Venezia

  • Il nucleare a Venezia?

    Una delle più grandi città turistiche del mondo, Venezia, vive uno spopolamento senza precedenti, ormai gli abitanti sono sotto la soglia del 50.000, proprio perché l’economia turistica non sostiene la popolazione indigena ma anzi la spinge ad abbandonare la città a favore di locazioni turistiche.

    Nello specifico a Venezia si aggiunge una situazione economica e sociale della vicina Mestre, oggetto di una involuzione senza precedenti legata all’azzeramento economico ed  industriale.

    Il declino di Mestre nasce perché una città che era  nata attraverso la crescita esponenziale della occupazione grazie allo sviluppo di Porto Marghera e della sua zona industriale, una volta venuti meno questi  fattori di crescita si è ritrovata abbandonata al proprio destino caratterizzato da una balorda economia turistica che assicura delle semplici rendite di posizione ma rende la città sempre più povera e vittima della delinquenza di strada. Una deriva sociale ed economica di conio turistico talmente semplice da prevedere e invece sostenuta in passato proprio da chi oggi, fingendosi innovatore, parla di nucleare che, tuttavia, maggioranza ed  opposizione non intendono affrontare per una palese mancanza di cultura industriale ed economica.

    L’ultima boutade di Brunetta relativa alla creazione di una centrale nucleare dimostra, ancora una volta, quanto ancora oggi possa mancare una visione complessiva delle problematiche cittadine economiche industriali e del porto.

    L’energia nucleare, o meglio una centrale nucleare, potrebbe o dovrebbe essere intesa come il veicolo o la motivazione principale per attirare imprese, molto più propositiva della pluriennale attesa  di una  definizione dell’area in ZeS (zona economica speciale) o ZlS (zona logistica semplificata), le quali, potendo sfruttare l’energia prodotta dalla centrale stessa, avrebbero tutta la convenienza nell’allocare le proprie produzioni avendo per di più il porto disponibile. Si creerebbe un sistema complesso industriale ed intermodale integrato unico nel suo genere. In questo contesto, allora, ecco che l’idea di una centrale nucleare potrebbe risultare decisamente positiva in quanto espressione di un fattore di nuovo sviluppo e di conseguenza di nuova occupazione, attraverso la quale si potrebbe in qualche modo fermare il declino di una città come Mestre che merita ben altri scenari futuri di quelli che sta vivendo in questo periodo, e magari liberandolo anche in parte Venezia dalla morsa turistica con nuove residenzialità legate alle professionalità del nuovo polo industriale.

    Viceversa, utilizzata solo come strumento ideologico di sfruttamento del territorio,  si comprende ancora una volta di più quali siano le reali motivazioni del declino economico tanto della zona industriale di Marghera quanto del suo porto.

    La visione complessiva è frutto di una cultura economica ed industriale che in questo periodo potrebbero sposare una politica energetica ed intermodale, ma evidentemente sconosciute ancora oggi dalle intere “elite” culturali ed istituzionali locali. Un dato confermato dal solito fuoco di sbarramento già avviato dalle opposizioni del PD e dei verdi ai  quali risulta ancora oggi di difficile comprensione il legame tra lavoro, economia e sviluppo sociale di una città.

  • Il ticket d’ingresso a Venezia partirà nel 2024

    Dal prossimo anno chi vorrà visitare Venezia dovrà pagare un biglietto d’ingresso. E’ quanto ha stabilito la giunta comunale tenendo a battesimo il regolamento che governerà il contributo di accesso una volta approvato dal Consiglio comunale. L’obiettivo, neppure troppo nascosto, è quello di disincentivare il turismo giornaliero in alcuni periodi per evitare che la città venga soffocata e diventi invivibile per ospiti e residenti. La sperimentazione per il 2024 sarà di circa 30 giornate, che verranno stabilite nelle prossime settimane. In linea generale, si concentrerà sui ponti primaverili e sui week end estivi. Il meccanismo, almeno sulla carta, è abbastanza semplice e prevede deroghe per chi risiede nel comune o vi lavora.

    Il ticket, inizialmente di 5 euro, dovrà essere corrisposto da ogni persona fisica, di età superiore ai 14 anni, che acceda alla città per una visita giornaliera. Saranno esclusi coloro che soggiornano in strutture ricettive situate all’interno del territorio comunale, i residenti nel Veneto, i bambini fino ai 14 anni di età, chi ha necessità di cure, chi partecipa a competizioni sportive, forze dell’ordine in servizio, il coniuge, il convivente, i parenti o affini fino al terzo grado di residenti nelle aree in cui vale il contributo di accesso. Anche i veneti, peraltro, non avranno vita facile: nella delibera saranno chiarite anche le modalità di prenotazione obbligatoria per alcune categorie che rientrano nell’esenzione, in modalità smart e telematica. In questo caso non pagheranno alcun contributo, ma avranno l’obbligo di prenotarsi sul portale apposito.

    «Ci poniamo come apripista a livello mondiale – dice l’assessore al turismo Simone Venturini – consapevoli dell’urgenza di trovare un nuovo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia ci vive, ci studia o ci lavora e di chi visita la città».  Per la Serenissima, dunque, è una questione di sopravvivenza. «La prenotabilità non è uno strumento per fare cassa (anzi, permetterà di coprire solo i costi del sistema) ma garantirà ai residenti  – conferma Venturini – una qualità della vita migliore e ai turisti pernottanti una visita in grado di regalare emozioni più vivide. Dopo un lungo e difficile iter è arrivato il momento di agire concretamente, come siamo abituati a fare».

    Soddisfatti sono gli albergatori. La tassa va bene, sostengono,  basta che non finisca per ricadere su chi a Venezia ci soggiorna e spende. Il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, lo dice senza giri di parole: «A patto che non venga fatta pagare ai turisti residenti, quelli che alloggiano nelle strutture ricettive per intenderci, perché già pagano la tassa di soggiorno. Anzi, pensandoci bene, considerati gli introiti garantiti dal contributo d’accesso – rilancia – si potrebbe abolire la tassa soggiorno».

  • Venezia, il Mose e la proprietà transitiva

    I terribili effetti della devastante acqua alta nella notte tra il 12 e il 13 novembre hanno ancora una volta ferito una città unica al mondo come Venezia. A loro volta questi danni, a dir poco devastanti, se associati alle dichiarazioni successive delle varie autorità politiche dimostrano ormai il declino culturale del nostro Paese. Si percepisce un coro unanime, per altro assolutamente giustificato, di fortissima critica unita ad una altrettanto insofferenza nei confronti della classe politica tanto  nazionale e regionale, quanto più locale, le quali all’unisono hanno provocato, per ottenere dei vantaggi personali, come la magistratura ha evidentemente dimostrato, o per pura incompetenza o superficialità, questo disastro.

    Viceversa risulta chiaro come alla responsabilità della classe politica si debba affiancare anche quella del variegato mondo dei “tecnici”. In altre parole, devono venire coinvolte nell’attribuzione delle responsabilità quelle persone che in virtù di una competenza acquisita attraverso un percorso di studi legittimo vengono scelte da una classe politica mediocre (alla quale va attribuita anche questa responsabilità) per realizzare opere progettualmente e operativamente distoniche rispetto alle esigenze del territorio nel quale vengono inserite.

    I terribili avvenimenti che hanno sottoposto un’altra volta Venezia ad una disastrosa inondazione partendo dalla realizzazione del Mose dimostrano ancora una volta come non esista “alcuna  proprietà transitiva” in base alla quale la conoscenza acquisita con gli studi si trasformi automaticamente in competenza sia progettuale che realizzativa. Incompetenze e responsabilità relative ai danni conseguenti attribuibili ai diversi “tecnici” che poi la realtà drammaticamente evidenzia e la cui “competenza” acquisisce una forza che è moltiplicata proprio per l’inconsistenza culturale della classe politica.

    Questi due fattori devastanti generano dei mostri culturali e strutturali dei quali il Mose potrebbe a buon titolo rappresentarne il monumento a futura memoria.

     

  • La Bei finanzia con 150 milioni lo sviluppo dell’aeroporto di Venezia

    La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha concesso un finanziamento di 150 milioni di euro per lo sviluppo dell’Aeroporto di Venezia, terzo scalo internazionale in Italia per traffico passeggeri, gestito da Save. Il finanziamento ha la garanzia del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), il pilastro del Piano europeo per gli investimenti, il cosiddetto Piano Juncker.

    L’aeroporto di Venezia Marco Polo, che raggiungerà quest’anno gli 11 milioni di passeggeri, è caratterizzato da una forte connotazione internazionale: l’87% del traffico è stato da/per paesi esteri (a fronte di una media italiana del 64%). Grazie al piano di investimenti in corso l’aeroporto potrà sostenere un volume di traffico fino a 16 milioni di passeggeri al 2025. Si stima che i progetti finanziati genereranno circa 2.700 posti di lavoro durante la fase di costruzione e, una volta terminati, circa 500 nuovi posti di lavoro collegati all’operatività dello scalo. Il progetto contribuirà all’Iniziativa europea sulla sicurezza (Esi-European safety initiative) rispettando i nuovi standard comunitari fissati della Commissione UE sulla sicurezza dell’aviazione.

    Il finanziamento BEI coprirà quasi un terzo del volume totale degli investimenti, che riguarderanno l’espansione del terminal passeggeri, il rifacimento delle piste di volo, il prolungamento della pista secondaria e l’ampliamento delle aree di manovra degli aeromobili.

    “Per un’area come il Veneto, caratterizzata da una forte vocazione turistica e da un ricco e dinamico tessuto imprenditoriale, un’operazione di queste dimensioni sul principale aeroporto è garanzia del fatto che si investe sul futuro, perché la mobilità di persone e merci è condizione essenziale per lo sviluppo economico e sociale”, ha commentato Dario Scannapieco, vicepresidente della BEI. “Il finanziamento da parte di una Istituzione finanziaria così rilevante finalizzato a progetti infrastrutturali dell’aeroporto di Venezia, rappresenta un riconoscimento importante del ruolo del Marco Polo quale infrastruttura di riferimento per la mobilità e lo sviluppo economico-sociale del territorio”, ha dichiarato Enrico Marchi, Presidente di Save.  Violeta Bulc, Commissaria europea ai Trasporti, ha dichiarato: “Con questo nuovo progetto, il piano Juncker si conferma ulteriormente come importante sostenitore delle infrastrutture di trasporto strategico in Europa. L’espansione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia stimolerà lo sviluppo regionale e creerà posti di lavoro per la comunità locale. Sono molto soddisfatta che l’UE sostenga questo progetto».

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