Siccità

  • Siccità: Muscardini a Ministro Giovannini: avviare immediatamente il rifacimento della rete idrica che per vetustà e mala gestione perde metà dell’acqua, bene non rinnovabile

    Cristiana Muscardini chiede al Ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che, “per contrastare la siccità si avvii immediatamente il rifacimento della rete idrica che per vetustà e mal gestione perde circa la metà dell’acqua e l’acqua rilasciata nel terreno è acqua  persa per sempre, inoltre si individuino subito gli invasi costruiti e non utilizzati e le tante condotte rotte e non ripristinate“. C’è nel passato una responsabilità politica nel non avere affrontato le pur note carenze e criticità consentendo che lo sperpero dell’acqua, bene non rinnovabile, continuasse, ha dichiarato l’on Muscardini, ed ora contiamo che il governo Draghi voglia, tra i tanti impegni, dare finalmente soluzione a un problema che riguarda tutti, dai cittadini alle attività produttive.

  • Acqua, bene non rinnovabile. Cristiana Muscardini scrive al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini

    Riceviamo e pubblichiamo una lettera che l’On. Cristiana Muscardini ha inviato al Ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, sul grave problema della siccità che sta colpendo l’Italia.

    Prof. Enrico Giovannini

    Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili 

    Piazzale di Porta Pia, 1

    00198 Roma

    Milano, 22 giugno 2022

    Egregio Ministro,

    sappiamo tutti che occorrerà tempo per contrastare quei cambiamenti climatici che, anche con la siccità, stanno  mettendo a grave rischio l’economia e la normalità della vita In Italia.

    Sappiamo però, altrettanto bene, che la rete idrica italiana da anni, per vetustà e guasti, sta perdendo quasi la metà dell’acqua, che l’acqua sperperata nel terreno non torna in falda ma è persa e che questa situazione può essere risolta se c’è la volontà politica.

    Tra le grandi opere, realizzabili con i fondi europei, la ristrutturazione della rete idrica è di primaria importanza come l’immediata identificazione di invasi non messi in funzione o di condotte bloccate per mancanza di riparazioni.

    Le regioni chiedono lo stato di emergenza nazionale perché un problema così vasto non può essere risolto regionalmente ed è altrettanto vero che solo in sede nazionale si può dare immediato inizio alle opere necessarie per mettere fine a mal funzionamento e cattiva gestione della rete idrica che, da anni, alcuni, inascoltati, denunciano.

    La ringrazio per l’attenzione e Le porgo molti cordiali saluti.

    Cristiana Muscardini

  • Po mai così in secca da 70 anni, centrali idroelettriche in affanno

    Temperature sopra la media, con punte anche di 40 gradi, piogge troppo scarse per il periodo, ‘tesoretto’ neve esaurito: un mix letale per il Po che sta causando uno stato di siccità mai visto negli ultimi 70 anni.  Con effetti a catena devastanti già per l’agricoltura del bacino padano, con danni stimati per un miliardo, ma con seri rischi anche per il settore idroelettrico – potrebbe scarseggiare l’acqua per raffreddare le centrali – e per i cittadini, con alcuni comuni che potrebbero essere costretti a sospendere l’erogazione notturna di acqua a latitudini dove simili misure non si erano mai viste.

    Il quadro, di allarme e preoccupazione, arriva dall’Osservatorio sulla crisi idrica del fiume Po che si è riunito in seduta straordinaria a Parma chiamando a raccolta gli esperti dell’Autorità di bacino, che fa capo al ministero della Transizione ecologica, ma anche Regioni, Protezione civile e portatori d’interesse fra i quali Utilitalia, in rappresentanza delle multiutility del servizio idrico integrato, Terna Rete Italia, Anbi, Assoelettrica.

    L’esito dell’Osservatorio – che tornerà a riunirsi il 21 giugno – non lascia grandi spiragli di ottimismo. Nel bacino padano il fabbisogno d’acqua è alto, spiega l’autorità, ma tutte le disponibilità sono “in esaurimento” in quella che è una crisi “con valori mai visti da 70 anni”. Allo scenario già molto critico, si evidenzia, “si aggiunge la previsione di mancanza di piogge e il persistere di alte temperature sopra la media”. «La situazione sta diventando drammatica – spiega Meuccio Berselli, segretario generale di AdBPo – perché oltre al fatto di avere una portata limitata e le piogge che stanno mancando, abbiamo altri due fattori molto importanti. La temperatura è più alta di 2-3 gradi, in alcuni punti anche quattro gradi, rispetto alla media del periodo. E manca completamente la risorsa della neve, quindi il magazzino e lo stoccaggio in montagna” di acqua. Ci sono insomma delle aree che possono rimanere senz’acqua, pertanto “bisogna innescare uno spirito di sussidiarietà tra i territori, per cui i prelievi idrici vanno controllati, vanno verificati, e dobbiamo portare acqua a tutti. Altrimenti dobbiamo intervenire immediatamente con la Protezione civile”.

    Le spie d’allarme sono molte. La neve sulle Alpi è totalmente esaurita in Piemonte e Lombardia. I laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda). Le colture, nonostante l’avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell’irrigazione (esempio in Lombardia), sono tutt’ora in sofferenza e Coldiretti stima perdite per un miliardo. Si accentua anche la risalita del cuneo salino con un impatto non indifferente su habitat e biodiversità. In quelle aree del Rodigino e del Ferrarese l’irrigazione è tutt’ora sospesa o regolata in modo minuzioso nel corso della giornata. C’è un centinaio di comuni in Piemonte e 25 in Lombardia (nella Bergamasca) in cui Utilitalia chiede ai sindaci eventuali sospensioni notturne per rimpinguare i livelli dei serbatoi con ordinanze mirate a un utilizzo estremamente parsimonioso dell’acqua. La siccità incide anche sul settore idroelettrico: al momento le criticità legate al pescaggio dell’acqua di raffreddamento delle centrali termoelettriche sono in ripresa, però in prospettiva delle prossime settimane Terna attesta la progressiva scarsità di risorsa utile per un raffreddamento adeguato.

  • Impariamo a fare uso attento e consapevole dell’acqua

    Il 22 marzo è stata la Giornata mondiale dell’acqua mentre in tutto il mondo si aggravano i problemi dovuti alla sempre più forte siccità. La mancanza di piogge ha creato e crea sempre più difficoltà alle coltivazioni e sempre più vaste sono le aree nelle quali le popolazioni sono allo stremo per la carestia dovuta proprio alla mancanza d’acqua e all’impossibilità di coltivare. Il cambiamento climatico, il dissesto idrogeologico, il continuo attacco di alcuni Stati all’ecosistema con il taglio di intere foreste e le evidenti conseguenze sui venti e le precipitazioni fanno sempre più temere per la sopravvivenza in vaste aree del mondo, sopravvivenza degli esseri umani, degli animali, delle piante. Anche in Italia si sono abbassati in modo pericoloso i letti di molti fiumi e le falde.

    In attesa che i programmati interventi dei governi siano realizzati e si cominci ad invertire  la rotta dobbiamo anche noi, cittadini ed imprese, fare tutto quanto è possibile per realizzare un miglior utilizzo dell’acqua anche attraverso il risparmio ed un consumo più attento e consapevole. Coltivare con l’innaffiamento a goccia, non lasciare i rubinetti inutilmente aperti, organizzare raccolte d’acqua per quando piove per poterla poi utilizzare per innaffiare e per tutti gli usi per i quali  non è necessario che sia potabile dovrebbe essere un impegno di tutti.

    Quello che, proprio nell’occasione della Giornata mondiale dell’acqua, vogliamo ricordare al governo italiano e a tutte le forze politiche è che in Italia la rete idrica non solo è obsoleta ma disperde più del 30% dell’acqua che dovrebbe trasportare nelle nostre case creando ogni giorno un danno  irrecuperabile, infatti l’acqua dispersa nel terreno non torna nella falda ma evapora e sparisce. Per questo uno dei primi interventi, delle grandi opere, da realizzare, come abbiamo spesso scritto sulle pagine del Patto Sociale, è proprio il rifacimento della rete idrica nazionale. Ci auguriamo  che qualcuno cominci finalmente ad occuparsene.

  • Severe hunger threatens 13m in Horn of Africa – UN

    The United Nations’ World Food Programme (WFP) says 13 million people across the Horn of Africa face severe hunger because of continued drought.

    Failed harvests and food shortages are forcing families from their homes, the WFP says, and immediate assistance is needed to prevent a humanitarian crisis.

    The rainy season has failed three years in a row – and the drought continues.

    Crops are ruined, livestock are dying, and 13 million people in Ethiopia, Somalia, and Kenya are going hungry.

    Food prices are rising, and with little to harvest, demand for agricultural labour is falling, increasing the pressure on families trying to feed themselves.

    Without immediate assistance, the WFP says, a humanitarian crisis is unavoidable.

    The WFP is appealing for $327m (£242m) to respond to the drought – in the short term to provide food and cash grants, and in the long term to build resilience among farming communities where less rain and more drought could, with climate change, become the norm.

  • Po a secco: senza piogge la portata del fiume si riduce del 30%

    Piogge assenti e temperature alle stelle: il bacino del Po soffre e l’agricoltura con esso. L’allarme per la siccità arriva dall’Autorità Distrettuale del fiume Po e dal Canale Emiliano Romagnolo (Cer). A giugno, secondo l’Autorità, in Emilia-Romagna sono caduti 20 millimetri di precipitazioni contro una media di 48 negli ultimi 20 anni. Da inizio anno, rincara il Cer, nel Bolognese e in Romagna le piogge si sono dimezzate: 170 millimetri, per una pluviometria inferiore di almeno il 40% rispetto ad Haifa, in Israele. È il secondo anno più siccitoso di sempre, superato solo dal 2020 quando le piogge si fermarono a 152 millimetri. In generale il crollo delle portate è del 30%. In Romagna, dove non piove da 40 giorni, scorre solo l’acqua del Canale Emiliano Romagnolo, i cui 135 chilometri sono serviti dalle pompe idrovore in funzione sul Po, per alimentare i Consorzi di bonifica associati per l’agricoltura, i potabilizzatori di Romagna Acque ed Hera Imola, il termovalorizzatore Hera di Bologna, l’industria e oltre 4.000 ettari di zone umide.

    Non basta: si registrano perdite produttive sugli ortaggi e anche sulle colture poco idroesigenti. Pesa l’aumento delle temperature: l’Autorità distrettuale rileva massime di 32-34 gradi, 1-3 gradi sopra la media degli ultimi vent’anni. Oltre al Po soffrono tutti i sottobacini, col torrente Enza ai minimi storici. Tra le zone del Distretto padano più colpite da siccità ci sono il Basso Piemonte – Biellese, Astigiano e Cuneese – e Torino. Monitorate Romagna e zone del Delta (Ferrara e Rovigo) per possibili criticità generabili dall’intrusione del cuneo salino. Sotto osservazione Piacentino e Parmense, mentre in Lombardia la riserva idrica è calata dell’8,5% in una settimana. “Per noi questo scenario rappresenta una grandissima responsabilità perché anche solo un giorno di sospensione del nostro funzionamento porterebbe a gravi danni alle colture, all’ambiente e non solo”, ha commentato il presidente del Cer Nicola Dalmonte. Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po, avverte: “Siamo solo all’inizio di quella che si preannuncia come un’estate torrida e lunga, la cui situazione climatica può arrecare preoccupazioni all’intero Bacino PadanoC.

  • In Madagascar costretti a mangiare fango per la fame a cause della grave siccità

    Le comunità in Madagascar sono sull’orlo della fame, con donne e bambini che camminano per ore per procurarsi il cibo dopo che la peggiore siccità degli ultimi quattro decenni ha devastato il sud dell’isola. A dare la notizia il Programma Alimentare Mondiale con il suo direttore, David Beasley, che ha appena visitato la regione e ha affermato che senza assistenza immediata più di mezzo milione di persone potrebbero essere vittime della carestia e altre 800.000 potrebbero esserne coinvolte velocemente. Il quadro visto è desolante con bambini, nel sud del Madagascar, che sono solo pelle e ossa, famiglie che mangiano fango e frutti di cactus perché non c’è nient’altro. Beasley l’ha definita una tragedia silenziosa in un luogo dimenticato.

    La crisi è conseguenza del cambiamento climatico, con siccità dopo siccità che hanno costretto le famiglie a lasciare le loro case.  Secondo il PAM sono necessari 78,6 milioni di dollari per combattere la crisi.

  • Inondazioni e siccità: in Africa è emergenza climatica

    Come sempre i grandi giornali, troppo presi ad occuparsi delle frasi ad effetto e delle promesse non mantenute, di chi dovrebbe occuparsi di politica, tralasciano notizie dal mondo che solo apparentemente sono di minore importanza. Infatti molti di questi avvenimenti, ignorati dai più, avranno comunque una conseguenza sul nostro futuro. La terra non è a compartimenti stagni ed una tragedia che colpisce un popolo, un territorio anche lontano, prima o poi avrà riflessi sulla nostra vita.

    Le gravi inondazioni che hanno colpito la  Somalia, facendo esondare i fiumi, hanno costretto alla fuga decine di migliaia di persone. I terreni agricoli devastati e la perdita del raccolto, la mancanza di acqua potabile e di approvvigionamenti sta procurando seri problemi ed anche gli operatori umanitari si trovano in grande difficoltà dovendo aiutare decine di migliaia di sfollati che spesso è impossibile raggiungere. Al 31 ottobre si parlava già di 200.000 persone in fuga,tra queste 100.000 bambini e le piogge torrenziali sono proseguite anche nei giorni successivi. L’ospedale di Bardale, città che ha visto colpite dalle esondazioni e allagamenti 30.000 persone, è fuori servizio ed ora alla fame ed alla sete si aggiunge la paura di epidemie di colera e aumenta ovviamente il rischio malaria. In un Paese già massacrato dalla guerra e dal terrorismo e dove spesso è stata la siccità a far morire uomini ed animali ora l’acqua torrenziale sta procurando nuove paure e aumentano i profughi.

    Mentre l’interno della Somalia annega nello Zimbabwe la siccità, durata dallo scorso ottobre a maggio, sta mietendo vittime tra le persone e gli animali. Le risorse idriche sono state annientate da el-Nino, la popolazione non ha acqua, le colture sono seccate e gli animali disperati sono entrati negli insediamenti umani alla disperata ricerca di acqua e cibo. Nella zona occidentale del Paese sono stati trovati morti 55 elefanti e si sta riproponendo il conflitto uomini animali. Ancora una volta il tema delle risorse idriche, del cambiamento climatico, della gestione dei profughi e poi dell’immigrazione e della convivenza tra uomini ed animali ci ricorda che senza l’equilibrio dell’ecosistema la vita diventerà ogni giorno più difficile. Aiutare i paesi colpiti è un opera umanitaria e giusta ma se non si entra nella logica della prevenzione e del risanamento dell’ambiente tutto sarà inutile.

  • Fantascienza, profezia o semplice analisi logica?

    Nel 1973 uscì nei cinema di mezzo mondo, un film di fantascienza intitolato 2022: i sopravvissuti. La trama è semplice: il pianeta è devastato e inaridito dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione. La ricerca di cibo è, di conseguenza, il principale problema per l’umanità e l’unico alimento in commercio per le masse più povere è il Soylent Green. Un simil-biscotto multicolore ottenuto dal “sano e naturale Plancton marino”, come pubblicizzato dalla Soylent, la più grande Food Corporation che lo produce. Contrariamente, però, a quanto da loro dichiarato, un non integerrimo poliziotto (interpretato da un cupo Charlton Heston) viene a scoprire che le riserve di Plancton sono praticamente esaurite e che il vero ingrediente di questo composto sono i cadaveri umani. Fine! Fantascienza o profezia?

    Venendo a noi e alla realtà dei nostri giorni, inquinamento e desertificazione ci sono. Così come la sovrappopolazione: nel 2022 saremo 8 miliardi di bocche da sfamare e va da sé che è impossibile continuare a sfruttare le risorse del pianeta (aria, acqua, terra, vegetali, animali e persone) nella misura attuale. E come andrà a finire? Nel numero di luglio del 2001 de L’Espresso, un illustre docente italiano di Scienze della Nutrizione, nella Rubrica “Mangiare Sano” scriveva che “Il cannibalismo rappresenta una scelta nutrizionalmente razionale”. Nel 2014, in Nord America, con lo slogan pubblicitario Abbiamo pensato noi al tuo cibo così che tu non debba farlo (We thought about your food so you wouldn’t have to) viene immesso sul mercato il Soylent, una linea di polveri e bevande alimentari “sane e complete” (con formule segrete) per sostituire i pasti umani. E rimaniamo ancora in America dove, è di qualche giorno fa la notizia che lo Stato di Washington ha legalizzato, per la prima volta al mondo, la trasformazione in concime di cadaveri umani. Fine? Questo è quanto accadrà? Da fantascienza a profetizzata realtà? Ora, il film del 1973 termina con il poliziotto agonizzante che urla ad una folla completamente indifferente la terribile verità scoperta. E noi? Evidentemente non abbiamo riflettuto abbastanza allora, ma dobbiamo necessariamente farlo adesso, se vogliamo cambiare un terribile ed infelice finale (per i nostri figli e nipoti) già scritto quarantasei anni fa; quando ancora qualcuno, senza bisogno di super computer e smartphone, usava ancora bene il cervello per immaginare e raccontare cosa sarebbe successo al pianeta e all’umanità se si fosse andati avanti ai quei ritmi di consumismo scriteriato. Nessuna suggestiva profezia ma una semplice analisi logica. Causa ed effetto. Uno più uno.

  • Giornata mondiale dell’acqua: tante chiacchiere ma chi ne ha bisogno resta a bocca asciutta

    Giovedì 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua e mentre i più non se ne accorgeranno e qualcun altro farà il solito convegno, costoso ed inutile, milioni di persone nel mondo sono ancora prive del principale elemento per vivere: l’acqua. Intere popolazioni, pur circondate dal mare, non hanno acqua potabile e neppure acqua dolce, tuttora milioni di persone la trasportano sulla testa con bidoni di plastica, dopo averli attinta da fiumi fangosi, quando questi fiumi ci sono! Tutti gli aiuti per i Paesi in via di sviluppo hanno tralasciato l’elemento fondamentale: per aiutare le popolazioni, e di conseguenza evitare anche quell’emigrazione epocale che sta sconvolgendo le abitudini dei Paesi sviluppati e anche le teste dei politici che dovrebbero governarli, è necessario, oltre ovviamente a cercare di prevenire le guerre (comprese quelle per il petrolio) dare l’acqua.

    L’acqua è fonte di vita, non solo perché disseta, ma perché consente l’allevamento del bestiame, l’agricoltura e perciò la sussistenza e poi il lavoro e poi ancora il progresso. Ma il problema dell’acqua, l’oro blu del terzo millennio, non è soltanto un problema dei Paesi in via di sviluppo ma anche dei Paesi che appartengono al G8 e quindi anche dell’Italia. Soltanto il 30-40% dell’acqua che scorre nelle tubature degli acquedotti arriva nelle case, il resto si disperde nel terreno senza poter ritornare in falda perché l’acqua dispersa nel terreno evapora. Ancora oggi in Sicilia, e non solo, centinaia di migliaia di persone hanno l’acqua solo alcuni giorni o alcune ore e proprio nelle stagioni calde il problema si aggrava. La siccità dell’anno scorso ha dimostrato che anche al Nord l’acqua mancava in diversi centri e abbiamo visto tornare sulle strade le autobotti.

    La campagna elettorale finita da poco non vede ancora presentarsi all’orizzonte un’ipotesi di governo ma tra le tante, molto spesso inutili e false dichiarazioni elettorali, degli uomini politici italiani la disastrosa situazione del nostro sistema idrico, come l’inquinamento di tante falde, non è stata mai toccata. E quindi resta il problema di quanto sia urgente rifare la maggior parte delle nostre tubature idriche e necessario garantire l’acqua a tutti i cittadini. Questi stessi uomini politici, che hanno disquisito in lungo e in largo sul problema immigrazione, si sono ben guardati dal proporre, tra gli aiuti allo sviluppo dei Paesi che ne necessitano, specifici interventi per portare l’acqua a chi ne è privo.

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