Turismo

  • Coldiretti stima che la ripresa del turismo invernale valga 12 miliardi di euro

    La montagna copre oltre un terzo del territorio nazionale (35%) e rappresenta un patrimonio unico dal punto di vista ambientale, economico, sociale e culturale che va preservato dal rischio dell’abbandono e del degrado. Lo ha affermato la Coldiretti in occasione del ventennale della Giornata internazionale della montagna istituita dalle Nazioni Unite che si celebra l’11 dicembre in tutto il mondo per iniziativa delle Nazioni Unite dal 2003. Quest’anno si assiste ad una forte ripresa del turismo invernale che – ha sottolineato la Coldiretti – ha un valore stimato tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera. Si tratta di una ottima opportunità in vista del Natale – ha sottolineato la Coldiretti – con il turismo che interessa non solo le piste da sci ma per l’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi Proprio dal lavoro di fine anno dipende, infatti, buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole con le attività di allevamento e coltivazione – ha precisato la Coldiretti – svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio.

    Per celebrare il valore della montagna – ha messo in evidenza la Coldiretti – occorre ricordare e sostenere il ruolo svolto in questo ambiente dall’agricoltura e dall’allevamento che ne assicura la vitalità e ne disegna in modo profondo le forme ed i colori. Il rischio concreto è lo spopolamento della montagna anche dalla presenza degli allevamenti, che hanno garantito fino ad ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio-economico ed ambientale delle aree più sensibili del Paese perché – ha continuato la Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l’abbandono e il degrado spesso da intere generazioni. L’Italia può contare peraltro secondo Terranostra e Campagna Amica su oltre 7.500 agriturismi situati in montagna dove svolgono una funzione centrale per la tutela del territorio e la difesa della biodiversità a sostegno del turismo sostenibile. L’ agriturismo – ha concluso la Coldiretti – è la struttura turistica più integrata nel territorio montano del quale segue i ritmi con l’attività di coltivazione e di allevamento e ne tutela l’identità anche nell’offerta enogastronomica.

  • Il ticket d’ingresso a Venezia partirà nel 2024

    Dal prossimo anno chi vorrà visitare Venezia dovrà pagare un biglietto d’ingresso. E’ quanto ha stabilito la giunta comunale tenendo a battesimo il regolamento che governerà il contributo di accesso una volta approvato dal Consiglio comunale. L’obiettivo, neppure troppo nascosto, è quello di disincentivare il turismo giornaliero in alcuni periodi per evitare che la città venga soffocata e diventi invivibile per ospiti e residenti. La sperimentazione per il 2024 sarà di circa 30 giornate, che verranno stabilite nelle prossime settimane. In linea generale, si concentrerà sui ponti primaverili e sui week end estivi. Il meccanismo, almeno sulla carta, è abbastanza semplice e prevede deroghe per chi risiede nel comune o vi lavora.

    Il ticket, inizialmente di 5 euro, dovrà essere corrisposto da ogni persona fisica, di età superiore ai 14 anni, che acceda alla città per una visita giornaliera. Saranno esclusi coloro che soggiornano in strutture ricettive situate all’interno del territorio comunale, i residenti nel Veneto, i bambini fino ai 14 anni di età, chi ha necessità di cure, chi partecipa a competizioni sportive, forze dell’ordine in servizio, il coniuge, il convivente, i parenti o affini fino al terzo grado di residenti nelle aree in cui vale il contributo di accesso. Anche i veneti, peraltro, non avranno vita facile: nella delibera saranno chiarite anche le modalità di prenotazione obbligatoria per alcune categorie che rientrano nell’esenzione, in modalità smart e telematica. In questo caso non pagheranno alcun contributo, ma avranno l’obbligo di prenotarsi sul portale apposito.

    «Ci poniamo come apripista a livello mondiale – dice l’assessore al turismo Simone Venturini – consapevoli dell’urgenza di trovare un nuovo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia ci vive, ci studia o ci lavora e di chi visita la città».  Per la Serenissima, dunque, è una questione di sopravvivenza. «La prenotabilità non è uno strumento per fare cassa (anzi, permetterà di coprire solo i costi del sistema) ma garantirà ai residenti  – conferma Venturini – una qualità della vita migliore e ai turisti pernottanti una visita in grado di regalare emozioni più vivide. Dopo un lungo e difficile iter è arrivato il momento di agire concretamente, come siamo abituati a fare».

    Soddisfatti sono gli albergatori. La tassa va bene, sostengono,  basta che non finisca per ricadere su chi a Venezia ci soggiorna e spende. Il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, lo dice senza giri di parole: «A patto che non venga fatta pagare ai turisti residenti, quelli che alloggiano nelle strutture ricettive per intenderci, perché già pagano la tassa di soggiorno. Anzi, pensandoci bene, considerati gli introiti garantiti dal contributo d’accesso – rilancia – si potrebbe abolire la tassa soggiorno».

  • La Cuba del terzo millennio

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

    Da più parti si sente parlare di ripresa economica del nostro Paese, quando poi invece una “crescita” si registra solo nel settore turistico.

    Una evoluzione che, se confermata, ci destinerebbe ad una economia da terzo mondo, legata sempre più al turismo e meno al settore industriale.

    Quest’ultimo infatti registra una perdita di oltre un punto dell’indice manifatturiero, ora al 43,8% dal 45,9%, sempre più lontano da quel 50 il cui superamento determina l’inversione tra recessione e crescita economica.

    Ci si illude, poi, che il turismo, sicuramente un settore importante ma non certo sufficiente alla crescita del nostro Paese, non presenti dei costi occulti, anche sociali, sconosciuti ed addirittura negati dai sostenitori di un paese a trazione turistica (giugno 2023: https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-presunta-sostenibilita-del-turismo/).

    In questo contesto, oltre alla flessione dell’indice manifatturiero in tutta Europa, nello specifico per il nostro Paese si aggiungono dati quantomeno allarmanti in relazione ad un -7,3% della produzione industriale, un -5,2% dell’export in valore e -10 % dei volumi condito da -5% dei consumi, ai quali vanno aggiunti i dati ancora più negativi e relativi all’inflazione con un + 6,4 %, la più alta d’Europa, che arriva ad un +11,2% per la spesa alimentare.

    Contemporaneamente la Spagna, uno dei nostri principali competitor, registra flussi turistici maggiori di un +1,5% rispetto al 2018, quindi un trend molto superiore a quello registrato in Italia quest’anno, con 51 milioni di turisti nei primi otto mesi del 2023 ed una previsione di oltre 83 milioni. In un simile contesto di espansione dell’economia turistica l’inflazione si attesta, invece, ad un +1,9%, meno di un terzo di quella italiana.

    Senza una ripresa di attenzione normativa e fiscale per il settore industriale il nostro Paese è avviato a diventare la Cuba del terzo millennio.

  • La presunta “sostenibilità” del turismo

    Dai lontani tempi del liceo la nomenclatura economica, politica ed accademica ha sempre individuato nella “economia turistica” la soluzione maggiormente sostenibile per lo sviluppo economico del nostro Paese ed in più a basso impatto ambientale. Una infantile ed imbarazzante visione in quanto si dimentica, allora come oggi, come la stessa economia turistica abbia una concentrazione di manodopera per milione di fatturato inferiore rispetto a quella industriale e soprattutto con qualifiche medie decisamente inferiori. Logica conseguenza sono le retribuzioni altrettanto inferiori determinando una conseguente bassa crescita economica.

    Anche recentemente, all’interno di trasmissioni nazionali, si è parlato del turismo come “petrolio italiano”,

    non prendendo in alcuna considerazione i fenomeni già noti da tempo con nuove ulteriori problematiche attorno alle quali per incapacità, indolenza ideologica o semplicemente superficialità si è sempre glissato.

    Da anni, infatti, le maggiori località turistiche hanno conosciuto un costante ed irreversibile spopolamento senza precedenti più che proporzionale rispetto all’aumento dell’economia turistica locale. Fenomeni sociali ed urbani che hanno lasciato completamente indifferenti le autorità politiche locali (sindaci) e le istituzioni nazionali accecate dalla crescita dei flussi turistici e dalle nuove entrate per i comuni mai sazi di nuove risorse economiche. Talmente ingordi da pensare all’istituzione di un “ticket d’ingresso” per “regolare i flussi turistici”, i quali sul costo del soggiorno complessivo incidono minimamente, quindi risultano anche ininfluenti nella presunzione di modificarli (*).

    Da decenni, Venezia come Cortina d’Ampezzo, subiscono una desertificazione urbana impressionante, aggravata, nel caso della città lagunare, da una classe politica che negli ultimi trent’anni ha contribuito ad un altro tipo di desertificazione, in questo caso quella industriale del porto.

    I sindaci sembrano ora scoprire gli effetti delle loro stesse visioni complessive ed autonomamente decidono di introdurre una limitazione alla creazione di B&B nei centri storici, con Firenze capofila. Appoggiati da altrettanta incompetenza espressa dal governo il quale introduce una limitazione della libertà obbligando il soggiorno di una singola notte presso le sole strutture alberghiere, con  l’unico obiettivo di offrire una parvenza di capacità di intervento quando invece si conferma un sostanziale disprezzo nei confronti delle libertà individuali del turista e della libertà di impresa.

    Queste medesime espressioni di competenze istituzionali  contemporaneamente sostengono la digitalizzazione dell’economica e della P.A. e si dimostrano incapaci di valutare l’effetto delle piattaforme digitali nella esplosione di domanda di turismo indipendente.

    Nessuno ha intenzione di contestare l’impatto negativo della creazione di B&B in relazione alla minore disponibilità di alloggi per residenzialità permanenti. Contemporaneamente  andrebbe anche ricordata che la costituzionale tutela della proprietà privata e della propria gestione, così come la libertà di scelta del cittadino e turista.

    Al di là delle piazzate dei sindaci o di ministri relative al numero di notti minime da passare nelle strutture ricettive, l’unica alternativa alla desertificazione urbana viene quindi rappresentata da nuovi  investimenti in economia industriale ed artigianale, se veramente si volesse pensare al bene delle città turistiche e combatterne lo spopolamento.

    Tanto per restare nel Veneto, terza  regione più visitata  in Italia,  lo sviluppo dell’area industriale di porto Marghera a Venezia o artigianale di Pian da Lago a Cortina d’Ampezzo rappresenta, all’interno di una visione a medio e lungo termine, l’unica strategia per sviluppare una costante presenza di professionalità sul territorio per l’intero arco dell’anno.

    Sembra incredibile come, ancora oggi, non risulti chiaro il diverso impatto economico tra una economia turistica che vende un prodotto ed una industriale che attraverso prodotti complessi moltiplica i fattori economici di crescita.

    La crescita complessiva di un paese nasce dal know how espresso dal  sistema industriale e solo in parte  anche da un importante afflusso turistico. La politica della limitazione dei B&B imposta dagli enti locali e dal governo per arginare la carenza di residenzialità ed il conseguente spopolamento dei centri storici qualifica le competenze di chi la propone.

    (*) Venezia ne rappresenta il caso emblematico

  • Cresce la voglia d’Italia, enoturismo e borghi smart

    Il successo del vino, testimoniato all’ultima edizione del Vinitaly dalla presenza di 4mila aziende espositrici su 18 padiglioni al completo, racconta un’Italia che attira un numero crescente di enoturisti da ogni dove, e potrà persino spingere degli stranieri, è questa la scommessa del governo, a trasferirsi in uno dei tanti borghi della penisola per lavorare “nel Paese più bello del mondo”, come detto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

    E’ allo studio un provvedimento, per sintesi indicato dal ministro Urso “Lavora nel mondo, vivi in Italia”, volto ad attrarre i navigatori digitali per ripopolare i piccoli centri, anche rurali. Considerato lo sviluppo dello smart working durante la pandemia, “questa rivoluzione digitale – ha detto Urso – rende straordinariamente competitivi i borghi italiani nell’economia globale”. A Vinitaly, il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida, ha detto di avere registrato “ottimismo, aziende interessate all’innovazione, e con tanta voglia di fare”.

    Proprio a Verona 30 anni fa nasceva il Movimento Turismo del Vino, la prima associazione sull’enoturismo e oggi Città del Vino, Donne del Vino, La Puglia in Più e il Movimento celebrano l’anniversario nel segno della crescita di questo comparto. Oggi la tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia,  precisa una indagine a cura Nomisma-Wine monitor condotta in 265 cantine aderenti al Movimento Turismo Vino e all’Associazione Donne del Vino e e 145 comuni di distretti enologici, è quella piccola e familiare (39%) che appare particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%) che hanno le percentuali più alte in Veneto e in Piemonte. Le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale e sono particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia.

    La presenza delle cantine è rilevante anche sui social, il 99% dichiara di avere almeno un social mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine ben organizzate per l’incoming. “Siamo molto soddisfatti – sottolinea Nicola D’Auria, presidente nazionale Movimento Turismo del Vino – della crescita dei servizi enoturistici avvenuta negli ultimi 10 anni. E speriamo che tutte le Cantine del Movimento, comprese quelle lontane da itinerari e flussi turistici consolidati – criticità emersa in modo chiaro dalla ricerca – possano contribuire a risvegliare e coinvolgere i diversi territori. Ma un dato emerge in modo chiaro e incontrovertibile: se prima il turismo del vino viaggiava spedito, ora corre velocissimo”. Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) “già oggi l’enoturismo in Italia ha un valore di circa 2,5 miliardi di euro e porta nelle nostre Regioni tra i 10 e i 15 milioni di visitatori. Sono numeri che possono crescere ancora notevolmente e dare lavoro a molti giovani, anche aiutando fenomeni come la destagionalizzazione e la riscoperta di borghi e territori a rischio abbandono”. E l’enoturismo, ricorda Confagricoltura, ben si coniuga a un mezzo di trasporto slow come la bicicletta, offrendo la possibilità di godere della bellezza di vigneti e borghi, e di assaporare eccellenze vitivinicole e gastronomiche.

  • Lo stile italiano conquista: chi viene torna tre volte

    II 20% di chi è stato in Italia negli ultimi cinque anni afferma di esserci tornato almeno tre volte. Tra gli austriaci e gli svizzeri questa quota sale oltre il 30% mentre gli svedesi sono agli ultimi posti tra i viaggiatori che confermano di avere interesse per le destinazioni italiane, anche in termini di frequenza di visite. E’ quanto emerge da un’indagine Enit, presentata alla Borsa Internazionale del Turismo a Milano.

    Da un’altra ricerca condotta insieme ad Isnart e Unioncamere si evince un quadro di generale ripresa del settore in Italia che ha prodotto un impatto economico stimato complessivamente in 77 miliardi di euro, grazie alle spese sostenute da oltre 770 milioni di turisti, tra pernotti in strutture ricettive e alloggi in abitazioni private (seconde case, residenze di amici e parenti, appartamenti e camere in affitto).

    L’indagine sul lifestyle italiano che conquista il mondo ha riguardato 5.004 viaggiatori di 11 paesi europei e gli Usa, perché è proprio questo l’aspetto rimasto maggiormente impresso nei loro ricordi (43,4% dei casi), seguito dalle bellezze naturalistiche e dal patrimonio culturale (rispettivamente 38,9% e 32,8%). Ciò che invece non ha particolarmente stupito gli intervistati sono i prodotti di lusso.

    Secondo Ivana Jelinic ceo Enit, il 37,7% degli intervistati ha già espresso l’intenzione di venire in Italia nel 2023. «Si registrerebbe, così, un aumento pari a circa l’8% rispetto al dato dell’ultimo quinquennio – ha aggiunto -. In base alle previsioni, la platea dei turisti dovrebbe essere composta per il 14,6% da spagnoli, per il 12,7% da statunitensi e per il 12,3% e 12,2% da svizzeri e austriaci”. Il 35% circa di chi ha viaggiato in Italia ha speso fra 500 e 1500 euro. Dallo studio Enit si nota una tendenza degli statunitensi a spendere molto più di ogni altro. Chi spende meno invece, proviene da Francia e Austria. La spesa media per viaggio si aggira attorno ai 1.800 euro. “Stiamo puntando ad azioni specifiche di marketing che tengano conto del fatto che la stagione in cui l’Italia ha raccolto il maggior numero di visitatori è quella estiva, selezionata dal 68,7% dei partecipanti alla ricerca”, ha dichiarato Maria Elena Rossi direttore marketing Enit.

    Dalla ricerca condotta da Enit con Isnart e Unioncamere, che stima l’impatto economico in 77 miliardi di euro, si evince rispetto al 2021 la crescita del +16,7% per le presenze e del +17,4% per la spesa. Nel 2022 il patrimonio naturalistico è la prima motivazione di vacanza, prende il posto del classico binomio Italia-arte, che “scende” in seconda posizione: il 18,1% degli italiani e il 22,4% degli stranieri si muovono per trascorrere una vacanza a contatto con la natura. “L’arte, la cultura e la storia d’Italia, comunque, rimangono un caposaldo della destinazione Italia, per i visitatori italiani ma soprattutto per gli stranieri, e nel 2022 è tornata forte la voglia di scoprire musei e monumenti, di partecipare a concerti ed eventi locali”, ha spiegato Roberto di Vincenzo presidente Isnart.

    Si torna sì a fare vacanza, ma cambia il modus operandi del viaggiatore: più attenzione al portafoglio, alla qualità dei servizi offerti e più valore ai rapporti interpersonali, dal turismo di ritorno all’alloggio nella struttura di fiducia. Il buon rapporto qualità/prezzo è decisivo per l’11,4% dei turisti (contro il 3,4% del 2019). Cresce il peso del turismo di ritorno: il 14,7% si muove su invito di parenti e/o amici (7% nel 2019). La qualità e i vantaggi premia le imprese capaci di fidelizzare la clientela: quasi 1 turista su 2 torna sul luogo di vacanza e 1 su 10 lo fa per alloggiare nella struttura di fiducia.

  • L’economia turistica

    La validità di un sistema economico, come anche di una singola parte di esso, andrebbe valutata non solo dalla crescita economica in termini di fatturato ed aumento delle opportunità professionali, ma anche valutando i costi impropri ed indiretti pagati dalla cittadinanza.

    Per troppi anni, con una infantile superficialità, si è indicato nel turismo il “petrolio italiano”, la vera fonte di reddito con costi diretti minimali, in questo molto simile all’estrazione del petrolio nei paesi arabi. Dimenticando che anche il turismo presenta un inquinamento urbano non secondario con costi in crescita esponenziale e non solo in termini economici ma anche sociali.

    Recentemente la provincia dell’Alto Adige, proprio in considerazione del sempre maggiore afflusso di turisti e della quadruplicazione degli appartamenti B&B (ormai oltre 4.000), ha deciso di fissare un numero di posti letto massimo per ogni singolo comune.

    Il problema nasce, ed è innegabile, dalla sempre maggiore difficoltà che le giovani famiglie o semplicemente le persone che si vogliono trasferire per lavoro nell’Alto Adige devono affrontare nel reperire la disponibilità di appartamenti in affitto o anche da acquistare, proprio a causa della legittima loro conversione alla vocazione turistica del B&B.

    La soluzione della Provincia Autonoma dell’Alto Adige risulta sicuramente invasiva, ed anche forse destabilizzante per il tessuto economico ed imprenditoriale altoatesino e rappresenta probabilmente un pericoloso intervento nell’economia di mercato di stampo liberale ed occidentale.

    Tuttavia, dichiarando di volere intervenire con il chiaro obiettivo di creare un turismo non solo di quantità ma soprattutto di qualità, attraverso il quale riuscire a coniugare le entrambe legittime aspettative dei residenti e degli imprenditori turistici, la decisione dell’Alto Adige dimostra per la prima volta come un Comune a vocazione turistica si possa preoccupare, anche se con una controversa iniziativa, del livello di vita complessivo, comprendendo quindi anche i residenti.

    Non va dimenticato, infatti, come le più rinomate località turistiche anche del Veneto, come Venezia e Cortina d’Ampezzo, conoscano ormai da anni un preoccupante spopolamento. Un fenomeno economico e sociale legato da una parte all’esplosione dei prezzi delle abitazioni e alla mancata disponibilità di appartamenti in affitto per la loro conversione in B&B e ad una economia locale troppo legata al turismo, e quindi stagionale.

    Probabilmente questo intervento della Provincia Autonoma rappresenta un vero e proprio esperimento di economia sociale, molto discutibile. Ha il merito, tuttavia, di annullare in un solo colpo tutte le ridicole discussioni relative ad un ticket di ingresso a Venezia oppure ai passi dolomitici, indicati come strumento per salvaguardare le località turistiche e le loro residenzialità.

    Il patrimonio culturale italiano, del quale le nostre località turistiche ne sono uno dei simboli più evidenti, potranno rimanere tali, e non trasformarsi in imbarazzanti luna park, se, e solo se, verrà garantita la loro residenzialità.

  • Boom di turisti a Roma, nel 2022 15 milioni di arrivi

    Turismo post pandemia in ripresa, anche se la crisi economico-finanziaria non pare ancora superata. Ma la Capitale fa boom di arrivi. Sono i dati emersi alla XIX edizione dell’Albergatore Day, storica manifestazione di Federalberghi Roma, tornata ad aprire idealmente l’anno turistico con un’intera giornata di incontri tra operatori e istituzioni, alla presenza anche del sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri e della ministra del turismo Daniela Santanchè, per fare il punto su stato e prospettive del settore.

    E il primo dato è tutto per Roma: dopo gli anni bui della pandemia, i turisti sono più che raddoppiati nel 2022, superando quota 15 milioni di arrivi. Secondo le rilevazioni ufficiali finali dell’Ente Bilaterale Turismo del Lazio (Ebtl), si legge nei dati, nel 2022 gli arrivi complessivi negli esercizi alberghieri e nelle Rta (Residence) della capitale sono stati 9.666.238 con un incremento di +245,22% sul 2021 (e un recupero del 74,15% sul 2019). Le presenze complessive sono state 21.552.631 con una crescita del +291,47% (e un recupero del 70,24% sul 2019). Aggiungendo però gli anche gli esercizi ricettivi complementari (B&B, case vacanze ecc.) con 5.552.497 arrivi (+105,28% sul 2021) e 13.184.758 presenze (+104,08% sul 2021), ecco che il bilancio complessivo della domanda turistica nell’anno 2022 chiude con 15.218.735 arrivi (+176,46%) e 34.737.389 presenze (+190,30%). Ovvero, rispetto al 2019 Roma Capitale ha complessivamente recuperato il 78,23% negli arrivi e il 74,64% nelle presenze.

    “Sapere che oggi tanti problemi e tante sfide si svolgono in un quadro di ripartenza del settore turistico è davvero incoraggiante – commenta il sindaco Roberto Gualtieri – Non siamo ancora arrivati complessivamente con il 2022 ai dati turistici pre Covid del 2019, ma sappiamo che l’ultimo anno è iniziato in condizioni difficili. Se si guarda invece il trend, soprattutto a partire da aprile, siamo a livelli prepandemia.

    Stiamo parlando di un comparto strategico dell’economia cittadina e di quella nazionale – sottolinea – che a Roma ha generato l’8,7% del Pil turistico nazionale e un reddito di 7,6 miliardi, più del doppio del valore di quello di Milano”.

    Ma chi sono i turisti a Roma nel 2022? Più stranieri che italiani, raccontano ancora i dati: i turisti “di casa” hanno segnato 3.844.876 arrivi con +110,15% sul 2021 (e un recupero dell’81,94% sul 2019). Le presenze sono state 7.243.401 con +115,66% sul 2021 (recupero del 79,97%). La domanda straniera ha ricominciato invece a crescere a ritmi più veloci, con 5.821.362 arrivi e +499,83% sul 2021 (recupero del 69,77%), mentre le presenze sono state 14.309.230 con +566,52% sul 2021 (recupero del 66,17%).

    “Il 2022 è stato segnato da una consistente ripresa dei flussi turistici a Roma, trainati dai grandi eventi accaduti in città, ma non è stato purtroppo sufficiente a portare l’equilibrio finanziario alle nostre aziende, ancora fortemente esposte con il sistema creditizio a causa della pandemia», commenta il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli, puntando il dito anche sul caro energia e la chiusura di alcuni mercati. “Rispetto al 2019 – spiega – i dati di fatturato si sono chiusi per il terzo anno di seguito in passivo in termini di redditività. Il 2023 sarà quindi per molti versi decisivo. Roma, tra gli altri, ospita un evento di eccezionale portata mediatica come la Ryder Cup di golf, la cui riuscita assurgerà fatalmente al ruolo di cartina tornasole per alcune eccezionali opportunità future che riguardano l’economia dell’intera Italia, come l’Expo 2030. Dobbiamo quindi lavorare tutti insieme, perché il successo turistico di Roma può significare il successo di tutto il Paese”.

  • Italia al quarto posto per i flussi di turismo

    L’Italia si posiziona al quarto posto nel mondo per i flussi da turismo internazionale con entrate pari a 21,3 miliardi di euro, in crescita del +22,7% sul 2020. A conferma dell’interesse per il Bel Paese nelle intenzioni di viaggio per i prossimi mesi, con il 9% delle preferenze l’Italia è seconda solo alla Francia (11%) e a pari merito con la Spagna. Il 62% dei rispondenti a un sondaggio della European Travel Commission sta pianificando spostamenti intraeuropei nella stagione invernale e il 70% sta organizzando un viaggio nei prossimi sei mesi (+4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Sono elaborazioni di Enit su dati Istat, Unwto (Organizzazione Mondiale del Turismo) Banca d’Italia, diffusi per la presentazione della Borsa Internazionale del Turismo, in calendario all’Allianz MiCo (FieraMilanocity) da domenica 12 a martedì 14 febbraio 2023.

    In particolare secondo Enit a novembre l’Italia presenta il più alto tasso di saturazione delle strutture prenotate tramite Ota (agenzie di viaggio on line) fra i principali Paesi europei (37%), mentre la saturazione del non alberghiero è stimata al 39%; e nello stesso mese l’Italia ha il più elevato incremento delle prenotazioni aeree internazionali verso il Paese, +65% sul 2021 a quota 392 mila. Riguardo alla situazione internazionale, nel suo più recente barometro, la Unwto segnala un’accelerazione della ripresa che ha ormai raggiunto il 65% dei livelli pre-pandemici. I confronti mensili evidenziano in dettaglio il trend in risalita: mentre a gennaio gli arrivi internazionali erano inferiori del 64% rispetto al 2019, a settembre il gap era sceso al 27%. Nel solo terzo trimestre si stima che gli arrivi internazionali siano stati 390 milioni, il 50% del totale da inizio anno. L’Europa continua a guidare il rimbalzo. Tra gennaio e settembre ha accolto 477 milioni di arrivi internazionali, pari al 68% del totale mondiale, toccando l’81% dei livelli pre-pandemici. Si tratta di un dato più che raddoppiato rispetto al 2021 (+126%), alimentato soprattutto da una forte domanda da altre aree del mondo e, in particolare, dagli Stati Uniti. Particolarmente robusta la performance del terzo trimestre, che ha fatto registrare arrivi pari al 90% dell’equivalente periodo nel 2019. Se la progressiva eliminazione o riduzione delle restrizioni in quasi tutti i Paesi ha certamente contribuito a favorire la crescita, la vera spinta sembra venire dai nuovi stili di viaggio.

    Non a caso il Sustainable Travel Report 2022 promosso da Booking, che ha intervistato 30 mila rispondenti in 32 Paesi, mostra scelte più consapevoli, sostenibili e rispettose durante tutta l’esperienza di viaggio, sin dalla prenotazione. Il 93% degli italiani, e l’81% su scala globale, considera importante viaggiare in modo sostenibile. Dal costante confronto con tutti gli operatori delle filiere l’analisi di BIT e Fiera Milano rileva tendenze diverse, ma con un comune denominatore: il nuovo viaggiatore vuole vivere soprattutto esperienze che “fanno sentire bene».

  • Cremona attrattiva: siglata intesa per lo sviluppo del territorio

    Il Comune, l’Amministrazione provinciale e la Camera di Commercio di Cremona hanno firmato oggi a Palazzo Trecchi, insieme alla SCIVAC, un protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di “contribuire all’attrattività del territorio”. L’intesa avrà effetti nel triennio 2022-2024.

    Il documento è stato firmato nella Sala Oro della prestigiosa sede SCIVAC, dal Sindaco Gianluca Galimberti, dal Commissario Straordinario della Camera di Commercio Gian Domenico Auricchio, dall’Amministrazione provinciale rappresentata dal vicepresidente Giovanni Gagliardi in rappresentanza del Presidente Paolo Mirko Signoroni, e da SCIVAC rappresentata dal suo Past President, Carlo Scotti, attuale Presidente e Amministratore Delegato di EV.  Presente anche l’Assessore al Turismo Barbara Manfredini.

    I sottoscrittori del Protocollo si impegnano a realizzare azioni condivise, basate sull’integrazione delle iniziative cremonesi di SCIVAC con la programmazione turistico-culturale del territorio. Sono previste azioni di co-marketing per sfruttare al meglio l’attrattività di Cremona. Le azioni concordate saranno gestite in co-finanziamento sulla base dei target di sviluppo individuati dai sottoscrittori e sottoposti a puntuale verifica dei risultati attesi.

    In particolare, gli enti pubblici si impegnano a garantire un sostegno economico pari a 90.000 euro per il 2022, suddiviso in parti uguali per ogni ente, con un impegno a individuare risorse anche per i prossimi anni (per il Comune di Cremona la convenzione prevede un impegno triennale).

    “Le attività veterinarie portano a Cremona circa 8.000 presenze con una permanenza media di 3 giorni all’anno– dichiara Carlo Scotti- generando un indotto economico stimato in 2,5 milioni di euro all’anno. Numeri destinati a crescere, potenziando le sinergie del tessuto locale, in collaborazione con gli enti firmatari che ringrazio per il riconoscimento del nostro impegno nella formazione post laurea e nel contesto cittadino”.

    Capo fila operativo del Protocollo sarà la SCIVAC, attraverso la propria società consortile EV.

    Grazie alla SCIVAC, Cremona si è affermata a livello nazionale e internazionale come il principale polo scientifico italiano per la formazione post laurea dei medici veterinari. Dal 1984, la Società richiama a Palazzo Trecchi congressisti da tutto il mondo con ricadute economico produttive per tutto l’indotto cremonese, dalle strutture ricettive alle attività commerciali, culturali e ricreative della Città e della sua provincia.

    Lo sviluppo delle attività di formazione, allargate anche ai Tecnici Veterinari e ad operatori professionali del settore, hanno accresciuto l’expertise formativo: in Palazzo Trecchi, EV ha dato vita al Trecchi Human Lab che da alcuni anni si è affermato nel campo dell’aggiornamento specialistico dei Medici Chirurghi.

    Ci sono le basi per una ulteriore crescita del tessuto economico cremonese, favorita dalla fine dello stato di emergenza pandemica che ha riacceso l’interesse per gli eventi in presenza e per il corollario turistico-culturale che il territorio cremonese offre con le sue eccellenze artistiche, enogastronomiche, storiche e museali. Un patrimonio unico da rilanciare attraverso formazione, ricerca e innovazione.

    Fonte: Comunicato Anmvi Oggi

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