scandali

  • Misere bugie per nascondere clamorosi abusi quotidiani ed altro

    Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che

    gli interessi delle pecore ed il proprio sono gli stessi.

    Stendhal

    Ormai le notizie sui continui e clamorosi abusi del bene pubblico in Albania sono diventate una “normalità” quotidiana. Il che, di per sé, da una parte serve per conoscere la verità. Ma quando i casi di abuso, resi pubblici, sono veramente tanti, inevitabilmente tali abusi si sovrappongono e non lasciano tempo neanche per riflettere. Si tratta di abusi che, da anni, stanno svuotando in un modo allarmante e pericoloso le casse dello Stato. E tutto ciò in uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Ma, fatti accaduti, documentati, testimonianti e pubblicamente denunciati alla mano, il primo ministro, colui che in base alla Costituzione della Repubblica d’Albania e delle leggi in vigore, dovrebbe essere proprio la persona che ha l’obbligo istituzionale di gestire, di proteggere e di aumentare il bene pubblico, è invece il primo che ne trae vantaggi e ne beneficia tramite continui abusi del potere ormai usurpato. Abusi messi in atto con la sua piena consapevolezza, sia da lui direttamente, che dai suoi “collaboratori”. Il nostro lettore, da anni ormai, è stato spesso informato di una simile, grave, preoccupante, pericolosa, vissuta e sofferta realtà albanese. Sono numerosi gli scandali milionari, che stanno depauperando le già povere casse del denaro pubblico.

    Il nostro lettore è stato informato dello scandalo spaventoso, noto come lo scandalo degli inceneritori (Misere bugie ed ingannevoli messinscene che accusano, 4 aprile 2022; Corruzione scandalosa e clamoroso abuso di potere, 19 luglio 2022; Un regime totalitario corrotto e malavitoso, 13 agosto 2022; Sono semplicemente seguaci del modello abusivo dei superiori, 16 gennaio 2023; Governo che funziona come un gruppo criminale ben strutturato, 17 luglio 2023; Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile, 24 luglio 2023; Continua ad ingannare per coprire una grave e scandalosa realtà, 31 luglio 2023 ecc…). Si tratta di uno scandalo avviato già dal 2014, per poi diventare sempre più clamoroso, inghiottendo sempre più milioni. Si tratta di uno scandalo, quello degli inceneritori, che per attuarlo, il Consiglio dei ministri, solo in un giorno, il 16 dicembre 2014, ha chiesto il parere delle diciassette diverse istituzioni governative responsabili ed ha, altresì avuto la loro approvazione per avviare il progetto degli inceneritori. Una simile procedura così celere, con ogni probabilità dovrebbe essere senza nessun paragone, riferendosi a la maggior parte dei Paesi del mondo. Alcuni mesi fa l’autore di queste righe scriveva: “Era il 16 dicembre 2014. Si stava preparando tutto per dare il nullaosta alla firma del contratto tra il governo albanese ed una società che doveva costruire ed operare il primo dei tre inceneritori. Ebbene, si è trattato di una procedura “estremamente veloce”. Si, perché nello stesso giorno sono state avviate presso 17 ministeri ed istituzioni governative le richieste previste dalla legge, per avere in seguito le opinioni ufficiali da parte degli stessi ministeri ed istituzioni governative. Normalmente la risposta arriva entro alcune settimane. Grazie a quella procedura “estremamente veloce” però tutte le 17 risposte ufficiali sono arrivate lo stesso giorno, il 16 dicembre 2017, all’ufficio del segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro. In quel 16 dicembre 2014 è stata svolta la gara d’appalto con una sola società interessata. Mentre il periodo delle probabili contestazioni, previsto dalla legge, è stato ridotto da sette giorni a un solo, il 16 dicembre 2014. Tutto in violazione della legge! Lo stesso giorno è stata preparata la bozza del contratto. Bozza che poi, lo stesso giorno e dopo aver avuto le sopracitate 17 risposte, è stata presentata come il testo del contratto vero e proprio. Testo che è stato poi presentato l’indomani, il 17 dicembre 2014 alla riunione del Consiglio dei ministri che lo ha approvato!”. Alcuni mesi fa l’autore di queste righe scriveva: “…La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato degli ultimi sviluppi di uno dei più abusivi e clamorosi scandali tuttora in corso in Albania. Si tratta di quello che, da alcuni anni, è noto come lo scandalo dei tre inceneritori. Uno scandalo tramite il quale coloro che lo hanno ideato e messo in atto hanno abusato dei soldi pubblici. Da una provvisoria valutazione finanziaria risulterebbero sperperati milioni in uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Ma, dati e fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, risulta che tutti e tre gli inceneritori non sono in funzione. Mentre per quello della capitale, nonostante non sia stato mai costruito, si pagano dei milioni, come se stesse bruciando i rifiuti. Invece sta “bruciando” tantissimi soldi pubblici ogni giorno” (Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile, 24 luglio 2023).

    Sono state tante le denunce fatte riguardo allo scandalo degli inceneritori. Denunce, accompagnate da molti dati, documenti ufficiali, nonché da valutazioni di vario tipo fatte da specialisti, che sono state depositate anche presso le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia. E visto che si tratta di uno scandalo in cui sono stati coinvolti i massimi rappresentanti politici, primo ministro e sindaco della capitale compresi, quelle denunce sono state depositate presso la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata. Si tratta di denunce molto dettagliate che potevano facilitare molto anche il lavoro delle persone incaricate a seguire il caso. Una Struttura quella Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata che è il “vanto” del primo ministro, della sua propaganda governativa, ma anche dei “rappresentanti internazionali”. Una Struttura che ha proprio il compito istituzionale di indagare tutti i rappresentanti politici e statali, nel caso siano accusati di corruzione e di abuso di potere. E lo scandalo degli inceneritori è un clamoroso simile caso. Ma, fatti accaduti alla mano, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata ha ubbidito agli ordini che arrivano, a tempo debito, direttamente dal primo ministro e/o che chi per lui. Uno scandalo quello degli inceneritori, di cui nuovi dati e fatti sono stati resi pubblici anche in questi ultimi giorni. Dati e fatti, anche questi, che coinvolgono direttamente e personalmente il primo ministro, il sindaco della capitale, il segretario generale del Consiglio dei ministri ed altri loro collaboratori.

    Ma magari lo scandalo degli inceneritori fosse l’unico scandalo reso pubblico in Albania. Nelle ultime settimane sono stati resi noti altri dati e fatti che riguardano alcuni altri scandali clamorosi nel settore della sanità pubblica. Si tratta di scandali che rappresentano delle procedure del tutto abusive, clientelistiche, illegali e che violano palesemente ed inconfutabilmente le leggi in vigore. Si tratta di scandali milionari che hanno privato i poveri cittadini albanesi dei servizi sanitari di prima necessità. Servizi vitali che loro non possono permettersi, finanziariamente, per averli nelle strutture private. Si tratta di scandali che da molti anni ormai stanno arricchendo gli amici sia del primo  ministro che di alcuni ministri della Sanità. Tra i più noti e clamorosi ci sono lo scandalo del controllo sanitario, conosciuto come il servizio “Check up”, e quello degli sterilizzatori. Si tratta di scandali legati a delle “giustificazioni” secondo le quali il servizio sanitario pubblico non era in grado di adempiere determinate attività ospedaliere. Niente di vero! Si, perché quei servizi, come è stato dimostrato in seguito, erano quotidianamente operativi. Non solo, ma in realtà, fatti accaduti e documentati alla mano, i “vincitori” predefiniti e predestinati degli appalti abusivi e clientelistici, gli amici dell’allora ministro della Sanità, a sua volta stretto amico del primo ministro, hanno usato proprio le strutture statali, il personale qualificato per svolgere quelle attività, nonché tutte le facilitazioni come gli ambienti, l’elettricità, l’acqua ecc.. Ma sono costati però alle casse dello Stato molto, ma molto di più. Milioni dei quali hanno ampiamente beneficiato, ovviamente, coloro che hanno permesso simili appalti scandalosi e penalmente condannabili. Tutti e due, sia quello del servizio “Check up”, che quello degli sterilizzatori, sono degli scandali milionari che continuano a vuotare le casse dello Stato. Si tratta di scandali che, guarda caso, da quando sono stati resi pubblicamente noti, sono stati difesi a “spada tratta” personalmente dal primo ministro. Il quale, con la sua nota ed irritante arroganza, accompagnato dal suo linguaggio coatto e da certe messinscene propagandistiche, ha cercato di “ridicolirizzare” i casi denunciati. Ma ha cercato, altresì, anche di colpevolizzare il governo precedente per tutte le sue “mancanze” e le “inadempienze” nel campo della sanità pubblica. Era proprio il primo ministro che in uno studio televisivo, da buon commediante, si era presentato con delle forbici rotte e con una sola manica e con dei bisturi arrugginiti. Una messinscena per dimostrare e accusare come si facevano prima gli interventi chirurgici. Ma semplicemente una misera messinscena per spostare l’attenzione pubblica dall’eco degli scandali nel sistema della sanità pubblica. Adesso, durante questi ultimi giorni, da quando nuovi dati relativi a quegli scandali sono stati resi noti, il primo ministro tace, non ha detto nessuna parola. Come lui fa sempre quando si trova in difficoltà. E lui si sta trovando sempre più in serie difficoltà. Scandali, soprattutto quello degli sterilizzatori, che stanno attirando di nuovo in questi ultimi giorni, l’attenzione pubblica con nuovi e eclatanti fatti che colpevolizzano proprio lui, il primo ministro ed i suoi amici, che hanno approfittato e continuano a farlo, con i soldi pubblici di uno dei Paesi più poveri in tutta Europa. Mentre molti albanesi non riescono a curarsi e, non di rado, pagano con la vita l’avidità di coloro che abusano del potere e si arricchiscono con i soldi pubblici, in palese violazione di tutte le leggi in vigore. Anche in questo caso le prove ci sono e sono anche depositate presso le strutture del sistema “riformato” della giustizia. Ma la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata, anche in questo caso, non osa indagare il principale responsabile, il primo ministro. Mentre sta cercando, con tutti i modi, di proteggere il suo amico, l’ex ministro della Sanità.

    Un altro scandalo che ha denunciato da alcuni mesi pubblicamente la galoppante corruzione e l’abuso di potere dei massimi rappresentanti politici e governativi, partendo dal primo ministro, è quello dei fondi europei IPARD II e IPARD III per lo sviluppo delle aree rurali (IPARD – Instrument for Pre-Accession Assistance and Rural Development – Lo Strumento di assistenza pre-adesione per lo sviluppo rurale; n.d.a.). Ebbene, dalle indagini svolte da una struttura specializzata come OLAF(European Anti-Fraud Office – l’Ufficio europeo per la lotta antifrode; n.d.a.), risulta che ci sono stati abusi e distribuzione corruttiva dei fondi europei IPARD. Il che ha costretto la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale a sospendere tutti i finanziamenti nell’ambito dei programmi IPARD per l’Albania. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò (Abusi anche con i finanziamenti europei; 19 settembre 2023).

    Questi sopracitati non sono però gli unici scandali milionari, espressione diretta e inconfutabile di un clamoroso abuso del potere, da parte del primo ministro e dei suoi collaboratori. Ci sono anche tanti altri. Ma, come suo solito lui, il primo ministro, cerca di imbrogliare con delle bugie e delle dichiarazioni ingannevoli, per sfuggire alle accuse pubbliche che lo additano pubblicamente, fatti documentati alla mano, come il maggiore responsabile dei tanti scandali milionari. Lui sta usando anche la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata per far credere che le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia stanno funzionando (Sic!).

    Chi scrive queste righe è convinto che quelle del primo ministro sono delle misere bugie per nascondere tanti clamorosi abusi del potere che lo coinvolgono personalmente. Abusi e scandali che coinvolgono anche suoi stretti famigliari e collaboratori. Mentre lui somiglia al pastore che, come scriveva Stedhal, cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi delle pecore ed il proprio sono gli stessi. Invece sono gli albanesi che stanno soffrendo gli abusi del primo ministro.

  • Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile

    Niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi.

    Francis Bacon

    Timoteo è stato uno dei fedeli compagni dell’apostolo San Paolo durante il suoi viaggi missionari nei territori dell’Asia Minore e della Grecia antica per evangelizzare le popolazioni locali. Questo ci confermano le Sacre Scritture. L’apostolo Paolo considerava Timoteo come il “suo vero figlio nella fede”. Nel Nuovo Testamento sono state inserite anche le due lettere scritte da San Paolo a Timoteo. Lettere che, riferendosi agli Atti degli Apostoli e a testimonianze di storici dell’epoca, risulterebbero essere state scritte nel periodo in cui San Paolo si trovava a Roma, mentre Timoteo era ad Efeso, dove divenne anche il primo vescovo. Lo afferma Eusebio, consigliere e biografo del’imperatore Costantino I, nella sua opera “Storia ecclesiastica”. Secondo Eusebio Timoteo, sarebbe morto lapidato per aver pubblicamente condannato il culto di Dionisio, il dio dei greci antichi che si identificava come il “dio dell’estasi, del vino, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi”.

    Nella sua prima lettera l’apostolo Paolo consiglia al suo discepolo cosa si doveva fare per la nuova Chiesa che lui e i suoi compagni, Timoteo compreso, stavano costituendo. Mentre nella seconda lettera, San Paolo consigliava a Timoteo di essere molto attento alle preoccupanti situazioni che potevano essere causare dai corrotti e dagli imbroglioni, i quali andavano affrontati con coraggio e anche con abnegazione. In quella lettera, tra l’altro, l’apostolo consigliava al suo giovane amico di diventare testimone e di trasmettere le verità da lui vissute e sofferte. L’apostolo Paolo scriveva a Timoteo: “Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.” (Seconda lettera di San Paolo a Timoteo; 2/2). Nel terzo capitolo della seconda lettera inviata a Timoteo, San Paolo si riferiva anche alla corruzione e ad altre serie e gravi realtà verificatesi in quel periodo in diverse parte dei territori, le cui popolazioni loro stavano cercando di evangelizzare. San Paolo iniziava quel capitolo scrivendo: “Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno tempi difficili, perché gli uomini saranno amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, scellerati, senza affetto, implacabili, calunniatori, intemperanti, crudeli, senza amore per il bene, traditori, temerari, orgogliosi, amanti dei piaceri invece che amanti di Dio, aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza; da costoro allontanati” (Idem; 3/1-5). Poi, in seguito, l’apostolo avvertiva e anche consigliava Timoteo: “…i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso” (Idem; 3/13-14).

    San Paolo scriveva quelle due lettere piene di constatazioni, di utili consigli e di avvertimenti a Timoteo circa venti secoli fa. Ma il contenuto di quelle lettere è attuale ed assume un valore molto importante anche nel periodo in cui viviamo. Quanto sta accadendo in Albania in questi ultimi anni lo conferma. Basterebbe rileggere i versetti sopracitati della seconda lettera per accorgersi. La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato degli ultimi sviluppi di uno dei più abusivi e clamorosi scandali tuttora in corso in Albania. Si tratta di quello che, da alcuni anni, è noto come lo scandalo dei tre inceneritori. Uno scandalo tramite il quale coloro che lo hanno ideato e messo in atto hanno abusato dei soldi pubblici. Da una provvisoria valutazione finanziaria risulterebbero sperperati milioni in uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Ma, dati e fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, risulta che tutti e tre gli inceneritori non sono in funzione. Mentre per quello della capitale, nonostante non sia stato mai costruito, si pagano dei milioni, come se stesse bruciando i rifiuti. Invece sta “bruciando” tantissimi soldi pubblici ogni giorno. L’autore di queste righe scriveva lunedì scorso che “…Per tutta la scorsa settimana, l’attenzione dell’opinione pubblica in Albania è stata attirata dalla richiesta d’arresto di uno dei più stretti collaboratori del primo ministro, Si tratta del suo vice che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, nonché deputato”. E poi alla fine dell’articolo affermava che egli era “convinto che il sistema ‘riformato’ della giustizia risulta essere agli ordini del primo ministro. E non vale a niente la richiesta per l’arresto dell’ex-vice primo ministro […] se non viene ancora indagato lui, il primo ministro albanese.” (Governo che funziona come un gruppo criminale ben strutturato; 17 luglio 2023).

    Lunedì scorso, 14 luglio, il parlamento ha approvato la richiesta firmata dal dirigente della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, una nuova istituzione del sistema “riformato” della giustizia. Richiesta che era arrivata il 7 luglio scorso a destinazione ma che è stata resa nota dal parlamento con tre giorni di ritardo, il 10 luglio scorso. Giorni molto utili per il vice primo ministro sotto accusa per lasciare indisturbato il territorio albanese. Una notizia quella confermata in seguito dal suo avvocato.

    L’ex vice primo ministro è stato accusato di abuso d’ufficio, di corruzione passiva, di illegittimo vantaggio di interessi e di riciclaggio di denaro. Accuse che secondo il materiale della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata sono tutte basate. Ma, guarda caso, lui, l’ex vice primo ministro, che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, fatti accaduti, documentati, testimoniati, resi pubblici e denunciati ufficialmente alla mano, non risulta essere accusato della violazione delle leggi in vigore che regolano le procedure seguite nel caso dei tre inceneritori e gli obblighi istituzionali del ministro. Violazioni delle procedure che porterebbero poi direttamente al primo ministro. Come mai e chissà perché?! Nel materiale che la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata ha consegnato al parlamento non risulta un clamoroso fatto accaduto, documentato e ormai noto al pubblico. Un fatto che riguarda la “straordinaria prontezza delle istituzioni”. Era il 16 dicembre 2014. Si stava preparando tutto per dare il nullaosta alla firma del contratto tra il governo albanese ed una società che doveva costruire ed operare il primo dei tre inceneritori. Ebbene, si è trattato di una procedura “estremamente veloce”. Si, perché nello stesso giorno sono state avviate presso 17 ministeri ed istituzioni governative le richieste previste dalla legge, per avere in seguito le opinioni ufficiali da parte degli stessi ministeri ed istituzioni governative. Normalmente la risposta arriva entro alcune settimane. Grazie a quella procedura “estremamente veloce” però tutte le 17 risposte ufficiali sono arrivate lo stesso giorno, il 16 dicembre 2017, all’ufficio del segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro. In quel 16 dicembre 2014 è stata svolta la gara d’appalto con una sola società interessata. Mentre il periodo delle probabili contestazioni, previsto dalla legge, è stato ridotto da sette giorni a un solo, il 16 dicembre 2014. Tutto in violazione della legge! Lo stesso giorno è stata preparata la bozza del contratto. Bozza che poi, lo stesso giorno e dopo aver avuto le sopracitate 17 risposte, è stata presentata come il testo del contratto vero e proprio. Testo che è stato poi presentato l’indomani, il 17 dicembre 2014 alla riunione del Consiglio dei ministri che lo ha approvato! Tutto firmato, prima della riunione dal segretario generale del Consiglio dei ministro e, dopo la riunione dello stesso Consiglio, dal primo ministro, lo stesso allora come oggi. Questo caso dovrebbe, con ogni probabilità, essere un caso unico in tutto il mondo per la procedura “estremamente veloce” svolta in un solo giorno. Il primo ministro ha, nel gennaio 2015, riunito il Consiglio nazionale del territorio per approvare la licenza per la costruzione dell’inceneritore. Anche quella licenza porta la sua firma. In seguito si è saputo e reso anche pubblico, che la società vincitrice però risultava priva delle capacità finanziarie necessarie per la costruzione dello stesso inceneritore. E non solo. In seguito si è saputo e reso anche pubblico, che la società vincitrice non aveva neanché le capacità professionali e la dovuta esperienza, prevista e richiesta dalla legge, per svolgere l’attività approvata dalla riunione del 17 dicembre 2014 del Consiglio dei ministri. Ma nonostante tutto ciò la società ha avuto tutto. E non solo; gli stessi proprietari di quella società, in seguito, hanno “vinto” anche le licenze per costruire ed operare i due altri inceneritori! Chissà perché e chissà come?! Ma certamente lo sanno sia il segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro, che il primo ministro stesso. Lo sanno anche coloro che si sono presentati come i “proprietari” degli inceneritori. E lo sa anche l’ex vice primo ministro ormai ricercato per essere arrestato. Ma lui, ormai in esilio e “scappato” alle istituzioni “specializzate” del sistema “riformato” delle giustizia, cercherà di ricattare e trattare. Perché lui sa e potrebbe creare grandi preoccupazioni e problemi per i veri ideatori e beneficiari degli inceneritori non funzionanti e addirittura non esistenti in Albania. Come quello della capitale che è stato un vanto del primo ministro e del sindaco. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di questo e di altri “particolari” che riguardano lo scandalo milionario dei tre inceneritori

    Durante queste ultime settimane, dagli “analisti ed opinionisti a pagamento” si sta cercando di far credere che gli ideatori e i proprietari dei tre inceneritori sono i loro proprietari. Tutto ciò solo per spostare l’attenzione da coloro che, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo, fatti documentati e pubblicamente denunciati alla mano, sono i veri responsabili dello scandalo. Cioè di nascondere chi sono i veri ideatori ed i diretti approfittatori dello scandalo degli inceneritori. Ma le cattive lingue da tempo stanno parlando ed additando come tali il primo ministro, il segretario generale del Consiglio dei ministri, il sindaco della capitale, alcuni ministri ed ex ministri, ma non solo.

    Nel frattempo il primo ministro sta facendo di tutto per far sembrare e convincere tutti che lui è incolpevole. Cioè che lui, il puro, l’innocente “saggio e visionario”, l’incolpevole dirige purtroppo e a sua insaputa una banda di colpevoli che abusano del potere, della “ingenuità” e della fiducia che il primo ministro ha avuto per loro. Ma comunque sia, il primo ministro non deve più esercitare questo importante incarico istituzionale. O perché lui è cosi “ingenuo” che con la sua “ingenuità”, che è anche incapacità, non merita di fare il primo ministro. Oppure perché lui mente ed inganna e perciò non deve più fare il primo ministro. Le cattive lingue sono convinte che lui mente.

    Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per evidenziare altri clamorosi fatti riguardanti lo scandalo degli inceneritori, ma seguirà questo scandalo, tuttora in corso, per poi informare con la dovuta oggettività il nostro lettore. Egli pensa che quanto scriveva San Paolo a Timoteo nella sua seconda lettera si adatta benissimo alla grave e preoccupante realtà albanese. Basterebbe rileggere i versetti sopracitati della seconda lettera per accorgersi. Chi scrive queste righe è però convinto che il primo ministro albanese sia colpevole, sia il diretto responsabile per il clamoroso scandalo degli inceneritori. Ma lui inganna per non ammettere che è proprio il maggior responsabile. Così come per tutti gli altri abusi che stanno continuamente sperperando il denaro pubblico in Albania, uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Chi scrive queste righe è altresì convinto che nessuno, proprio nessuno dei suoi ministri e degli alti funzionari coinvolti nello scandalo degli inceneritori, fatti documentati di tutto quello che è accaduto alla mano, poteva fare niente senza che il primo ministro lo sapesse, desse la sua approvazione e/o lo chiedesse. Lui adesso non può fare il furbo, presentandosi come un innocente visionario, come un “saggio”. Aveva ragione Francis Bacon, niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi.

  • Sono semplicemente seguaci del modello abusivo dei superiori

    Quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso.

    Edmund Burke; Discorso, 1771

    Scandali, solo scandali e abusi milionari di potere, a tutti i livelli, della gerarchia politica ed istituzionale. Quasi ogni giorno se ne rende pubblico uno nuovo. Ma nonostante una simile, gravissima, allarmante, pericolosa e molto preoccupante realtà quotidiana, nella rete del nuovo e “riformato” sistema della giustizia non finiscono mai i “pezzi grossi” del potere politico ed istituzionale. Chissà perché?! Si sa però che tutti i dati e i fatti accaduti e documentati dimostrano e testimoniano inconfutabilmente tutt’altro. Sono dati e fatti che portano direttamente ai massimi livelli governativi, primo ministro incluso. Anzi, lui per primo. Si sa però che in un sistema totalitario, qual è quello che si è purtroppo restaurato negli ultimi anni in Albania, niente può accadere senza il beneplacito del primo ministro. Di colui che, fatti alla mano, gestisce e controlla personalmente tutte le istituzioni. Di colui che è riuscito ad annientare e rendere non funzionale il principio di Montesquieu della separazione dei poteri e l’indipendenza, l’uno dal’altro, dei sistemi legislativo, esecutivo e giudiziario. Di colui che, dal 2013, quando ha ottenuto il suo primo mandato, ad oggi, che sta esercitando il suo terzo mandato, non governa il Paese e la cosa pubblica, bensì ha adottato ed attuato una strategia occulta di gestione che si basa saldamente sulla corruzione capillare e ben diffusa e sul continuo abuso del potere. Ragion per cui il primo ministro, i suoi fedelissimi ministri ed i suoi più stretti collaboratori per il sistema “riformato” della giustizia risultano essere, sempre fatti alla mano, degli “intoccabili”. E sono proprio loro, i “devoti ed integerrimi servitori dello Stato e del popolo” che agiscono quando serve, sia per dimostrare il funzionamento del sistema “riformato” della giustizia, offrendo consapevolmente qualche vittima di poco conto, sia per confondere l’attenzione pubblica e spostarla dai veri scandali, generano altri “scandali diversivi”. Ma nonostante tutto, documenti ufficiali resi pubblici alla mano, i veri scandali coinvolgono direttamente il primo ministro albanese, alcuni suoi ministri e i suoi più stretti collaboratori, sia per delle loro responsabilità istituzionali, che per quelle personali. Ed è proprio il caso che il detto ben noto in Italia, “il più pulito c’ha la rogna”, diventa molto significativo e rappresenta la gravissima, allarmante, pericolosa e molto preoccupante realtà vissuta e sofferta in Albania, con la quale ci si deve affrontare quotidianamente.

    Da qualche anno una funzionaria dell’amministrazione pubblica imbrogliava alcuni imprenditori con delle promesse fasulle di investimenti milionari da parte dell’Agenzia per lo sviluppo agrario e rurale. Ma prima però chiedeva e otteneva anticipatamente da loro ingenti somme di denaro come tangenti. Ovviamente li ingannava, perché dalle denunce fatte ultimamente da cinque delle sue vittime risultava che, una volta presi i soldi, “l’intermediaria” scompariva e nessun investimento milionario veniva attuato. Ma l’ingannatrice non era una semplice impiegata dell’amministrazione pubblica. Precedentemente era stata la direttrice per l’ambiente nel municipio della capitale. Poi ha cambiato ufficio, diventando direttrice nel ministero del turismo e dell’ambiente.  Mentre attualmente era una direttrice dell’Agenzia nazionale della società delle informazioni. Un’agenzia quella coinvolta in alcuni precedenti scandali non di poco conto. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò nei mesi precedenti (Preoccupanti attacchi informatici e ingerenze abusive, 26 settembre 2022; Si sa di chi è la colpa, 7 novembre 2022; Uso scandaloso di dati personali, 31 gennaio 2022). Ma l’ingannatrice era anche un’attivista del partito socialista, di cui il primo ministro è il capo onnipotente ed indiscusso. In realtà più di un partito quello risulterebbe essere, fatti alla mano, un raggruppamento clientelistico che non ha niente a che fare con l’ideologia. In più l’ingannatrice risulta essere, dai documenti ufficiali resi pubblici quando scoppiò lo scandalo noto ormai come lo scandalo dei “patrocinatori”, proprio una dei “vanti” del primo ministro. Era una dei cosiddetti “patrocinatori”, coloro che, come l’autore di queste righe informava il nostro lettore un anno fa, erano “…delle persone che dovevano ‘stare vicine’ ad altre persone, molte più persone, non tanto per proteggerle, quanto per sapere tutto di loro, promettendo ‘vantaggi’ se avessero votato per il primo ministro, oppure minacciando loro se il voto a favore non fosse stato dimostrato e verificato”. Erano membri di un gruppo occulto, “…di un sistema ben organizzato di 9027 persone, tutte con nomi e cognomi evidenziati e facilmente verificabili.” (Uso scandaloso di dati personali; 31 gennaio 2022). Ebbene, dopo essere stata denunciata dalle sue vittime alcuni mesi fa, la polizia non ha potuto non arrestare “l’attivista del partito”. Era il 28 dicembre 2022.

    Lo stesso giorno, il 28 dicembre scorso, veniva colta in flagrante ed arrestata dalla polizia un’altra funzionaria della sopracitata Agenzia nazionale della società delle informazioni. Lei però stava trasportando 58 chili di cannabis con la sua macchina verso la Macedonia del Nord. E, guarda caso, anche lei era “un’attivista politica”, un membro attivo del gruppo occulto dei “patrocinatori”. Sia il suo arresto che quello della sua collega ingannatrice, hanno messo però sotto una cattiva luce non solo il partito/clan del primo ministro e i suoi “valorosi sostenitori”, cioè i “patrocinatori”. Quei due arresti, lo stesso giorno, hanno messo sotto una cattiva luce anche l’Agenzia nazionale della società delle informazioni. E non era la prima volta, sia per il partito/clan del primo ministro, sia per la stessa agenzia. Proprio quella che, come sopracitato, è stata la diretta responsabile di clamorosi e preoccupanti “acciacchi” riguardanti la sicurezza di alcuni dei sistemi informatici molto sensibili in Albania. Sono tanti i dati riservati, protetti dalla legge, che invece sono stati resi pubblici volutamente, oppure in seguito a degli hackeraggi. Lo scorso settembre l’autore di queste righe, riferendosi proprio alle tante inadempienze commesse dall’Agenzia nazionale della società delle informazioni, scriveva “…Si tratta anche di dati molto sensibili e che potrebbero mettere in pericolo anche la sicurezza nazionale. Ma essendo l’Albania uno Stato membro della NATO, la gravità aumenta e si propaga”. E per garantire la sicurezza del funzionamento di tutti i sistemi informatici sono stati investiti centinaia di milioni durante questi ultimi anni in Albania. Ma si tratta di “…Milioni che non si sa come sono stati spesi e dove sono finiti”. In seguito il nostro lettore veniva informato che quanto era accaduto rappresentava un vero e proprio scandalo nel quale veniva coinvolta direttamente l’Agenzia nazionale della società delle informazioni. Sì perché è stato purtroppo affermato che “…tutti gli investimenti milionari sono stati indirizzati per la costruzione e il funzionamento dei sistemi. Ma si è capito che niente era stato fatto per garantire, prima di tutto, prima di farli funzionare, l’obbligatoria e sicura protezione dei dati, in tutti i sistemi, dagli attacchi informatici.” (Preoccupanti attacchi informatici e ingerenze abusive; 26 settembre 2022). Purtroppo i due sopracitati casi delle funzionarie dell’Agenzia nazionale della società delle informazioni non sono gli unici che coinvolgono i “patrocinatori”, coloro che sono il “vanto” del primo ministro albanese. Anche in precedenza alcuni di loro si sono messi in evidenza per delle attività illecite e traffici di stupefacenti. Chissà perché il primo ministro si vanta di loro?!

    Ma gli scandali di queste ultimissime settimane non finiscono. Lo scorso 8 gennaio un’altra alta funzionaria dell’amministrazione pubblica è stata coinvolta in un altrettanto clamoroso scandalo tuttora in corso. Lei, dal 2016 e fino a poche settimane fa, è stata direttrice presso il ministero delle finanze, poi capo gabinetto del ministro delle finanze e in seguito consigliere presso il Consiglio dei ministri. Si tratta di una persona che dal 2016 in poi ha accresciuto sensibilmente sia i suoi “risparmi”, che i suoi gioielli e bigiotterie, ma anche i suoi i beni immobiliari. Aumenti quelli che non si giustificano per niente dai suoi stipendi ed altri introiti ufficialmente noti. Ebbene, il 15 dicembre scorso in un suo appartamento in affitto, dove viveva con la figlia, nonostante avesse anche altri quattro appartamenti di sua proprietà, due dei quali, come lei ha dichiarato, “donati”, c’è stato un furto. Se n’è accorta proprio la figlia che, tornando a casa, ha avvertito la polizia. Non l’avesse mai fatto! Perché così è stato reso noto il “tesoro nascosto” dalla madre. E sembrerebbe che sia solo una minima parte di quello che è riuscita a possedere l’alta funzionaria e la consigliera del Consiglio dei ministri nell’arco di questi ultimi sei anni. Era stata la donna delle pulizie a rubare nella “casa della ladra” (ci ricorda, almeno come titolo, il noto film di Carlo Vanzina “Non si ruba a casa dei ladri”). Ma dal 15 dicembre dell’anno scorso e fino all’8 gennaio scorso tutto è rimasto noto solo ai diretti interessati e alla polizia. Il caso è stato reso pubblico solo l’8 gennaio scorso, quando sono stati arrestati la donna delle pulizie e suo figlio. Da fonti mediatiche, all’inizio si è venuto a sapere che loro due hanno rubato 120 mila euro e gioielli in quell’appartamento in affitto. In seguito però, dopo delle intercettazioni ambientali, la polizia ha perquisito la casa dei ladri ed ha trovato un’altra somma di 404 mila euro ed alcune decine di migliaia in dollari statunitensi e moneta locale. In più ha trovato e sequestrato anche altri gioielli e bigiotterie. Per il momento non si sa ancora se quelle somme e quei gioielli appartengono tutte all’alta funzionaria oppure sono state rubate anche ad altri. Si sa però che come direttrice nel ministero delle finanze, la “vittima derubata” ha coperto il settore delle concessioni proprio nel periodo in cui si svolgeva un altro scandalo, quello dei “tre inceneritori”. Anche di questo clamoroso scandalo milionario, tuttora in corso, nonostante i dati documentati ed ufficialmente denunciati siano tanti, ma veramente tanti, il sistema “riformato” della giustizia sta ancora “indagando” da alcuni anni ormai, ma senza nessun esito. Chissà perché?! Il nostro lettore è stato informato anche di questo scandalo a tempo debito (Corruzione scandalosa e clamoroso abuso di potere, 19 luglio 2022; Un regime totalitario corrotto e malavitoso, 13 agosto 2022 ecc…). Le cattive lingue, da quando si è saputo del furto nell’appartamento in affitto dell’alta funzionaria, hanno subito parlato anche della possibilità che parte di quelle ingenti somme, almeno quelle trovate, del vistoso aumento dei beni immobiliari della “derubata” e di altro siano legate anche agli inceneritori. E, si sa, in Albania le cattive lingue non sbagliano mai. Bisogna sottolineare quello che affermano le fonti mediatiche e cioè che la “vittima derubata” non ha potuto giustificare tanta ricchezza. Ragion per cui ha cambiato spesso versione. Adesso bisogna attendere la fine delle indagini, se ce ne saranno di vere e non influenzate, per capire da dove provengono quelle ingenti somme di denaro, i tanti gioielli ed i beni immobiliari, compresi due appartamenti “regalati”. Ma anche se sembrerebbe strano ed insolito, bisognerebbe “ringraziare” la donna delle pulizie che, con il suo furto nella casa dell’alta funzionaria ha reso possible conoscere questo caso, che ovviamente porta ad un abuso di potere istituzionale, quello che aveva ed esercitava la “vittima derubata”.

    Ma gli scandali non finiscono qui. Mercoledì scorso, l’11 gennaio è stato arrestato il segretario generale del ministero delle finanze insieme ad due altre persone. Anche lui per uso improprio delle sue responsabilità istituzionali e per abuso di potere. Avrebbe facilitato il pagamento per due volte della stessa proprietà immobiliare ad un privato. Si tratta di uno scandalo tuttora in corso.

    Chi scrive queste righe è convinto che questi scandali sono soltanto una minima, ma veramente una minima parte di tutti gli scandali clamorosi e milionari che da anni si susseguono l’un l’altro. Molti di quegli scandali portano direttamente ai massimi livelli politici ed istituzionali. Mentre i funzionari coinvolti negli scandali sopracitati sono semplicemente dei seguaci del modello abusivo dei superiori, primo ministro compreso. Ma si sa, quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso. E si sa anche che il potere del primo ministro albanese è veramente molto grande.

  • Inevitabili conseguenze dell’irresponsabilità di un autocrate

    L’irresponsabilità aggrava le colpe e persino i crimini, checché se ne dica.

    Marcel Proust, da ‘La prigioniera’

    Che lui sia una persona del tutto irresponsabile lo ha dimostrato in tantissime occasioni. Anzi, quasi sempre, quando si tratta, perlomeno, del suo rapporto con il potere conferito e/o usurpato. Lo ha dimostrato, da più di venti anni ormai. Che lui sia anche una persona del tutto inaffidabile, lo ha dimostrato in tantissime occasioni. Anzi, quasi sempre, fatti pubblicamente accaduti e noti alla mano. Soprattutto quando si tratta di rapporti “d’affari” con altre persone e/o istituzioni. Sono dei rapporti clientelistici e d’interesse, privi di qualsiasi elemento umano. Sono dei rapporti tra simili.  Ne era convinto Cicerone che pares cum paribus facillime congregantur, cioè ognuno frequenta con grande facilità i suoi simili. E per portare avanti quei rapporti lui è capace di tutto. È capace di mentire e di ingannare pubblicamente senza batter ciglio. Lui è il primo ministro albanese.

    L’ennesima dimostrazione della sua irresponsabilità, della sua inaffidabilità, ma anche della sua pericolosità pubblica si è verificata la scorsa settimana. Era la mattina di giovedì quando molti dipendenti dell’Ispettorato nazionale per la difesa del territorio, accompagnati da poliziotti, hanno circondato l’area intorno ad un albergo di sette piani in riva al mare. Avevano portato anche dei mezzi pesanti per la demolizione. Una brusca ed illegale irruzione in un territorio che era ed è proprietà privata. Illegale perché nessuno ha portato e presentato un documento come prevede la legislazione in vigore, per giustificare proprio una simile irruzione. Non solo, ma in precedenza non c’è stato nessun avvertimento, atto obbligatorio per legge. Si è capito subito che si trattava di una decisione presa e che prevedeva la demolizione dell’albergo. Una demolizione che seguiva un’altra, sempre nello stesso territorio privato e proprietà della stessa persona. Nel settembre scorso, in piena stagione turistica, con una simile “azione”, hanno distrutto delle piscine ed altre strutture circostanti l’albergo di sette piani in riva al mare. Il motivo era allora, come anche giovedì scorso, l’illegalità della costruzione delle strutture. Una misera “giustificazione” che è stata smentita dalla documentazione in possesso al proprietario. Sia tre mesi fa, a settembre, che giovedì scorso. Anche perché tre mesi fa, “incuranti” delle documentazioni ufficiali presentate dal proprietario e/o da chi per lui, hanno demolito solo le piscine e le strutture circostanti. Ma se fosse stato “illegale” anche l’albergo, come hanno preteso giovedì scorso, perché non lo hanno demolito allora?! Perché si sono “accorti” soltanto tre mesi dopo dell’illegalità del edificio?! Ovviamente perché gli ordini presi, sia a settembre che giovedì scorso, sono stati chiari e perentori. E di fronte a quegli ordini, espressione diretta della volontà di una sola persona, del primo ministro albanese, nessuno poteva fare niente. Erano stati allontanati con forza e perciò non potevano obiettare i rappresentanti della proprietà privata. Ma non mostravano un atto ufficiale ed obbligatorio che giustificava un simile, brusco ed illegale “intervento” e neanche rispondevano i rappresentanti dell’Ispettorato nazionale per la difesa del territorio. Non si poteva fare niente, perché l’espressa volontà del primo ministro era solo e soltanto una vendetta e lui era ben determinato e motivato ad attuarla, costi quel che costi.

    L’azione per la demolizione dell’albergo, avviata giovedì scorso con un’operazione congiunta dei dipendenti dell’Ispettorato nazionale per la difesa del territorio, muniti di ruspe ed altri mezzi pesanti, della polizia di Stato e di altre strutture specializzate, è stata portata a termine nel pomeriggio di domenica. Con una carica di 70 chili di tritolo i genieri e gli artificieri hanno demolito l’albergo, portando così a pieno compimento la volontà espressa del primo ministro. Una volontà vendicativa contro un suo “amico” e “stretto collaboratore” fino a pochi mesi fa. Un “amico” che però, tenendo presente la vendetta, iniziata tre mesi fa e terminata domenica scorsa, avrebbe deluso molto le aspettative del primo ministro. Aspettative che più delle strutture ormai demolite in riva al mare riguarderebbero la linea editoriale di un noto gruppo mediatico, il proprietario del quale è proprio l’ex “amico” del primo ministro. Una linea editoriale che ultimamente è diventata critica nei suoi confronti. Ovviamente al primo ministro questo inatteso cambiamento non solo non piace e non conviene, ma lo rende irascibile e vendicativo. Tant’è vero che lui, controllando personalmente anche le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia, ha trovato il modo di far ritardare la decisione del tribunale, in seguito alla denuncia fatta dai rappresentanti legali del proprietario della residenza turistica ormai demolita, in palese violazione delle leggi in vigore. Il tribunale, l’unica istituzione, sulla carta, che potrà decidere sulla validità o meno dell’ordine di demolizione, aveva posticipato la delibera da venerdì scorso per lunedì 5 dicembre. Pochi giorni ma sufficienti per l’Ispettorato nazionale per la difesa del territorio che. sotto ben precisi ordini della direttrice, ha fatto di tutto per demolire l’edificio un giorno prima, domenica scorsa. Ormai a fatto compiuto, il tribunale non può più deliberare su un oggetto che non esiste. Perciò il caso è chiuso e la volontà del primo ministro è stata rispettata.

    “L’amicizia” del primo ministro con il proprietario del gruppo mediatico era nota da anni e tutti e due ne beneficiavano. Essendo l’Albania un piccolo Paese, dove tutti sanno tutto di tutti, erano pubblicamente noti i loro “rapporti di collaborazione”. Il primo ministro, fino a pochi mesi fa, frequentava spesso personalmente i rilassanti ambienti della tenuta turistica in riva al mare. Così come lo frequentavano anche diversi suoi ministri e stretti collaboratori. E tutti si vantavano dell’amicizia con il proprietario. In quelle strutture sono stati accomodati molti terremotati dopo il forte sisma del 26 novembre 2019. Il primo ministro, accompagnato da alcuni suoi stretti collaboratori, era presente mentre arrivavano i bisognosi. Era proprio quella tenuta dove, in piena crisi in Afghanistan, dopo il 15 agosto 2021, sono stati accomodati molti profughi afghani. Anche allora quei profughi sono stati accompagnati dal primo ministro per dimostrare la sua piena disponibilità e la sua “umanità” nei confronti dei sofferenti. Una sua solita e misera messinscena propagandistica per convincere gli “alleati internazionali”, visto che ormai in Albania sono sempre meno coloro che credono a quelle buffonate. Ovviamente per tutti i servizi resi il proprietario delle strutture messe a disposizione è stato compensato finanziariamente con del denaro pubblico. Le cattive lingue dicono che, anche in simili occasioni, il primo ministro faccia sempre riferimento ai suoi “amici”, condividendo con loro i benefici finanziari. E le cattive lingue in Albania ne sanno qualcosa. Anzi, ne sanno non poco. Bisogna sottolineare anche che in tutte quelle occasioni, sia della sistemazione dei terremotati, sia degli afghani, sia quando il primo ministro, così come altri suoi ministri e stretti collaboratori hanno frequentato privatamente e/o ufficialmente le strutture della residenza turistica, nessuno di loro aveva messo in discussione la validità legale delle licenze, sia per la costruzione che per lo sviluppo e uso di quelle strutture. Perché in realtà quelle linenze c’erano. Quelle licenze sono state firmate anche dallo stesso primo ministro alcuni anni fa, nel 2016. Guarda caso, un anno dopo, la validità della licenza di costruzione della residenza turistica è stata confermata ufficialmente dall’allora direttrice dell’Ispettorato nazionale per la difesa del territorio. Proprio da lei, la stessa, che da giovedì scorso ha diretto personalmente l’operazione per la demolizione della residenza turistica. Proprio da lei che solo cinque anni dopo aver confermato la validità della licenza per la costruzione, da giovedì scorso pretendeva l’opposto contrario.

    Nel settembre scorso, dopo essere state demolite abusivamente e vendicativamente le piscine della residenza turistica, il proprietario, fino a poco tempo fa “amico” del primo ministro, ha messo in circolazione alcune fotografie e documenti ufficiali, licenze comprese. In più lui ed altre persone, presenti durante gli “incontri tra amici”, ai quali partecipavano anche il primo ministro, ministri ed altri alti rappresentanti politici, hanno reso pubblico, soprattutto tramite i media di sua proprietà, anche molti “dettagli” delle loro conversazioni sotto l’ombra degli alberi, durante le calde giornate d’estate. Ebbene, da quello che è stato reso noto, risultano anche dei consigli che il primo ministro aveva dato al proprietario della residenza turistica. Consigli che riguardavano la parte decorativa, essendo lui, il primo ministro, laureato in pittura. Ma poi, dopo le due “operazioni punitive”, sono state distrutte anche le “migliorie” consigliate e disegnate dallo stesso primo ministro, allora quando lui ed il proprietario dell’ormai ex residenza turistica erano “amici”.

    Cicerone, come sopracitato, affermava più di duemila anni fa che ognuno frequenta con grande facilità i suoi simili. Ragion per cui l’autore di queste righe pensa, anzi è convinto, fatti accaduti e pubblicamente noti alla mano, che il proprietario della residenza turistica ormai demolita domenica scorsa, allo stesso tempo anche proprietario di un noto gruppo mediatico in Albania, non è uno stinco di santo, anzi! Perché se no, non avrebbe “collaborato” per tanti anni con il primo ministro, sapendo come quest’ultimo sceglie i suoi “collaboratori”. Sono tanti, tantissimi i fatti accaduti durante più di venti anni di attività politica del primo ministro che lo dimostrano in modo inconfutabile. L’autore di queste righe pensa che la rottura del loro “rapporto d’amicizia” sia dovuta a nient’altro che alle forti discordie che riguardano la linea editoriale dei media, televisioni, giornali e siti in rete di proprietà dell’ex “amico” del primo ministro. Le cattive lingue da alcuni mesi parlano di un nuovo “rapporto di amicizia” tra il sindaco della capitale, un noto “camaleonte politico” e leccapiedi senza scrupoli, con il proprietario del gruppo mediatico. Da alcuni mesi la linea editoriale del gruppo risulta essere molto critica nei confronti dell’operato del primo ministro e del suo governo, dei clamorosi scandali che lo vedono coinvolto, dell’abuso di potere e della galoppante corruzione ed altro. Sono delle realtà vissute e sofferte da alcuni anni ormai in Albania. Realtà delle quali il nostro lettore ha avuto spesso modo di essere stato informato. Ma, allo stesso tempo però, fatti alla mano, la linea editoriale del gruppo mediatico di proprietà dell’ex ‘amico” del primo ministro sta apertamente mettendo in evidenza ogni notizia che riguarda il sindaco della capitale, anche quelle di poco conto. Una simile scelta della linea editoriale del gruppo sembra abbia fortemente irritato il primo ministro. Tutto quanto è accaduto la scorsa settimana non è altro che inevitabile conseguenza dell’irresponsabilità istituzionale e personale del primo ministro, che sta diventando sempre più un pericoloso autocrate. Dati e fatti accaduti, documentati, testimoniati ed ufficialmente denunciati alla mano risulterebbe che il primo ministro controlli quasi tutte le istituzioni statali e governative. Comprese anche quelle del sistema “riformato” della giustizia. Quanto è successo la scorsa settimana con le demolizione dell’albergo in riva al mare ne è una inconfutabile testimonianza. Lui, il primo ministro, sempre dati e fatti accaduti alla mano, risulta essere il rappresentante istituzionale di una ormai restaurata nuova dittatura sui generis. Una dittatura come espressione di un’alleanza tra il potere politico, la criminalità organizzata e certi raggruppamenti occulti locali e/o internazionali. Una dittatura, pericolosa come tutte le dittature, che deve essere combattuta e vinta, costi quel che costi, da tutti gli albanesi responsabili.

    Chi scrive queste righe anche questa volta avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per trattare, analizzare ed informare il nostro lettore di una simile realtà vissuta e sofferta in Albania. Una realtà che sta diventando molto pericolosa e preoccupante anche per altri Paesi circostanti e non. L’autore di queste righe, tenendo presente quanto sta accadendo non solo in Albania, ma anche in altri Paesi, soprattutto in Ucraina, condivide il pensiero di Marcel Proust. E cioè che l’irresponsabilità aggrava le colpe e persino i crimini, checché se ne dica. Anche del primo ministro albanese.

  • Irresponsabile abuso di potere e scandali molto altolocati

    La base per qualunque scandalo è un’assoluta certezza immorale.

    Oscar Wilde, da “Il ritratto di Dorian Gray”

    Diversi scandali stanno attirando tutta l’attenzione dell’opinione pubblica in Albania durante queste ultimissime settimane. Alcuni sono degli scandali che durano da anni, nonostante gli sforzi di offuscarli da parte della propaganda governativa, dei media controllati e degli “opinionisti” a pagamento. Altri sono degli “scandali minori” di vario tipo, generati a proposito per spostare ed annebbiare l’attenzione pubblica. Durante queste ultimissime settimane altri fatti sono stati resi noti. Fatti e dati che denunciano un’irresponsabile abuso di potere da parte di coloro che sono convinti di essere ormai degli “intoccabili”, dopo aver messo finalmente sotto controllo anche il potere giudiziario. A partire dal primo ministro albanese. Proprio da lui che, sempre fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano, in connivenza con la criminalità organizzata e determinati raggruppamenti occulti locali e/o internazionali sta, ogni giorno che passa, clamorosamente ed irresponsabilmente abusando della cosa pubblica. Durante queste ultimissime settimane altri dati e fatti, rendendosi pubblici, evidenziano cosa è accaduto e sta accadendo con quelli che ormai, da qualche anno, sono noti come lo scandalo degli inceneritori e del porto di Durazzo. Il nostro lettore è stato informato di tutti e due a tempo debito e a più riprese. Sono scandali che in qualsiasi Paese normale, dove il potere giudiziario, il terzo potere dello Stato, indipendente dal potere esecutivo e da quello legislativo, secondo Montesquieu, avrebbero portato a giudizio ed avrebbero pesantemente condannato tante persone. Alcune molto altolocate. Scandali che, in qualsiasi Paese normale, nel caso fossero accaduti, avrebbero portato immediatamente alla caduta del governo, come atto dovuto, politico, istituzionale e morale. Ma in un Paese normale sarebbe stato molto difficile, se non addirittura impossibile, che una e/o più persone avrebbero avuto il coraggio di ideare e portare a compimento simili scandali. In Albania invece, dove da anni è stato restaurato e consolidato un regime totalitario, una dittatura sui generis, tutto può accadere. Si, purtroppo tutto può accadere, se a volerlo e a deciderlo sia proprio il primo ministro e/o, tramite lui, i rappresentanti della criminalità organizzata e di certi raggruppamenti occulti locali e/o internazionali. Sono tanti i fatti accaduti in questi ultimi anni che dimostrano e testimoniano una simile pericolosa, grave e molto preoccupante realtà vissuta e sofferta dai semplici cittadini.

    Durante questi ultimi giorni nuovi dati documentati e denunciati riguardanti i due scandali occulti e miliardari sopracitati, sono emersi, ma nonostante siano tanti i documenti resi pubblici, nonostante siano tante le inchieste fatte da quei pochi giornalisti e media non controllati personalmente dal primo ministro e/o da chi per lui, nonostante siano tante anche le denunce depositate dall’opposizione politica presso le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia, gli scandali continuano a  far “svanire” milioni e ad attirare, giustamente e doverosamente l’attenzione pubblica. Anche perché, essendo veramente tali e funzionando come dei diabolici meccanismi e sistemi ben coordinati, con tutta la necessaria copertura e protezione governativa e giuridica, continuano a far circolare ed ingoiare centinaia di milioni della cosa pubblica in un Paese tra i più poveri dell’Europa. In un Paese dal quale, proprio anche a causa della povertà diffusa, ma non solo, stanno scappando verso altri Paesi europei, soprattutto verso il Regno Unito, migliaia di albanesi. Una diretta e gravissima conseguenza questa degli abusi di potere e della paurosa irresponsabilità di coloro che gestiscono la cosa pubblica in Albania. Perché il continuo e massivo spopolamento di un Paese rappresenta veramente una realtà drammatica e molto preoccupante. Uno spopolamento, le cui ripercussioni si stanno già sentendo e subendo in Albania. Ma si faranno purtroppo sentire molto di più nel futuro. Anche perché quelli che stanno scappando in questi mesi verso altri Paesi europei, soprattutto verso il Regno Unito, sono i giovani.

    Una realtà quella dei flussi migratori dall’Albania verso il Regno Unito che sta preoccupando, nelle ultime settimane, anche il governo britannico. E proprio riferendosi a questa realtà, dall’inizio del mese, si è “sviluppato” uno scontro diplomatico e governativo tra il primo ministro albanese e alcuni ministri del governo britannico. Il più aspro e diretto è stato quello con la segretaria di Stato per l’Interno. La scorsa settimana il nostro lettore è stato brevemente informato su quanto stesse accadendo. L’autore di queste righe evidenziava la scorsa settimana un fatto veramente molto preoccupante, una vera e propria testimonianza dello spopolamento massivo dell’Albania. Egli, riferendosi ai dati ufficiali sui migranti arrivati con delle piccole imbarcazioni nel Regno Unito, attraversando il canale della Manica. scriveva: “…dai dati risulta che durante i primi sei mesi di quest’anno nel Regno Unito sono arrivati 2165 albanesi, 2066 afghani, 1723 iraniani, 1573 iracheni, 1041 siriani, 850 eritrei, 460 sudanesi, 305 egiziani, 279 vietnamiti e 198 kuwaitiani. I numeri parlano da soli e meglio di qualsiasi commento!” (Scontri diplomatici e governativi sui migranti; 14 novembre 2022). Secondo la ben nota agenzia inglese BBC (British Broadcasting Corporation – Corporazione britannica di trasmissione; n.d.a.), che si riferiva poche settimane fa ai dati ufficiali del governo britannico, circa l’80% dei migranti che attraversano il canale della Manica sono albanesi. Non solo, ma la BBC evidenziava che il numero dei migranti albanesi è aumentato moltissimo durante quest’anno. Da circa 50 che erano nel 2020 e da circa 800 nel 2021, quest’anno sono arrivati sulle coste del Regno Unito circa 12.000 migranti! Un simile flusso, soprattutto di giovani, non può essere spinto che dalla disperazione, causata dalla diffusa povertà, dalla mancanza di speranza per un futuro migliore nella madre patria, dalla diffusa e sempre più soffocante corruzione, dal sistema “riformato” della giustizia che “giudica” soltanto seguendo gli “orientamenti” pervenuti dagli piani alti del potere politico ecc.. Dai dati ufficiali dell’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea; n.d.a.), pubblicati alcune settimane fa, risulta che i migranti albanesi hanno superato anche quegli ucraini che scappano dalla guerra! Avendo precedentemente superato i siriani, gli afghani, gli iracheni ed altri. Secondo i dati pubblicati dall’Eurostat, solo durante il periodo gennaio–agosto 2022 sono state registrate 6860 richieste d’asilo dai cittadini albanesi, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Solo nel mese d’agosto 2022 gli albanesi richiedenti asilo sono stati circa 1100. Mentre gli ucraini richiedenti asilo, durante il mese di luglio scorso (ultimi dati ufficiali per loro disponibili dall’Eurostat; n.d.a.), sono stati circa 950. Ma quello che rende queste cifre ancora più significative, oltre alla guerra in corso in Ucraina, è anche il numero totale delle due popolazioni. Ebbene, in Albania vivono circa 2.800.000 abitanti, mentre in Ucraina, prima dell’inizio della guerra, il 24 febbraio scorso, erano circa 43 milioni di abitanti!

    Il flusso migratorio dei cittadini albanesi che scappano non è però iniziato adesso. Adesso gli albanesi hanno semplicemente “cambiato rotta”, scegliendo il Regno Unito. Il flusso migratorio, dopo quello degli anni ’90 verso l’Italia, è ricominciato, massivo e preoccupante, dal 2015 e cioè due anni dopo l’ascesa al potere dell’attuale primo ministro nel 2013. L’autore di queste righe informava nel settembre del 2015 il nostro lettore che la guerra in Siria, i vari conflitti armati nel Medio Oriente ed in alcuni Paesi africani avevano generato flussi migratori verso alcuni Paesi dell’Europa occidentale, soprattutto verso la Germania. E poi sottolineava che “Purtroppo tutto questo sta sfumando un altrettanto preoccupante fenomeno che si sta consumando in Albania. Flussi migratori, provenienti da un paese candidato all’Unione Europea e membro della NATO, che gode da alcuni anni del regime di Schengen per la libera circolazione, si dirigono verso la Germania, ma non solo”, aggiungendo che “…i principali responsabili sono i politici, i quali tentano di sdrammatizzare la situazione agli occhi del mondo con una leggerezza inquietante” (Accade in Albania; 7 settembre 2015).

    Era l’inizio di questo mese quando la segretaria Britannica di Stato per l’Interno, preoccupata per il flusso massivo dei migranti albanesi che, attraversando il canale della Manica, entravano nel Regno Unito clandestinamente, dichiarava che molti di loro, arrivati quest’anno sono stati albanesi, perciò il governo britannico stava lavorando in stretto contatto con il governo albanese per incoraggiare i rientri dei migranti in patria. Poi, riferendosi proprio ai migranti albanesi, i primi come numero assoluto tra tutte le altre nazionalità, la segretaria di Stato Britannica per l’Interno ha aggiunto: “Noi, allo stesso tempo, stiamo constatando che molti albanesi stanno facendo delle false affermazioni, pretendendo di essere degli ‘schiavi moderni’, indipendentemente dal fatto che abbiano pagato migliaia [di euro] per arrivare in questo paese [Regno Unito]”. In più sia la segretaria britannica di Stato per l’Interno che altri membri del governo e del Parlamento hanno fatto riferimento alla criminalità organizzata albanese, molto attiva anche in Inghilterra. Una realtà purtroppo ormai verificata ed ufficialmente confermata. Dopo quelle dichiarazioni il primo ministro albanese ha reagito aspramente, dichiarando che “Il Regno Unito deve lottare [contro] le bande della criminalità di tutte le nazionalità e fermare la discriminazione degli albanesi per giustificare i fallimenti delle [sue] politiche”. In seguito lui ha avviato ed alimentato uno scontro diplomatico e governativo con il Regno Unito. Uno scontro che durò per circa due settimane.

    L’autore di queste righe pensa che, con molta probabilità, più che un “dovere patriotico”, quelle aggressive dichiarazioni del primo ministro albanese siano state un suo misero tentativo, suggerito anche dai suoi “amici e consiglieri” di madre lingua inglese e precedentemente membri di altissimo livello del governo britannico, per spostare l’attenzione da molti abusi di potere e altrettanti scandali che lo coinvolgerebbero personalmente, dati e fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano. Tra cui anche i due sopracitati scandali: quelli degli inceneritori e del porto di Durazzo. Lo scandalo degli inceneritori rappresenta un diabolico e ben protetto meccanismo per “macinare” e “bruciare”, centinaia di milioni della cosa pubblica, mettendo in atto uno sperpero gigantesco di denaro pubblico, dal quale il primo ministro ed i suoi più stetti collaboratori hanno avuto e tuttora stano avendo la loro parte milionaria. Il nostro lettore ha avuto modo di informarsi di tutto ciò negli ultimi mesi. Mentre lo scandalo del porto di Durazzo, oltre ad essere un clamoroso ed irresponsabile abuso di potere, oltre ad essere anche uno spaventoso e preoccupante affare corruttivo miliardario, rappresenta soprattutto un atto di alto tradimento degli interessi nazionali. Anche di questo scandalo il nostro lettore è stato informato precedentemente. Essendo però tutti e due degli scandali in corso, l’autore di queste righe continuerà ad informare il nostro lettore dei futuri sviluppi. Su quello del porto di Durazzo il primo ministro dovrebbe riferire giovedì prossimo in Parlamento. Di certo però cercherà, come suo solito, di scaricare su chiunque altro le sue colpe, i suoi irresponsabili e clamorosi abusi di potere, la responsabilità per la diffusa corruzione e per le preoccupanti conseguenze e ripercussioni della connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e con certi raggruppamenti occulti.

    Chi scrive queste righe, fatti accaduti alla mano, è convinto che qualsiasi cosa possa dire il primo ministro albanese è sempre una bugia, un inganno, una bufala.  Una sola volta lui ha detto la verità: quando, appena ricevuto il suo primo mandato, nel settembre 2013, ha minacciato in Parlamento l’opposizione, dicendo “non avete visto niente ancora!”. Chi scrive queste righe condivide l’opinione di Oscar Wilde. Si, la base per qualunque scandalo è un’assoluta certezza immorale.

  • Clamoroso abuso miliardario in corso

    Quando gli abusi vengono accolti con la sottomissione,
    il potere usurpatore non tarda a convertirli in legge.

    Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes

    Quando è stato fondato, nel 626 a. C., dai colonizzatori provenienti dall’antica Grecia, soprattutto dai corinzi, il centro abitato è stato chiamato Epidamno. Ma, da dati storici dell’epoca, risulta che aveva anche un altro nome: Dyrrhachion, con il quale si identificava soprattutto la parte del golfo marino, che diventò poi anche porto. In seguito gli illiri, popolazioni balcaniche, conquistarono Epidamno nel 312 a.C., ma per la sua importanza strategica quella città-porto attirò l’attenzione dei romani. Tra gli illiri e i romani si svolsero quelle che dagli storici vengono chiamate le quattro guerre illiriche (230-229 a.C., 220-219 a.C., 168 a.C. e 35-33 a.C.; n.d.a.). I romani presero così possesso di tutta la regione circostante Epidamno.  Loro, forse per superstizione però, non usarono più il nome di Epidamno per la città-porto, avendo quella parte, damno – damnum (dal dizionario: danno, ma anche perdita e castigo), non di buon auspicio. I romani usarono perciò il secondo nome, Dyrrhachion, nome che i corinzi ed altri colonizzatori dell’antica Grecia diedero al porto, latinizzandolo però in Dyrrhachium. La città è stata spesso citata dagli storici. Nel 49 a.C., a poche decine di chilometri da Dyrrhachium, si scontrarono gli eserciti di Giulio Cesare e di Pompeo. Mente durante il periodo di Augusto, il primo imperatore romano, a Dyrrhachium si stabilirono i veterani della battaglia di Azio, proclamandola civitas libera (per indicare una comunità di abitanti liberi, romani e non, senza distinzioni di classe e di origini; n.d.a.). Attirando sempre l’attenzione degli imperatori romani, durante il periodo dell’imperatore Traiano, a Dyrrhachium è stato costruito un grande anfiteatro romano, parte del quale tuttora esistente, con circa 20.000 posti, che era l’anfiteatro più capiente dei Balcani. Da Dyrrhachium partiva anche la ben nota Via Egnatia che arrivava fino alle rive del Bosforo, essendo la continuazione oltre l’Adriatico dell’altrettanto nota ed importante Via Appia. Dopo la caduta, nel 476, dell’Impero romano d’Occidente, la città di Dyrrhachium, diventata parte dell’Impero bizantino, è stata spesso attaccata ed assediata dagli eserciti ostrogoti e bulgari. Per un certo periodo, dopo la quarta crociata (1202-1204; n.d.a.) la Repubblica di Venezia prese possesso della città-porto, ma non durò a lungo. In seguito Dyrrhachium entrò sotto il controllo degli angioini. Per un breve periodo venne occupata dai serbi. Poi, in seguito, la città passò di nuovo sotto il controllo degli angioini e, successivamente, dei dignitari locali.  Era verso la fine del XIV secolo, quando la Repubblica di Venezia prese di nuovo possesso della città. In seguito, dopo la caduta dell’Impero romano d’Oriente nel 1453, con la conquista di Costantinopoli dagli ottomani, anche Dyrrhachium è stata attaccata. La guarnigione veneziana però respinse e resistette agli attacchi degli ottomani nella seconda metà del XV secolo. Ma poi, nel 1501, la città-porto è stata finalmente occupata dagli ottomani che gli cambiarono anche il nome, chiamandola Diraç. Un’occupazione quella che durò fino al 1912. Nel frattempo però la città, partendo dal medioevo, era nota ed identificata dai veneziani e da altri anche come Durazzo. Subito dopo l’allontanamento degli ottomani, Durazzo diventò una delle più importanti città ed il più grande porto dell’appena costituito Stato di Albania (l’indipendenza dall’Impero ottomano è stata proclamata il 28 novembre 1912; n.d.a.). Durazzo però, vista la sua favorevole e strategica posizione geografica, come durante l’antichità ed il medioevo, ha continuato e continua ad essere uno dei porti più importanti dell’Adriatico orientale.

    Il porto di Durazzo, dal 1928, è stato definitivamente costruito e strutturato proprio dove si trova attualmente. Da più di novanta anni ormai in quel porto sono stati investiti ingenti somme di denaro. Investimenti che hanno, di anno in anno, migliorato ed aggiornato le capacità funzionali del porto. Ragion per cui, soprattutto negli ultimi anni, il porto di Durazzo ha attirato e continua ad attirare l’attenzione degli investitori internazionali. Alcuni dei quali sono già attivi ed operanti. Alcuni altri però, e purtroppo, in diretto contatto con il primo ministro albanese e/o con chi per lui, risulterebbero essere dei rappresentanti di miliardari interessi occulti internazionali. Si tratta di una combriccola di persone senza scrupoli, primo ministro albanese ed un ricco imprenditore degli Emirati Arabi Uniti in testa. Loro e/o chi li rappresenta, con degli “abili trucchi societari”, stanno cercando di camuffare le vere, preoccupanti e pericolosi intenzioni degli “investimenti miliardari del futuro” proprio nel porto di Durazzo. Tutto è stato e si sta documentando, dati e fatti accaduti anche negli ultimi mesi mesi alla mano. E tutto ormai testimonia e porta a pensare ad un clamoroso abuso miliardario in corso. Ignorando così non solo la storia millenaria di Durazzo, ma anche gli strategici interessi nazionali. Ignorando volutamente anche gli interessi dei cittadini, i quali sono i veri e i diretti azionisti della res pubblica, perciò anche del porto di Durazzo.

    L’autore di queste righe ha informato il nostro lettore di questo scandalo nel gennaio 2021, appena reso pubblico. Ha informato, riferendosi a fatti documentati, di una lussuosa cena in un noto ed esclusivo ristorante a Dubai. Erano i primissimi giorni del 2021 quando “…un folto gruppo di persone molto altolocate e vicine al primo ministro albanese è stato filmato durante una lussuosa cena in uno dei più noti ristoranti della città”. Aggiungendo e specificando anche che “…Parte del gruppo erano alcuni ministri vicini al primo ministro, degli alti funzionari pubblici ed il suo fedele consigliere speciale, nonché uno dei più noti imprenditori albanesi, dei giornalisti ed altri.”. Il nostro lettore è stato informato però anche di un “piccolo particolare”. E cioé che in quella cena tutti erano degli alti rappresentanti politici ed istituzionali albanesi e nessun arabo, nessuno! Una cena che, come ha cercato di giustificarsi la propaganda governativa, era stata offerta molto “generosamente” da un noto sceicco ed investitore arabo “…alla fine di un grande ed importante accordo che lui [lo sceicco] aveva firmato con l’Albania!”. Il nostro lettore è stato informato anche che, visti i filmati resi pubblici, in quella cena “…non si vedeva ombra, né dello sceicco e neanche di altri suoi collaboratori.” (Sic!). Lo sceicco, che aveva lasciato i suoi “illustri ospiti” a godere da soli quella “peccaminosa e lussuriosa cena”, aveva tante buone e valide ragioni per festeggiare, chissà dove e come, dopo quell’accordo. Ragion per cui la “fastosa generosità” del noto sceicco ed investitore era più che giustificata. Il nostro lettore è stato informato anche dei motivi di quella sua soddisfazione perché “…con alcuni accordi lui [lo sceico] era riuscito ad avere, a lungo tempo, in “concessione” il porto di Durazzo, che è il più grande porto dell’Albania ed un ingresso strategico ed importante verso i Balcani. Ma oltre all’accordo sul porto di Durazzo, lo sceicco arabo ha avuto in “concessione” anche altre aree importanti sulla costa ionica ed all’interno dell’Albania”! Ma l’autore di queste righe era convinto che, come dicevano allora le cattive lingue, “…anche il primo ministro albanese ha avuto quanto ha voluto in cambio. Ma, ovviamente, non quello che ha detto dopo la sua visita, il 26 novembre scorso, negli Emirati Arabi Uniti! Lui sa anche il perché!” (Peccati madornali e abusi peccaminosi; 25 gennaio 2021).

    In Albania gli scandali, nolens, volens, si susseguono. Ragion per cui anche lo scandalo della “peccaminosa e lussuriosa cena” a Dubai è stato in qualche modo dimenticato. Ma simili e clamorosi miliardari scandali non possono rimanere a lungo “in sordina”. Durante l’estate scorsa altri fatti sono venuti a galla. Fatti che riguardavano anche il coinvolgimento nello scandalo di alcuni stretti familiari di colui che, dal 2013, ha usurpato la direzione del partito democratico albanese, il più grande partito dell’opposizione. Il nostro lettore è stato informato durante questi ultimi mesi di tutti gli sviluppi che hanno a che fare con il partito democratico e del continuo e diretto supporto che il primo ministro e/o chi per lui, sta dando all’usurpatore della direzione del partito. Ebbene, la “generosità” del primo ministro per la sua “stampella” sembrerebbe, sempre dati e fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, che non sia mancata neanche nel caso del sopracitato “progetto miliardario” del porto di Durazzo. Ragion per cui questo scandalo sta giustamente attirando di nuovo, in queste ultime settimane, tutta l’attenzione pubblica e mediatica. Quel sopracitato accordo tra il primo ministro albanese e lo sceicco miliardario degli Emirati Arabi Uniti, stabilito a Dubai il 26 novembre 2020, è stato “consolidato” in seguito da una legge approvata dal parlamento albanese in grande fretta, soltanto dopo una settimana, il 3 dicembre 2020. E pensare che anche per una ben più semplice questione, che diventa obiettivo di una legge, ma anche di una delibera del Consiglio dei ministri, le procedure obbligatorie per legge chiedono, per lo meno e nel migliore dei casi, alcune settimane, normalmente alcuni mesi. Invece per sancire l’accordo di Dubai per il porto di Durazzo, è bastata una sola settimana (Sic!). In più, siccome l’Albania ha firmato l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione europea nel giugno 2006 e siccome l’Albania è un Paese candidato all’adesione nell’Unione europea, allora chi la rappresenta ufficialmente, tutte le istituzioni, nessuna esclusa, compreso anche il Parlamento, sono obbligati a rispettare quanto prevede l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione. Ma così non è stato, perché l’accordo per il porto di Durazzo prevede e sancisce un’illecita cessione dei territori dell’Albania ad una impresa degli Emirati Arabi Uniti, in piena, palese e consapevole violazione da parte dell’Albania dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione europea. In più e allo stesso tempo, l’accordo per il porto di Durazzo, ha violato anche quanto prevede e sancisce la Convenzione di Aarhus del 25 giugno 1998 ed entrata in vigore il 30 ottobre 2001, che l’Albania l’ha già ratificato proprio nel 2001. Quella Convenzione prevede e sancisse la possibilità dell’accesso dei cittadini a tutte le informazioni che li riguardano. In più prevede e sancisce anche la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Ebbene, nel caso del progetto miliardario del porto di Durazzo, i cittadini interessati e direttamente coinvolti da quel progetto, nonché i diversi gruppi di interesse, non sono stati mai informati e/o ascoltati dalle istituzioni responsabili.

    Nel frattempo però nuovi fatti si stanno evidenziando. Fatti che riguardano “abili trucchi societari”, grazie ai quali sono stati attuati dei “passaggi” di azioni e di proprietà da una società inizialmente indicata nell’accordo del 26 novembre 2020 e consolidato con la legge 145/2020, approvata dal Parlamento albanese in fretta e furia il 3 dicembre 2020, ad un altra società, registrata in un ben noto paradiso fiscale. Società nella quale, come risulta dai documenti ufficiali, sembrerebbe siano direttamente coinvolti anche familiari molto stretti dell’usurpatore del partito democratico. Una bella combriccola di persone senza scrupoli, quella che sta assumendo l’attuazione del “progetto del porto di Durazzo”, che infatti è un’impresa miliardaria fortemente voluta e portata avanti dal primo ministro albanese. Tutto ciò e chissà cosa sarà diventata pubblica nel prossimo futuro, lascia pensare ad uno scandalo clamoroso e ad un clamoroso abuso miliardario tuttora in corso.

    Chi scrive queste righe avrebbe tanti altri argomenti da trattare e condividere con il nostro lettore ma lo spazio non glielo permette. E veramente sono tanti e diversi gli argomenti che riguardano lo scandalo del porto di Durazzo. Ma egli promette al nostro lettore che lo farà in seguito. Per il momento a lui non rimane altro che condividere quanto scriveva Malesherbes, il noto politico e giurista francese del XVIII secolo. E cioè che quando gli abusi vengono accolti con la sottomissione, il potere usurpatore non tarda a convertirli in legge. Agli albanesi la scelta!

  • Autostrade: la sintesi vergognosa tra politica e “prenditori”

    Le frasi ironiche estrapolate dalle conversazioni dell’attuale presidente di Edizioni Holding Mion con i vertici di Autostrade in relazione alla felicità dei Benetton, i quali traevano maggiori profitti dalla minore manutenzione, lascia allibiti per la qualità umana dei protagonisti. Dimostra, ora in modo inequivocabile, quello che una volta poteva essere semplicemente ipotizzato, il vergognoso spessore culturale ed etico di questa famiglia di “prenditori” del nord est trasformatasi in semplici esattori.

    Contemporaneamente non solo il Re è Nudo ma anche l’impero brucia. In questo vergognoso scambio di valutazioni tra questi biechi personaggi che agivano in nome e per conto della famiglia trevisana viene contemporaneamente messa a nudo quella dottrina politico-economica degli anni ‘90 che i governi Prodi, D’Alema e Berlusconi, con i loro ministri economici, hanno portato avanti.

    La storia, infatti, testimonia come l’intera classe politica, accademica e dei media appoggiasse tutta unita la cessione di monopoli infrastrutturali come autostrade e successivamente Telecom Tim a soggetti privati con la già risibile allora motivazione legata ad una ricerca dell'”efficentamento” e finalizzata “al miglioramento del servizio” per l’utenza. Obiettivi raggiungibili secondo questa dottrina politica tutta italiana solo con un sano spirito imprenditoriale privato.

    Allora come oggi la privatizzazione di un servizio indivisibile come autostrade è essenzialmente la donazione ad un concessionario privato per il quale il concetto di efficientamento rappresenta una clamorosa menzogna in quanto il monopolio rimane tale.

    La Germania e la Svizzera dimostrano, invece, come un’infrastruttura fisica ed indivisibile non possa essere soggetta alla concorrenza e quindi un semplice trasferimento di un monopolio da pubblico a privato non possa assicurare alcun efficientamento. Come logica conseguenza delle strategie economiche di questi due paesi, che certamente non fanno parte dell’area socialista, all’interno di un sistema economico la gestione pubblica diventa un fattore fondamentale nella crescita della competitività dell’intero sistema nazionale. In Italia, viceversa, la gestione di un servizio indivisibile diventa un’occasione speculativa offerta dalla politica ad un’imprenditoria incapace ormai di reggere il confronto con il mondo globale.

    Si rimane comunque basiti di fronte a questa insensibilità dimostrata dai manager scelti su mandato dell’azionista e per perseguire gli obiettivi economici indicati dall’azionista di riferimento.

    Una povertà morale, umana ed etica dimostrata in questa vicenda drammatica dal gruppo trevisano nella sua articolata complessità nella quale, si ricorda, sono decedute quarantatré (43) persone solo ed esclusivamente per responsabilità della mancata manutenzione.

    Una scelta speculativa ed irresponsabile che però assicurava un extra dividendo all’azionista. Vergognatevi.

  • Dittatura sostenuta anche dai ‘rappresentanti internazionali’…

    Le azioni dei malvagi non possono sfuggire agli occhi degli uomini.
    Con tutto il suo sforzo la terra non riesce a nasconderle.

    William Shakespeare; da “Amleto”

    Chi pensa che le fiabe sono cose solo per i bambini si sbaglia. Perché nelle fiabe è stata impressa la saggezza millenaria dell’umanità da periodi immemorabili. Gli insegnamenti, le allegorie delle fiabe, essendo la riflessione delle esperienze derivate dalla vita vissuta e sofferta dalle diverse civiltà sparse in tutto il mondo, dovrebbero servire da lezione per tutti. Sia per i bambini, che per i grandi. Ed in alcune occasioni, soprattutto per i grandi.

    Uno dei più noti raccontatori di fiabe è stato Esopo. Le sue fiabe, scritte circa ventisette secoli fa, continuano ad affascinare e insegnare ancora, grandi e piccini. Una di quelle è anche la fiaba della montagna che partorì un topolino. Esopo ci racconta che “C’era una volta una montagna che era prossima a partorire”. Sì, perché nel mondo delle fiabe accade di tutto. Ebbene, “…Presa dal dolore, dalla cima della montagna cominciò ad uscire il fumo mentre la terra intorno tremava”. Così raccontava Esopo. E poi continua “…Gli abitanti dei vicini villaggi cominciarono a temere per le loro vite, sicuri che qualcosa di terribile stava per accadere”. Dopo ore di attesa finalmente si sentì una scossa più violenta delle altre e un’enorme nuvola di fumo si alzò davanti agli occhi della gente impaurita. Niente paura però, perché “…Quando la nube si dissolse, spuntò fuori dalle rocce ancora fumanti la testa di un piccolo sorcio. La montagna aveva partorito un topolino!”. Così raccontava Esopo circa ventisette secoli fa.

    Quanto è accaduto in Albania durante la scorsa settimana, non poteva non far ricordare all’autore di queste righe proprio la fiaba della Montagna che partorisce un topolino. Quanto è accaduto la scorsa settimana in Albania era, purtroppo, la cronaca prevista e preannunciata di una farsa, di una commedia messa grossolanamente in scena. I “commedianti” erano i rappresentanti dei partiti politici in quello che è stato chiamato il “Consiglio Politico”. Un Consiglio che doveva negoziare e portare ad un accordo sulla Riforma elettorale. Anche gli “autori, gli sceneggiatori e i registi” della messinscena erano i soliti. Erano il primo ministro, i dirigenti dell’opposizione e, soprattutto, i soliti “rappresentanti internazionali”. E cioè alcuni ambasciatori e rappresentanti delle istituzioni internazionali in Albania. Quelli che però e purtroppo, hanno violato e stanno violando consapevolmente quanto è stato stabilito dalla Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche. Convenzione che, riferendosi alle persone con mandato diplomatico, nell’articolo 41/1 sancisce: “Tutte le persone che godono di privilegi e immunità sono tenute, senza pregiudizio degli stessi, a rispettare le leggi e i regolamenti dello Stato accreditatario. Esse sono anche tenute a non immischiarsi negli affari interni di questo Stato”. Cosa che i soliti “rappresentanti internazionali” in Albania hanno regolarmente ignorato e hanno fatto proprio il contrario. Tutto ciò non doveva e non poteva mai e poi mai accadere senza il beneplacito dei massimi rappresentanti politici locali i quali hanno concesso loro quei “diritti speciali”. In cambio, però, del voluto e concordato sostegno, quando necessario, da parte dei “rappresentanti internazionali”. Sono stati proprio loro però, quelli presenti e i loro precedenti colleghi, che durante questi ultimi anni non hanno visto, non hanno sentito e non hanno capito niente di quello che stava e/o sta accadendo in Albania. Non hanno visto come la coltivazione della cannabis è stata diffusa sul tutto il territorio. Non hanno sentito del traffico illecito degli stupefacenti, che continua tuttora indisturbato. Non hanno sentito neanche del diretto coinvolgimento dei massimi funzionari della polizia di Stato in tutto ciò. Non hanno visto e non hanno capito i clamorosi brogli elettorali che hanno consolidato il potere personale dell’attuale primo ministro. Non hanno visto, durante tutti questi ultimi anni, gli innumerevoli scandali milionari. Scandali che, guarda caso, in questi mesi non sono stati “impauriti” neanche dalla pandemia del coronavirus. Loro non hanno visto e non si sono resi conto della galoppante e ben radicata corruzione che sta barbaramente e avidamente divorando la cosa pubblica in Albania e sta infettando tutto il tessuto sociale. Non hanno capito il voluto e programmato fallimento della Riforma di giustizia con tutte le drammatiche ed allarmanti conseguenze. Compreso il non funzionamento, da più di due anni, della Corte Costituzionale e della Corte Suprema! Non hanno neanche capito che, dati e fatti accaduti e pubblicamente denunciati alla mano, il primo ministro controlla quasi tutti i poteri, pilastri di uno stato democratico. Non hanno visto e non hanno capito perciò, che in Albania ormai è stata consolidata una nuova e sui generis dittatura pericolosa, gestita dal potere politico, in stretta collaborazione con la criminalità organizzata e certi clan occulti locali e internazionali. No, non solo i “rappresentanti internazionali” non hanno visto, non hanno sentito e non hanno capito niente, ma parlano ed elogiano sempre i “grandi successi e gli entusiasmanti progressi” che ha fatto e sta facendo il governo in Albania! Ragion per cui il Consiglio europeo ha unanimemente deliberato, il 26 marzo scorso, per l’apertura dei negoziati dell’adesione dell’Albania all’Unione europea. Proprio quel Consiglio che per anni aveva invece e giustamente rifiutato. Lo hanno fatto però il 26 marzo scorso, mentre nel frattempo la realtà albanese è passata, dati e fatti accaduti alla mano, di male in peggio. Loro sanno anche il perché! I “rappresentanti internazionali non hanno visto, guarda caso, neanche l’assalto paramilitare e il successivo abbattimento talebano, notte tempo, dell’edificio del Teatro Nazionale il 17 maggio scorso, in pieno centro di Tirana! Si è trattato di atti barbari ed osceni, che hanno palesemente e inconfutabilmente evidenziato l’indisturbato funzionamento della dittatura in Albania. E proprio per nascondere quando è accaduto il 17 maggio scorso, inventando una “verità sostitutiva” per spostare ed ingannare la memoria pubblica, come parte integrante di uno “scenario” saggiamente premeditato e messo in atto, hanno “riattivato” i lavori del “Consiglio Politico” per la Riforma elettorale. Proprio come un prestigiatore estrae una lepre dal cappello, ingannando con i trucchi del mestiere gli spettatori.

    Quanto è accaduto la scorsa settimana è stata, tra l’altro, anche l’ennesima dimostrazione dell’irritante arroganza dei soliti “rappresentanti internazionali”. Quanto è accaduto la scorsa settimana però ha dimostrato, per l’ennesima volta, l’eclatante incoerenza e le bugie dei dirigenti dell’opposizione politica in Albania. Proprio loro che avevano “giurato”, a più riprese e in modo perentorio, che non avrebbero mai e poi mai negoziato determinate condizioni, dimenticando tutto alla fine, la sera del 5 giugno scorso hanno concesso la firma dell’Accordo sulla Riforma elettorale. Adesso i dirigenti dell’opposizione “cantano vittoria”, realmente rimasti però con un pugno di mosche in mano! Le conseguenze dell’Accordo le soffriranno i cittadini mentre, vista la vissuta realtà, con ogni probabilità l’Accordo permetterà al primo ministro un terzo mandato.

    Chi scrive queste righe, come spesso è accaduto, avrebbe avuto molte altre cose da trattare e analizzare, ma lo spazio non glielo permette. Egli promette però di riprendere questo argomento nelle prossime settimane, cercando di rendere chiaro e comprensibile, per il nostro lettore, quanto sta accadendo in una dittatura sostenuta anche dai “rappresentanti internazionali”. Nel frattempo però, condivide e adatta quanto scriveva William Shakespeare nella sua tragedia Amleto. E cioè che le azioni dei malvagi non possono sfuggire agli occhi degli uomini. E che neanche con tutto il suo sforzo, la terra non riuscirà a nascondere le azioni di tutti i malvagi in Albania. Di tutti!

  • Scandali clamorosi elevati a livello statale

    … È inevitabile che avvengano scandali, ma guai
    all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!

    Vangelo secondo Matteo; 18/7

    Così diceva Gesù ai sui discepoli. E come in tutte le sue parabole, usava simbolisimi e allegorie. L’evangelista Matteo testimonia che in quel caso Gesù, riferendosi ad un bambino preso vicino a se, ammonisce tutti coloro che gli faranno del male. “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare”. (Vangelo secondo Matteo; 18/1-6)

    Il nostro lettore ha potuto leggere quanto l’autore di queste righe scriveva la settimana scorsa sulle bugie e gli inganni del primo ministro albanese (Bugie scandalose elevate a livello statale). Ebbene, il primo ministro durante la settimana appena passata ha dato di nuovo sfogo al suo vizio di mentire e di ingannare volutamente e come se niente fosse. Lo ha fatto di nuovo da territori stranieri. Dopo gli Stati Uniti, la Germania e Bruxelles, non poteva mancare la Russia. Il primo ministro albanese, il 26 febbraio scorso, è andato a Mosca in visita ufficiale, in veste di presidente di turno dell’OSCE (l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Come anche negli Stati Uniti alcune settimane fa. E come negli Stati Uniti con il Segretario di Stato, anche durante la conferenza stampa con il ministro degli Esteri russo ha di nuovo mentito vergognosamente, ma consapevolmente.

    Durante quella conferenza stampa il primo ministro albanese più degli obiettivi dell’OSCE, che coinvolgono anche la crisi in Crimea, ha parlato del ripristino delle relazioni tra l’Albania e la Russia, interrotte nel 1961. Parlando di “telefonate che non sono state fatte dal tempo di Stalin”, lui ha promesso di impegnarsi in futuro per comunicare direttamente con il ministro russo degli Esteri. Poi, rivolgendosi a lui, gli ha ricordato che nel 2004 “C’è stato un accordo firmato da lei e dall’attuale capo dell’opposizione (albanese; n.d.a.)”. Una vera e propria clamorosa e misera bugia! Forse mosso dal suo subconscio e sotto complesso di “flirtare” con la Russia, ha cercato di passare la colpa per le “trascurate” relazioni bilaterali ai suoi avversari politici. Uno che fa una simile affermazione pubblica in una simile occasione o è fuori di testa e privo di memoria, oppure, volutamente, cerca di ingannare. E colui che lo ha fatto è un noto bugiardo e ingannatore. Colui che ha fatto quella dichiarazione sa benissimo che nel 2004 al governo c’era proprio il suo partito! Lo sa benissimo, perché lui, l’attuale primo ministro albanese, in quel periodo era sindaco della capitale, molto attivo politicamente e con dei chiari obiettivi per il futuro. Perciò non poteva dimenticare quel “piccolo particolare”, diventato subito una grande e vergognosa bugia! E anche uno scandalo clamoroso elevato a livello statale.

    Subito dopo però, il ministro russo ha reagito, ricordando al suo ospite che nel 2004, appena nominato ministro degli Esteri della Russia, ‘aveva fatto un incontro a Tirana ed in seguito avevano firmato un accordo di amicizia e collaborazione con il ministro degli Esteri di quel periodo‘ (del partito diretto adesso dal primo ministro albanese; n.d.a.)”. Accordo non ratificato in seguito dalla parte albanese. Ma il ministro russo degli Esteri, da professionista di razza, ha cautamente corretto l’ospite sul suo “lapsus freudiano”, ricordandogli però che quell’accordo “…esiste, è pronto e noi possiamo renderlo effettivo, in modo da avere chiari i principi delle nostre relazioni”. Come per ricordare al primo ministro albanese, nonostante fosse a Mosca in veste di presidente di turno dell’OSCE, che i rapporti tra la Russia e l’Albania dovrebbero cambiare, migliorare e diventare più stretti. Come al “tempo di Stalin”! Un invito che l’ospite ha colto al volo. Soprattutto in un simile e difficile periodo, quando lui sta cercando di fare un doppio gioco, sia con gli Stati Uniti e l’Unione europea, che con la Russia. Come sta facendo da anni ormai anche il suo amico, il presidente turco Erdogan.

    In più, nel sopracitato articolo della scorsa settimana, l’autore di queste righe informava il nostro lettore di un nuovo scandalo in corso. Scandalo che coinvolgeva il Parlamento albanese e la Commissione di Venezia. Ebbene, dati e fatti alla mano, risulta essere veramente uno scandalo clamoroso. Tutto cominciò il 30 dicembre scorso, quando il presidente del Parlamento, con una lettera, chiedeva ufficialmente sia l’assistenza specializzata, che l’opinione della Commissione di Venezia (Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto), sulla procedura del giuramento dei giudici della Corte Costituzionale davanti al Presidente della Repubblica. Bisogna ricordare e attirare l’attenzione di nuovo del nostro lettore, che la Corte Costituzionale in Albania non funziona da più di due anni! Da sottolineare che, sempre dati e fatti alla mano, sembrerebbe che ci sia una ben ideata e attuata strategia per controllare anche la Corte Costituzionale da parte del primo ministro. Strategia che sta denunciando pubblicamente durante questi giorni il Presidente della Repubblica, dimostrando dei documenti ufficiali che coinvolgono diverse importanti istituzioni in Albania. Tornando allo scandalo in corso, il 30 dicembre scorso il presidente del Parlamento scriveva alla Commissione di Venezia, chiedendo l’opinione su quanto sopracitato e, soprattutto, aspettando un’esplicita risposta, convinto che l’esperienza della Commissione è stata e rimane per l’Albania “molto importante per mettere nel quadro dei migliori standard il funzionamento dello Stato legale”. La Commissione risponde ufficialmente al presidente del Parlamento dopo le festività di fine anno, informandolo dell’arrivo a Tirana dei suoi esperti i prossimi 13 e 14 febbraio. Nel frattempo però sono stati resi pubblici fatti tramite i quali si documentava l’attuazione della strategia del primo ministro per controllare anche la Corte Costituzionale. E siccome gli “strateghi” del primo ministro, consapevoli dell’invalidità giuridica delle loro proposte, temevano che l’opinione della Commissione di Venezia sarebbe stata non gradita e si sono affrettati ad intervenire a modo loro. Hanno radunato frettolosamente il Parlamento in seduta plenaria proprio il 12 febbraio scorso, un giorno prima che arrivassero i rappresentanti della Commissione di Venezia! Durante una seduta notturna hanno approvato degli emendamenti che toglievano al presidente della Repubblica i diritti conferitigli dalla Costituzione riguardo al giuramento dei giudici della Corte Costituzionale. Andando fino al ridicolo e permettendo il giuramento dei giudici semplicemente davanti… ad un notaio! Così facendo hanno ignorato spudoratamente e clamorosamente la richiesta ufficiale fatta alla Commissione di Venezia il 30 dicembre scorso! Hanno, altresì, reso inutile anche la missione dei rappresentanti della Commissione a Tirana. Un clamoroso scandalo istituzionale, ma anche un pericoloso atto quello, che testimonia ulteriormente la cattura delle istituzioni dello Stato da parte del primo ministro e la restaurazione della dittatura in Albania. Per impedire tutto ciò il presidente della Repubblica si è rivolto ai cittadini, chiamandoli oggi (lunedì 2 marzo 2020) ad una manifestazione pacifica in piazza. Il nostro lettore sarà, come sempre, informato in seguito.

    Chi scrive queste righe non può non esprimere rammarico e disdegno riguardo a tutti questi clamorosi scandali in corso in Albania. Egli comunque pensa ed è fiducioso che, prima o poi, saranno guai per coloro che li attuano. Tutti quelli che abusano del potere conferito dai cittadini, rappresentando anche i bambini che sono il futuro, saranno puniti. A loro verrà appesa al collo una macina da mulino e saranno gettati nel profondo del mare. Come diceva San Matteo.

     

  • Ormai è già settembre

    L’uomo vuole sempre sperare. Anche quando è convinto di essere disperato.

    Alberto Moravia

    Nel 1969 veniva proiettato un film del regista Sydney Pollack “Non si uccidono così anche i cavalli?” (They shoot horses, don’t they?). Tutto tratto dal romanzo pubblicato nel 1935 dallo scrittore Horace McCoy, titolo compreso. Evocando quanto accadeva in California subito dopo la grande depressione succeduta alla crisi del 1929, il film rimane sempre attuale con le sue allegorie e i suoi messaggi. Tutto si svolge durante una maratona di ballo. Erano gare diffuse in quel periodo. Gare massacranti, alle quali partecipava gente disperata e portata agli estremi fisici e psicologici, dalla schiacciante povertà causata dalla crisi. Coppie di ballerini, create spesso a caso, dovevano gareggiare fino all’esaurimento delle loro forze, in maratone che duravano per tanti giorni, con la sola speranza e l’unico obiettivo: vincere un premio in denaro. Gente di età, formazione e provenienza molto diversa, spinta dalla disperata necessità e speranza di sopravvivenza. Ignara però che dal premio in denaro i vincitori dovevano cedere una cospicua parte all’organizzatore della maratona, che era in realtà il vero vincitore. Quando Gloria, un’aspirante attrice e una delle protagoniste principali del film, viene a sapere questa crudele verità chiede al suo compagno di ballo di spararle, come si farebbe con un cavallo zoppo. Proprio come si fa vedere all’inizio del film; l’uccisione di un cavallo che non serviva più a niente. Un’allegoria su quanto succede quotidianamente, anche adesso, in diverse parti del mondo. Un’allegoria che si riferisce alla predestinata sorte di tutti coloro che si illudono, non essendo in grado e/o non riuscendo a prendere seriamente in considerazione quello che può veramente succedere in una realtà che precipita di male in peggio.

    Un’allegoria che si verifica quotidianamente anche in Albania in questi ultimi anni. Quanto sta succedendo dimostra le sofferenze continue, le umilianti situazioni in cui si trovano, loro malgrado, sempre più persone. Persone che, spinte dalla disperazione, si aggrappano a qualsiasi effimera opportunità per avere qualche soldo in più. Vendendo corpo e anima, vendendo la dignità e annientando ulteriormente le aspettative per un futuro migliore. Futuro che, certo, non lo salva neanche l’indifferenza. Anzi! Tutto in un paese sul quale sta incombendo lo spettro di una crisi multidimensionale. I segnali non mancano e stanno aumentando paurosamente con il tempo. Non a caso sempre più persone stanno scappando dall’Albania verso i paesi europei. Tanti richiedenti asilo che, come numero, sono ai primi posti, insieme con i siriani, gli afgani, gli eritrei ecc.. Sono fatti e cifre che smentiscono ogni e qualsiasi tentativo di propaganda governativa. Attualmente l’Albania sta precipitando in una situazione, che purtroppo ha tante cose in comune con quanto accadeva in America durante la grande depressione, dopo la crisi del 1929.

    Ma quanto sta succedendo in questi ultimi anni in Albania dimostra anche il cinismo, la spietatezza e la crudeltà di coloro che governano, criminalità organizzata compresa. Sì, perché ormai sono stati tanti i fatti accaduti e pubblicamente noti, non solo in Albania, che testimoniano la connivenza del potere politico con la criminalità organizzata. Fino al punto che non si sa chi governa realmente. Anche perché è noto: criminali non sono soltanto quelli che uccidono, trafficano, rubano e violentano. Anzi! I veri criminali sono proprio quelli che concepiscono, organizzano, ordinano e rendono possibile che tutte quelle cose accadano.

    La connivenza tra lo Stato, governo in testa, e la criminalità organizzata in Albania, la testimoniano le enormi quantità di cannabis coltivate sul tutto il territorio e il suo inarrestabile traffico illecito verso le coste italiane e altri paesi europei. Cose del genere non possono mai e poi mai succedere senza il beneplacito politico e l’appoggio delle strutture dello Stato. Quantità che, soltanto l’anno scorso, si valuta abbiano portato introiti miliardari in euro. La testimonia, altresì, l’aumento delle quantità delle droghe pesanti, cocaina compresa, che si smistano dall’Albania verso altri paesi europei. La testimonia il coinvolgimento, ormai evidenziato, di molti alti funzionari della polizia di Stato in una simile attività criminale. Una connivenza testimoniata anche dal fatto che l’ex ministro degli Interni, grazie ad una lunga indagine della procura di Catania, ormai è sotto inchiesta in Albania. Le cattive lingue dicono che se non sia stato ancora arrestato lo deve solo e soltanto alla copertura politica e alla pressione sulla procura che sta indagano. Tutto orchestrato dal primo ministro in persona, dopo alcuni chiari e molto significativi messaggi mafiosi che gli ha mandato l’ex ministro. Una connivenza testimoniata palesemente anche da un altro fatto. E cioè che “stranamente” l’attuale ministro degli Interni (un ex inquisitore durante il regime comunista), colui che è succeduto a quello sopracitato, ha degli scheletri nell’armadio. Suo fratello è stato condannato in Italia per traffico illecito di stupefacenti. Come mai? Ma la connivenza tra il potere politico e la criminalità organizzata la dimostrano anche tanti altri fatti ormai pubblicamente noti. La dimostra, tra l’altro, quanto sta accadendo ultimamente, durante questi mesi, con la recrudescenza delle attività criminali e la “strana” incapacità della polizia di Stato e delle procure ad intervenire. Come succedeva nell’America degli anni’30 del secolo passato con le bande criminali che cercavano di controllare il territorio per lo spaccio delle droghe e altro.

    Anche durante questi mesi estivi non sono mancati altri allarmanti fatti, eloquenti avvisaglie di una situazione grave e molto preoccupante. Proprio perché durante questi mesi estivi c’era il campionato mondiale di calcio e, in generale, con l’attenzione pubblica un po’ assopita, alcune diaboliche menti hanno scelto proprio questo periodo per portare avanti dei progetti corruttivi, in palese contrasto con la Costituzione della Repubblica e le leggi in vigore.

    Oltre all’esempio per eccellenza dell’abuso del potere politico ed istituzionale, e cioè quello del Teatro Nazionale (Patto Sociale n.316), durante questi mesi estivi se ne sono aggiunti altri. Sono stati evidenziati ulteriori casi che testimoniano il [voluto] fallimento della riforma di giustizia e il controllo, da parte del primo ministro, di tutto il sistema. Sono stati denunciati molti appalti pubblici abusivi e corruttivi. Sono stati denunciati altri gravi scandali, tuttora in corso. La criminalità organizzata è stata molto attiva con delle uccisioni mafiose. Una giornalista investigativa è stata minacciata a suon di raffiche di mitra contro l’abitazione. Tutto ciò e altro soltanto durante questi due mesi estivi.

    Nel frattempo l’opposizione ha dichiarato pubblicamente che a settembre cominceranno le proteste inarrestabili, con l’unico obiettivo: la caduta del governo. Chi scrive queste righe auspica che non sia l’ennesima delusione. Sarà tutto da vedere. Forse coloro che dirigono l’opposizione, hanno beneficiato di un lungo periodo di “ritiro spirituale” estivo e porteranno a termine questa azione politica. Sarà anche la loro sfida, con tutte le conseguenze. Si vedrà, ormai è già settembre!

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