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  • Africa sempre più lontana dall’Occidente: il Ciad si riprende un’altra base militare della Francia

    Prosegue il ritiro delle forze armate francesi in Ciad, dove la base militare di Abeché sarà riconsegnata alle Forze armate locali. Lo riferiscono i media francesi, sottolineando che la cerimonia ufficiale per il passaggio di consegne segue la decisione delle autorità al potere a N’Djamena di interrompere la cooperazione con Parigi in materia di difesa e sicurezza.

    La presiederà il ministro ciadiano delle Forze armate e dei veterani, Issakha Maloua Djamous, che ha raggiunto la base dalla capitale N’Djamena. Ad Abeché, decine di persone si sono radunate nei pressi della base militare, salutando con urla e grida di gioia il passaggio del ministro ciadiano. La partenza delle truppe francesi da Abeché è vista con particolare favore, commenta “Rfi”, ricordando che questa città nell’est del Paese, che costituisce un crocevia tra il nord e il sud del Ciad, è stata segnata da diversi massacri durante la colonizzazione francese.

    Quella di Abeché è la seconda delle tre basi francesi che Parigi sta riconsegnando all’esercito ciadiano dopo la richiesta di ritiro formulata dalle autorità di N’Djamena a fine novembre. Il 26 dicembre, le truppe francesi di stanza in Ciad hanno riconsegnato all’esercito ciadiano la base militare di Faya-Largeau, principale città del nord del Paese. Secondo fonti di “Rfi”, i circa 30 uomini che gestivano l’aerodromo di Faya-Largeau hanno lasciato la base al termine di una cerimonia ufficiale, per raggiungere la capitale N’Djamena. Il trasferimento, su una distanza di quasi 800 chilometri, richiede diversi giorni di cammino. Per quanto riguarda le attrezzature, che rappresentano diverse decine di tonnellate, sono state rimpatriate direttamente in Francia tramite aereo cargo. In generale, hanno confermato fonti francesi, tutti i veicoli militari provenienti dalle basi di Faya-Largeau, Abéché e N’Djamena dovranno essere rimpatriati in Francia attraverso il porto di Douala entro il 31 gennaio. Lo Stato maggiore delle Forze armate francesi ha definito l’operazione “conforme al calendario stabilito con il partner ciadiano”. In precedenza, una prima unità di 120 militari francesi è partita da N’Djamena per la Francia, dieci giorni dopo la partenza di due aerei da combattimento.

    La Francia ha avviato il ritiro delle sue forze armate dal Ciad lo scorso 10 dicembre, con il decollo di due aerei da guerra Mirage di base nella capitale N’Djamena. “(La partenza) segna l’inizio del rientro delle attrezzature francesi di stanza a N’Djamena”, ha affermato in quel frangente il portavoce dell’esercito, il colonnello Guillaume Vernet, aggiungendo tuttavia che un calendario per il ritiro delle operazioni avrebbe richiesto ancora diverse settimane per essere finalizzato dai entrambi i governi. Lo scorso 20 dicembre, tuttavia, il governo del Ciad ha chiesto di accelerare le operazioni, affermando che Parigi dovrà terminare il ritiro di tutte le sue forze militari presenti nel Paese – circa mille uomini – entro il prossimo 31 gennaio. La data limite è stata confermata di recente dalle autorità ciadiane come “non negoziabile” in seguito alle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che nel suo discorso agli ambasciatori, lo scorso 6 gennaio, ha accusato i leader africani di “ingratitudine” rispetto agli sforzi effettuati dalle truppe francesi nel Sahel per contrastare il terrorismo.

  • La relazione degli esperti sulla politica di coesione propone modalità per amplificarne l’efficacia e l’influenza future

    Perché la politica di coesione è fondamentale per il futuro dell’Europa? Cosa fa la politica di coesione e cosa dovrebbe fare? In che modo la politica di coesione può svolgere meglio la sua missione di coesione economica, sociale e territoriale nel contesto della transizione verde e digitale e dei cambiamenti demografici? Sono le tre questioni chiave per riflettere sul futuro della politica di coesione dopo il 2027 che il gruppo indipendente di esperti ad alto livello sul futuro della politica di coesione ha presentato nella sua relazione. Il documento valuta il funzionamento della politica di coesione e contiene raccomandazioni su come garantire che la politica continui a promuovere la prosperità e la convergenza in tutta l’UE.

    Tali raccomandazioni andranno ad aggiungersi alle riflessioni in corso e al corpus di pareri di molte parti interessate e istituzioni sul futuro della politica di coesione.

    Istituito dalla commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira, il gruppo, indipendente dalla Commissione, ha esaminato le modalità per garantire che la politica di coesione continui a sostenere la crescita e la ripresa in tutte le regioni d’Europa, realizzando nel contempo la transizione verde e digitale e aiutando le regioni ad adattarsi alle sfide demografiche, industriali e geopolitiche in corso.

    La relazione è il risultato di un intenso lavoro svolto dal gruppo nel corso dello scorso anno, arricchito da contributi accademici, documenti di input preparati dalla Commissione e presentazioni di diverse parti interessate.

    Per il gruppo la politica di coesione dovrebbe essere maggiormente basata sul territorio, con investimenti orientati al futuro adattati ai punti di forza, alle sfide e alle esigenze unici di ciascuna regione; promuovere un approccio olistico alla politica sociale investendo maggiormente nello sviluppo del capitale umano e nell’integrazione sociale per prevenire e ridurre le disuguaglianze in tutti i territori; sfruttare le capacità locali e il potenziale per sviluppare future opportunità di crescita inclusiva e sostenibile attraverso la diversificazione e la collaborazione; costruire migliori istituzioni nazionali e regionali mettendo lo sviluppo di capacità e l’innovazione sullo stesso piano degli investimenti nelle infrastrutture e nel capitale produttivo; elaborare strategie di sviluppo più efficaci e inclusive utilizzando i principi di un partenariato forte e di una gestione condivisa, riunendo le parti interessate dei diversi livelli di governo e della società civile; collegare le regioni per sfruttare le opportunità globali e realizzare un’innovazione più sostenibile e resiliente; diventare maggiormente basato sulle prestazioni, combinando questo approccio con la sua dimensione territoriale; essere meglio integrati nel sistema di governance economica; razionalizzare le proprie procedure amministrative e adottare approcci più efficienti e di facile utilizzo per semplificare i processi;  continuare a concentrarsi sulla sua missione originaria di promuovere lo sviluppo sostenibile e stimolare la competitività, mantenendo nel contempo la flessibilità necessaria per affrontare le sfide urgenti.

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