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  • Detective stories: lotta contro gli assegni di mantenimento ingiusti

    Complice il periodo di crisi che stiamo tutti vivendo, sono sempre di più le storie di uomini ridotti sul lastrico dalle ex mogli a causa dell’assegno di mantenimento da corrispondere in seguito al divorzio.

    Alcuni anni fa mi occupai del caso di “Antonio”, un dipendente aziendale costretto dal giudice a corrispondere circa 700 € mensili alla ex moglie “disoccupata”. Ciò causò diversi disagi ad Antonio, non solo a livello economico ma anche psicologico, difatti, non riuscendo più a far fronte alle spese giornaliere ed essenziali,  si era dovuto privare di tutti quei piccoli piaceri che aiutano ad affrontare la nostra quotidianità nei momenti più difficili, annullando qualsiasi forma di prospettiva e riducendo la propria esistenza a quella di “esecutore” di un contratto al servizio perenne di una persona che, per diversi motivi,  gli aveva fatto solo del male.

    Le indagini che vennero condotte successivamente mostrarono come in realtà la donna, una freelance esperta in strategie di web marketing, si recasse cinque giorni la settimana presso gli uffici di una amica, oltre che a condurre uno stile di vita dedito ad eccessi, con diverse uscite serali e cene in compagnia del suo gruppo di amiche durante le quali era solita spendere importanti cifre di denaro fra aperitivi, cene e cocktail.

    Il dato più interessante che emerse però fu la scoperta dell’esistenza di un nuovo compagno, frequentato in maniera assidua dalla donna soprattutto presso la di lui abitazione, dove spesso rimaneva a dormire.

    Quest’ultimo dato, decisamente importante e parzialmente ignorato dal giudice di allora (con poco rammarico da parte di Antonio, al quale alla luce di quanto emerso venne concessa una modifica dell’assegno di mantenimento), torna oggi a far parlare di sé prepotentemente nell’ambito delle separazioni e del diritto di famiglia.

    Con la sentenza del 20 ottobre 2020 la Corte di Cassazione ha difatti stabilito che se un “rapporto è caratterizzato da ufficialità, nonché fondato sulla quotidiana frequentazione con periodi più o meno lunghi di piena ed effettiva convivenza” ciò rappresenta una condizione tale per cui l’assegno di mantenimento può essere annullato.

    Questa sentenza rappresenta una svolta per tutte quelle persone ingiustamente costrette per anni al mantenimento di ex coniugi loro volta mantenuti e/o supportati economicamente da nuovi partner.

    Se molti hanno criticato questa sentenza sostenendo che in questo modo le donne non siano più libere di ricostruirsi una vita affettiva, vorrei ricordare che è noto tra gli avvocati matrimonialisti come, pur di non rinunciare all’assegno di mantenimento, l’ex coniuge sia spesso disposto a ricorrere a diversi trucchetti, cercando lavoro in nero e creando situazioni di quotidianità fittizie che celino l’esistenza del nuovo partner, come nel caso della ex moglie di Antonio.

    Per questo motivo non ritengo che la sentenza rappresenti un attacco diretto alla libertà delle donne, che saranno sempre libere di intraprendere nuove frequentazioni e di percepire i loro leciti assegni di mantenimento, fino alla creazione di un loro nuovo nucleo familiare e/o rapporto stabile e duraturo le cui caratteristiche rendano nulla la necessità di percepire il mantenimento da parte dell’ex coniuge.

    Oggi grazie all’utilizzo di diverse strategie investigative siamo in grado di documentare con certezza se di fatto sussistano o meno i presupposti affinché venga corrisposto l’assegno di mantenimento ad un ex coniuge, la recente sentenza della corte di cassazione avvalora l’importanza di queste prove in sede giudiziaria e rappresenta un enorme passo in avanti nel segno della giustizia nel segno del rispetto reciproco. 

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

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