Tossicodipendenza

  • Sempre più diffuso il consumo di stupefacenti: ne fanno uso 4 studenti su 10

    Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso della conferenza stampa sulla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, ha riferito che. “emerge una diffusione pandemica delle sostanze stupefacenti, l’abbassamento dell’età di primo approccio e poi l’uso abituale e l’incremento del principio attivo”. Ed ha affermato ancora che bi è “scarsa consapevolezza diffusa di quanto fa male qualsiasi tipo di droga”.

    Secondo i dati del 2023 quasi 960mila giovani tra i 15 e i 19 anni, il 39% della popolazione studentesca, hanno assunto nella loro vita almeno una volta una sostanza psicoattiva illegale e oltre 680mila (più di un quarto della popolazione studentesca) lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno. Nello stesso periodo sono stati quasi 360mila gli studenti under 18 che hanno consumato almeno una sostanza illegale, pari al 23% dei minorenni scolarizzati. I minorenni denunciati per reati penali correlati alla droga sono in aumento del 10% rispetto al 2022 (sono stati 1.246, il 4,5% delle persone denunciate). Inoltre aumenta il consumo di cocaina: quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023 e aumenta anche la percentuale di studenti che hanno utilizzato la sostanza prima dei 14 anni.

    Tra i genitori di minorenni c’è una maggior tolleranza verso sostanze legali e cannabinoidi, come emerge dai risultati preliminari dello studio pilota “Famiglie e prevenzione” su “percezioni e competenze dei genitori riguardo al consumo di sostanze psicoattive e alcol da parte dei minori”, che si basa sui dati raccolti a marzo-aprile 2024 attraverso una survey anonima alla quale hanno partecipato 4.901 genitori di studenti con età tra i 9 e i 14 anni, frequentanti 20 scuole primarie e secondarie di primo grado della Città metropolitana di Roma Capitale, e contenuto nella Relazione annuale. “I genitori intervistati si ritengono per oltre il 50% capaci di riconoscere i sintomi derivanti dal consumo delle sostanze legali (alcol e derivati del tabacco) e dei cannabinoidi, mentre meno della metà si dice in grado di riconoscere i sintomi legati all’uso di altre sostanze psicoattive illegali” – si osserva nella Relazione. “Riguardo al consumo, si rileva maggior tolleranza verso sostanze legali e cannabinoidi: due genitori su cinque si dichiarano permissivi rispetto a tabacco e sigarette elettroniche e circa la metà ritiene che il consumo di alcol e cannabinoidi vada contestualizzato prima di essere giudicato. Il consumo di altre sostanze illegali è invece reputato assolutamente intollerabile dal 90%”.

    “La maggior parte dei genitori ritiene facilmente accessibili per i propri figli tutte le sostanze considerate. I luoghi all’aperto, come strade e parchi, sono maggiormente indicati come quelli dove reperire sostanze illegali e psicofarmaci, oltre a luoghi più frequentati dai figli come scuole e case di amici, in relazione alle sostanze legali” – si sottolinea riportando i risultati preliminari dello studio. “Qualora venisse a conoscenza che i propri figli fanno uso di sostanze, la maggior parte dei genitori ricorrerebbe prevalentemente ad attività di informazione e coinvolgimento familiare”.

    Tra gli studenti che hanno utilizzato cocaina la metà circa riferisce un primo utilizzo tra i 15 e i 17 anni, mentre il 39% si è approcciato a questa sostanza prima dei 15 anni. Quasi 700mila studenti (28%) riferiscono invece di aver utilizzato cannabis almeno una volta nella vita, 550mila riferiscono di averla consumata nell’ultimo anno (22%) e per quasi 70mila studenti si è trattato di un consumo frequente (20 o più volte nel mese). I valori relativi ai consumi aumentano al crescere dell’età e registrano nel complesso una prevalenza maggiore tra i ragazzi rispetto alle coetanee. “Quasi 2/3 degli studenti ha utilizzato cannabis per la prima volta fra i 15 e i 17 anni, mentre il 29% a 14 anni o meno, dato che risulta in calo rispetto al 2022. Dopo l’importante incremento osservato nel post pandemia, il consumo di cannabis registra una leggera contrazione”, prosegue. “Circa 100mila studenti (4,1%) hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49mila (2%) ne hanno fatto uso nel corso dell’ultimo anno e in 13mila li hanno utilizzati almeno 10 volte nell’ultimo mese (0,5%)”, continua. Sono poi 94mila gli studenti (3,8%) che riferiscono di aver fatto uso di cocaina almeno una volta nella vita, quasi 54mila (2,2%) lo hanno fatto nel corso del 2023 e per 18mila il consumo è avvenuto 10 o più volte negli ultimi 30 giorni (0,7%). Sono soprattutto i 17enni ad aver consumato cocaina nell’ultimo anno e, in tutte le fasce d’età, i consumi maschili risultano superiori a quelli femminili. Tra gli studenti che hanno utilizzato cocaina, la metà circa riferisce un primo utilizzo tra i 15 e i 17 anni, mentre il 39% si è approcciato a questa sostanza prima dei 15 anni (dato in crescita rispetto al 2022).

    Eroina e oppiacei le sostanze alla base del 17% dei ricoveri ospedalieri droga-correlati e rimangono la principale causa di decesso per intossicazione acuta letale in Italia (63% dei decessi con sostanza specificata)”. “È opportuno segnalare che, tra i decessi droga-correlati, aumentano in modo consistente dal 2013 quelli attribuiti al metadone passando dal 6,6% al 18% dei decessi con sostanza specificata”, continua.

    Pur presentando per la prima volta dalla pandemia una flessione, i prodotti della cannabis restano quelli a maggior impatto sia per quanto riguarda la diffusione sui territori sia relativamente allo sforzo legato al contrasto. La cannabis e i suoi derivati continuano a essere le sostanze largamente più diffuse tra i giovanissimi”. Il dato relativo alle piante di cannabis sequestrate (quasi 160mila) conferma, infine, il consolidamento della produzione italiana concentrata principalmente in Sardegna e Calabria. Registra una leggera crescita, infine, la quota delle persone assistite presso i SerD per uso di cannabis, pari al 12% delle persone in trattamento.

    Nel corso del 2023, sono stati rilevati 227 decessi per intossicazione acuta da sostanze stupefacenti (rilevati su base indiziaria da parte delle Forze di Polizia), valore inferiore a quello dell’anno precedente” quando furono 298. Dal 1973, sono stati complessivamente registrati 26.976 decessi: se fino agli anni novanta il numero dei decessi droga-correlati era molto elevato, a partire dall’anno 2000 si osserva una progressiva e costante diminuzione. Nel 2023, l’84% dei decessi ha riguardato uomini e il 10% persone di nazionalità straniera. La maggior parte dei decessi (58%) ha riguardato persone di 25-49 anni e il 36% di 50 anni o più; il 6,1% dei decessi ha riguardato giovani con meno di 25 anni – si sottolinea. Nell’ultimo decennio, l’età media dei deceduti è progressivamente aumentata, passando da 38 a 43 anni. Nel 2023, si registra un tasso di mortalità per intossicazione acuta da sostanze pari a circa 6 decessi ogni milione di residenti di 15-64 anni, con valori intorno a 8-9 nelle regioni nord-orientali e centrali e intorno a 4 nelle regioni meridionali. Nel corso dell’ultimo decennio, le regioni settentrionali registrano un incremento nella quota dei decessi che sale da 36 a 47%.

  • Cambiare lo sguardo per una nuova Europa e una nuova Italia

    Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Simone Feder, lo psicologo che da anni, con il Team Rogoredo, affianca, ascolta e cerca i recuperare i tanti giovani disagiati che popolano l’area a sud di Milano.

    In questa accesa campagna elettorale pochissimo abbiamo sentito parlare di giovani e fragilità, eppure sono questi alcuni dei punti principali su cui si può valutare l’investimento effettivo di una società rispetto al proprio futuro. Ormai da sette anni mi ritrovo a camminare a fianco a molti giovani all’interno di quel boschetto di disperazione ed è su di loro che oggi sento il bisogno di puntare un faro di luce.

    I figli di Rogoredo hanno braccia segnate da domande senza risposte, pelle marchiata da una ricerca che non ha coordinate logiche, parole non dette, silenzi frastornanti e urla logoranti che scandiscono ore di attesa, secondi di tregua e innumerevoli minuti di paura. Oggi Rogoredo non è più la stazione, non è più la sede di Sky, non è più nemmeno ‘il boschetto’.

    Oggi Rogoredo è un disarmante rito, un atroce stile di vita, un terribile quesito esistenziale che non può lasciarci silenziosi e indifferenti.

    Occuparsi di questi figli vuol dire incontrare quegli occhi, sostenere quelle schiene, stringere quelle mani, asciugare quelle lacrime, accompagnare quei passi che restano invisibili alle passerelle di chi si limita ad osservare e a pensare il “non luogo” senza vedere le persone, a parlare dei giovani senza dedicare loro tempo. Come restare indifferenti a tale dramma? Ciò che sta accadendo ci mette di fronte ad una diversità esistenziale che ci interroga profondamente, ad una diversità di “scelte” che ci obbliga a chiederci se, e come, entrarci in contatto.

    Oggi Rogoredo è una lacerante domanda a cui dobbiamo dare ascolto e risposta, prima che il suo grido diventi così forte e profondo da trasformarsi solo in un fastidioso e indifferente rumore di fondo.

    Oggi Rogoredo è la punta dell’iceberg di un disagio che sempre più attanaglia i nostri giovani, invischiandoli in ragnatele di solitudine da cui non trovano via di scampo.

    Il tema giovanile e quello dell’attenzione alla cura e al disagio non possono oggi passare in secondo piano quando si tratta di pianificare il futuro del nostro Paese. Per poter essere portatori di proposte credibili è necessario essere pronti ad investire pensiero e risorse in questa necessaria avventura che è l’accompagnamento dei nostri giovani verso il loro futuro.

    Quali alternative concrete offrire loro? Quali possibilità? Quali valori guidano oggi la loro crescita? Dove sperimentano relazioni efficaci, attività promozionali, esperienze di volontariato che possano offrire loro chiavi di lettura e di approccio al mondo diverse?

    Il problema non è mai il sintomo ma la causa di esso, soffermarci sul tema droga diventa quindi pericoloso e riduttivo. È sempre più fondamentale porsi le domande giuste ed essere pronti ad offrire le risposte necessarie a questo dilagante disagio, che non ha più nomi né confini, ma per farlo è fondamentale far ritornare questi temi all’interno della prima pagina delle agende politiche. Perché non sappiamo quando un giovane che oggi trova nella droga la sua strada deciderà di accendere la lampadina del suo cambiamento, la nostra mission oggi deve essere quella di esserci quando quel giovane sarà in ricerca dell’interruttore.

  • Feder: a frequentare le vie del bosco di Rogoredo sono ormai i giovanissimi grazie anche a sostanze smerciate 24 ore al giorno a prezzi stracciati

    Ogni mercoledì sera lo si può incontrare al bosco di Rogoredo, il non-luogo di Milano noto alle cronache per essere una piazza di spaccio a cielo aperto e divenuto sinonimo di degrado e solitudini. Lui è Simone Feder, psicologo, da anni impegnato nelle strutture della comunità Casa del Giovane di Pavia dove è coordinatore dell’Area Giovani e dipendenze, che da tempo incontra e si confronta con i tanti giovani, e non, che popolano quell’area, soprattutto quando cala la sera, offrendo loro aiuto e ascolto. Da questa esperienza ha scritto, nel 2020, il libro ‘Alice e le regole del bosco’. Oggi in quello spazio, grazie all’interesse degli abitanti e al lavoro costante di chi vi opera, la situazione è migliorata., ma c’è ancora tanto da fare. Per aiutare il Team Rogoredo, qualche sera fa, è stato organizzato, a Milano, un evento di solidarietà in cui, grazie al passaparola, in tanti hanno incontrato Feder e ascoltato i suoi racconti, i suoi progetti e il suo invito a partecipare tutti attivamente per provare ad arginare un fenomeno solo apparentemente sopito.

    Qual è attualmente la situazione al bosco di Rogoredo?

    L’emergenza si è spostata fisicamente dal bosco di cui siamo abituati a parlare. Quella che non è cambiata e permane è la disperata situazione di vita di molti giovani, sempre più devastati da sostanze e prigionieri di una vita che non lascia scampi né respiro.

    Chi sono gli operatori del Team Rogoredo e quali sono gli interventi che abitualmente svolgete? 

    Come team Rogoredo, di cui fan parte ‘Casa del Giovane’, ‘La Centralina’, ‘Milano sospesa’, ‘Vispe’, ‘Cisom’, ci occupiamo fondamentalmente di aggancio e di accoglienza. Un’accoglienza che non è fatta di porte da aprire, ma di parole da ascoltare e mani da tendere. Il nostro appuntamento fisso del mercoledì sera è volto a creare un primo aggancio con chi abita il bosco, un segnale che possa risvegliare nell’altro il desiderio di riprendere in mano la propria vita. Vuole essere un modo per condurlo con i tempi necessari alla cura e alla presa in carico di un malessere che rischia altrimenti di diventare pervasivo.

    Ricevete appoggio e collaborazione dalle istituzioni e dalle Forze dell’Ordine?

    L’appoggio maggiore e più importante ci arriva soprattutto dalle associazioni che ruotano intorno al bosco e da tutta la gente che ha scelto di avvicinarsi alla nostra realtà. Sono giovani, studenti e lavoratori che, inciampati per qualche motivo nelle richieste di aiuto provenienti dal bosco, decidono di non essere indifferenti e impegnarsi in prima persona ad essere soggetti attivi di una rivoluzione cultuale sempre più necessaria.

    Qual è la fascia di età che maggiormente fa uso di stupefacenti e quanto è facile acquistarli? Sappiamo che i prezzi si sono abbassati e con essi la qualità dei prodotti, se si può usare un’espressione simile…

    Gli ospiti del bosco sono di appartenenze trasversali sia per età che per classe sociale, ormai non esiste più lo stereotipo del dipendente, adulto e appartenente a fasce più povere della società, a cui le narrazioni passate ci hanno abituati. Molti sono ormai i giovanissimi che frequentano le vie del bosco, in un continuo viavai favorito anche da sostanze smerciate 24 ore al giorno a prezzi stracciati. La droga al bosco si acquista con le monetine che facilmente si possono reperire scollettando in stazione.

    Le famiglie, alla fine anch’esse vittime delle droghe, come si relazionano con la vostra realtà? Vi cercano? Propongono di collaborare?

    Riceviamo continue richieste da parte di genitori disperati che ci chiedono notizie dei loro figli dispersi. Sono mamme e papà abbandonati da tutti, che cercano aiuto per strappare i loro cari dai sentieri del bosco, senza neanche sapere se sono ancora vivi.

    Numerose sono anche le famiglie che si avvicinano al mondo del volontariato e con buona volontà ci aiutano e sostengono con donazioni

    Tra i giovani che incontra c’è ancora la speranza di imbattersi in una nuova Alice?

    Nessuno è irrecuperabile, sono profondamente convinto che assolutamente in tutti c’è parte bella nascosta. Certo, sarebbe bello non avere più necessità di incontrare un’altra Alice, sarebbe bello pensare che non esista più nessuna Alice nel bosco che necessita di una mano per essere tirata fuori da quel luogo.

    Dobbiamo però essere pronti ad ascoltare la loro richiesta, anche quando non è espressa, a cogliere i segnali che diano appigli per riaccendere la speranza. Essere in prima persona ‘accoglienza’ e fare il possibile per porci in questa ottica.

    Negli anni scorsi c’è stato molto clamore mediatico attorno al bosco di Rogoredo, poi solo qualche notizia sporadica (e di mezzo il covid) che indurrebbe a far pensare che l’emergenza si sia ridotta, ma sappiamo bene che non è così. Come se lo spiega?

    Nell’ultimo periodo si è ridotto il tam tam mediatico su giornali e televisioni, il disagio fa audience solo se presentato in termini sensazionalistici, atteggiamento da cui siamo sempre rifuggiti, preferendo un diverso tipo di comunicazione.

    Quello che invece è sempre più in aumento è, per fortuna, la risposta di chi desidera aiutarci. Tanti sono i donatori che ci sostengono con forme più diverse, a seconda delle proprie disponibilità.

    Da diversi anni all’interno dei servizi si dice che è ora di cambiare paradigma, noi lo stiamo facendo partendo dal basso, andando incontro alle persone nel nascondimento e con costanza, con il sostegno di molti volontari che ci credono insieme a noi.

    Che aiuto concreto possono dare i cittadini al Team Rogoredo?

    L’aiuto più importante e necessario è quello di aiutarci a diffondere la cultura dell’accoglienza verso il prossimo, generare quella sensibilità necessaria a creare il giusto senso di responsabilità condivisa che è il primo motore di un cambiamento.

    Per il resto prosegue da alcuni anni la nostra iniziativa ‘dona un libro al bosco’, che prevede la raccolta di libri inviati da tutta Italia, con una dedica per i giovani del bosco, che andranno poi a riempire la nostra biblioteca.

    Nell’ultimo anno abbiamo poi iniziato la raccolta di vestiti che, specialmente nei mesi invernali, sono preziosi per combattere il freddo pungente.

    Negli Stati Uniti da qualche tempo è allarme Fentanyl, droga 30 volte più potente dell’eroina che sta uccidendo migliaia di persone. In Italia che rischio corriamo?

    Da diverso tempo al bosco abbiamo le prime avvisaglie dell’arrivo di diverse sostanze, mai viste prima, che danno effetti nuovi tra cui lacerazioni sulla pelle devastanti. Sono sperimentazioni sotto gli occhi di tutti al bosco, costantemente ci imbattiamo in persone preda di sostanze nuove o non sostanze perchè non conosciamo l’eziologia di certi comportamenti e manifestazioni fisiche e non.

    Il mercato si muove anche nel mondo della droga seguendo un’unica logica: risparmiare. Il Fentanyl è più pesante dell’eroina, i suoi effetti sono diverse volte più forti e con una dose piccolissima ottieni già effetti devastanti: è più conveniente per i venditori di morte.

    Lei è conosciuto per il suo impegno nella lotta alle ludopatie. Quanto l’uso, se non compulsivo ma abituale, dei social ha aggravato la situazione?

    Oggi il disagio si esprime attraverso forme sempre più trasversali e variegate. Oltre alle sostanze pensiamo all’azzardo, all’autolesionismo, ai disturbi alimentari… tutte forme di malessere in aumento esponenziale anche nei giovanissimi.

    Sono tentativi di lenire un dolore che è per loro devastante, non ha una risposta e non viene facilmente intercettata.

    Questo ci richiede di rivedere costantemente il nostro essere operatori oggi, ci interroga sulla nostra presenza e sul nostro modo di rispondere ad una sofferenza che rompe gli argini. Il termometro oggi non è cosa usi, ma perchè lo fai. In questo i social sono una potente cassa di risonanza, troppo spesso fuori controllo.

  • La parità di genere manca anche nell’accesso ai centri per curare le tossicodipendenze

    Si intitola “Una via d’uscita alla portata di tutte” (#RimuovileBarrierediGenere) la campagna che Dianova International, alla quale aderisce anche Dianova Italia, ha lanciato in occasione della Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga, il 26 giugno, per porre l’attenzione sulla necessità di poter contare su servizi inclusivi e accessibili per tutti e tutte. Le dipendenze non fanno discriminazioni di genere, ma il genere invece condiziona l’accesso ai servizi. Secondo una ricerca della UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine) infatti solo il 20% delle persone che intraprendono un percorso di trattamento sono donne in un contesto in cui solo una persona su cinque con problemi di dipendenza da sostanze decide di rivolgersi ad un centro.

    Da una parte, la campagna è una chiamata all’azione verso la politica e i professionisti del settore della salute e delle dipendenze e dall’altra vuole far conoscere questa problematica all’opinione pubblica al fine di rimuovere lo stigma verso le donne che utilizzano sostanze.

    Gli ostacoli con cui si confrontano le donne sono molteplici: strutturali, sociali, culturali ma anche associati al genere come costrutto sociale; a questo poi va aggiunto il fatto che le donne che consumano sostanze soffrono maggiormente di episodi di violenza, da 2 a 5 volte maggiore, a confronto delle donne che non consumano sostanze. Tuttavia, la maggior parte dei servizi per le dipendenze sono costruiti pensando agli uomini, al loro profilo e alle loro necessità e non sempre si approccia l’aspetto della violenza di genere che risulta essere un punto chiave nel momento in cui si lavora con le donne che consumano sostanze.

    Un dato che evidenza appunto la grande differenza all’accesso ai servizi è portato alla luce dalla relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze 2022 che fa emergere come nel corso dell’anno in Italia i SerD abbiano assistito 123.871, di questi la maggior parte sono maschi (86%) e hanno mediamente quasi 42 anni risulta invece più giovane l’utenza di genere femminile, con un’età media di 40 anni.

    Allo stesso tempo esistono anche pregiudizi tra i professionisti della salute e delle dipendenze verso le donne e questo, sommato spesso alla paura della perdita della custodia dei/delle figli/e e delle sanzioni legali, non incentiva le donne ad accedere ai servizi preposti; senza contare l’enorme stigma presente nella società sulle donne che consumano sostanze.

    Le conseguenze della discriminazione e dei pregiudizi possono portare le persone, soprattutto le donne, a interiorizzare questo fenomeno.

    Per questo, secondo Dianova sarebbero opportune misure che potrebbero essere promosse a livello di politiche e servizi per rafforzare la sensibilità di genere come progettare e attuare politiche sensibili che tengano conto delle esigenze specifiche legate al genere; lavorare attivamente per eliminare lo stigma nei confronti delle persone che fanno uso di droghe, ponendo particolare enfasi sulle donne; promuovere l’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche, le iniziative, i programmi e i servizi relativi alla droga; promuovere l’offerta di iniziative che incoraggino le donne con figli a carico ad accedere ai servizi per le dipendenze; investire nella formazione dei professionisti in modo che vengano incluse le esigenze specifiche di genere all’interno dei programmi di trattamento.

  • Nuovi dati sulla diffusione delle sostanze stupefacenti

    La diffusione delle sostanze stupefacenti continua ad essere un problema. Secondo i dati che ci sono pervenuti, da fine anno ad oggi, sono stati sequestrati più di 33.000 kg di droghe leggere, circa 30.000 di droghe pesanti e 22.000 dosi di droghe sintetiche. Gli arresti sono stati 270, i morti due.

  • La Commissione propone di rafforzare il mandato dell’Agenzia europea per le questioni connesse alle droghe in un momento in cui il mercato illecito è in espansione

    La Commissione europea propone di rafforzare il mandato dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze trasformandolo nell’Agenzia europea per le questioni connesse alle droghe. Le modifiche proposte consentiranno all’Agenzia di svolgere un ruolo più incisivo nell’individuare e affrontare le sfide attuali e future connesse alle droghe illecite nell’UE, come la segnalazione delle vendite consapevoli di sostanze pericolose per uso illegale, il monitoraggio dell’uso da dipendenza di sostanze assunte con droghe illecite e l’istituzione di campagne di prevenzione a livello dell’UE. L’agenzia europea per le questioni connesse alle droghe svolgerà anche un ruolo più importante sulla scena internazionale.

    Nell’ambito di questo mandato rafforzato, l’Agenzia sarà in grado di effettuare valutazioni della minaccia in merito ai nuovi sviluppi nel settore delle droghe illecite; emettere allerte in caso di immissione sul mercato di sostanze particolarmente pericolose; monitorare la poliassunzione e occuparsene; istituire una rete di laboratori forensi e tossicologici; sviluppare campagne di prevenzione e sensibilizzazione a livello dell’UE; fornire ricerche e assistenza relativamente a mercati e offerta di droga; svolgere un ruolo internazionale più forte e fare affidamento su una rete rafforzata di punti di contatto nazionali che forniscano all’Agenzia i dati pertinenti.

    Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio discutere e adottare il nuovo mandato.

    Fonte: Commissione europea

  • Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze

    Presentato dal Ministro Fabiana Dadone ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, pubblicata sul sito del Dipartimento.
    La Relazione al Parlamento è articolata in sette parti. Le prime quattro, come riporta Aduc – Notiziario droghe, sono dedicate al mercato delle sostanze stupefacenti, alle tendenze dei consumi, al sistema dei servizi, ai danni correlati con il consumo, per confermare l’impianto conoscitivo sedimentato nel corso degli anni e renderne misurabili le dinamiche. La quinta parte, elaborata con dati raccolti attraverso un approccio innovativo, raccoglie alcune preziose attività sviluppate in collaborazione con il Gruppo tecnico interregionale Dipendenze da cui scaturiscono degli obiettivi generali di convergenza, integrati con un approfondimento qualitativo sviluppato intorno all’impatto che l’epidemia da COVID-19 ha avuto sul sistema di cura delle dipendenze. Vengono inoltre sintetizzati i risultati di un Focus Group dedicato al rapporto tra marginalità, reinserimenti sociali e lavoro. La sesta parte evidenzia le attività specifiche realizzate dal Dipartimento Politiche Antidroga e la settima parte chiude la Relazione al Parlamento con una sintesi trasversale dei dati attraverso la lettura delle tematiche che hanno mostrato un maggiore rilievo.
    Nella Relazione di quest’anno, sulla base delle deleghe affidate al Ministro Dadone, è stata introdotta anche una breve parte dedicata ad un approfondimento specifico per le dipendenze nelle nuove generazioni durante la pandemia COVID 19, tema che rappresenta una delle nuove sfide che il Dipartimento si accinge ad affrontare.

  • Le sostanze stupefacenti restano un pericolo

    Alcuni dati sul consumo di droghe in Italia.

    Dati dal 29/12/2020 al 03/05/2021: sequestri droghe leggere (kg) 315.200, droghe pesanti (kg) 191.400, dosi droghe sintetiche 33.400, piante di cannabis 239.900; vittime: 12; arresti: 837; giorni di reclusione: 2.169.

    Dati della settimana dal 27/04/2021 al 03/05/2021: sequestri droghe leggere (kg) 24.200, droghe pesanti: (kg) 16.900, dosi di droghe sintetiche: 2.100, piante di cannabis: 8.500; vittime 1; arresti: 55, giorni di reclusione: 101

    Nel corso del 2020, dal 01/01/2020 al 28/12/2020:
    * sequestri
    – droghe leggere: Kg 664.100
    – pesanti: Kg 321.000
    – sintetiche: dosi 88.603
    – cannabis: piante 1.064.040

    * vittime
    – morti: 56
    – arresti: 2.311
    – giorni di reclusione: 60.970

  • ‘Cambia la “sostanza”: “dipende” anche da te!’

    In occasione della Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga (che si celebra mercoledì 26 giugno), Dianova Italia lancia la campagna ‘Cambia la “sostanza”: “dipende” anche da te!’, un gioco di parole per ricordare che ognuno nella nostra società può essere promotore di un cambiamento, sia

    personale che collettivo. I temi della campagna sono strettamente legati alla situazione attuale sulla tossicodipendenza in Italia, dove solo nel 2018 si sono registrati ben 251 decessi per via dell’abuso di droghe, un dato in costante crescita in linea anche con il preoccupante aumento del consumo di sostanze come eroina e fentanyl, e con l’abbassamento generale dei costi delle sostanze reperibili sul mercato.

    Passando agli aspetti concernenti la politica, Dianova considera di fondamentale importanza azioni e provvedimenti incentrati sulla repressione del grande traffico di stupefacenti detenuto dalle organizzazioni criminali da sempre presenti in Italia; la classe politica attuale, tuttavia, ha preferito optare quasi esclusivamente per la repressione del consumatore, una misura non solo inefficace, ma che ha provocato

    nel corso degli anni l’emarginazione dei consumatori di droghe, escludendoli dalla rete assistenziale. Dianova, come specifica anche nel suo posizionamento sulle dipendenze, prende atto dei limiti delle politiche internazionali basate principalmente sul proibizionismo e la repressione del consumatore, e l’incapacità di arginare l’aumento del traffico e il consumo di sostanze, soprattutto tra i giovani, dimostrano la necessità di rivedere l’approccio attuale. Da questa analisi, Dianova ha scelto di improntare la campagna ‘Cambia la “sostanza”: “dipende” anche da te!’, su temi quali l’incapacità da parte del servizio pubblico e privato di intercettare quella fascia di popolazione giovanile di nuovi consumatori, la mancanza di informazioni per la comprensione del fenomeno, i nuovi modelli di consumo ma con scenari che ricordano gli anni ’70 e ’80 e una società civile sempre più individualista che sottovaluta, banalizza e tollera un fenomeno che sta tornando in modo pericoloso. L’obiettivo della campagna è quello di offrire le competenze e le conoscenze di Dianova come risorse all’interno della rete preposta al trattamento residenziale e sensibilizzare i diversi target individuati attraverso immagini e messaggi specifici. Il primo target individuato è quello dei consumatori, ovvero coloro che vivono il problema in prima persona, ai quali Dianova vuole offrire tutto il suo supporto in termini di assistenza e riabilitazione. Vi è poi la collettività, target a cui saranno indirizzati una serie di messaggi per invitare a riflettere, a promuovere stili di vita sani e a non criminalizzare, ma anche per chiedere donazioni a favore delle attività dedicate ai ragazzi ospitati nelle Comunità Terapeutiche. Infine, le famiglie/agenzie educative, un pubblico che fa fatica a gestire la fase critica dell’adolescenza in quanto non sufficientemente informato o poco attento rispetto a quello che sta accadendo; i messaggi, in questo caso, inviteranno a comprendere maggiormente il problema del ritorno della dipendenza, a capire quali sono i riferimenti educativi ai quali i nostri giovani possono guardare e, soprattutto, ad ascoltare, la cosa più importante. La campagna durerà per tutto il mese di giugno, e sui social network sarà possibile sostenerla utilizzando l’hashtag #CambiaLaSostanza e/o personalizzando la propria immagine del profilo.

  • Un percorso verso l’autonomia, anche Dianova alla Milano Marathon 2018

    L’Associazione Dianova parteciperà con 240 runner alla Milano Marathon 2018. Presente in Italia dal 1984 la onlus interviene nell’ambito del trattamento della tossicodipendenza e del disagio giovanile offrendo programmi residenziali in cinque comunità terapeutiche e una struttura per minori dove accoglie annualmente circa 400 persone. Dianova nel 2015 ha individuato nel Charity Program di Milano Marathon uno strumento di raccolta fondi molto importante; ad oggi infatti sono stati raccolti oltre 90.000 euro a favore di progetti finalizzati alla formazione e al reinserimento sociale sostenuti anche da molte aziende.

    “Correre per fare del bene” rimane il leitmotiv anche della nuova edizione di Milano Marathon, a cui Dianova parteciperà come Gold Charity Partner. Il traguardo da tagliare nel 2018 è molto ambizioso: realizzare la campagna “E dopo di noi… Un ponte verso l’autonomia!”, un insieme di sette progetti (attività formative, tirocini, laboratori e avvio di strutture protette) che hanno l’obiettivo di accompagnare verso l’autonomia i suoi ragazzi che hanno vissuto storie di disagio e dipendenze da droga e alcol. I progetti rappresentano i pilastri del ponte che questi ragazzi devono attraversare per ritrovare la propria strada nella società. Domenica 8 aprile correranno anche loro. Sarà un’occasione unica di integrazione e confronto, una giornata per ritrovare la naturalezza delle proprie emozioni e “superare” dubbi e timori. Testimonial di Dianova alla Milano Marathon, sin dal 2015, l’ex campione olimpico Antonio Rossi, che quest’anno potrebbe correre una frazione della corsa benefica a favore del progetto.

    Chiunque volesse correre per Dianova o semplicemente fare una donazione, può trovare tutte le info sul sito www.dianova.it o sui canali social Facebook (@dianovaitalia), Instagram (@dianovaitaliaonlus), Twitter (@Dianova_it) e YouTube (Dianovaitalia).

    Fonte: Comunicato stampa Dianova Onlus

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