Salute

  • L’UE limita l’esposizione alla formaldeide nei prodotti di consumo

    La Commissione ha adottato misure per proteggere meglio le persone dal rischio di cancro introducendo un limite massimo di emissione per la sostanza cancerogena formaldeide in una serie di prodotti di consumo.

    Le nuove norme stabiliscono un limite di emissione di 0,062 mg/m³ di formaldeide in ambienti chiusi per i principali prodotti che concorrono alle emissioni, come gli articoli e i mobili a base di legno e l’interno dei veicoli stradali. A tutti gli altri articoli, quali tessili, cuoio, plastica, materiali da costruzione o prodotti elettronici, si applicherà un limite di 0,08 mg/m³. Ciò garantirà un elevato livello di protezione della salute umana, limitando nel contempo l’onere socioeconomico e la necessità di cambiamenti tecnologici per un’ampia gamma di industrie e settori.

    I produttori di articoli in cui è utilizzata formaldeide disporranno di 36 mesi per conformarsi alle nuove norme; le parti interessate avranno quindi tempo sufficiente per conformarsi alle prescrizioni, sviluppare metodi analitici per testare le emissioni e sviluppare prodotti privi o a basse emissioni di formaldeide. Ai veicoli si applicherà un limite di 48 mesi. Inoltre l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, con il sostegno dell’industria e di esperti, elaborerà orientamenti che agevoleranno l’attuazione armonizzata delle condizioni di prova per misurare le emissioni di formaldeide.

    È noto che la formaldeide ha proprietà cancerogene e mutagene e presenta un rischio di tossicità e sensibilizzazione della pelle. È usata principalmente nella produzione di resine, termoplastiche e altre sostanze chimiche, utilizzate a loro volta in una serie di prodotti e applicazioni di consumo, come la fabbricazione di mobili e pavimenti a base di legno, che sono le principali fonti di esposizione dei consumatori alle emissioni di formaldeide negli ambienti chiusi. È usata anche in prodotti tessili e cuoio, parti di veicoli e aerei, schiume, plastica e fibre vetrose sintetiche.

  • Australia legalises psychedelics for mental health

    Australia has become the first country in the world to legalise the use of psychedelics to treat some mental health conditions.

    Approved psychiatrists can now prescribe MDMA to those suffering post-traumatic stress disorder and magic mushrooms for some types of depression.

    The controversial move has been hailed as a game-changer by many scientists and mental health experts.

    However, others say the move has been too hasty and should not be over-hyped.

    Experts say there is still the risk of a “bad trip”, which is when the user has an unpleasant experience while under the influence of drugs.

    And the therapy comes at a cost, with Australian media reporting one course could cost tens of thousands of dollars.

    MDMA – also known as the party drug ecstasy – is a synthetic drug that acts as a hallucinogen. It increases the user’s energy levels, sensory experiences and distorts their sense of time.

    Magic mushrooms, which grow naturally, also have hallucinogenic effects due to the active compound psilocybin.

    While Australia is the first country in the world to regulate the drugs as medications, clinical trials are also underway in the US, Canada and Israel.

    Under the new regulations which became official in Australia on 1 July, approved psychiatrists can prescribe MDMA for post-traumatic stress disorder (PTSD) and psilocybin for depression that has resisted other treatments.

    Use of the psychedelics would be carefully monitored and not a case of “take a pill and go away”, said Dr Mike Musker, a mental health researcher at the University of South Australia.

    Describing the move as a “game-changer”, he told AFP news agency that, in the case of MDMA for example, the patient would likely have three treatments over five to eight weeks. Each treatment would last about eight hours, with the therapist staying with the patient the whole time.

    Patients should not expect a miracle cure, however.

    “I have read about stories where people have had what you call bad trips, or actually they’ve re-experienced their trauma, and so we’ve got to take great caution,” Dr Musker said.

    Professor Susan Rossell, a cognitive neuropsychologist at Melbourne’s Swinburne University said that while psychedelics certainly had the potential for therapeutic use, the move had come about too quickly.

    “When you look at interventions… for any other kind of disease, whether it’s cardiovascular disease or cancer, you cannot get a drug to market as quickly as this has been done,” she told AFP.

    Prof Rossell, who is leading Australia’s biggest trial on the effects of psilocybin on depression, added that more research was needed to determine the long-term outcomes of the therapy.

    Australia’s Therapeutic Goods Administration (TGA) shocked many in the medical and science world in February when it reclassified MDMA and psilocybin so they could be used for therapeutic purposes.

    It declared the drugs “relatively safe” when used in a “medically-controlled environment” for patients “with serious mental health conditions”. Otherwise, both MDMA and psilocybin are illegal in Australia.

    The TGA acknowledges that there are unknowns and inconclusive evidence, but says “there are promising signs” that controlled therapeutic use of the drugs may improve mental health for some people and that the “benefits for some patients… will outweigh the risks”.

    The regulator says there are currently no approved products that contain MDMA or psilocybin. However the reclassification means psychiatrists will be able to access and legally supply certain medicines that contain them, even if they have not been evaluated for safety or effectiveness.

  • Si potrebbero evitare 4 tumori su 10 ma il 50% non accetta l’invito a fare lo screening

    Molti tumori sono prevenibili e gli screening possono letteralmente salvare la vita. Eppure, un italiano su due non effettua i test che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) offre gratuitamente per tre neoplasie – il cancro al seno, al colon-retto e al collo dell’utero – e ancora troppi ignorano il dato che ben il 40% dei decessi per cancro può essere prevenuto attraverso i corretti stili di vita. A rilanciare il forte invito alla prevenzione è stato, dal Festival di Sanremo, il ministro della Salute Orazio Schillaci, mentre l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha annunciato l’avvio di una grande campagna.

    “Oggi abbiamo a disposizione gratuitamente lo screening per tre tipi di tumore e stiamo lavorando per ampliare le possibilità, ma farli è fondamentale perché con lo screening si individua prima la malattia e si può far sì che venga completamente curata. Farlo sapere agli italiani è fondamentale perché purtroppo, ancora oggi il 50% non risponde quando arriva la domanda di effettuare lo screening”, ha detto Schillaci. E la scelta di lanciare questo messaggio proprio dal Festival della canzone non è stata casuale: “Credo sia un valore aggiunto perché si arriva in tutte le case e si parla ai giovani, come agli adulti e agli anziani. Era giusto lanciare da qui un messaggio importante sulla prevenzione oncologica”. Prevenire, ha ribadito, “è fondamentale, perché circa il 40% dei tumori può essere evitato con corretti stili di vita”. E proprio alla prevenzione punta la nuova campagna degli oncologi Aiom, che partirà nelle prossime settimane: un grande progetto di sensibilizzazione per migliorare l’adesione al test contro il cancro al colon-retto, che prevede spot, opuscoli, una campagna social ed il coinvolgimento delle farmacie. In Italia è il secondo tumore più frequente dopo quello alla mammella, con 48.100 casi nel 2022, ovvero +4.400 in 2 anni. Eppure, 7 italiani su 10 non aderiscono allo screening e non eseguono il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, che il Ssn offre gratuitamente ogni due anni a tutti i 50-69enni.

    È dimostrato che il test è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%. Non solo. Proprio questa neoplasia è stata l’esempio dell’efficacia dei programmi di prevenzione: nel 2020, i tassi di incidenza erano in diminuzione del 20% rispetto al picco del 2013. Ma lo stop agli screening durante la pandemia ha vanificato i risultati ottenuti. A questo si aggiungono le forti differenze tra le Regioni: oggi, afferma il presidente Aiom Saverio Cinieri, “assistiamo ad un’epidemia di nuove diagnosi. Ma se al Nord il 45% dei cittadini esegue il test del sangue occulto, al Centro è il 31% e al Sud soltanto il 10%. Inoltre, solo 5 Regioni superano il target del 50% di adesione: Veneto, Trentino, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Friuli”. La prevenzione è dunque prioritaria: “Nel 90% dei casi – spiega Sara Lonardi, direttore Oncologia 3 all’Istituto Oncologico Veneto di Padova – tale tumore si sviluppa da lesioni precancerose. Per questo lo screening è così efficace: ci permette di rimuovere i polipi prima che diventino neoplastici”.

    Ma un grande peso hanno anche gli stili di vita. Tra i fattori di rischio, conclude Filippo Pietrantonio dell’Oncologia Gastroenterologica all’Istituto Tumori di Milano, «rientrano proprio gli stili di vita scorretti: sedentarietà, fumo, sovrappeso, obesità, consumo eccessivo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse, alcol, insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali”.

  • In Italia 5000 circoncisioni l’anno, 35% clandestine

    Per motivi culturali, religiosi o igienici tra i 4.000 ed i 5.000 bambini stranieri ogni anno in Italia vengono sottoposti alla circoncisione, di questi tra i 1400 ed 1750, pari al 35%, subiscono la pratica clandestinamente, e spesso non da medici, con il rischio concreto di infezioni ed emorragie che in alcuni caso possono diventare letali per i piccoli. Ai bambini che muoiono si aggiungono quelli, e sono centinaia ogni anno, che arrivano al pronto soccorso con malformazioni o infezioni e spesso danni permanenti.

    A causa di una grave emorragia un bambino è morto nel 2019 a Genova, un altro era morto nel dicembre 2018 a Monterotondo, in provincia di Roma, nel 2016 morì un bimbo a Torino e prima ancora ci furono altre vittime a Treviso e Bari. I dati dei bimbi circoncisi in Italia raddoppiano, arrivando a 9.000/10.000 bambini l’anno, se si considerano quelli che, pur vivendo in Italia, durante le festività – soprattutto mussulmane – vengono sottoposti alla pratica nei Paesi d’origine. Ad alimentare il mercato clandestino sono anche i molti irregolari che ovviamente non possono rivolgersi a strutture autorizzate. Nei paesi d’origine la circoncisione, che non viene praticata dai medici, costa pochissimo, spesso basta un’offerta e in alcuni paesi rappresenta una festa, come il battesimo per i cattolici, a cui tutta la famiglia partecipa. In Italia privatamente i costi raggiungono anche i 2500 euro, con picchi fino 4000 euro.

  • Rischia l’obesità un bimbo su tre, Campania al 44%

    In Italia un terzo dei bambini è già in sovrappeso o obeso e questa percentuale raggiunge il 44% in Campania, rendendola regione maglia nera, subito seguita con il 42% dalla Calabria. Tutt’altro che un’innocua ‘pancetta’, l’obesità infantile spesso continua in età adulta, mettendo a rischio di sviluppare diabete, tumori, malattie del cuore e ictus. Portare tra i banchi di scuola l’ora di prevenzione, con un accento sull’alimentazione sana e la dieta mediterranea, è l’obiettivo di un tavolo di lavoro avviato dal Ministero della Salute insieme a quelli dell’Agricoltura, dello Sport, dell’Istruzione.

    “L’attenzione verso gli alimenti di cui ci nutriamo – sottolinea Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip) – ha effetti diretti sul benessere, degli adulti come dei bambini”, soprattutto in un momento in cui la pandemia ha peggiorato le abitudini quotidiane di gran parte della popolazione. “Per esempio, 1,2 milioni di persone hanno iniziato o ripreso a fumare e il 32% degli adulti è aumentato di peso”, sottolinea Francesco Cognetti, presidente Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce). Spesso sottovalutata, l’obesità nei bambini “non significa solo ‘avere un po’ di pancia’ – sottolinea Giuseppe Morino, pediatra e dietologo – ma grasso al fegato, pressione alta, livelli di colesterolo elevati, disregolazione di insulina. E spesso bimbi obesi saranno anche adulti obesi”.

    Nella sola Europa, una dieta malsana, ovvero troppo ricca di zuccheri, grassi saturi e cibi ultraprocessati, causa più di un milione di morti ogni anno, secondo l’Oms Europa che ha appena annunciato nuove linee guida nutrizionali per proteggere i bambini dal marketing alimentare malsano e dalla pubblicità di cibi e bevande non salutari. Di contro, “la dieta mediterranea – ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci – è strategica per la prevenzione di malattie ed è uno strumento di rafforzamento di valori culturali come l’importanza della qualità dei prodotti, il rispetto per il territorio e la biodiversità”. Per questo “sto lavorando insieme al Ministero dell’Istruzione, dell’Agricoltura e dello Sport per inserire la prevenzione, con un focus sull’alimentazione, nei programmi didattici delle scuole, affinché già da piccoli si apprendano i benefici dei corretti stili di vita”. “Dobbiamo educare le nuove generazioni a un consumo più attento – conferma il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – anche per contrastare l’effetto dei social media, che spingono verso l’acquisto di alcuni prodotti”. A questo scopo, ha aggiunto, è giusto che “il sistema scolastico accolga tra le materie anche l’educazione alimentare e spieghi cosa fa bene e cosa fa male, in modo da fornire quella ‘alfabetizzazione’ che per tante generazioni è stata affidata alle mamme e alle nonne”.

    L’alimentazione sana sarà anche protagonista del ‘Festival dei 5 colori’ che si terrà dal 17 al 21 maggio a Napoli, per proseguire in Calabria. In calendario incontri, giochi e eventi, per portare anche tra i banchi e nelle famiglie, l’importanza di frutta e verdura, rigorosamente di stagione e Made in Italy.

  • Pediatrie piene, +300% al pronto soccorso

    Le pediatrie sono in affanno in molte realtà d’Italia per le tante infezioni da virus respiratori nei bambini, specie le bronchioliti da Virus Respiratorio Sinciziale, che stanno colpendo in particolare i piccoli sotto l’anno di vita. Ma le terapie intensive pediatriche sono sottodimensionate. Lo afferma la Società italiana di pediatria SIP che sollecita un intervento del governo. Con la contemporanea circolazione di altri virus come influenza, adenovirus e Covid, la situazione «è in alcuni casi davvero difficile, con accessi record in Pronto Soccorso, congestione in alcuni ospedali e massima occupazione dei posti letto». «Registriamo un incremento degli accessi in PS per infezioni respiratorie del 300% superiore rispetto ai due anni precedenti, con l’80% dei posti letto occupati da bambini con bronchiolite da VRS”, afferma Giovanni Corsello, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale dei Bambini di Palermo. «Due condizioni stanno rendendo particolarmente gravosa l’assistenza: da un lato l’età dei bambini con bronchiolite da VRS, soprattutto neonati e lattanti, e dall’altro lato, i casi di ‘coinfezioni’ causate da più agenti patogeni che in contemporanea colpiscono lo stesso organismo». Condizioni, queste, che richiedono spesso il ricovero in ospedale, nei casi più gravi in terapia intensiva e un notevole sforzo organizzativo. Complessa la situazione anche al Policlinico Umberto I di Roma, dove attualmente il 100% dei ricoveri pediatrici è dovuto a infezioni respiratorie. “Nel 90% dei casi si tratta di bronchioliti da VRS, che nel 10% dei casi richiedono il ricovero in terapia intensiva pediatrica, attualmente quasi piena (soli 2 posti liberi)”, afferma Fabio Midulla, responsabile del reparto di Pediatria di Urgenza dell’ospedale.

    «La situazione è difficile, ma il sistema tiene, seppur con grandi sforzi», afferma Giuseppe Banderali, vicepresidente SIP e direttore della Neonatologia e Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano. «Registriamo un notevole incremento di accessi al PS rispetto agli ultimi due anni; da novembre i posti letto sono sempre pieni, occupati per il 60% da bambini con infezioni respiratorie, di cui il 20-25 % sono bronchioliti da VRS».

    Anche alla luce di questa situazione, la SIP punta il dito sul sottodimensionamento delle terapie intensive pediatriche (TIP). L’assenza di un codice ministeriale che le identifichi in maniera precisa (presente per tutte le altre discipline assistenziali nel nostro Paese) rende molto difficile stimare il loro numero esatto. Facendo riferimento a dati empirici, nel nostro Paese ci sono circa tre letti di terapia intensiva con specificità pediatrica ogni milione di abitanti. Un valore di circa la metà di quello inglese e di circa un terzo rispetto a Austria, Svizzera, Germania o Usa. «Assistere i bambini in unità di terapia intensiva dedicate significa migliorare la prognosi rispetto a coloro che vengono ricoverati in terapie intensive per adulti. Questo è tanto più vero quanto il bambino è più piccolo e più grave. Le TIP sono infatti tarate sui bambini e hanno un’elevata specificità non solo dei device, ma anche delle competenze del personale», afferma la Presidente della SIP

    Annamaria Staiano. “Chiediamo al Governo – conclude la presidente SIP – non solo un loro rafforzamento, con un aumento dei posti letto e del personale, ma anche un impegno a lavorare per garantire un’assistenza omogenea a tutti i bambini in ogni area del Paese».

  • La dieta mediterranea non è una dieta

    Tutti parlano di Dieta Mediterranea, ma in realtà sono molto pochi quelli che sanno veramente cosa sia o che la seguono correttamente.

    In questo testo cercherò di rispondere pertanto a due domande:

    La prima, che cos’è la Dieta Mediterranea dato che non è una dieta e la seconda se esiste ancora, dato che in pochissimi la mettono in pratica.

    1. Cos’è la Dieta Mediterranea se non è una dieta?

    La Dieta Mediterranea è un modello culturale, un insieme di conoscenze, ovvero uno stile di vita (e, di conseguenza, anche uno stile alimentare) tramandato per secoli dalle popolazioni che si affacciano sul mar Mediterraneo. Perché la geografia è la madre della storia e, in questo caso, l’area mediterranea è la madre di questa storia.

    Conoscenze

    Questo modello culturale è espressione della Civiltà Contadina, un sistema sociale e culturale autosufficiente (e oggi possiamo definire anche ecosostenibile) fondato principalmente sul rispetto, la gratitudine, la tutela e la profonda conoscenza (e quindi il suo sapiente uso a livello sia nutrizionale che terapeutico) della biodiversità naturale e rurale.

    Attività fisica

    In generale lo stile di vita mediterraneo è caratterizzato da una regolare attività fisica quotidiana (soprattutto all’aperto), intesa come esercizio fisico vario, armonico, ponderato e frequente (che varia a seconda delle stagioni, del sesso, dell’età, dell’attività svolta, del contesto, della condizione fisica, etc.)

    Alimentazione

    Come detto non esiste una singola e specifica dieta, ma un comune modello dietetico mediterraneo che si distingue per le seguenti caratteristiche principali:

    1) Qualità

    Tutti alimenti sono principalmente locali, di stagione, autoriprodotti (da piante o semi locali e non selezionati) e consumati integrali (radice, fusto e foglia, o con la buccia, etc.) e freschi o conservati in modo naturale (con olio, con sale, con aceto, con miele, con spezie, in salamoia, sotto terra o cenere o sabbia, sotto vuoto, sotto neve o ghiaccio o per essiccazione, affumicatura o tostatura, etc.).

    2) Quantità

    Tutti i giorni:

    • Cibi di origine vegetale in abbondanza per varietà e tipologie (ortaggi e verdure selvatiche sia di terra che di mare – es. alghe)
    • Cereali in chicchi integrali (Orzo, Grano, Farro, Miglio, Avena e Riso)
    • Pasta, pane e farine integrali o semintegrali
    • Legumi (migliaia di varietà)
    • Erbe Aromatiche
    • Olio di Oliva (frutto) o di Semi (ad es. sesamo) come principale fonte di grassi
    • Vino (solo gli uomini adulti) in moderata quantità
    • Sale (Marino o di Cava esclusivamente integrali) in pochissima quantità

    Una volta a settimana:

    – Semi tostati (di girasole, di sesamo, di zucca, etc.)

    • Frutta secca (noci, mandorle, nocciole, etc.)
    • Frutta selvatica o coltivata, cruda o cotta
    • Tisane
    • Uova da animali ruspanti, molluschi, carni bianche di acqua (ad es. pesce) di terra (ad es. lepre) e di cielo (ad es. uccelli)
    • Formaggio (fresco o stagionato) da latte di animali da pascolo (soprattutto capra, pecora e raramente bovino)
    • Alimenti fermentati (yogurt, garum, verdure fermentate, etc.)

    Una o due volte al mese

    • Carne rossa (spesso stagionata o sottoforma di insaccato)

    Una o due volte l’anno

    – Dolci tradizionali (con dolcificanti non raffinati)

    3) Proporzioni

    60% carboidrati (Glucidi complessi dagli amidi dei cereali)

    25-30% grassi (soprattutto polinsaturi – omega-3 etc.)

    10-15% proteine (prevalentemente vegetali)

    4) Cottura

    I metodi per cucinare gli alimenti sono molti e variano per fonte di cottura (fuoco da legna, brace, pietra rovente, sole, etc.), temperatura di cottura (generalmente bassa), tempi di cottura (da più o meno brevi), tipologia di cottura (bollitura, al forno, su pietra, in vaso cottura, a coperta, marinatura, frittura, sulla brace, etc.) e tipologia dei materiali utilizzati per cuocere (pietra, vetro, legno, rame, terracotta, etc.)

    5) Orari

    Tutte le attività avvenivano dal sorgere fino al calare del sole (e, quindi, secondo stagione). Il pasto principale era il pranzo (più abbondante e variato). La cena era più sobria e semplice. Generalmente si mangiava dalle due e al massimo le tre volte al giorno.

    Dieta Mediterranea e Nutrienti

    Le caratteristiche dei nutrienti (macro e micro) contenuti negli alimenti corrispondenti a queste abitudini dietetiche sono:

    I Macronutrienti

    Carboidrati: a basso contenuto glicemico (ricchi di fibre e zuccheri complessi)

    Proteine: poche quantità e prevalentemente di origine vegetale

    Grassi: soprattutto polinsaturi (omega-3, omega-6)

    Fibre: di origine vegetale (cereali integrali, verdura, legumi, frutta, sono costituite prevalentemente da polisaccaridi (cellulosa, lignina, pectine, mucillagini)

    Acqua: cruda o bollita (tisane) di buona qualità

    I Micronutrienti:

    Vitamine: sia idro che liposolubili (tutte)

    Minerali: Calcio, Fosforo, Magnesio, Sodio (piccole quantità), Potassio, Cloro, Zolfo e molti altri (ad es. Ferro, Rame, Zinco, Fluoro, Iodio, Selenio, Cromo, Cobalto, Manganese, Molibdeno, Silicio, Nichel, Cadmio, Vanadio, Boro, etc.)

    Dieta Mediterranea e i 9 Aminoacidi Essenziali

    Nell’essere umano adulto quelli essenziali sono 8: fenilalanina, treonina, triptofano, metionina, lisina, leucina, isoleucina e valina – questi ultimi tre hanno anche le proprietà di amminoacidi ramificati (BCAA). Per i soggetti in accrescimento è essenziale anche l’istidina (9 in tutto). Questi aminoacidi si definiscono essenziali in quanto devono essere obbligatoriamente introdotti con la dieta (con le proteine alimentari).

    Gli alimenti in cui questi (ed altri) aminoacidi sono più presenti sono quelli di origine animale (ma sono anche quelli più ricchi di grassi e, pertanto, da consumare con moderazione) Anche i cereali, i legumi e le verdure contengono ciascuno diverse tipologie di aminoacidi essenziali.

    La dieta mediterranea è nota per i suoi piatti che integrano cereali, legumi e verdure, abbinamento che costituisce un complesso proteico ben equilibrato in grado di coprire il fabbisogno di aminoacidi essenziali. Si parla in questo caso di mutua integrazione (o complementarietà proteica). Ad esempio: pasta fresca di semola integrale con verdure e fagioli, minestroni e zuppe di cereali integrali e fagioli, etc.

    La posizione ufficiale della “Academy of Nutrition and Dietetics” è che “le proteine di vari cibi vegetali consumati nel corso della giornata possono fornire un apporto sufficiente di aminoacidi essenziali”.

    I legumi, spesso denominati la “carne dei poveri”, hanno, tuttavia, rispetto alla “carne dei ricchi” più vantaggi, in quanto composti di carboidrati a lento assorbimento, di una buona quota proteica, di sali minerali, di alcune vitamine e di fibre alimentari.

    1. Esiste ancora la Dieta Mediterranea?

    La Dieta Mediterranea o meglio, i principi dietetici della cività contadina mediterranea di cui la scienza della nutrizione non fa altro che comprovarne da decenni i benefici per la salute umana sta progressivamente scomparendo proprio nei paesi mediterranei a causa della diffusione di stili di vita ed alimentari tipici della società dei consumi, dell’urbanizzazione e della globalizzazione (della produzione e, per l’appunto, dei consumi). Le scelte alimentari si orientano verso ciò che il mercato offre (pubblicità) o verso ciò che costa di meno (prezzo), a seconda dell’efficienza e rapidità dei trasporti, delle reti di distribuzione e dell’efficacia delle tecnologie di conservazione diventando sempre più slegate dalla (sapiente) e secolare tradizione (stagionalità, età, tipo di mestiere, etc.) che l’ha prodotta. Le indagini statistiche più recenti mostrano che la Dieta Mediterranea sta diventando un ricordo per gli adulti e diventerà un capitolo di storia per i nostri figli (tra i più in sovrappeso del mondo). L’alimentazione si è progressivamente arricchita di cibi ad alto contenuto di proteine, grassi saturi e zuccheri  semplici e sono diventati sempre più frequenti sia i pasti fuori casa (per necessità e per pigrizia) che il consumo di cibi pronti (molto diversi qualitativamente da quelli consumati solo 50 anni prima) ed inoltre le porzioni sono aumentate (ad esempio in Italia del 30-40% – da 2.500 a 3.300 kcal/die), con un impoverimento progressivo delle proteine di origine vegetale e dei carboidrati complessi (cereali in chicchi e integrali). A tale aumento dell’intake calorico non è seguito un adeguato dispendio energetico perché anche lo stile di vita è diventato più sedentario in quanto legato per trasporto e lavoro sempre più alle macchine, determinando così una notevole riduzione della spesa energetica giornaliera.

    Viviamo, quindi, in un’epoca di “apparente benessere” perché l’attuale presenza di persone over 80 è dovuta in gran parte anche ai benefici degli stili di vita ed alimentari più equilibrati e sobri seguiti in gioventù. Le nuove generazioni, figlie del benessere, educate a stili di vita ed alimentari scorretti e cresciute in ambienti malsani, manifestano già molti problemi di salute, sia fisica che mentale.

    Quindi, sempre che si voglia migliorare il futuro dei nostri figli, il modello culturale-alimentare mediterraneo deve essere riscoperto, rivalutato e diffuso, a partire dalle nostre tavole perché questo genererà una domanda (di cibi locali, stagionali, freschi, senza prodotti chimici, etc.) che andrà, inevitabilmente a generare una migliore offerta a vantaggio della nostra salute e dell’ambiente.

  • Unione sanitaria: diventa operativa la rete di laboratori HERA

    L’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) sta istituendo una rete di laboratori che è diventata operativa il 1 febbraio. La rete, denominata DURABLE, è finanziata con 25 milioni di euro nell’ambito del programma EU4Health. Fornirà informazioni scientifiche rapide e di alta qualità per sostenere l’UE nella preparazione e nella risposta alle minacce sanitarie transfrontaliere e nella valutazione dell’impatto delle contromisure mediche.

    DURABLE sarà coordinata dall’Institut Pasteur e comprenderà diciotto laboratori di alto livello all’interno dell’UE. Contribuirà a un’analisi e un’individuazione rapide, complete ed efficaci degli agenti patogeni e a una loro migliore caratterizzazione; ciò aiuterà a individuare, sviluppare e acquistare contromisure mediche adeguate. DURABLE integrerà le reti esistenti, comprese quelle coordinate del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, per affrontare le sfide future.

    DURABLE promuoverà lo scambio di dati e orienterà il processo decisionale a livello mondiale. Ciò sosterrà i paesi nei loro sforzi per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 3 su salute e benessere e altri traguardi e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile legati alla salute.

  • Agopuntura riconosciuta dall’ISS

    Il 25 luglio del 2022 sono state pubblicate le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità per l’uso dell’agopuntura nella terapia del dolore. Nello specifico, queste linee guida sono rivolte a tutti gli operatori sanitari che, nel corso della loro attività clinica, si trovino ad assistere pazienti adulti (≥18 anni) con sintomi da emicrania episodica e cronica o con lombalgia cronica e si riferiscono ad uno studio che ha rivelato una maggiore efficacia dell’agopuntura rispetto ai farmaci previsti per le suddette patologie. La notizia è molto positiva sotto tanti punti di vista. In primo luogo per il fatto che in Italia i più recenti studi riportano che l’emicrania ha una prevalenza che va dal 20 al 40% della popolazione (dipendentemente dall’età, il sesso e la collocazione geografica). In secondo luogo perché si può ridurre l’impatto economico di queste patologie e delle terapie ad esse associate (solo nei 27 Paesi UE è stato calcolato un costo complessivo pari a 111 miliardi di euro – Linde et al. 2012. Dati riferiti a dieci anni fa). E, in terzo luogo il fatto che l’agopuntura, come dimostrato, riduce quasi a zero gli eventi avversi o effetti collaterali (a patto, sempre, che sia eseguita da personale medico adeguatamente preparato). Insomma, come detto, si tratta di una buona notizia e, potrei anche aggiungere, meglio tardi che mai, visto che l’agopuntura è una pratica dalle origini talmente antiche che non vi è accordo sui suoi primi utilizzi. Alcuni reperti archeologici orientali (pietre sottilmente affilate) fanno pensare addirittura ad un suo uso in un periodo storico antecendente al neolitico. Nelle linee guida, tuttavia, come in quasi tutti gli studi clinici relativi a questa pratica di medicina tradizionale, non si fa mai riferimento alla teoria scientifica (possiamo iniziare a dirlo?) che l’ha resa possibile. Teoria che interpreta e codifica la realtà su due piani opposti e complementari tra loro, ovvero, quello fisico e quello metafisico. Ma torniamo all’agopuntura. Che cos’è? Come funziona? Innanzitutto è importante dire che l’agopuntura costituisce una delle 5 componenti della Medicina Tradizionale Cinese (insieme alla dieta, alla fitoterapia, alla massoterapia e alle ginnastiche psicofisiche quali, ad esempio, il Qi Gong e il Tai Chi). Il che ci fa capire che l’agopuntura non è un metodo terapeutico a sé stante ma una pratica di complemento di un sistema terapeutico più ampio che parte dal presupposto che la salute è il risultato del buon funzionamento di un insieme di sistemi (in occidente potremmo definirli sistema metabolico, nervoso, psichico, etc.). Equilibrio tra uomo e ambiente, equilibrio tra le sue interazioni fisiche (cibo, movimento, etc.) e le sue interazioni metafisiche (pensieri, idee, etc.) con l’ambiente (naturale o sociale) che lo circonda. Come funziona? Qui viene il bello, perché nessuno studio scientifico ne parla, o rimanda ad un approfondimento sul tema. L’agopuntura consiste nell’inserzione di specifici aghi (sono principalmente di due tipi) in specifici punti del corpo (dipendentemente dal trattamento necessario) che si trovano lungo canali energetici definiti “meridiani”. Sì, lungo canali “energetici”, ovvero, metafisici, invisibili, intangibili. Il che ci rimanda al discorso sulla teoria che ha generato l’agopuntura e sulla capacità di antichi saggi orientali di saper codificare e “mappare” sia i canali fisici (ad esempio il reticolato arterioso e venoso) sia quelli metafisici (i meridiani energetici, per l’appunto). Noi occidentali siamo educati ed abituati a considerare l’organismo dal solo punto di vista fisico, ovvero come un insieme di fasci nervosi, arterie, vene, vasi linfatici, muscoli, ossa e organi. Secondo gli antichi saggi fondatori della Medicina Tradizionale Cinese tutto ciò costituisce solo la parte fisica di qualsiasi sistema vivente (più o meno complesso) perché secondo la Medicina Tradizionale Cinese i meridiani energetici sono presenti anche nei vegetali e negli animali. I meridiani sono canali che scorrono in tutto il nostro corpo dalla superficie agli strati più profondi dove si trovano gli organi, mettendo in comunicazione le varie parti e riunendole nell’unità dell’organismo. Possiamo immaginarli come corsi d’acqua sotterranei a varie profondità che sgorgano in superficie in particolari punti chiamati Xuè, ovvero i punti che vengono stimolati con gli aghi nell’agopuntura o con la digito pressione nello shiatsu per accedere al sistema energetico di ogni individuo. I meridiani sono 12 e costituiscono la grande circolazione energetica del corpo. Ad ognuno è collegato un organo da cui prende il nome: Polmone, Intestino crasso, Rene, Vescica urinaria, Fegato, Vescica biliare (cistifellea), Cuore, Ministro di Cuore (pericardio), Intestino tenue, Triplice riscaldatore, Milza/Pancreas e Stomaco. La prima testimonianza scritta di agopuntura si trova nel Huangdi Neijing (tradotto come Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo), datato circa 300 a.C. dove troviamo anche citate sia la teoria dello yin e dello yang che quella dei 5 elementi (o delle 5 trasformazioni). A questo punto, visto che l’agopuntura è oggetto di approvazione in Italia come in moltissime altre parti del Mondo (ad esempio, per determinate condizioni patologiche è stata approvata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dal National Institutes of Health degli Stati Uniti e dal National Health Service del Regno Unito) non è forse arrivato il momento di approfondire lo studio, con metodo scientifico, di tutte le pratiche terapeutiche fondate su queste antichissime teorie? La dietoterapia come il Tai Chi, ad esempio? Del resto sempre di più si legge di studi scientifici che dimostrano che alcuni alimenti (mondo fisico) contribuiscono a cambiare il nostro umore, il nostro modo di pensare (mondo metafisico) o, viceversa, che alcuni stati mentali (depressione o ansia o stress) incidono sul nostro metabolismo. C’è ancora molto da recuperare in questo senso, soprattutto se pensiamo che la scuola di medicina salernitana (di influenza araba, a sua volta di influenza orientale) più di mille anni fa raccomandava come cure queste tre cose “l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta”.

  • Per vivere meglio?

    Sul Patto abbiamo in diverse occasioni ricordato come la ricerca scientifica abbia evidenziato, con diversi studi, le conseguenze positive, sul fisico e sulla psiche umana, che derivano dal rapporto affettivo con un animale da compagnia.

    Specificamente accarezzare il proprio cane o gatto, o comunque un animale col quale si è instaurato un rapporto, porta al rallentamento del battito cardiaco e al rilascio di ossitocina, quello sostanza che molti ormai chiamano l’ormone del benessere.

    Due scienziati italiani hanno, qualche anno fa, pubblicato il libro La scienza degli abbracci nel quale sono raccolte diverse indagini che provano come gli abbracci tra esseri umani, abbracci non legati al sesso ma solo alla affettività, alla condivisione di sentimento e calore umano, portino beneficio e produzione della nota ossitocina.

    L’abbraccio diventa un gesto con il quale ci si dà reciproco aiuto fisico e mentale, si riduce lo stress e si potenzia il sistema immunitario, si combatte la solitudine che, in questa epoca è diventata una nuova forma di malessere o autentico prodromo di malattia.

    L’ossitocina migliora il riconoscimento delle emozioni, rende più empatici, dà maggiore salute al sistema vascolare.

    In questa società dove tutti siamo sempre più concentrati su noi stessi, sul nostro smartphone, computer e sui social di riferimento, convinti che l’importante sia avere sul nostro profilo mille amici sconosciuti piuttosto che coltivare il rapporto diretto con dieci amici veri che possiamo guardare negli occhi senza uno schermo, cerchiamo di tornare ad imparare quei piccoli e semplici gesti d’affetto che fanno tanto bene reciprocamente.

    Abbracciare un amico, un parente, una persona che ha bisogno, dando un gesto di solidarietà, accarezzare il nostro cane o gatto e imparare a sorridere un po’ potrebbero, dovrebbero essere, piccoli ma importanti obbiettivi per questo nuovo anno.

Pulsante per tornare all'inizio