto di avere più voti, ambizioni e soprattutto presunzioni di successo, è chiaramente imploso davanti all’evidente sconfitta, e per questo pagherà il prezzo più alto.

    Una brutta storia, che dà soprattutto il senso di una classe politica ottusa e arrogante che si è, speriamo per l’ultima volta, delegittimata da sola per pura incapacità e che dovrebbe prendere atto che è arrivata al capolinea, e sarebbe ora che lasciasse, senza eccezioni, il campo ad un processo di cambiamento e di vero rinnovamento della politica, che se non torna ai valori, ai principi e ai contenuti per il corretto esercizio della sua funzione, perderà sempre maggiore credibilità da parte dei cittadini e confermerà la sua inutilità.

    Con il rischio che il primato della politica, che è un valore inestimabile perché garantisce in democrazia il corretto esercizio del controllo democratico e della sovranità popolare, già da tempo osteggiato, possa essere definitivamente cancellato, persino con il paradosso autolesionistico del beneplacito della stessa società civile, stanca di imbonitori e venditori di fumo, come ormai appaiono i leader dell’attuale partitocrazia nazionale e desiderosa di fare pulizia, buttando via il bambino insieme all’acqua sporca.

    E invece c’è l’assoluta necessità di salvare la democrazia e rinforzare la partecipazione popolare, per una politica al servizio del Bene Comune, a partire dalla immediata riforma dell’elezione del Presidente della Repubblica, da togliere ai Grandi Elettori e da affidare direttamente al popolo, nonché dalla celere adozione di una legge elettorale che restituisca il diritto ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti, ed eliminare finalmente e per sempre l’osceno esproprio della sovranità popolare, imposto da tutti i capi partito a loro esclusivo beneficio.

    *già sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

  • Una volta

    Qualche decennio fa il socialista Rino Formica definì la politica “sangue e merda” affrescando così un’immagine molto forte.

    La vicenda della rielezione del presidente Mattarella dimostra invece quanto obsoleta possa oggi venire considerata questa terribile definizione.

    Durante questa settimana, indipendentemente dai soggetti politici, abbiamo assistito ad un susseguirsi di proposte di candidati lanciati allo sbaraglio in quanto privi di alcun accordo politico precedente contemporaneamente a tradimenti politici e personali consumati nel giro di qualche ora. Uno spettacolo avvilente che ha dimostrato l’assoluta mancanza di qualsiasi tipo di valore umano espresso da questi leader politici i quali, per conseguire l’obiettivo minimo e anche la sola propria visibilità o l’affermazione della propria compagine politica, hanno senza ritegno imbastito delle trame finalizzate più a danneggiare l’avversario che non a raggiungere l’obiettivo, cioè l’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica. Questi torbidi personaggi hanno utilizzato il palcoscenico parlamentare per recitare di fronte ai media la poesiola degli “alti obiettivi” che la loro azione intendeva raggiungere per poi, lontano dalle luci della ribalta e mediatiche, ordire le peggiori trame che mente umana possa immaginare.

    Subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, infatti, ognuno si è arrogato il merito della rielezione del presidente Mattarella accusando la parte avversa di aver ordito e tramato contro sé stessi e la nazione.

    Dopo sole quarantotto (48) ore si ritroveranno tutti assieme al prossimo Consiglio dei Ministri come espressione di un’alleanza politica, avendo ampiamente dimostrato la propria incapacità come forze governative risultando relegate a semplici forze di sostegno ad un governo eterodiretto.

    Se Rino Formica avesse ragione il sangue dovrebbe sgorgare da ferite politiche ed umane e, di conseguenza, dare vita a mutamenti politici e personali proprio in seguito alle ferite subite e al sangue che ne è conseguito.

    Viceversa lo spettacolo offerto dalla politica dimostra, soprattutto alle giovani generazioni, come si possa tradire senza pagare alcuna conseguenza e sempre per un interesse personale sorvolare sui torti subiti venendo meno a qualsiasi principio di dignità personale.

    Questo oggi emerge come unico messaggio che la politica è in grado di offrire e comunicare: un luogo dove non si trova più né il sangue né la merda. Semplicemente, invece, l’immagine più vicina allo spettacolo parlamentare è quello di un’immensa discarica priva di ogni valore politico, etico ma soprattutto umano.

  • Per eleggere il Presidente 24 ore di silenzio stampa

    Per arrivare all’elezione condivisa del Capo dello Stato sarebbe prima di tutto necessario che i vari giornalisti, analisti, commentatori ed esperti decidessero di stare zitti per 24 ore, infatti da giorni non stanno fornendo notizie ma ci propinano diverse e dannose elucubrazioni, che spesso diventano masturbazioni pseudo intellettuali, con il risultato di rendere ancora più difficile un accordo tra le forze politiche.

    In sintesi le uniche cose certe sono che: 1) Draghi potrebbe rimanere a guidare il governo solo se il Capo dello Stato fosse eletto dalla stessa, od eventualmente più ampia, maggioranza che forma  l’attuale governo; 2) se Draghi dovesse andare al Quirinale il nuovo capo del governo dovrebbe garantire la stessa stabilità che ha garantito Draghi e questo è un impegno che solo le forze politiche possono prendere; 3) il Presidente Mattarella, nel suo messaggio di fine anno, ha detto in maniera incontrovertibile che il Parlamento è sovrano, di conseguenza se la grande maggioranza del Parlamento lo votasse non potrebbe  che  tornare ad essere Presidente e noi riavremmo la situazione attuale che ha aiutato e continuerebbe ad aiutare l’Italia nel contesto interno ed internazionale.

    Come ultima, ovvia, considerazione il Presidente della Repubblica deve essere in grado di affrontare, oltre ai noti problemi sanitari ed economici, le nuove emergenze Russia-Ucraina, Cina ed Iran con le conseguenze energetiche e di stabilità in varie aree del pianeta. Difficile immaginare che alcuni dei nomi circolati, più o meno ufficialmente, in questi giorni, benché di buon livello, possano offrire le necessarie garanzie per affrontare questo tipo di problemi. Perciò il richiamo da un lato al buon senso e dall’altro al silenzio è d’obbligo, ma siamo purtroppo certi che tutti continueranno a parlare con la conseguenza che, oltre a dar aria ai denti, renderanno sempre più difficile ogni accordo di buon senso.

  • L’elezione di Bianca

    L’elezione di Bianca che non per la prima volta dovrà rinunciare all’incarico e, presumibilmente, non sarà l’ultima, e dopo la prolungata confusione di leader e peones i quali, con la complicità dei media, sono riusciti attraverso dichiarazioni e commenti a sminuire la figura di Draghi e il peso dell’Italia in Europa e nel mondo, le prossime ore si annunciano quanto mai deludenti per chi sperava nel ritorno della politica.

    In fondo però non c’è nulla di particolarmente nuovo e diverso dalle elezioni di altri presidenti, in altri paesi: basta ricordare quella negli Stati Uniti o le dichiarazioni di alcuni candidati per le prossime legislative francesi. Non c’è molto da dire sulla drammatica evidenza che le democrazie annaspano mentre le loro istituzioni sono state in gran parte usurpate da personaggi i quali, con sistemi elettorali ad hoc, hanno instradato e manipolato l’espressione del voto popolare.

    Il bene comune, l’interesse della Nazione, la dignità dello Stato sono obiettivi passati in terzo piano rispetto agli interessi elettorali e personali. Oggi le democrazie sono diventate asfittiche, deboli, succubi anche dei social e quello che un tempo era un gigante economico, l’Unione Europea, che non è stata in grado per veti incrociati ed insipienza dei capi di Stato di diventare Unione politica, dimostra, proprio sul piano economico, di avere basi sempre più fragili. Intanto i paesi forti, con presidenze assolutiste e dittatoriali, riprendono a diventare egemoni dividendosi le aree di influenza e potere nel mondo. Putin e Xi Jinping, di fatto, hanno già siglato un accordo per spartirsi aree geografiche per espansioni militari ed economiche, accordo che potrebbe essere vantaggioso anche per l’area di influenza che l’Iran mira ad ottenere, almeno per quanto riguarda gli armamenti nucleari.

    Nel contesto il terrorismo non è per nulla sopito, la pandemia globale non è vinta, già si parla di nuove mutazioni e di altri virus in agguato, la povertà aumenta, nei paesi più sviluppati come negli altri, rendendo sempre più drammatico il processo immigratorio, e il potere dei super speculatori, di un mondo finanziario spesso fittizio e sempre arrogante, non si cura di preservare l’economia reale. Rischiamo a breve, vicino a noi, guerre non solo economiche, mentre è già di oggi il problema energetico e quello ambientale, intanto i grandi elettori italiani sono in attesa di conoscere le decisioni dei loro leader impegnati nel gioco al massacro di quella che sta diventando non l’elezione del Presidente della Repubblica ma l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni nazionali.

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