self service

  • Gli italiani hanno imparato a fare a meno dei lavoratori non qualificati

    Gli italiani hanno imparato a far da sé, provvedendo in modalità self-service a bisogni  per i quali un tempo si rivolgevano a lavoratori non qualificati. Il trend è iniziato con i distributori di benzina, dove il self service in origine era utilizzato soltanto per il servizio notturno. Oggi il 70% degli italiani sceglie mediamente il self service per rifornirsi di carburante, dai 10 euro di benzina al pieno del serbatoio, con punte che arrivano anche all’85%. In alcuni casi il risparmio rispetto al “servito” arriva a 30 centesimi al litro.

    La capacità del consumatore di evitare il ricorso a manodopera di basso livello si è espansa dalla ‘alimentazione’ della propria vettura all’alimentazione di se stessi.  I self service di bibite, spuntini, pasticceria mignon sono sempre più diffusi, con macchinette collocate nelle strade, all’aperto, ma in appositi spazi ricavati in stanze senza porte o sotto i porticati.

    Anche negli aeroporti, il check-in è sempre più self service. A Brindisi è stata addirittura installata una macchinetta per “viaggiatori sbadati”, che eroga slip e calzini in caso di emergenza per chi all’ultimo, prima di imbarcarsi, si accorge di non aver completato bene la propria valigia con tutto l’occorrente per il ricambio. L’iniziativa, frutto dell’idea di un imprenditore locale specializzato in camicie e cravatte, ha avuto un largo successo.

    Ma anche tra chi non si scorda la propria biancheria, anzi si ricorda benissimo di doverla lavare, hanno sempre più successo hanno le lavanderie self service, a gettone o con contante. E da ultimo, c’è anche la parrucchiera self service. Un servizio dai prezzi imbattibili, in grado di competere anche con i saloni dei parrucchieri cinesi, fenomeno arrivato direttamente dalla Spagna qualche anno fa, nel 2013, e approdato a Milano dove hanno già avviato la loro attività “in proprio” una cinquantina di negozi. Sorto per far fronte all’impatto della crisi economica, che ha spinto l’80% delle donne a farsi la tinta a casa, il Salone Self Service punta direttamente a unire i vantaggi economici a quelli più pratici del farsi applicare il colore dal parrucchiere con shampoo, maschera e piega self service a un prezzo complessivo che si aggira intorno ai 15 e non di più.

    Infine, al di là degli esercizi self service della ristorazione, l’ultima tendenza sono i locali self service, come lo possono essere le enoteche o le paninoteche, certi negozi di prodotti commestibili a carattere artigianale. Il cliente entra, si siede al tavolo, si guarda intorno, si sceglie e si prende dalle scaffalature in bella vista la bottiglia di birra o di vino che più gli aggrada, va al bancone per ordinare il piatto di affettati o formaggi che più lo ingolosiscono e quando il piatto è pronto se lo va a prendere e se lo porta al tavolo. Evitando il servizio al tavolo, il consumatore evita il prezzo relativo sullo scontrino e il vantaggio è duplice, per il cliente che paga al netto e per il titolare dell’esercizio che non deve assumere personale o coinvolgere famigliari, parenti amici perché gli diano una mano. In alcuni casi poi, il self service più che una tendenza al risparmio sono una scelta obbligata perché l’esercizio non ha l’autorizzazione o la licenza per la somministrazione diretta delle pietanze in base alla legge apposita. Questo settore, detto anche della neo-ristorazione, si differenzia da quella commerciale e tradizionale per alcune nuove “formule” tra loro molto diversificate che si presentano anche flessibili e agili nell’organizzazione di base, con meno manodopera e uno spiccato orientamento ad aderire alle richieste e alle necessità del mercato. Del settore della neo-ristorazione, ad esempio, fanno parte i fast-food, i self-service free flow (self-service a flusso libero composto da più punti di distribuzione chiamati isole dove i clienti si possono servire da soli liberamente), i ristoranti etnici, i ristoranti salutistici, i ristoranti agrituristici, il new pub, il wine bar, il disco bar e l’internet caffè.

    Del resto, in una società come l’attuale, caratterizzata da frenetici cambiamenti da parte del consumatore, era d’obbligo l’introduzione di più moderni e attinenti “prodotti” dediti alla ristorazione, che in una qualche misura potessero soddisfare le nuove tendenze ed esigenze della clientela. Forse più esigente e anche al tempo stesso matura nei propri orientamenti verso il mercato. Anche se i ristoranti, e non è una battuta, sono oggi gli unici locali sempre pieni. E aprono a rotta di collo, uno dopo l’altro, unici esercizi che tirano nell’ambito del food&beverage.

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