soccorsi

  • Sempre più necessario un corpo di soccorso europeo

    Mentre si raccolgono i morti annegati nell’acqua e nel fango ed altri rischiano malattie per l’ambiente contaminato nel quale sono costretti a vivere da giorni, decine di migliaia di persone sono senza acqua, luce, cibo e si assommano recriminazioni e denunce, appare evidente l’incapacità ed impreparazione delle istituzioni di fronte ad una grave calamità naturale.

    Se l’allarme è stato dato con colpevole ritardo, con la conseguenza di quei morti nel garage o nelle macchine, per le strade o nei negozi, è ormai evidente che anche i soccorsi non sono stati attivati immediatamente e non vi sia stata la necessaria quantità di uomini e mezzi  a fare fronte alla immensa devastazione.

    Ancora una volta la gran parte del lavoro, nell’immediato ed anche dopo ore e giorni, è stato a carico dei volontari, dei civili, della gente comune, scene che avevamo in parte visto con le alluvioni in Romagna anche se la distruzione dentro la città di Valencia non ha paragoni con altre pur terribili sciagure.

    Il volontariato non può sostituirsi alle strutture pubbliche, non ne ha i mezzi mentre sembra invece che sempre più le istituzioni lascino compiti a loro propri ai privati.

    L’aumento in Europa di calamità naturali, di una violenza un tempo sconosciuta, dovrebbe far comprendere alla Commissione ed al Consiglio la necessità urgente di un corpo di soccorso europeo, specializzato al massimo, pronto a partire 24 ore su 24 con mezzi a disposizione, aerei cargo, per portare i soccorsi necessari nell’immediatezza dell’evento catastrofico. Un corpo di soccorso europeo che possa intervenire in aiuto alle popolazioni colpite e di supporto alle forze di soccorso che i governi nazionali mettono in campo.

    Anche con queste iniziative si costruisce l’Europa unita e si contrastano le tragedie che sempre più costantemente ci colpiscono.

  • Un terremoto e tante riflessioni da fare

    “Non ha proprio nulla indosso!”, si misero tutti a urlare alla fine.
    E l’imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione.
    Hans Christian Andersen; da “I vestiti nuovi dell’Imperatore”  

    “C’era una volta un imperatore che amava così tanto la moda da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza. Non aveva nessuna cura per i suoi soldati, né per il teatro o le passeggiate nei boschi, a meno che non si trattasse di sfoggiare i suoi vestiti nuovi: possedeva un vestito per ogni ora del giorno, e mentre di solito di un re si dice: “È nella sala del Consiglio”, di lui si diceva soltanto: “È nel vestibolo””. Così comincia I vestiti nuovi dell’Imperatore, la famosissima fiaba di Hans Christian Andersen. Come continua quella fiaba ormai lo sanno tutti. C’è voluta la voce di un bambino, la voce dell’innocenza, per scuotere tutti e farli ritornare alla vissuta realtà. “Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”.

    Il 26 novembre scorso, alle ore 3.54 del mattino, un forte terremoto di magnitudine 6.4 Richter ha colpito l’Albania. L’epicentro è stato nel mare Adriatico, a qualche chilometro da Durazzo. Ma la fortissima scossa è stata sentita sul tutto il territorio. Il terremoto, purtroppo, ha causato, ad ora, 52 vittime e ingenti danni materiali. Durazzo, Thumana e altri centri abitati nei dintorni hanno subito più di tutti. Le scosse sono state sentite forti anche a Tirana. Dopo, nei giorni seguenti, ci sono state altre scosse, meno forti, ma non per questo meno terrificanti e allarmanti per gli impauriti e preoccupati cittadini. Lo sciame sismico continua ancora, seguendo i canoni noti dei processi sismici. Quanto è accaduto in Albania dopo il terremoto del 26 novembre scorso è stato trasmesso in diretta dai media locali e internazionali.

    A terremoto accaduto e danno ormai fatto, bisogna sottolineare anche alcune verità. La prima è la straordinaria solidarietà per i terremotati. Solidarietà manifestata subito, con aiuti di vario genere, sia dai cittadini albanesi, che, in seguito, da quelli di altri paesi. Ma, allo stesso tempo purtroppo, è stata manifestata anche la quasi totale mancanza di coordinamento delle operazioni di salvataggio e/o di supporto tecnico e logistico da parte delle strutture statali. Dichiarazioni di vicinanza e di solidarietà con i terremotati sono arrivate anche dai più alti rappresentanti degli Stati e dei governi di molti paesi, da ogni parte del mondo. Compresa anche quella di Papa Francesco. Il Santo Padre, indirizzandosi al popolo albanese, che “ha sofferto così tanto questi giorni”, scriveva che “l’Albania è stato il primo Paese europeo che ho voluto visitare (lo ha fatto il 21 settembre 2014; n.d.a.) […]. Prego per le vittime, per i feriti e le [loro] famiglie. Dio benedica questo popolo che lo amo così tanto!”.

    Tra i primi ad intervenire, poco dopo la prima scossa del terremoto, sono state anche le strutture della polizia di Stato. Hanno lavorato, in condizioni difficili e spesso anche proibitive, con abnegazione e senza risparmiarsi per ore e ore, cercando di salvare vite umane. Ma purtroppo, a loro mancavano i mezzi, la necessaria strumentazione e anche l’indispensabile addestramento per i casi del genere. Tutto ciò purtroppo si è verificato in questi giorni. E non per colpa dei singoli individui appartenenti alle strutture della polizia di Stato, ma di tutti quelli che hanno l’obbligo istituzionale di farlo. Quello però che non hanno potuto fare le forze albanesi lo hanno fatto le strutture specializzate di altri Paesi. Comprese anche quelle del Kosovo, nonostante abbiano pochi anni di esperienza. Tutte, nessuna esclusa, strutture ben equipaggiate con tutto il necessario e molto bene addestrate, hanno lavorato e salvato tante vite umane, estraendo vive delle persone dalle macerie.

    Sono stati tanti, innumerevoli, i casi da evidenziare. Ma per un particolare simbolismo merita una particolare attenzione quello del Teatro Nazionale. Sembra strano, ma è proprio così. Il nostro lettore è stato informato, a tempo debito, di quello che sta succedendo, dal febbraio 2018 ad oggi, con il Teatro e con i ridicoli e infondati “argomenti” del primo ministro, del sindaco di Tirana e di tanti altri luridi leccapiedi corrotti, riguardo all’edificio del Teatro Nazionale. Tutti loro hanno cercato, dal 1998 in poi, di convincere l’opinione pubblica che quell’edificio era pericolante e perciò si doveva abbattere! Però i due ultimi forti terremoti che hanno colpito anche la capitale, quello del 21 settembre scorso e quello del 26 novembre, hanno dimostrato proprio l’esatto contrario. E cioè che nemmeno una piccolissima crepa si è verificata in quell’edificio, lasciato appositamente senza la dovuta e ordinaria manutenzione, proprio per farlo sembrare fatiscente e pericolante. Martedì scorso, pochissime ore dopo il terremoto, la piazzetta del Teatro Nazionale è diventata il primo punto di raccolta degli aiuti umanitari per i terremotati. Sono stati a migliaia i cittadini di Tirana, i quali per diversi giorni hanno portato abbigliamento e/o generi alimentari per i terremotati bisognosi. Tutto ciò, mentre le strutture governative e/o statali erano completamente inesistenti e inoperanti!

    Durante tutti questi giorni, dopo il terremoto del 26 novembre scorso, sono tanti, veramente tanti, i cittadini che, purtroppo, denunciano gli abusi per la distribuzione degli aiuti, soprattutto quelli di primissima necessità come l’acqua, il cibo, l’abbigliamento, le coperte e le tende. Non è stata costituita neanche una struttura, un quartiere generale per gestire l’emergenza. Anzi, si è verificata una totale mancanza di coordinamento e di organizzazione, necessarie in simili casi. Denunce che la propaganda governativa, primo ministro in testa, sta cercando, con tutti i modi e i potenti mezzi mediatici, di soffocare, affievolire e, se possibile, contrariare. Il primo ministro, come sempre, invece di gestire la grave situazione ha scelto l’apparenza mediatica ogni giorno, per ore e ore intere. Proprio lui, che in questi giorni ha abusato anche con la morte, la disgrazia e la tragedia umana, per “usurpare” per ore e ore lo spazio mediatico, invece di tacere e fare mea culpa. Questi giorni dovrebbero e dovranno essere soltanto dei cittadini che hanno tanto subito dal terremoto. Tutta l’attenzione dovrebbe e dovrà essere soltanto per loro e non per le volgari messinscene propagandistiche del primo ministro. Vergogna!

    Quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni in Albania ha dimostrato un’allarmante realtà relativa alla (in)capacità delle strutture governative e/o statali. Quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni, ha dimostrato il fallimento e, spesso, anche l’inesistenza dello Stato. Tutto ciò mentre il primo ministro, dal 2013, si vanta che “si sta costituendo lo Stato”! Che in realtà suona come “io sto costituendo lo Stato”. Forse un lapsus freudiano che lo porta ad un passo da “L’État, c’est moi – lo Stato sono io” di Luigi XIV.

    Chi scrive queste righe in questi giorni si è ricordato spesso della sopracitata famosissima fiaba di Hans Christian Andersen. Perché trova delle impressionanti somiglianze. Per prima quella tra il primo ministro e l’imperatore, colui “che amava così tanto la moda da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza”, come scriveva Andersen. Ma anche della somiglianza tra i tessitori truffatori e gli imprenditori che hanno costruito, contro ogni regola, quegli edifici crollati come “castelli di sabbia” e che hanno causato tutte quelle vittime. Ma anche la somiglianza tra i ministri dell’imperatore con i “castrati” luogotenenti e consiglieri del primo ministro. Chi scrive queste righe si ricorda del bambino della fiaba che gridò “Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”. Egli pensa che ormai il popolo albanese dovrà reagire unito e determinato per allontanare definitivamente quell’irresponsabile individuo, il primo ministro.

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