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  • Il Canale di Suez prova a sfruttare la tregua Israele-Hamas per riprendersi

    L’Autorità del Canale di Suez è pronta a lavorare a pieno regime per riportare gradualmente il commercio globale al vecchio corso, considerato che la situazione della sicurezza nel Mar Rosso e nella regione di Bab al Mandab inizia a stabilizzarsi. E’ quanto emerso durante un incontro fra il capo dell’Autorità del Canale di Suez, Osama Rabie, e il segretario generale dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo), Arsenio Dominguez. A causa delle tensioni in Medio Oriente e, in particolare, agli attacchi dei miliziani yemeniti Houthi alle navi mercantili in transito nel Mar Rosso e poi attraverso il Canale di Suez per collegare l’Europa all’Asia, le principali compagnie di navigazione hanno interrotto il transito a fine 2023 e per tutto il 2024. Adesso, a pochi giorni dall’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, con l’auspicio che possa essere l’inizio di una fase di stabilità nella regione, si susseguono le indiscrezioni sul possibile ripristino del transito mercantile lungo Suez nel lungo periodo. Tuttavia, il ritorno al transito da Suez potrebbe richiedere diverso tempo ancora.

    La prima compagnia che potrebbe preferire Suez alla più lunga rotta del Capo di Buona Speranza, circumnavigando l’Africa, potrebbe essere la francese Cma Cgm, nell’ambito del servizio Europe Pakistan India Consortium (Epic). A partire da giovedì 23 gennaio, il Canale di Suez accoglierà un gruppo di navi della compagnia di navigazione Cma Cgm, fanno sapere dal Cairo. Tuttavia, un portavoce di Cma Cgm ha detto a “The Loadstar” che la portacontianer “Columba navigherà attraverso il Canale di Suez per raggiungere il porto di Gedda (in Arabia Saudita) nell’ambito di un unico servizio ad hoc. Le navi del servizio Epic non navigheranno quindi sistematicamente attraverso il Canale di Suez”. “Cma Cgm sta monitorando da vicino gli sviluppi in corso nella regione e spera in un ritorno alla stabilità e alla sicurezza per tutti. Per quanto riguarda il Mar Rosso, la massima priorità del gruppo rimane la sicurezza dei suoi marittimi, delle sue navi e del carico dei suoi clienti”, hanno aggiunto fonti della compagnia francese citate da “The Loadstar”.

    Il tema del ripristino del transito mercantile attraverso il Canale di Suez è dunque sul tavolo, soprattutto per quanto concerne le misure necessarie per avviare il ritorno delle principali linee di navigazione, man mano che la situazione della sicurezza nella regione del Mar Rosso inizia a stabilizzarsi, in concomitanza con l’attuazione dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas. Il segretario dell’Imo ne ha parlato anche con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, alla presenza del tenente generale Kamel El Wazir, vice primo ministro per lo Sviluppo industriale e ministro dell’Industria e dei Trasporti.

    A causa delle tensioni nel Mar Rosso, il numero di navi che attraversano il canale è diminuito del 51% durante il primo trimestre dell’anno fiscale 2024/2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche i ricavi del transito del Canale di Suez sono diminuiti drasticamente del 61,2% a 931,2 milioni di dollari nel primo trimestre dell’anno fiscale 2024/2025, in calo rispetto ai 2,4 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso. Nel 2024, i ricavi egiziani del Canale di Suez sono crollati a 4 miliardi di dollari, con una diminuzione del 60,7% rispetto ai 10,2 miliardi di dollari del 2023. Il numero di navi che transitano annualmente attraverso il canale è diminuito di circa il 50%, da 26.400 nel 2023 a circa 13.200 nel 2024. Il traffico giornaliero è sceso da 75-80 a 32-35 navi durante lo stesso periodo.

    La sicurezza lungo il Canale di Suez non è l’unico fattore che potrebbe ostacolare il ritorno alla normalità del transito mercantile. Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza il 19 gennaio scorso, i miliziani yemeniti Houthi hanno minacciato di continuare a colpire non solo navi legate a Israele, ma anche quelle con interessi di Stati Uniti e Regno Unito. Questi Paesi, negli ultimi mesi, hanno condotto numerosi attacchi contro obiettivi dei miliziani filo-iraniani, che hanno risposto colpendo la libertà di navigazione a sostegno della causa palestinese. Un articolo del quotidiano economico israeliano “The Marker” sottolinea come, nonostante il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, sia improbabile che il traffico nel Canale torni presto alla normalità. “La minaccia degli Houthi rimane concreta e, anche se venisse eliminata, l’eccesso di navi portacontainer sul mercato potrebbe ritardare il ritorno a rotte marittime più brevi”, si legge nell’articolo.

    “Almeno due delle principali compagnie di navigazione, Maersk e Hapag-Lloyd, hanno annunciato che non torneranno nel Mar Rosso finché non ci sarà certezza che la situazione sia completamente stabilizzata. La verità è che, al momento, non dovrebbero nemmeno pensarci”, ha detto l’ex direttore dell’Autorità portuale israeliana, Yigal Maor, al quotidiano economico “The Marker”. Secondo Maor, “oggi ci sono molte nuove navi e, se la rotta venisse accorciata, molte di queste risulterebbero superflue. Attualmente, i costi aggiuntivi derivanti dal circumnavigare l’Africa vengono assorbiti, quindi nessuno ha fretta di accorciare la rotta, almeno finché non sarà garantita una sicurezza totale. Non dimentichiamo che ora gli Houthi hanno un conto aperto non solo con Israele, ma anche con Stati Uniti e Regno Unito, che hanno attaccato obiettivi Houthi di recente”. Anche il presidente della Camera di Commercio israeliana, Yoram Zeva, ha confermato questa tendenza: “Per il momento, tutti i piani delle principali linee di navigazione prevedono percorsi che circumnavigano il Capo di Buona Speranza”. Le dichiarazioni riflettono una situazione di incertezza geopolitica che continua a influenzare il commercio globale, con il Mar Rosso al centro di una crescente tensione internazionale.

    Se le compagnie di navigazione dovessero riprendere il transito attraverso il Canale di Suez, potrebbero trovarsi sotto pressione per ridurre i costi, complici l’eccesso di offerta di navi portacontainer. “Un ritorno alla normalità, se gli Houthi dovessero interrompere gli attacchi, comporterebbe un surplus di circa l’8 per cento delle navi, molte delle quali finirebbero senza impiego. Questo porterebbe inevitabilmente al disarmo di alcune navi e a una riduzione dei prezzi di trasporto”, riporta il quotidiano economico israeliano The Marker. Un ulteriore motivo che potrebbe spingere gli Houthi a continuare i loro attacchi è il sospetto, evidenziato nello stesso articolo, che alcuni leader del gruppo stiano lucrando sull’assedio estorcendo denaro alle compagnie di navigazione. Sebbene questa accusa non sia stata ancora dimostrata, un rapporto delle Nazioni Unite ha menzionato questa possibilità, stimando che un simile meccanismo di estorsione potrebbe valere fino a 180 milioni di dollari al mese. Anche qualora la guerra a Gaza si concludesse, sottolinea The Marker, gli Houthi potrebbero non essere disposti a rinunciare a questa redditizia fonte di guadagno. Una situazione che mantiene alta l’incertezza sui futuri sviluppi nella regione e sulle implicazioni per il commercio globale.

  • Diretto in Europa il più grande carico di cocaina di sempre sequestrato in Repubblica Domenicana

    Nascosta in una spedizione di banane, i funzionari hanno trovato 9.500 kg di droga in un porto della capitale, Santo Domingo. La cocaina era nascosta in 320 sacchi con un valore di mercato stimato di 250 milioni di dollari (196 milioni di sterline). Almeno dieci persone collegate al porto sono sotto inchiesta e le prime indagini hanno mostrato che le banane erano arrivate dal Guatemala, secondo la Direzione nazionale per il controllo della droga.

    Il responsabile delle comunicazioni Carlos Denvers ha affermato la droga sarebbe stata trasferita in un container che sarebbe stato spedito in Belgio su una nave. Il bottino supera di gran lunga i 2.580 kg sequestrati dalle autorità dominicane nello stesso porto nel 2006.

    Le agenzie di monitoraggio hanno segnalato che i Caraibi stanno riemergendo come una delle principali rotte del traffico di droga dalla Colombia all’Europa. Un rapporto dell’anno scorso ha scoperto che l’uso di cocaina è in aumento in diversi paesi dell’Europa occidentale, tra cui Regno Unito, Belgio, Francia e Spagna. L’Europa ha rappresentato il 21% dei consumatori di cocaina del mondo nel 2020, secondo un rapporto delle Nazioni Unite. Dati recenti mostrano che i decessi per droga in Inghilterra e Galles hanno raggiunto il livello più alto in 30 anni, alimentati da un aumento del 30% dei decessi dovuti alla cocaina.

  • Satellite inglese per controllare i flussi migratori, Orban punta sul Ciad

    Il Regno Unito lancerà nel 2025 il satellite Amber-2, sviluppato dall’azienda britannica Horizon Technologies, per migliorare la sicurezza marittima e contrastare attività illegali come l’immigrazione clandestina e il traffico di stupefacenti.

    Il progetto, sostenuto dalla Uk Space Agency con un investimento di 1,2 milioni di sterline (1,4 miliardi di euro), mira a migliorare le capacità di sicurezza marittima del Regno Unito, monitorando le cosiddette “navi fantasma”, ossia quelle che disattivano il loro Sistema di Identificazione Automatica (Ais) per evitare il rilevamento. Il satellite sarà in grado di rilevare segnali a radiofrequenza, permettendo l’identificazione delle navi anche quando i loro sistemi sono spenti. Tuttavia, l’amministratore delegato di Horizon Technologies, John Beckner, ha osservato che il mercato dell’osservazione terrestre basata su frequenze radio è ancora in fase di sviluppo, simile al tracciamento tramite Ais. Ciò indica che il successo di questo nuovo satellite richiederà una combinazione di sistemi terrestri e dati spaziali.

    Per contrastare l’immigrazione irregolare verso l’Europa il primo ministro ungherese Viktor Orban ha invece stipulato con il governo del Ciad un accordo di partenariato di cooperazione. Il documento è stato firmato a settembre dal ministro ungherese degli Affari esteri e del commercio, Peter Szijjarto, e dall’omologo ciadiano Abderahman Koula Allah, e si declina in quattro accordi di cooperazione distinti, due dei quali nel settore della difesa. Secondo la presidenza del Ciad, uno di questi riguarda lo status dei soldati ungheresi di stanza in Ciad, Paese crocevia dei traffici migratori e partner tradizionale dell’Occidente nel contrasto all’immigrazione illegale.

    Il governo Orban puntava da mesi a fare del Ciad, dopo il Niger, il nuovo bastione saheliano contro i flussi irregolari provenienti dall’Africa sub sahariana. “La migrazione dall’Africa verso l’Europa non può essere fermata senza i Paesi della regione del Sahel. Questo è il motivo per cui l’Ungheria sta costruendo un partenariato di cooperazione con il Ciad”, ha scritto Orban su X nei giorni degli incontri. Soddisfazione è stata espressa in modo esplicito dalla presidenza ciadiana, secondo cui “con questo bilaterale” fra Orban e Deby “l’asse N’Djamena-Budapest è ormai chiaro”: per la giunta militare “si apre ora una nuova era grazie al desiderio manifestato dai due leader di dare impulso alle relazioni tra i due Paesi”. In base agli accordi, peraltro, il figlio 32enne del primo ministro ungherese, Gaspar Orban, oggi capitano dell’esercito nazionale, diventerà “agente di collegamento per aiutare a preparare la missione in Ciad”.

    Per contribuire alla lotta contro l’immigrazione clandestina ed il terrorismo, il parlamento ungherese ha autorizzato a novembre del 2023 il dispiegamento di 200 militari in Ciad. Secondo diversi osservatori internazionali, tuttavia, inviando queste unità nel Paese africano, Orban ha sostenuto unicamente i propri interessi economici nella regione. L’Ungheria ha di recente concluso accordi di cooperazione per la promozione del commercio e degli investimenti in Ciad, e le autorità dei due Paesi stanno valutando l’apertura di un centro di assistenza umanitaria e diplomatica nella capitale N’Djamena, oltre che altri accordi nei settori dell’agricoltura e dell’istruzione. L’agenzia governativa ungherese per gli aiuti umanitari e lo sviluppo, Ungheria Helps, ha inoltre aperto il suo primo ufficio di rappresentanza in Africa proprio a N’Djamena, all’inizio del 2024.

    L’avvicinamento di Budapest a N’Djamena si inserisce, non da ultimo, nei mutati equilibri geopolitici che interessano il Sahel. Il Ciad, infatti, ospita oggi l’ultima delle basi francesi ancora presenti nella regione, dove Parigi ha lasciato circa mille uomini, ma da tempo ormai il governo Deby – così come già fatto, in maniera più plateale, dai vicini Mali, Niger e Burkina Faso – guarda alla Russia, di cui subisce l’influenza politica e diplomatica. Agli occhi ciadiani, dunque, l’Ungheria – che intrattiene ottimi rapporti con Mosca – si configura come un collegamento con l’Europa alternativo alla Francia, con cui sviluppare molteplici ambiti di cooperazione ma, soprattutto, rafforzare l’apparato di difesa regionale in un territorio fortemente instabile, dove i combattenti dell’ex gruppo paramilitare russo Wagner – ora ribattezzato Africa Corps – sono sempre più presenti.

  • Gridlock in Nigeria amid fuel shortages and price hikes

    Nigerians have been hit by a double whammy of chronic fuel shortages and a hike in prices by the state-owned oil company.

    The Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC), which imports the country’s fuel and distributes it to private sellers, blamed its debts and rising global prices for its difficulty in getting fuel.

    Many people have been left stranded with long queues at petrol stations nationwide. Commuters in Lagos have been lining up at bus stations, but there very few buses operating.

    Others told the BBC they have been forced to trek long distances as public transport prices have doubled along some routes.

    On Tuesday, the NNPC said it was putting up the petrol price from 617 naira ($0.40, £0.30) to 897 naira a litre.

    Its petrol stations have the cheapest fuel on sale in the country – but at the vast majority of other private garages the pump price is much higher.

    When the NNPC puts up the price, so do private sellers and in some states, like Oyo, Kano and Kaduna, petrol is now selling for as much as 1,200 naira a litre.

    Many garages around the country have shut because they have run out of fuel, others have closed to adjust their prices.

    In the capital, Abuja, most are open but all have long queues as desperate drivers wait their turn – some slept in their cars overnight.

    Fuel stations are not rationing supply, so there is a danger their wait will be futile.

    A motorcycle rider in Kano, the main trading hub of northern Nigeria, said it was frustrating: “Most of the fuel stations here in Kano are closed because they want to adjust their pumps to the new price.

    “I was able to get fuel at 950 naira at a particular station, but other places have already started selling at 1,200 per litre,” Aminu Danyaro told the BBC.

    Black-market traders, who buy fuel from petrol stations and sell it by the roadside from jerrycans at inflated prices, are doing a brisk trade in Kano, where there is significantly less traffic than usual.

    The Nigeria Labour Congress (NLC) – the country’s main trade union body – says it feels “betrayed”, explaining that the reason it accepted the new minimum monthly wage of 70,000 naira ($44, £34) in July was because there was an agreement with the government that petrol price would not be increased.

    When President Bola Tinubu came to power last year, he shocked Nigerians on his first day by removing a subsidy that kept the price of fuel low.

    This – amongst other policies – has led to the worst economic crisis in a generation and cost-of-living protests, dubbed “10 days of rage”, were held countrywide last month.

    Nigerians are now pinning their hopes on the new privately owned Dangote Petroleum Refinery, which has been built by one of Africa’s richest man, Aliko Dangote.

    On Monday, it was announced with great fanfare that the refinery had just started producing petrol – a milestone in Nigeria which despite being Africa’s largest producer of crude oil imports all its refined fuel.

    But it is not clear how long Nigerians will have to wait to see ready availability of petrol or a drop in prices.

  • La Polizia locale di Milano assume nuovi agenti

    Il Comune ha pubblicato due bandi di concorso per agenti di Polizia locale di Milano. Prosegue il percorso di assunzioni intrapreso dall’Amministrazione per avere 3.350 vigili entro il 2025 al fine di rafforzare e rinnovare il Corpo della Polizia locale affinché possa meglio rispondere alle esigenze della città.
    Il primo concorso pubblicato prevede l’assunzione di 30 agenti a tempo pieno e determinato con contratto di formazione e lavoro. Al termine del percorso di formazione lavoro, entro un anno, i contratti saranno trasformati a tempo indeterminato, salvo risultati non soddisfacenti. I candidati e le candidate devono avere un’età compresa tra i 18 e i 32 anni. Il concorso prevede una prova di accesso scritta che si svolgerà in forma digitale da remoto e una prova di efficienza fisica. Costituisce una novità l’utilizzo della ‘formazione lavoro’, molto semplificato e rapido, che mantiene le prove fisiche, ha una prova scritta più rapida e investe molto di più nella formazione durante l’attività lavorativa. Il concorso permetterà di assumere persone molto giovani con un’offerta mirata a chi ha appena sostenuto la maturità o si è diplomato di recente.
    Il secondo concorso è per l’assunzione a tempo indeterminato di agenti di Polizia Locale mediante la formazione di una graduatoria valida per due anni, inizialmente per 10 posti, utilizzabile successivamente per altre assunzioni. I candidati, uomini o donne, devono avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni e devono superare la prova scritta, la prova di efficienza fisica e successivamente la prova orale.
    “Stiamo lavorando per proseguire il percorso di assunzioni avviato nel 2022 con a oggi 500 assunzioni e altrettante nel prossimo biennio – dichiara Marco Granelli, assessore alla Sicurezza –. Nel 2024, a oggi, abbiamo assunto 60 agenti e 25 ufficiali, proseguiamo nella seconda parte dell’anno e poi nel 2025. Servono sempre più sicurezza stradale, meno incidenti e infrazioni alle regole ma anche più sicurezza urbana, più collaborazione con le forze dell’ordine per aumentare la sicurezza in città. È importante avere più pattuglie in strada, anche di sera e di notte, servizi sempre più adeguati alle necessità e maggiore capacità di essere presenti e efficienti sul territorio, nei quartieri e ovunque serve. Abbiamo preso un impegno con Milano e lo stiamo mantenendo”.

    Tutte le prove scritte si svolgeranno a partire dal 9 settembre e le prove di efficienza fisica dal 25 settembre.

    La prova orale, prevista nel secondo concorso, è fissata il 28 ottobre 2024.
    Per partecipare a entrambi i concorsi è necessario iscriversi entro le ore 12 del prossimo 1° agosto ed essere in possesso di alcuni requisiti specificati dal bando tra cui, a titolo esemplificativo, avere la cittadinanza italiana, essere in possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado o di un titolo di riconoscimento di studi equivalente se conseguito all’estero e avere la patente B.

    Il percorso di selezione prevede, dopo il superamento delle prove, in rapida successione nei prossimi mesi, le visite mediche di idoneità, quindi le nuove e i nuovi allievi agenti saranno assunti. A quel punto sarà obbligatorio partecipare a un percorso formativo di tre mesi con attività in aula e sul campo e prove di valutazione finali cui seguirà l’entrata in servizio in un contesto di accompagnamento operativo, ovvero lavorando con agenti e ufficiali più esperti per imparare anche in strada, in centrale operativa o nei gruppi specialistici come meglio svolgere il proprio compito.
    Nelle scorse settimane era stato pubblicato anche un bando per l’individuazione di ufficiali di Polizia locale.

    Link ai bandi:

    https://servizi.comune.milano.it/web/guest/dettaglio-contenuto/-/asset_publisher/pqxq/content/apl-c-2024-10posti

    https://servizi.comune.milano.it/web/guest/dettaglio-contenuto/-/asset_publisher/pqxq/content/apl-cfl-2024-30-posti

  • La Commissione apre la strada all’integrazione sicura degli “aerotaxi” e di altri usi innovativi dei droni

    La Commissione ha adottato una serie di misure per affrontare le sfide riguardanti la sicurezza dei nuovi concetti e servizi emergenti nell’ambito della mobilità aerea e garantire che le loro operazioni siano sicure quanto quelle degli aeromobili con equipaggio.

    Il pacchetto riguarda due settori emergenti nel settore degli aeromobili: aeromobili con equipaggio a decollo e atterraggio verticale (spesso denominati VTOL con equipaggio o aerotaxi pilotati, cioè piccoli aeromobili commerciali che effettuano voli brevi su richiesta) e operazioni a rischio più elevato con droni senza equipaggio (la cosiddetta “categoria specifica”).

    L’obiettivo è unificare e razionalizzare il panorama normativo in tutti gli Stati membri, migliorando la sorveglianza e le norme di sicurezza operativa.

    Per esempio, le misure introdurranno nuovi obblighi e procedure di certificazione dell’aeronavigabilità a livello dell’UE per gli aeromobili a decollo e atterraggio verticale con e senza equipaggio, riguardanti sia l’integrità fisica sia i rischi per la sicurezza digitale che potrebbero incidere sulla sicurezza del loro funzionamento.

    Le misure riguarderanno anche i requisiti per la licenza di pilota di aerotaxi, le norme sull’integrazione nello spazio aereo (definizione delle traiettorie di volo, regole di decollo e atterraggio ecc.), oltre a norme specifiche che consentono a tali aeromobili di effettuare servizi medici di emergenza e operazioni di soccorso.

  • Gli Usa sventano una fornitura d’armi agli Houthi dalla Somalia. Ma è allarme per ambiente e pirateria

    Le autorità statunitensi hanno incriminato quattro cittadini stranieri accusati dell’invio di armi di fabbricazione iraniana alle milizie yemenite Houthi, responsabili degli attacchi sferrati in questi mesi contro le navi commerciali che attraversano il Mar Rosso. Il dipartimento di Giustizia ha divulgato ieri i capi d’accusa a carico di Muhammad Pahlawan, Mohammad Mazhar, Ghufran Ullah and Izhar Muhammad: i quattro sarebbero responsabili del carico di armi sequestrato dai Navy Seals al largo delle coste della Somalia il mese scorso, e sono anche accusati di aver fornito informazioni false alla Guardia costiera statunitense dopo il loro arresto.

    Pahlawan è stato inoltre accusato di aver trasportato illegalmente una testata esplosiva, pur sapendo che gli Houthi avrebbero potuto utilizzarla per attaccare navi commerciali. L’arresto dei quatro contrabbandieri e il sequestro di un piccolo carico di componenti per missili sono stati effettuati l’11 gennaio scorso durante un controverso raid al largo delle coste della Somalia, che ha portato alla morte di due militari statunitensi. Secondo indiscrezioni della stampa Usa, il raid venne ordinato dai vertici della Marina Usa a dispetto di condizioni proibitive sul piano operativo, a causa del mare molto mosso.

    In un’intervista al Financial Times, Arsenio Dominguez, segretario generale dell’Organizzazione marittima internazionale, ha paventato un corto circuito tra gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso e la pirateria africana.

    Costrette dallo scorso dicembre a deviare le loro rotte e circumnavigare l’Africa per evitare gli attacchi Houthi, le principali compagnie navali hanno determinato un aumento della navigazione nelle acque dell’Oceano Indiano e al largo dell’Africa occidentale, un’area marittima dove notoriamente avvengono degli attacchi di pirateria. Non a caso, da anni, in quella sezione di mare è operativa la missione Ue Atalanta. Dominguez ha affermato di aver parlato con le autorità della Somalia, dell’Africa orientale e dei Paesi attorno al Golfo di Guinea, nella parte occidentale del continente, per discutere degli sforzi da mettere in atto per garantire che la pirateria non diventi nuovamente un grave problema.

    Last but not least, gli attacchi degli Houthi rappresentano una minaccia anche all’ambiente. Il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha segnalato nei giorni scorsi che una nave mercantile abbandonata nel Golfo di Aden dopo un attacco dei ribelli sciiti yemeniti sta imbarcando acqua e ha lasciato un’enorme chiazza di petrolio, provocando un disastro ambientale. La Rubymar, una nave mercantile battente bandiera del Belize, registrata in Regno Unito e gestita dal Libano, è stata colpita da un missile sulla fiancata della nave, con conseguente allagamento della sala macchine e abbassamento della poppa, ha affermato il suo operatore, il Blue Fleet Group. “Quando è stata attaccata la M/V Rubymar trasportava oltre 41mila tonnellate di fertilizzanti che potrebbero riversarsi nel Mar Rosso e peggiorare questo disastro ambientale”, ha affermato Centcom in un post su X. L’attacco alla Rubymar rappresenta il danno più significativo mai inflitto a una nave commerciale da quando gli Houthi hanno iniziato a sparare sulle navi a novembre come forma do rappresaglia contro l’offensiva israeliana a Gaza. Gli attacchi degli Houthi hanno spinto alcune compagnie di navigazione ad allungare la rotta intorno all’Africa meridionale per evitare il Mar Rosso, dove normalmente transita circa il 12% del commercio marittimo globale.

  • La Polizia locale di Milano assume. Pubblicato il bando per agenti

    Da martedì 6 febbraio è possibile iscriversi al concorso per entrare nel Corpo della Polizia locale di Milano. Dopo i concorsi del gennaio 2022 e di febbraio 2023 è stato pubblicato il terzo bando per la formazione di una graduatoria per l’assunzione di almeno 260 nuovi agenti per il 2024, che consentirà al Comune di Milano entro il 2025 di avere 3.350 vigili, massimo storico mai raggiunto in precedenza. A tre concorsi per agenti effettuati nel mandato si aggiunge il concorso per l’assunzione degli ufficiali.

    “Il potenziamento della Polizia locale è già in corso – dichiara Marco Granelli, assessore alla Sicurezza – e siamo quasi a metà dell’opera, avendo assunto dal 2022 circa 500 tra agenti e ufficiali. Vogliamo avere più sicurezza stradale e meno incidenti e infrazioni alle regole, più sicurezza urbana, più collaborazione con Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, per aumentare la sicurezza in città. I nuovi agenti e ufficiali assunti ci consentono di avere più pattuglie in strada, anche di sera e di notte, servizi sempre più adeguati alle necessità e maggiore capacità di essere presenti ed efficienti sul territorio, nei quartieri e ovunque serve. Stiamo anche lavorando alla riorganizzazione della Polizia Locale per rendere più efficace la sua azione anche con nuovi servizi come gli agenti di prossimità per migliorare la relazione della Polizia locale con i quartieri e i cittadini. Un impegno importante che l’Amministrazione ha preso con Milano e che sta mantenendo”.

    “La Polizia locale di Milano ha sempre avuto una stretta relazione con la città e i suoi abitanti – dichiara Marco Ciacci comandante della Polizia locale -. Un rapporto che di anno in anno deve rinnovarsi per rispondere in modo adeguato alle necessità che i cittadini non mancano di esprimere e che richiede da parte nostra un grande impegno organizzativo e di aggiornamento. Per questo i nuovi agenti e ufficiali sono fondamentali, come fondamentale è l’esperienza del personale già in servizio che sarà alla base per la crescita professionale dei neoassunti. Li attende un lavoro intenso, talvolta non semplice ma anche un percorso formativo professionalizzante che richiede attitudine alla relazione, prontezza, forte senso civico e dedizione e, per chi lo volesse, la possibilità di avviare nel tempo una carriera appassionante”.

    Il terzo bando presenta alcune novità nate dall’esperienza dei concorsi precedenti in particolare sono state modificate e rese più accessibili le prove fisiche, anche grazie al confronto con altri enti locali.

    Per partecipare è necessario iscriversi entro le ore 12 del 7 marzo 2024 ed essere in possesso dei requisiti previsti dal bando tra cui a titolo esemplificativo la cittadinanza italiana, un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, diploma di scuola secondaria di secondo grado o un titolo di riconoscimento di studi equivalente se conseguito all’estero, patente B.

    Il percorso di selezione prevede, in rapida successione nei prossimi mesi, una prova scritta che sarà svolta in modalità digitale da remoto a partire dal 19 marzo, la prova di efficienza fisica, una prova orale cui seguono le visite mediche di idoneità e quindi le assunzioni delle nuove e dei nuovi allievi agenti. A quel punto sarà obbligatorio partecipare a un percorso formativo di tre mesi, ovvero 370 ore, con attività in aula e sul campo e 30 ore extracurricolari ad integrazione del percorso di ingresso, prove di valutazione finali cui seguirà l’entrata in servizio in un contesto di accompagnamento operativo nei comandi decentrati, ovvero lavorando con agenti e ufficiali più esperti per imparare anche in strada come meglio svolgere il proprio compito, e coordinati il più possibile da ufficiali, centrale operativa, gruppi specialistici.

  • I romani si fidano degli autobus, i milanesi vanno in macchina

    Su base nazionale l’utilizzo dei mezzi privati per gli spostamenti cala di due punti percentuali, passando dal 72% al 70%. E così cala, seppur di un solo punto percentuale rispetto allo scorso anno, passando dal 66% al 65%, l’uso di auto e moto per gli spostamenti a Roma. Lo stesso non vale per Napoli e Milano. Il capoluogo campano vede una crescita di un punto percentuale, e passa dal 64% al 65%, dell’uso dei mezzi privati, auto e moto, per gli spostamenti. Il capoluogo lombardo invece registra un aumento di tre punti percentuali nell’uso di auto e moto e va dal 55% del 2022 al 58% del 2023. Al lieve calo del mezzo privato, a Roma, fa eco una leggera e parallela crescita, sempre dell’1%, dell’uso dei mezzi del trasporto pubblico. Anche su base nazionale cresce l’uso del trasporto pubblico: registra un +3% (passa dal 13% al 16%). Così l’andamento in salita è rintracciabile a Roma, dove si va dal 19% del 2022 al 20% del 2023 nell’utilizzo di bus, tram e metropolitane. In controtendenza, quindi in lieve calo, l’uso del Tpl, invece, a Milano e Napoli: nel capoluogo lombardo si va dal 25% dello scorso anno al 24% attuale, in quello campano si passa dal 19% del 2022 al 18% del 2023. La fotografia è stata scattata dall’ultimo rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Ipsos.

    E nel complesso delle ore trascorse a spostarsi, a Roma, il sondaggio rileva un calo di 8 punti percentuali del tempo trascorso in auto o in moto: si va dal 62% dello scorso anno al 54% attuale. Il calo su base nazionale è di 2 punti percentuali (dal 66% al 64% il tempo trascorso in auto o in moto per gli spostamenti) e più marcato a Milano e Napoli dove si registrano rispettivamente un -4% e -6%: nel primo caso si passa dal 49% al 45% del tempo di spostamento a bordo di un veicolo privato, nel secondo caso la variazione è dal 61% al 55%. In media a Roma “sono 6,6 le ore di spostamenti settimanali, degli intervistati, con un mezzo privato: un dato sopra la media nazionale di 5,8 ore – spiegano da Legambiente -. I motivi, emersi dalla ricerca, per utilizzare maggiormente l’automobile sono legati a mezzi che non coprono lo spostamento da compiere, alla loro insufficienza e agli orari inaffidabili”. Tra le opinioni rilevate nella ricerca emerge come sia il 60% degli intervistati romani a dirsi pienamente o abbastanza favorevole a vietare progressivamente la circolazione dei mezzi inquinanti in città, il 65% è favorevole a dare priorità a bici, pedoni e trasporto pubblico nella progettazione delle strade. Per quanto riguarda l’idea di estendere le “zone 30” nelle città, il sondaggio mostra una marcata divisione di opinioni: il 32% è favorevole, il 49% è contrario e il 19% non ha una posizione definita.

  • L’ex Birmania diventa il principale produttore di oppio al mondo

    Il Myanmar (l’ex Birmania) è diventato la prima fonte di oppio al mondo per effetto dell’instabilità interna e della drastica riduzione delle coltivazioni in Afghanistan. E’ quanto afferma un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite. Il rapporto, stilato dall’Ufficio sulle droghe e il crimine delle Nazioni Unite (Unodc), sottolinea che la coltivazione di oppio in Afghanistan è crollata del 95% nell’arco di un solo anno a seguito del divieto imposto dal governo talebano.

    Di contro, l’instabilità politica, sociale ed economica che grava sul Myanmar dopo il golpe militare del 2021 ha spinto molti agricoltori di quel Paese a coltivare oppio: nell’ultimo anno il prezzo dei fiori ha raggiunto i 355 dollari al chilogrammo, e la superficie coltivata nel Myanmar è aumentata del 18% a circa 47.000 ettari su base annua. La coltivazione dell’oppio si è diffusa soprattutto nello Stato birmano settentrionale di Shan, e avrebbe consentito ai gruppi armati locali di finanziare la pesante offensiva sferrata contro le forze armate a partire dallo scorso ottobre.

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