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  • La trappola del sesso online

    Si chiama gaslighting uno dei fenomeni perversi che possono avere luogo sulla rete e in particolare sui social. Si tratta della manipolazione psicologica che un individuo esercita su un altro, mettendo in discussione la sua vita, il suo vissuto, facendo dubitare la persona della sua stessa memoria, intelligenza. La continua esposizione di sé, la biografia costante che molti postano sui social, può infatti dar luogo a reazioni critiche, se non  di aperta derisione, che possono minacciare i soggetti più deboli, che cercano conferma e approvazione sui social e ricevono invece reazioni di segno avverso.

    Accanto a questo, c’è il problema, ormai classico, della pornografia vera e propria. Psicologi e psichiatri  mettono in allarme rispetto al fatto che la possibilità dell’adolescente, o addirittura del bambino, di attingere a immagini e video pornografici senza difficoltà alcuna stia modificando il rapporto delle nuove generazioni con il sesso.  Avere come paradigma la pornografia – avvisano gli esperti – ha portato i giovani a due forme di relazione antitetiche col sesso. Una percentuale importante dei ragazzi lo vive il sesso in modo inattivo, perché temono di non riuscire a competere con quello che vedono sullo schermo. Altri, all’estero opposto, trovano nella pornografia un modello aspirazionale e non esitano quindi ad assumere sostanze come il Viagra per sentirsi più performanti. La pornografia peraltro ha fatto perdere il senso di gravità di uno strupro, anche di gruppo, posto che immagini di sesso di gruppo sono ricorrenti nei film hard core (dove però tali pratiche sono svolte di norma da adulti tutti consenzienti).

    Ci sono poi il revenge porn e la pornografia a scopo estorsivo. La normalità con cui si è ormai sommersi da immagini di sesso e nudità spinge molti a filmare i propri momenti di intimità. Un diletto privato pienamente lecito finché resta tale ed è svolto col consenso di tutti i partecipanti (due o più che siano), ma che non è più lecito quando quelle immagini vengono diffuse fuori dalla cerchia dei diritti interessati. Accade, di norma, quando in una coppia o in gruppo qualcuno vuole vendicarsi di qualcun altro, tipicamente dopo la rottura di una coppia. Da tempo, peraltro, la diffusione di simili immagini può essere anche solo minacciata, con la richiesta (estorsiva) di pagare del denaro per evitare la messa in rete di tali immagini. Non è una novità, eppure accade ancora, che sui social vi siano tentativi di adescamento, inviti a spogliarsi, toccarsi e masturbarsi. Le immagini registrate di chi cade in questi adescamenti, che accadono ancora nonostante il fenomeno sia ormai notorio, vengono poi utilizzate per estorcere denaro a chi è caduto nell’adescamento (in realtà si può fare denuncia alla polizia postale, il pudore che impedisce a molti di fare denuncia consente solo a chi opera il ricatto di continuare a chiedere denaro sotto minaccia di diffondere le immagini).

    La rete offre infine nuove opportunità alla prostituzione. Il sesso mercenario online è più difficile da stroncare di quello per strada, perché non consente di multare chi accosta lungo la strada, e rende sicuramente più difficile scoprire se si sia in presenza di sfruttamento di persone obbligate a offrire il proprio corpo a pagamento. Ma l’aspetto più drammatico è che la facilità di accesso alla rete da ogni luogo consente anche a minorenni di offrirsi a sconosciuti. E’ successo, è finito sui giornali, ma ad oggi non è stata individuata soluzione per scongiurare tale eventualità.

  • Da BNP Paribas ad Epstein, un mare di guai per Deutsche Bank

    Deutsche Bank ha pubblicato i dati del secondo trimestre, dai quali risulta una perdita netta di 3,15 miliardi di euro (2,94 solo nel settore investment). La banca ha annunciato 18.000 licenziamenti in tutto il mondo, equivalenti al 20% del personale. Benché il portafoglio derivati dell’isituto di credito sia di 48.000 miliardi di euro, il più alto al mondo e pari a 24 volte il debito pubblico tedesco, tra gli azionisti del fondo speculativo Cerberus (che ha una quota del 3% delle azioni) c’è chi sostiene che le perdite siano state causate da una attività troppo modesta nel settore derivati.

    Deutsche Bank intende cedere a BNP Paribas 150 miliardi di euro di attività legate agli hedge funds ma neanche questo convince chi, non pochi, ritiene che la banca francese non stia molto meglio di quella tedesca. L’economista francese Jean Pierre Chevallier sostiene che il rapporto tra capitale sociale e debito di Deutsche Bank è del 36%, mentre quello di BNP Paribas, che dovrebbe salvare la banca tedesca, è del 41%.

    Deutsche Bank dovrà affrontare inoltre gravi problemi legali negli Stati Uniti. Il ruolo della sua filiale americana viene scrutinato e si parla di operazioni di riciclaggio del denaro fino a 230 miliardi di euro in Estonia. Il Dipartimento della Giustizia americano indaga anche sul fatto che la Deutsche Bank possa aver violato le leggi anti-riciclaggio per attività svolte per conto del fondo statale 1Malaysia Development Berhad (1MDB). In questo caso gli inquirenti stanno indagando sul ruolo di Tan Boon-Kee, a capo del settore di DB per clienti e istituzioni finanziarie per l’Asia e il Pacifico, in contatto con il finanziere malese Jho Low, che ha svolto un ruolo centrale nello scandalo 1MDB.

    Infine Deutsche Bank è implicata anche nel caso di Jeffrey Epstein: il finanziere di Wall Street accusato di traffico e sesso con minori e di cospirazione deteneva infatti decine di conti nella banca tedesca dal 2012 e potrebbe averli usati per finanziare un giro di prostituzione a livello internazionale. La banca ha promesso di cooperare con gli inquirenti americani.

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