terremoto

  • Ponte aereo dell’UE per l’Afghanistan in aiuto a seguito dei terremoti

    A seguito della serie di terremoti che hanno colpito l’Afghanistan occidentale all’inizio di questo mese, è atterrato a Herat un ponte aereo umanitario dell’UE con un carico di 92 tonnellate di beni essenziali per la popolazione colpita. Sul totale, l’UE ha donato 57 tonnellate provenienti dalle sue scorte custodite a Dubai, costituite da coperte e dispositivi per la preparazione delle tende all’inverno. 20 tonnellate di medicinali sono state inviate dall’Organizzazione mondiale della sanità e 15 tonnellate di prodotti alimentari dal Programma alimentare mondiale.

    Un secondo e un terzo volo sono previsti a breve da Brindisi e Dubai per Herat e Kabul. Nella stiva trasporteranno contributi in natura dall’Irlanda e dall’Italia e forniture di soccorso da parte dei partner umanitari dell’UE. La Francia sta inoltre rafforzando la capacità di trasporto e di deposito degli aiuti.

  • Per il sisma del 2016 danni per 26,5 miliardi destinati a salire a 29

    La stima complessiva dei danni causati dal sisma 2016 al patrimonio pubblico e privato del Centro Italia colpito è pari a 26,5 miliardi di euro, destinata a lievitare a circa 28-29 miliardi per l’incremento elevato dei prezzi dei materiali edili registrato negli ultimi 12 mesi. Lo indica il Rapporto di fine mandato presentato a gennaio dalla Struttura commissariale, alla presenza di Giovanni Legnini, commissario uscente e del subentrante Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia ed ex assessore regionale Marche alla Ricostruzione.

    Le risorse finora stanziate dallo Stato per la ricostruzione ammontano a 16,7 miliardi di euro. Sono invece quasi 28mila le richieste di contributo per la ricostruzione degli edifici privati danneggiati dal terremoto, per un importo di 10 miliardi e 24 milioni di euro. Al termine del 2022 le richieste approvate dagli Uffici speciali sono 15.737, con la concessione di contributi per 5,3 miliardi. I cantieri conclusi, a fine anno, sono 8.318, cui corrispondono circa 20mila singole unità residenziali o produttive riconsegnate, quindi, a famiglie e imprese. Sul fronte della ricostruzione pubblica si è passati dai circa 1.300 interventi finanziati con 1,8 miliardi dell’inizio del 2020, ai quasi 2.500 attuali, con un impegno di 3,6 miliardi di euro. A questi si aggiungono 1.251 chiese e edifici di culto finanziati con ulteriori 800 milioni. Un quadro che documenta come la macchina della ricostruzione stia marciando, grazie alle semplificazioni procedurali e burocratiche volute dallo stesso Legnini. La cui sostituzione, voluta dal Governo Meloni, è stata accolta con preoccupazione o proteste da parte dei sindaci e dei comitato dei terremotati.

    Il commissario uscente ha lanciato messaggi distensivi e istituzionali. «Sono e sarò il primo tifoso della ricostruzione per i prossimi anni, bisogna allontanare le polemiche di ogni sorta – ha sottolineato – perché è legittimo che il governo faccia le sue scelte ed è legittimo che chi è preoccupato per il futuro e non condivide queste scelte lo faccia sapere», ma la priorità è «ridare un futuro ai territori colpiti». «Al senatore Castelli – ha aggiunto – faccio i miei migliori auguri e non sono rituali, c’è da coltivare l’interesse di chi soffre e attende da troppo tempo». Legnini, prima di congedarsi, ha voluto sottolineare che «un futuro per i territori terremotati è possibile, si può essere fiduciosi». Ed ha parlato anche del tema dello spopolamento, in atto nell’entroterra anche prima del sisma: «Inutile ricostruire se poi i borghi si spopolano, se poi questo patrimonio edilizio rinnovato, non viene utilizzato». Concetto ripreso anche dal commissario in pectore Castelli: «Dovremo lavorare per convincere il singolo nucleo famigliare a non mollare e a restare». «La ricostruzione ha un senso nella misura in cui si mantenga il flusso vitale dei borghi che dovremo ricostruire», ha concluso.

  • Inganni, abusi, minacce e consolidamento della dittatura

    Sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti,
    che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.

    Niccolò Machiavelli

    Ingannare, questo ha cercato di fare sempre anche il primo ministro albanese. E sempre sperando di trovare davanti a se delle persone che si potevano lasciar ingannare. Anzi, ingannare, mentire, manipolare la gente, tutti, non solo la gente semplice, per sembrare credibile, sono state delle scelte consapevoli, sono state e sono delle basilari parti integranti di una strategia ideata e messa in atto da anni ormai. L’ennesima dimostrazione si sta verificando, purtroppo, anche in queste settimane, dopo il devastante terremoto del 26 novembre scorso, di cui il nostro lettore è stato ormai informato.

    Quanto è accaduto dopo quel terremoto e quanto sta accadendo tuttora, purtroppo, hanno messo allo scoperto la falsità di tutto ciò che, per anni, hanno cercato di far apparire il primo ministro e la sua potente e ben organizzata propaganda governativa. In queste settimane è stata sgretolata l’immagine virtuale e fasulla di quell’Albania, mai esistita in realtà. In queste settimane è stato palesemente verificato il pieno fallimento del primo ministro e del suo governo nel gestire la cosa pubblica. Quanto è accaduto e sta accadendo tuttora ha testimoniato e dimostrato, allo stesso tempo, anche il fallimento delle strutture dello Stato. Di tutte quelle strutture che dovevano gestire le emergenze e che, invece, non hanno potuto fare niente o quasi. Il terremoto del 26 novembre e quanto è accaduto dopo, hanno testimoniato e dimostrato anche gli enormi abusi con la cosa pubblica da parte di tutti coloro che, al contrario, avevano l’obbligo istituzionale, di proteggerla e di gestirla al meglio.

    Per coprire tutto ciò e per sfuggire alle dirette responsabilità istituzionali e personali, il primo ministro sta cercando di nuovo e come sempre, di incolpare tutto e tutti e di apparire come colui che non è e che mai sia stato. Sta incolpando anche la Natura e gli Dei, ma non i veri responsabili. Per tutti ormai però è chiaro che l’unica vera ragione per cui il primo ministro albanese abbia scelto questa strategia di comportamento pubblico è soltanto quella di “scappare”, di schivare le sue dirette, inevitabili e legalmente punibili responsabilità istituzionali e/o personali. Perché sembrerebbe sia stato proprio lui che abbia consapevolmente fatto, secondo tante denunce pubbliche, le sue scelte e le sue alleanze per governare insieme con il “mondo di mezzo”, la criminalità organizzata e determinati clan occulti.

    Per riuscire nella sua strategia, il primo ministro, dopo essere “scomparso” subito dopo il terremoto, ormai ha scelto di apparire e usurpare, per ore e ore intere, gli spazzi mediatici, soprattutto quelli televisivi. Lo sta facendo determinato e noncurante di sembrare ridicolo, nauseante e incredibile. Adesso l’unica cosa vitalmente importante per lui è quella di essere presente dappertutto, di stabilire il da fare, di recitare, di fare, se e quando serve, anche il clown. Ma di essere anche aggressivo se necessario. Durante questi giorni lui sta apparendo per quello che veramente è: un ingannatore e incallito manipolatore. Nella sua “crociata”, nel suo intento di apparire come il “Salvatore”, lui sta usando, come ha sempre fatto in questi ultimi anni, la sua personale televisione; una televisione che porta anche le iniziali del suo nome (un’ulteriore espressione della sua ben nota pubblicamente mania di grandezza). I curatori d’immagine e gli addetti della propaganda governativa costringono le altre televisioni a trasmettere sul dopo terremoto soltanto quello che la televisione del primo ministro trasmette con regia centrale. Da notare che sembrerebbe non essere mai stata fatta le prevista e dovuta trasparenza sul pagamento delle tasse, come tutte le altre televisioni.

    Durante questi giorni dopo il terremoto si è visto un primo ministro che, all’occorrenza, cambia sempre maschere e casacche. Si presenta come musulmano convinto, poi appare vestito da “mago”, con dei lunghi, strani e neri mantelli. Davanti a delle persone che hanno perso i propri cari fa finta di commuoversi e racconta “storie personali”. Poi fa di nuovo il “padre di famiglia” ma della “grande famiglia”, quella degli albanesi. Parla di quello che è accaduto come di un castigo dell’onnipotente, anche se il primo da castigare dovrebbe essere proprio lui. Durante questi giorni dopo il terremoto si è visto per ore e ore intere un primo ministro che soltanto si esibisce, che passa da un ruolo ad un altro in un batter di ciglio, che cerca di apparire per una persona abbattuta dal dolore. Il ruolo prevede di fare il buono e il mansueto, il misericordioso e il pietoso. Ma fino ad un certo punto e soprattutto se lo lasciano a recitare secondo un copione prestabilito. Perché se no, al primo “disturbo”, alla prima contestazione, non controllata dai suoi che lo circondano, al primo grido di protesta, alla prima espressione che contrasta con quanto lui abbia o stia dicendo, lo mette in uno stato di alterazione mentale. Proprio come quando, alcuni giorni fa, contestato durante una cerimonia in pieno centro di Tirana, ha mostrato il dito medio, mentre era circondato da bambini innocenti! Questo è il vero volto e la vera personalità di colui che dovrebbe governare il paese e che, invece, da anni cerca di governare soltanto scandali.

    Il primo ministro ha scelto questa strategia dopo il terremoto perché cerca di minimizzare lo spazio mediatico, durante il quale si potevano trattare le vere e gravi ragioni che hanno causato la fine di vite umane e ingenti danni materiali, si poteva dare delle risposte ai tanti “perché”. Ha scelto questa strategia per non parlare del fallimento del governo e quello personale del primo ministro, delle innumerevoli bugie e promesse consapevolmente mai mantenute, degli scandali che si susseguono l’un l’altro da tanti anni e degli abusi milionari che ogni mese che passa diventano più frequenti! Ha scelto questa strategia, perché così “ruba” e usurpa gli spazzi mediatici e non permette che vengano trattati gli argomenti che meritano la massima attenzione. Tutto per non permettere a dare delle risposte alle seguenti domande: Perché si sono verificate tutte quelle cose? Perché tante vittime? Perché tanti danni? Perché non hanno funzionato le strutture governative e statali per le emergenze? Perché i soccorritori non erano equipaggiati e addestrati? Perché soltanto grazie all’intervento dei soccorritori stranieri che si sono salvate molte vite. E tanti altri perché. Ma il primo ministro non può e non vuole che si diano risposte a simili domande. Perciò bisogna evitare a tutti i costi che la gente parli degli abusi con le costruzioni, della qualità delle materie prime, dei permessi edilizi dati soltanto per clientelismo e per guadagni milionari. Essendo quella dell’edilizia, fatti alla mano, un’attività che ha servito e serve tuttora, anche più di prima, per riciclare il denaro sporco proveniente da attività criminali e dalla corruzione capillare di tutte le strutture governative e statali. Perciò il primo ministro albanese ha scelto di fare per ore e ore intere il “One-man show” durante queste ultime settimane

    Chi scrive queste righe è convinto che quanto sta accadendo attualmente in Albania è una chiara ed inequivocabile testimonianza della gestione dello Stato e della cosa pubblica come un affare personale del primo ministro. Il quale, per coprire gli innumerevoli abusi del potere, minaccia e cerca di ingannare chi si lascerà ingannare. E così facendo, fa di tutto per consolidare una nuova dittatura. Quella sua. Una legge sul controllo dei media, che lui vuol approvare giovedì prossimo ne è un’ulteriore e allarmante testimonianza. E siccome lui fa e farà di tutto per non lasciare la sua poltrona, allora per gli albanesi c’è soltanto un cosa da fare; ribellarsi e cacciarlo via!

  • Un terremoto e tante riflessioni da fare

    “Non ha proprio nulla indosso!”, si misero tutti a urlare alla fine.
    E l’imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione.
    Hans Christian Andersen; da “I vestiti nuovi dell’Imperatore”  

    “C’era una volta un imperatore che amava così tanto la moda da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza. Non aveva nessuna cura per i suoi soldati, né per il teatro o le passeggiate nei boschi, a meno che non si trattasse di sfoggiare i suoi vestiti nuovi: possedeva un vestito per ogni ora del giorno, e mentre di solito di un re si dice: “È nella sala del Consiglio”, di lui si diceva soltanto: “È nel vestibolo””. Così comincia I vestiti nuovi dell’Imperatore, la famosissima fiaba di Hans Christian Andersen. Come continua quella fiaba ormai lo sanno tutti. C’è voluta la voce di un bambino, la voce dell’innocenza, per scuotere tutti e farli ritornare alla vissuta realtà. “Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”.

    Il 26 novembre scorso, alle ore 3.54 del mattino, un forte terremoto di magnitudine 6.4 Richter ha colpito l’Albania. L’epicentro è stato nel mare Adriatico, a qualche chilometro da Durazzo. Ma la fortissima scossa è stata sentita sul tutto il territorio. Il terremoto, purtroppo, ha causato, ad ora, 52 vittime e ingenti danni materiali. Durazzo, Thumana e altri centri abitati nei dintorni hanno subito più di tutti. Le scosse sono state sentite forti anche a Tirana. Dopo, nei giorni seguenti, ci sono state altre scosse, meno forti, ma non per questo meno terrificanti e allarmanti per gli impauriti e preoccupati cittadini. Lo sciame sismico continua ancora, seguendo i canoni noti dei processi sismici. Quanto è accaduto in Albania dopo il terremoto del 26 novembre scorso è stato trasmesso in diretta dai media locali e internazionali.

    A terremoto accaduto e danno ormai fatto, bisogna sottolineare anche alcune verità. La prima è la straordinaria solidarietà per i terremotati. Solidarietà manifestata subito, con aiuti di vario genere, sia dai cittadini albanesi, che, in seguito, da quelli di altri paesi. Ma, allo stesso tempo purtroppo, è stata manifestata anche la quasi totale mancanza di coordinamento delle operazioni di salvataggio e/o di supporto tecnico e logistico da parte delle strutture statali. Dichiarazioni di vicinanza e di solidarietà con i terremotati sono arrivate anche dai più alti rappresentanti degli Stati e dei governi di molti paesi, da ogni parte del mondo. Compresa anche quella di Papa Francesco. Il Santo Padre, indirizzandosi al popolo albanese, che “ha sofferto così tanto questi giorni”, scriveva che “l’Albania è stato il primo Paese europeo che ho voluto visitare (lo ha fatto il 21 settembre 2014; n.d.a.) […]. Prego per le vittime, per i feriti e le [loro] famiglie. Dio benedica questo popolo che lo amo così tanto!”.

    Tra i primi ad intervenire, poco dopo la prima scossa del terremoto, sono state anche le strutture della polizia di Stato. Hanno lavorato, in condizioni difficili e spesso anche proibitive, con abnegazione e senza risparmiarsi per ore e ore, cercando di salvare vite umane. Ma purtroppo, a loro mancavano i mezzi, la necessaria strumentazione e anche l’indispensabile addestramento per i casi del genere. Tutto ciò purtroppo si è verificato in questi giorni. E non per colpa dei singoli individui appartenenti alle strutture della polizia di Stato, ma di tutti quelli che hanno l’obbligo istituzionale di farlo. Quello però che non hanno potuto fare le forze albanesi lo hanno fatto le strutture specializzate di altri Paesi. Comprese anche quelle del Kosovo, nonostante abbiano pochi anni di esperienza. Tutte, nessuna esclusa, strutture ben equipaggiate con tutto il necessario e molto bene addestrate, hanno lavorato e salvato tante vite umane, estraendo vive delle persone dalle macerie.

    Sono stati tanti, innumerevoli, i casi da evidenziare. Ma per un particolare simbolismo merita una particolare attenzione quello del Teatro Nazionale. Sembra strano, ma è proprio così. Il nostro lettore è stato informato, a tempo debito, di quello che sta succedendo, dal febbraio 2018 ad oggi, con il Teatro e con i ridicoli e infondati “argomenti” del primo ministro, del sindaco di Tirana e di tanti altri luridi leccapiedi corrotti, riguardo all’edificio del Teatro Nazionale. Tutti loro hanno cercato, dal 1998 in poi, di convincere l’opinione pubblica che quell’edificio era pericolante e perciò si doveva abbattere! Però i due ultimi forti terremoti che hanno colpito anche la capitale, quello del 21 settembre scorso e quello del 26 novembre, hanno dimostrato proprio l’esatto contrario. E cioè che nemmeno una piccolissima crepa si è verificata in quell’edificio, lasciato appositamente senza la dovuta e ordinaria manutenzione, proprio per farlo sembrare fatiscente e pericolante. Martedì scorso, pochissime ore dopo il terremoto, la piazzetta del Teatro Nazionale è diventata il primo punto di raccolta degli aiuti umanitari per i terremotati. Sono stati a migliaia i cittadini di Tirana, i quali per diversi giorni hanno portato abbigliamento e/o generi alimentari per i terremotati bisognosi. Tutto ciò, mentre le strutture governative e/o statali erano completamente inesistenti e inoperanti!

    Durante tutti questi giorni, dopo il terremoto del 26 novembre scorso, sono tanti, veramente tanti, i cittadini che, purtroppo, denunciano gli abusi per la distribuzione degli aiuti, soprattutto quelli di primissima necessità come l’acqua, il cibo, l’abbigliamento, le coperte e le tende. Non è stata costituita neanche una struttura, un quartiere generale per gestire l’emergenza. Anzi, si è verificata una totale mancanza di coordinamento e di organizzazione, necessarie in simili casi. Denunce che la propaganda governativa, primo ministro in testa, sta cercando, con tutti i modi e i potenti mezzi mediatici, di soffocare, affievolire e, se possibile, contrariare. Il primo ministro, come sempre, invece di gestire la grave situazione ha scelto l’apparenza mediatica ogni giorno, per ore e ore intere. Proprio lui, che in questi giorni ha abusato anche con la morte, la disgrazia e la tragedia umana, per “usurpare” per ore e ore lo spazio mediatico, invece di tacere e fare mea culpa. Questi giorni dovrebbero e dovranno essere soltanto dei cittadini che hanno tanto subito dal terremoto. Tutta l’attenzione dovrebbe e dovrà essere soltanto per loro e non per le volgari messinscene propagandistiche del primo ministro. Vergogna!

    Quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni in Albania ha dimostrato un’allarmante realtà relativa alla (in)capacità delle strutture governative e/o statali. Quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni, ha dimostrato il fallimento e, spesso, anche l’inesistenza dello Stato. Tutto ciò mentre il primo ministro, dal 2013, si vanta che “si sta costituendo lo Stato”! Che in realtà suona come “io sto costituendo lo Stato”. Forse un lapsus freudiano che lo porta ad un passo da “L’État, c’est moi – lo Stato sono io” di Luigi XIV.

    Chi scrive queste righe in questi giorni si è ricordato spesso della sopracitata famosissima fiaba di Hans Christian Andersen. Perché trova delle impressionanti somiglianze. Per prima quella tra il primo ministro e l’imperatore, colui “che amava così tanto la moda da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza”, come scriveva Andersen. Ma anche della somiglianza tra i tessitori truffatori e gli imprenditori che hanno costruito, contro ogni regola, quegli edifici crollati come “castelli di sabbia” e che hanno causato tutte quelle vittime. Ma anche la somiglianza tra i ministri dell’imperatore con i “castrati” luogotenenti e consiglieri del primo ministro. Chi scrive queste righe si ricorda del bambino della fiaba che gridò “Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”. Egli pensa che ormai il popolo albanese dovrà reagire unito e determinato per allontanare definitivamente quell’irresponsabile individuo, il primo ministro.

  • Animali ancora senza stalle! Gli allevatori lanciano l’allarme a tre anni dal terremoto in Centro Italia

    Siamo di nuovo alle porte dell’inverno e a tre anni dal terremoto sono ancora sfollate le persone ed anche gli animali con le evidenti conseguenze economiche. Infatti nessuna stalla è stata ricostruite e pecore, capre, cavalli e mucche sono tutt’ora ricoverate in strutture provvisorie e per la maggior parte inadatte a garantire benessere e produttività. La produzione di latte è calata del 20% come ricorda Coldiretti e nei paesi terremotati vi è stato un crollo della spesa del 70%! L’economia locale è al collasso ed allevatori e produttori sempre più soli.

    Ancora oggi, come hanno denunciato gli agricoltori e allevatori durante un mercato allestito a Roma per ricordare la tragedia del 26 ottobre del 2016, gli animali sono ricoverati sotto tendoni allestiti nel 2017, i gravi ritardi nell’allestimento erano costati la vita a migliaia di animali uccisi dalla neve e dal freddo. La situazione ancora adesso è ad altissimo rischio perché queste strutture non sono in grado di proteggere a sufficienza gli animali nei mesi del grande freddo.

    Non bastano le testimonianze di solidarietà che sono arrivate sia da privati che da associazioni di categoria, testimonianze che dimostrano come sia sempre lo Stato a muoversi troppo lentamente ed in modo non efficace, perché la solidarietà non può essere strutturale e sono le istituzioni che devono smettere di parlare e devono cominciare ad agire concretamente, l’inverno non aspetta che i vari esponenti politici trovino un accordo, l’inverno arriva comunque per uomini ed animali e sarà il quarto inverno senza risposte adeguate.

  • Umbria e Marche attendono la ricostruzione post-terremoto e scatta la ‘guerra tra poveri’ con Genova

    Le aree di Umbria e Marche colpite dal terremoto dell’ottobre 2016 erano in attesa di veder ricostruito quando andato a pezzi già da un paio d’anni al momento in cui il collasso del Ponte Morandi a Genova ha catalizzato l’attenzione nazionale.

    Cinquecentoquarantanove milioni di euro la somma che Anas nelle Marche ha messo a disposizione per la ricostruzione  delle strade devastate, 45% la percentuale di edifici (10mila in tutto) seriamente danneggiati dal sisma in Umbria, gli abitanti delle due Regioni avevano già manifestato prima del crollo del viadotto genovese per ricordare di essere ‘in lista di attesa’ per il ripristino della normalità nel proprio territorio. I coltivatori hanno sfilato più volte a bordo dei loro trattori per chiedere la riapertura delle strade, ma la statale 685, principale via di collegamento tra le due Regioni, è aperta soltanto per alcune ore al giorno, mentre coloro che stanno operando per rimettere in sesto quanto andato distrutto si trovano a loro volta privi di strutture, se non ambulanti, dove consumare un pasto (qualche ristorante sta iniziando però a riaprire in strutture fisse).

    Mentre 80 persone su 1176 rimaste senza tetto sono tuttora domiciliate in container, a Castelluccio si sono appena conclusi i lavori di demolizione preliminare alla costruzione di nuovi edifici, le Regioni Marche e Umbria hanno deciso di portare davanti alla Corte costituzionale il decreto Genova varato dal governo Conte: al di là dei suoi tecnicismi, il ricorso esprime il timore di essere dimenticati o bypassati. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli potrebbe essere destituito nel rimpasto di governo di cui si vocifera ormai da qualche tempo e atteso, in caso, dopo la manovra economica, la guerra tra ‘poveri’ è intanto già cominciata.

  • Nonna Peppina: dopo la casa revocato anche il contributo per l’autonoma sistemazione

    Da sette mesi senza una casa, e al danno si aggiunge anche la beffa. La storia della signora Giuseppina Fattori, nota alle cronache come Nonna Peppina, si fa sempre più triste e difficile.“La casetta di legno, di nostra proprietà, è sotto sequestro giudiziario. Il container, di nostra proprietà, è stato rimosso dopo ventuno anni, per evitare ulteriori guai. Il contributo per l’autonoma sistemazione assegnato a mia madre è stato revocato. A San Martino di Fiastra le Sae non ci sono e non ci saranno mai. Poche domande mi affollano il cervello: Dove dovrebbe andare mia madre che non ha più una casa? Cosa devono farci ancora?”. E’ quanto denuncia, dal suo profilo Facebook, Agata Turchetti, figlia della Signora Peppina, 95enne di Fiastra (Macerata), costretta a lasciare la sua casa di legno dopo che il terremoto del 2016 aveva reso inagibile la sua abitazione. E così, dopo aver perso anche il container, alla signora Peppina è stato revocato anche il contributo per l’autonoma sistemazione e la povera nonnina vive adesso a casa dell’altra figlia, Gabriella, sperando di poter tornare presto nella sua casetta di legno a pochi passi dalla sua abitazione. Manca ancora l’autorizzazione paesaggistica, ferma alla Soprintendenza delle Belle Arti di Ancona. “Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo. Ma non riusciamo ad avere l’autorizzazione. Se mia madre non avesse noi figlie io vorrei proprio sapere cose dovrebbe fare”, ha detto la figlia Agata al giornale locale Cronache Maceratesi.

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