Vaticano

  • In Vaticano sconti di pena e piani di recupero per i condannati

    Riduzioni di pena, possibilità di pattuire un piano di lavori di pubblica utilità e attività di volontariato, sospensione del dibattimento nel caso di “legittimo impedimento” da parte dell’imputato: la giustizia penale dello Stato vaticano si aggiorna e “rimodula” le sue norme per adeguarsi alle necessità odierne e all’obiettivo di una pena rivolta al recupero del condannato. È ciò che prevede il Motu proprio di papa Francesco, promulgato il 16 febbraio, “recante modifiche in materia di giustizia” nella legislazione del piccolo Stato d’Oltretevere.

    “Proseguendo nel processo di continuo aggiornamento dettato dalle mutate sensibilità dei tempi”, il Papa emana tre nuovi articoli di legge, modificando e integrando norme, rispettivamente, del codice penale, di quello di procedura penale e della legge n. CCCLI sull’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano.

    Il primo introduce uno sconto di pena da 45 a 120 giorni per ogni anno di pena restrittiva già scontata al condannato che “abbia tenuto una condotta tale da far presumere il suo ravvedimento ed abbia proficuamente partecipato al programma di trattamento e reinserimento”. Nel momento in cui la pena diventa esecutiva, il condannato elabora d’intesa col giudice “un programma di trattamento e reinserimento contenente l’indicazione degli impegni specifici che assume anche al fine di elidere o di attenuare le conseguenze del reato, considerando a tal fine il risarcimento del danno, le condotte riparatorie e le restituzioni”. Il condannato può proporre “lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, di attività di volontariato di rilievo sociale nonché condotte volte a promuovere, ove possibile, la mediazione con la persona offesa”. La precedente legislazione non prevedeva nulla di tutto questo.

    Il secondo articolo, in chiave garantista, abolisce il “processo in contumacia” che era ancora presente nel codice vaticano: nel caso l’imputato non si fosse presentato, il giudizio avveniva sulla base della documentazione raccolta senza l’ammissione dei testimoni della difesa. Ora invece se l’imputato rifiuta di assistere all’udienza senza che sia dimostrato un legittimo impedimento, si procede con il normale processo considerandolo rappresentato dal suo difensore. Se invece l’imputato non si presenta all’udienza e sia dimostrata l’impossibilità di comparire “per legittimo e grave impedimento, ovvero se per infermità di mente sia nell’impossibilità di provvedere alla propria difesa”, il tribunale o il giudice unico è tenuto a sospendere il dibattimento.

    Il terzo articolo introduce, tra l’altro, una modifica importante sul secondo e terzo grado di giudizio, stabilendo che “l’ufficio del promotore di giustizia esercita in autonomia e indipendenza, nei tre gradi di giudizio, le funzioni di pubblico ministero e le altre assegnategli dalla legge”.

    Fino ad oggi era previsto che in caso di ricorso in appello e poi in cassazione, la pubblica accusa fosse rappresentata da un magistrato diverso rispetto a quello che l’aveva condotta nel primo processo, con un incarico ad hoc per i processi di secondo e terzo grado. Ora invece si sancisce che anche in appello e in cassazione, come già avviene per il primo grado, le funzioni di pubblico ministero siano svolte da un magistrato dell’ufficio del promotore di giustizia, designato dal promotore stesso. Diverso rimarrà ovviamente il collegio chiamato a giudicare.

    “Una normativa – spiega il sito della Santa Sede, Vatican News – che tende a velocizzare i procedimenti, dato che d’ora in avanti sarà lo stesso ufficio che ha sostenuto la pubblica accusa in primo grado a sostenerla anche negli eventuali altri gradi di giudizio”.

  • Attacco vaticano contro la finanza speculativa

    Il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede ci ha impressionato per la chiarezza dell’esposizione e per la qualità delle proposte. E’ un’analisi precisa e corretta che nessun ufficio studi di qualche entità bancaria o finanziaria ha mai fatto. Avevamo l’intenzione di farne una sintesi da presentare ai nostri lettori, ma abbiamo ritenuto più conveniente pubblicare l’articolo di Lettieri e Raimondi, che ringraziamo, per l’eccellenza della loro presentazione.      

    Il recente documento della Congregazione per la Dottrina delle Fede è davvero rivoluzionario. Infatti, le “Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario” sono un attacco preciso e forte alla speculazione e ai mercati senza regole.

    Ovviamente Papa Francesco ne ha autorizzata la pubblicazione, in assoluta coerenza con il principio di una Chiesa povera al servizio dei più deboli. I tempi sono cambiati davvero se l’ex Santo Uffizio è alla testa della battaglia per la giustizia sociale ed economica.

    Il documento propone la realizzazione di un “ordine etico, come indispensabile fondamento per edificare una degna comunità degli uomini regolata da leggi improntate a reale giustizia”. La lucida analisi e le proposte relative alla finanza globalizzata superano per precisione e profondità anche i tanti studi approntati dai più prestigiosi istituti economici. Si dice, purtroppo, che dalla recente crisi finanziaria non si è sviluppata una nuova economia più attenta ai principi etici né una nuova regolamentazione delle attività finanziarie, che avrebbe potuto neutralizzare “gli aspetti predatori e speculativi” a vantaggio dell’economia reale. Non si è guardato al bene comune né si è cercato di creare e diffondere la ricchezza, eliminando le intollerabili disuguaglianze esistenti nel mondo.

    L’ex Santo Uffizio denuncia il rischio di emarginazione per la maggior parte degli uomini del pianeta, sempre più “esclusi e scartati”. Perciò afferma che, “si sente la necessità di intraprendere una riflessione etica circa taluni aspetti dell’intermediazione finanziaria, il cui funzionamento, quando è stato slegato da adeguati fondamenti antropologici e morali, non solo ha prodotto palesi abusi e ingiustizie, ma si è anche rivelato capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale”.  Di conseguenza, anche la politica è resa impotente dalla sovra nazionalità dei grandi network economico-finanziari, diventando spesso ancillare di interessi estranei al bene comune.

    Da qualche tempo è in atto “una cattiva finanziarizzazione dell’economia, facendo sì che la ricchezza virtuale, concentrandosi soprattutto in transazioni caratterizzate dal mero intento speculativo e in negoziazioni ad alta frequenza (high frequency trading), attiri a sé eccessive quantità di capitali, sottraendoli in tal modo ai circuiti virtuosi dell’economia reale”. Si è entrati in un’economia dove il lavoro da bene diventa strumento e il denaro da mezzo diventa fine. Il risultato è la spregiudicata e amorale “cultura dello scarto” che ha emarginato grandi masse di popolazione. Non solo nel terzo mondo.

    Il documento non si limita a fare delle mere esortazioni morali ma affronta importanti questioni come la funzione sociale del credito contrapposta ai comportamenti usurari. Analizza la pericolosità di certi strumenti economico-finanziari che possono creare rischi sistemici, “intossicando” l’organismo economico.  In particolare certi derivati, quali le cartolarizzazioni che, dopo varie transazioni, perdendo i valori reali sottostanti aumentano i rischi e favoriscono l’insorgere di bolle speculative. Sono una sorta di “ordigni a orologeria”, soprattutto se sono negoziati sui mercati non regolamentati, i così detti over the counter, più esposti all’azzardo e alle frodi.

    Nello scritto vaticano si punta il dito sulla pericolosità dei credit default swaps, quei derivati che permettono di scommettere sul rischio di fallimento di una terza parte. “Il mercato dei cds, alla vigilia della crisi finanziaria del 2007, era così imponente da rappresentare all’incirca l’equivalente dell’intero Pil mondiale”, si ricorda. Le proposte suggerite dalla Congregazione sono precise e pertinenti. Si chiede la certificazione da parte dell’autorità pubblica di tutti i prodotti che provengono dall’innovazione finanziaria; la regolamentazione del sistema finanziario; il coordinamento sovra nazionale fra le diverse architetture dei sistemi finanziari locali per arginare una massiva deregulation e la capacità di aggirare le regole dei singoli Paesi; la separazione bancaria tra l’attività di gestione del credito ordinario e del risparmio e quella destinata all’investimento e al mero business; l’istituzione di Comitati Etici, in seno alle banche, da affiancare ai Consigli di Amministrazione; l’introduzione di una clausola generale che dichiari illegittimi, con conseguente responsabilizzazione patrimoniale di tutti i soggetti a cui questi sono imputabili, quegli atti il cui fine sia l’aggiramento delle norme vigenti; specifiche misure contro il “sistema bancario ombra” e la finanza offshore, che offrono grandi possibilità di evasione e di elusione fiscale.

    Si ricorda inoltre che basterebbe una minima tassa sulle transazioni compiute offshore per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo. Invece questo sistema ha finito per aggravare il debito pubblico delle economie meno sviluppate.

    Noi plaudiamo all’iniziativa del Vaticano, sperando che in sede internazionale se ne tenga conto. Ricordiamo che, con vari articoli, da tempo denunciamo le degenerazioni della finanza speculativa, sollecitando gli opportuni interventi di riforma.

    *già sottosegretario all’Economia  **economista

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