O quanto è malvagio chi attribuisce la propria colpa ad un altro.
Publilio Siro
La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato dell’arresto del sindaco di Tirana, il 10 febbraio scorso. Il sindaco è stato accusato di corruzione passiva e di riciclaggio di denaro, fatti insieme con altre persone. Ma le accuse che finalmente hanno portato all’arresto risultano essere minori in confronto a molte altre che da anni sono state ufficialmente depositate presso la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata che si occupa di simili casi. Si tratta di clamorosi abusi di potere del sindaco, di corruzione attiva e di evidenti, pesanti e facilmente verificabili violazioni delle leggi in vigore durante il suo operato, dal 2015 e fino al suo arresto.
Il sindaco della capitale doveva essere stato arrestato, anni fa, per il suo diretto coinvolgimento in quello che ormai da anni è noto come lo scandalo degli inceneritori. Uno scandalo di cui il nostro lettore è stato informato nei dettagli da alcuni anni ormai. Il sindaco della capitale doveva essere arrestato già un anno fa anche per il suo diretto ed attivo coinvolgimento in un altro clamoroso scandalo, noto in Albania come lo scandalo “5D”. Uno scandalo, in cui erano coinvolti anche alcuni direttori importanti del comune della capitale, che aveva a che fare con molti appalti truccati e finanziamenti per delle società che esistevano solo sulla carta.
La scorsa settimana l’autore di queste righe scriveva, tra l’altro, per il nostro lettore: “E proprio il fatto che il sindaco della capitale non sia stato accusato per lo scandalo degli inceneritori, in cui è direttamente coinvolto anche il primo ministro ed altri suoi stretti collaboratori, è un’altra inconfutabile e preoccupante conferma che il sistema “riformato” della giustizia tutto può fare tranne che svolgere il suo ruolo istituzionale per combattere la diffusa e galoppante corruzione, partendo dai più alti livelli istituzionali”. (Misere messinscene prima e dopo un arresto; 17 febbraio 2025). Nel frattempo il primo ministro, subito dopo l’arresto del sindaco della capitale, si è schierato a suo fianco e ha, addirittura, accusato i procuratori ed i giudici per le loro decisioni che hanno portato all’arresto. Il primo ministro è diventato così il suo più attivo protettore!
Bisogna evidenziare però che il primo ministro albanese, da circa un anno aveva pubblicamente preso le distanze dal sindaco della capitale. Nei corridoi del potere già da allora si parlava di una specie di “rivalità” tra il primo ministro ed il sindaco, nonostante quest’ultimo continuasse, in pubblico, a mostrarsi ubbidiente al suo superiore. In più il primo ministro aveva anche sostituito il sindaco di Tirana come responsabile politico della capitale e la regione per le elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo. Ma, nonostante questi fatti pubblicamente noti, da alcune settimane, il primo ministro si è presentato di nuovo in pubblico con il sindaco della capitale e, addirittura, lodava l’operato del sindaco. Chissà perché?! Le cattive lingue però hanno subito detto che proprio adesso, prima delle elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo, al primo ministro conveniva consegnare il sindaco nelle mani delle ubbidienti istituzioni del sistema “riformato” della giustizia. E così è stato. Anche di questa “convenienza elettorale” il nostro lettore è stato informato la scorsa settimana. E dopo i primi tre giorni di espressa “amicizia”, il 13 febbraio scorso il primo ministro ha cambiato atteggiamento nei confronti del sindaco arrestato. Come aveva fatto in precedenza anche con altri suoi stetti collaboratori che, per convenienza, li aveva consegnati nelle mani della giustizia “riformata”. Da mezzogiorno del 13 febbraio scorso però il primo ministro albanese ha pubblicamente dichiarato che la battaglia legale del sindaco arrestato della capitale era “…una battaglia sua e dei suoi avvocati; non mia e del partito socialista”.
Bisogna però sottolineare che subito dopo l’arresto del sindaco della capitale, il 10 febbraio scorso, il primo ministro è andato personalmente nella sede del Comune. E durante l’incontro con i cinque vice sindaci ed altri alti funzionari del Comune, dopo aver affermato tutto il suo sostegno al sindaco e dopo aver nominato uno dei vice sindaci come amministratore politico, ha fatto sapere che lui stesso, il primo ministro, si sarebbe preso cura delle principali attività del comune. E non a caso il primo ministro non ha dichiarato la rimozione del sindaco arrestato dall’incarico e non ha neppure chiesto ufficialmente al presidente della Repubblica di proclamare una data per le elezioni parziali ed anticipate del nuovo sindaco della capitale, come aveva fatto in simili casi in precedenza. Perché così lui, da una parte, dimostrava ancora il suo “sostegno” al sindaco arrestato e, dall’altra parte, si autodichiarava lui stesso, il primo ministro, anche sindaco ad interim della capitale. E le cattive lingue hanno detto subito che il primo ministro era sicuro che le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia, nei prossimi mesi almeno, non dovrebbero dichiarare “innocente’ e poi liberare il sindaco arrestato, in seguito alle richieste da lui fatte per ottenere la sua libertà.
Il 7 febbraio 2024 Tirana è stata dichiarata la “Capitale mediterranea della Cultura e del Dialogo”, insieme con Alessandria d’Egitto. Da allora il sindaco ormai arrestato della capitale ha fatto di questa nomina una parte importante della sua “vanteria pubblica”. La cerimonia ufficiale per celebrare questo riconoscimento era stato deciso di svolgerla il 12 marzo 2025. Ma così non è stato però. E non perché la data è stata cambiata. No, è stata semplicemente usata quella proclamazione per mettere in atto un’altra misera ed illecita messinscena del primo ministro albanese. Essendo adesso alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo, la legge obbliga i partiti di informare la Commissione elettorale centrale per tutte le loro attività pubbliche. Nel frattempo il primo ministro aveva deciso, proprio da sindaco ad interim della capitale, di svolgere il 20 febbraio scorso, in pieno centro della capitale, un “raduno di lavoro” con tutto il personale del comune di Tirana. E perciò formalmente il partito socialista, da lui capeggiato, aveva chiesto il permesso alla Commissione elettorale centrale di svolgere la cerimonia della proclamazione di Tirana “Capitale mediterranea della Cultura e del Dialogo” il 20 febbraio scorso. Ma in realtà il “raduno” niente aveva a che fare con quella proclamazione. Quel “raduno di lavoro” voluto dal primo ministro era un’opportunità per lui di ufficializzare la sua decisione di essere, allo stesso tempo, sia primo ministro che sindaco della capitale. E non a caso, il vice sindaco, nominato proprio dal primo ministro, subito dopo l’arresto del sindaco, come “amministratore politico” del comune, durante la cerimonia svolta nel pomeriggio del 20 febbraio scorso ha detto, rivolgendosi al primo ministro: “Voglio augurare al primo ministro un prospero ritorno nella squadra di Tirana”. Ed ha pronunciato in dialetto il nome della capitale. Bisogna sottolineare che prima di diventare primo ministro nel 2013, lui è stato sindaco della capitale dal 2000 al 2011.
Il “raduno di lavoro” con il personale del comune, obbligato ad essere presente, risulta però violare le leggi in vigore. Il primo ministro ha usato il “raduno” per motivi elettorali che non avevano niente in comune con la proclamazione di Tirana “Capitale mediterranea della Cultura e del Dialogo” e per presentare se stesso come il sindaco ad interim della capitale. E durante il suo lungo discorso ha usato anche un linguaggio offensivo e da coatto contro gli avversari politici.
Chi scrive queste righe è convinto però che quel “raduno di lavoro” era un’altra misera ed illecita messinscena di un autocrate malvagio, il primo ministro albanese. Come quelle fatte subito dopo l’arresto del sindaco di Tirana il 10 febbraio scorso. Chi scrive queste righe trova sempre attuale l’affermazione fatta da Publilio Siro circa ventun secoli fa: “O quanto è malvagio chi attribuisce la propria colpa ad un altro”. E si sa, la malvagità è una delle caratteristiche del primo ministro.