affari

  • Cina all’opera per evitare la deglobalizzazione e porsi come polo d’attrazione degli investimenti

    La Cina opera per attrarre sempre più investimenti, nonostante la crisi ucraina e quella, paventata, per Taiwan inducano a riflettere se non si sia all’alba di una fase di deglobalizzazione o, secondo altri, di una globalizzazione polarizzata, democrazie da un lato e non-democrazie dall’altro. Su Il Transatlantico di Andrew Spannaus, Paolo Balmas riferisce quanto segue:

    «Tencent, la casa madre di WeChat, ha concluso un accordo con i fornitori di carte di credito straniere, Visa, MasterCard e JCB, al fine di permettere a turisti e businessmen in visita in Cina di utilizzare il sistema di pagamento Weixin Pay, interno all’app di WeChat. Ciò incentiva l’uso dell’app che rende alcuni servizi più efficaci. Ad esempio, si può fare una fila senza dover rimanere in piedi o in prossimità del luogo di servizio. Soprattutto senza l’erogazione di un numeretto su un talloncino di carta, pratica che in molti luoghi della Cina è ormai semplicemente primitiva. Si possono prenotare ristoranti sul momento (i QR code si trovano all’ingresso degli stessi ristoranti) e sapere quanto tempo si ha prima che il tavolo sia pronto per voi, con un messaggio automatico che vi avverte quando il cameriere o cameriera vi attendono. Alipay di Ant Group aveva già aperto i suoi servizi alle carte di credito straniere nel 2022, in un momento in cui la Cina stava cominciando a riaprirsi dopo quasi tre anni di chiusura dovuta al Covid-19. La notizia non aveva avuto un grande effetto perché non si attendeva un grande ritorno di turisti in Cina, ma ora con gli Asian Games a settembre sono attesi molti arrivi e il numero di attività commerciali che non accettano più contanti e carte sono in aumento. Tuttavia, prima era possibile aprire un account e usufruire in parte di questi servizi, ma ora è possibile accedere a nuovi mondi, come ai sistemi per lo shopping online. Non è detto però che i rivenditori spediscano i prodotti fuori dalla Cina se si prova a utilizzarli dall’esterno. Se questo è il futuro, arriverà presto il giorno in cui Amazon scoprirà di avere competitor interessanti.
    Il governo cinese ha emanato nuove regole per l’industria dei fondi di investimento, private equity (PE) e venture capital (VC), che entreranno in vigore dal primo settembre 2023. Secondo le testate che hanno riportato la notizia (fra cui Bloomberg e Caixin), le preoccupazioni maggiori delle agenzie che si occupano del settore finanziario cinese, riguardavano i servizi di custodia. Come per le azioni e le obbligazioni, chi lancia un fondo di investimento lo deve mettere sotto la custodia di entità che garantiscono la sicurezza per gli investitori (solitamente a farlo sono le grandi banche di investimento – nel mondo nordatlantico le grandi banche statunitensi come, ad esempio, State Street hanno più o meno il monopolio, in Cina ci sono le grandi banche di stato come la CCB). La preoccupazione principale riguardava la definizione delle responsabilità di tali custodi. Inoltre, un altro punto riguardava il ruolo dei manager dei fondi. Gli osservatori spiegano che se il testo di legge lascia alcuni punti con una sorta di vaghezza, è perché specifiche agenzie aggiungeranno nel corso dei prossimi mesi varie regole aggiuntive sul piano legale, che andranno nei dettagli. L’industria cinese dei fondi PE e VC ha raggiunto un valore equivalente di circa tremila miliardi di dollari e attrae sempre di più gli investitori occidentali che negli ultimi anni hanno aperto sedi in Cina, come JPMorgan e altri grandi nomi di Wall Street.
    L’Ufficio delle Finanze della provincia di Qinghai ha rilevato circa il 20% (che apparteneva a un’altra agenzia statale) della Banca di Qinghai, dopo che le agenzie di rating cinesi l’avevano declassata. Nel 2022, la Banca di Qinghai aveva registrato un declino nei profitti di oltre il 60%, dovuto alle sofferenze in aumento nell’ambito dei prestiti alle famiglie e dei mercati delle proprietà e dell’energia. Il malessere della banca riflette il diffuso problema del real estate che si estende su buona parte della Cina. Il declino del mercato immobiliare ha fatto registrare una crescita inferiore alla media nazionale in ben 15 giurisdizioni (su un totale di 28). La Cina nel primo trimestre del 2023 è cresciuta del 6,3% e del 5,5% nei primi sei mesi. Mentre tre giurisdizioni erano in linea con la crescita nazionale, nei primi sei mesi del 2023, dieci l’hanno ampiamente superata, con il record di Shanghai in crescita del 9,7%. Su base trimestrale, il record è stato della provincia di Hainan, con il 10,3%, grazie anche a un forte aumento delle attività turistiche sull’isola. I dati segnalano anche un calo di export e produzione, dovuto a un calo generale della domanda internazionale. Emerge un quadro insolito, con province, da un lato, che hanno registrato una crescita del solo 2%, con chiari segni di crisi del settore delle costruzioni e difficoltà per le banche a elargire il credito di cui l’economia e le statistiche hanno bisogno. Dall’altro, ci sono province e distretti con crescite oltre le aspettative, capaci di attrarre investimenti anche esteri, malgrado il continuo attacco mediatico contro la Cina».

  • Ragion di Stato e interesse collettivo

    In questi giorni abbiamo gioito per la liberazione di Zaki ed apprezzato il delicato lavoro del governo italiano che ha aiutato ad arrivare a questa soluzione.

    Sono purtroppo poi seguite una serie di elucubrazioni e di fantasiose ipotesi alle quali rispondiamo molto in sintesi: l’Egitto ha bisogno dell’Italia, l’Italia ha bisogno dell’Egitto, inoltre il presidente al Sisi, piaccia o non piaccia, con tutti i difetti che ci sono in un sistema ancora lontano dall’essere una democrazia compiuta, è un importante, decisivo baluardo contro le corti islamiche ed i Fratelli musulmani che tanto dolore e sangue stanno ancora spargendo in Africa e non solo.

    Se una nota stonata c’è stata, a nostro parere, è l’aver offerto il volo di Stato per il rientro di Zaki, volo che infatti Zaki ha rifiutato. E’ stato un inutile di più, che ha portato a critiche e perplessità verso chi, con questa iniziativa, non aveva capito anche i risvolti diplomatici e di opportunità politica che sarebbero seguiti per tutti i protagonisti  di questa brutta vicenda, Zaki per primo.

    Purtroppo il mondo è pieno di ingiustizie e di governanti che non rispettano oppositori, giornalisti, donne libere e diritti inalienabili, portato a casa Zaki riprendiamo ad occuparci dei tanti che, non solo nelle carceri, sono privati della libertà e del diritto di parola e di critica sapendo che comunque la ragion di Stato prevale quando è in gioco l’interesse collettivo, basti pensare alla Turchia, al grano ucraino e a chi potrebbe provare a mediare per la fine del conflitto.

  • Vladimir Putin sta adescando l’Africa

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso su ‘ItaliaOggi’ l’8 aprile 2023

    Si intensificano le relazioni della Russia con l’Africa, perciò riteniamo che nei rapporti con i Paesi africani l’Italia e l’Ue dovrebbero mantenere un approccio sobrio e realistico, senza cedere alla tentazione di credere troppo alle narrazioni dell’Occidente sugli andamenti geopolitici planetari. Le loro priorità sono l’anticolonialismo, l’indipendenza e lo sviluppo del continente in un mondo multipolare.

    Basti riflettere sui risultati del meeting «Russia Africa Parliamentary Conference» sul tema di un mondo multipolare, tenutosi a Mosca il 19-20 marzo, cui hanno partecipato parlamentari di 40 Stati africani. Si tratta di uno degli incontri preparatori per il secondo «Summit Russia-Africa» dei capi di Stato e di governo già fissato il 28-29 giugno a San Pietroburgo. Le delegazioni africane a Mosca erano più delle 36 che nel 2019 avevano partecipato al primo Summit di Sochi.

    Prevedibile l’affondo politico del presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, che ha denunciato «Washington e Bruxelles di voler controllare le risorse naturali della Russia e dell’Africa, con tutti gli strumenti possibili, anche con la forza».

    Sebbene in quei giorni fosse impegnato negli incontri con il presidente cinese Xi Jinping in visita a Mosca, Vladimir Putin ha parlato alla conferenza. Il presidente russo ha affermato che i rapporti con i paesi africani sono una priorità di Mosca. Ha ricordato l’appoggio dell’Urss nella lotta per l’indipendenza contro il colonialismo e per la cooperazione economica nel continente. Sebbene oggi i paesi africani rappresentino soltanto il 3% del pil mondiale, Putin ha detto che con un miliardo e mezzo di abitanti e un terzo di tutte le riserve minerarie del globo essi naturalmente saranno leader del nuovo ordine multipolare globale.

    Ha evidenziato che lo scorso anno il commercio è cresciuto fino a 18 miliardi di dollari e che Mosca ha cancellato vecchi debiti dei paesi africani per oltre 20 miliardi. Ha anche offerto la possibilità di una collaborazione tra l’Unione economica eurasiatica e l’Area continentale africana di libero scambio creata nel 2021.

    Il presidente russo si è impegnato a mantenere le forniture di cibo, di fertilizzanti e di energia verso l’Africa e a prolungare di 60 giorni l’accordo sul grano fatto a Istanbul per far transitare i prodotti agricoli ucraini attraverso il Mar Nero. Dopo tale periodo la Russia sarebbe pronta a mandare, a titolo gratuito, la stessa quantità di grano inviato in Africa nei mesi passati. Ha poi lanciato una provocazione: «Del totale di grano esportato dall’Ucraina, circa il 45% è andato ai paesi europei e solo il 3% all’Africa».

    Propaganda russa? Speriamo si possa dimostrare, poiché le convinzioni africane non sono quelle dell’Occidente.

    Dopo aver detto che circa 27.000 studenti africani frequentano le università russe, ha aggiunto che il personale militare di oltre 20 paesi africani si perfeziona nelle università del ministero della Difesa russo, i rapporti si sono fatti molto intensi, un po’ in tutti i campi, anche in quello delle nuove tecnologie. Il 13-14 aprile prossimi si terrà a Mosca il forum Russia – Africa sulle tecnologie digitali e governi e imprese private discuteranno su come realizzare la digitalizzazione nei settori della pubblica amministrazione, dell’economia, dell’educazione e della sanità.

    Un ruolo importante di battistrada della cooperazione continentale africana lo svolge il Sudafrica, membro del gruppo Brics. In un incontro tra rappresentati governativi russi e sudafricani si è convenuto di promuovere la creazione di una Brics geological platform che mapperà i territori per individuare nuovi depositi di minerali.

    *già sottosegretario all’Economia **economista

  • Webuild compra asset di Clough, punta sull’Australia

    Dopo lunghi mesi di trattative, Webuild ha acquistato gli asset aziendali di Clough, tra le principali aziende ingegneristiche dell’Australia, fondata a Perth nel 1919.

    Il perimetro dell’acquisizione, avvenuta per 23,4 milioni visto l’importante riassetto finanziario del quale necessita il gruppo australiano, include l’organizzazione centrale di Clough, compresi uffici, brand, credenziali, qualifiche, senior management, personale di sede e oltre 4 miliardi di progetti nel ‘backlog’ a fine 2022, con la relativa forza lavoro. L’integrazione di Clough in Webuild, che garantisce la continuità dei progetti e la salvaguarda di 1.100 dipendenti, creerà un gruppo tra i maggiori player in Australia. I progetti inclusi nel perimetro di acquisizione sono tra le più importanti infrastrutture in corso di realizzazione in Australia e Papua Nuova Guinea. Webuild va così verso i 10 miliardi di fatturato, entra nella Difesa e con Clough, che diventa piattaforma del gruppo italiano in Australia, i dipendenti nel Paese oceanico salgono a circa 3mila.

    “Questa è un’operazione storica per Webuild, che consolida la strategia di crescita in mercati a basso rischio, in linea con la politica di derisking adottata negli ultimi anni”, commenta l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini. «Con l’integrazione di Clough diventiamo uno dei maggiori player del settore, anche in segmenti limitrofi come energia, impianti e infrastrutture per la difesa, in un mercato in forte crescita e in continua espansione”, conclude Salini.

  • Why Russia and Mali are firm friends

    Sergey Lavrov’s is the first visit by a Russian foreign minister to Mali as he tries to expand his country’s footprint on the continent.

    Relations first blossomed between the two in December 2021 with Russian forces being welcomed into the West African country in December 2021 to help with the fight against extremist groups.

    The authorities in Mali describe them as security advisers, but Western officials insist they are mercenaries from the private security company, Wagner, which the US recently designated as an international criminal organisation.

    Mali’s co-operation with these forces had led to a souring of relations with its traditional Western partners.

    French forces, which had been in the country fighting Islamist militants for close to a decade, withdrew last year as did their partners, including US special forces.

    In recent weeks, the authorities in Bamako expelled French ambassador Joel Meyer.

    The US government told the BBC it could not exist in the same space as a group it accuses of committing crimes.

    “That is not an organisation that would bring any value to the fight against terrorism,” the US ambassador to the UN Linda Thomas-Greenfield told the BBC last month about Wagner.

    She made the comment during a visit to the continent, which coincided with Mr Lavrov’s first tour of Africa this year.

    Last week, UN experts published a report calling for the Malian army and their Russian partners to be investigated for war crimes, drawing the ire of the military junta in Bamako and culminating in their expulsion of the UN Human Rights Representative, Guillaume Andali, from the country over the weekend.

    The UN High Commissioner for Human Rights, Volker Turk, has deplored the decision and asked Malian authorities to rescind it.

    Analysts say the fallout with forces engaged in the fight against militants in the Sahel, including the UN peacekeeping mission in Mali (Minusma), complicates efforts to deal effectively with the problem.

    Politically, the country has also found itself isolated in the region following successive military coups in 2020 and 2021.

    But the military junta has found a friend in Russia. The realignment of alliances has been rather swift and in both countries’ current interest. Mali hopes this engagement enables it to boost and “diversify security and defence ties”.

    Russia, on the other hand, has a foothold in Africa and it hopes to court more support amid its international isolation following its invasion of Ukraine.

  • Bugie e inganni per annientare un porto strategico millenario

    Ogni mattina si apre e si espone la propria merce per ingannare la gente;

    e a sera si chiude, dopo aver ingannato per tutto il giorno.

    Jean de La Bruyère

    Gianni Rodari è uno scrittore di favole e filastrocche, molto noto non solo in Italia ma anche nel mondo. I suoi libri sono stati e rimangono tuttora tra i più letti e non solo dai bambini. Da quelle favole e filastrocche possono e devono imparare tutti, piccoli ed adulti. Il suo valoroso lavoro, la sua fantasia, la sua immaginazione e bravura per la scelta dei personaggi delle favole e delle filastrocche, la sua intelligenza, sono state premiate nel 1970 con il prestigioso premio Hans Christian Andersen. Una delle sue filastrocche che punzecchia la bugia ed i bugiardi è la ben nota Il Paese dei bugiardi (da Filastrocche in Cielo e in Terra; 1972; n.d.a.). Gianni Rodari descriveva un paese dove gli abitanti erano tutti bugiardi, frutto della sua immaginazione. Era veramente uno strano paese. Si, molto strano, come lo descrive maestosamente l’autore. “C’era una volta, là/dalle parti di Chissà,/il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/diceva la verità,/non chiamavano col suo nome/nemmeno la cicoria:/la bugia era obbligatoria”. Così viene presentato quel paese, dove “la bugia era obbligatoria”. Sì perché nel Paese dei bugiardi anche “Quando spuntava il sole/c’era subito una pronto/a dire: ‘Che bel tramonto!’”. E quando “Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/di un faro/si lagnava la gente:/ Ohibò, che notte bruna/non ci si vede niente’”. Era un paese dove “Se ridevi ti compativano:/“Poveraccio, peccato/che gli sarà mai capitato/di male?”. E dove se piangevi dicevano: “Che tipo originale/sempre allegro, sempre in festa./Deve avere i milioni nella testa”. Era uno strano paese quello dei bugiardi dove “Chiamavano acqua il vino,/seggiola il tavolino/e tutte le parole/le rovesciavano per benino”. Ed in quel paese “Fare diverso non era permesso/ma c’erano tanto abituati/che si capivano lo stesso”.

    Ma poi, per fortuna, come ci racconta Gianni Rodari, “Un giorno in quel paese/capitò un povero ometto/che il codice dei bugiardi/non l’aveva mai letto,/e senza tanti riguardi/se ne andava intorno/chiamando giorno il giorno/e pera la pera,/e non diceva una parola/che non fosse vera”. Ma come si potrebbe permettere un ometto simile dire certe cose nel paese dei bugiardi?! Non dovrebbe essere stato sano di mente. Ragion per cui gli abitanti di quel paese “Dall’oggi al domani/lo fecero pigliare/dall’acchiappacani/e chiudere al manicomio”. Perché “È matto da legare: dice sempre la verità”. E non a caso l’autore aveva scelto l’acchiappacani a fermare l’ometto. Proprio quella persona che nel paese era incaricata a catturare i cani randagi. Quel povero ometto, chiuso in manicomio diventò subito oggetto di studio, un caso interessante, per i medici. Rodari ci racconta: “…verranno da distante/cinquecento e un professore/per studiargli il cervello”. Ma il caso dell’ometto suscitò la curiosità popolare nel paese dei bugiardi. Tant’è vero che “l’Uomo-che-diceva-la-verità” fu messo in esposizione a pagamento nel “giardino zoo-illogico”. Anche in questo caso la fantasia di Rodari ha evidenziato che l’ometto non era neanche un animale da essere chiuso ed esposto in un “giardino zoologico”. No, lui, caso strano e curioso era stato messo “in una una gabbia di cemento armato” dentro ad un “giardino zoo-illogico”. Cioè in un posto dove chiudono non gli animali, ma, peggio ancora, le persone illogiche! Guarda caso però, “…una cosa più sbalorditiva, la malattia si rivelò infettiva”. Ebbene in seguito nel paese dei bugiardi cominciò a diffondersi “il bacillo della verità”. Risultò perciò invano ogni tentativo dei “Dottori, poliziotti, autorità” che “tentarono il possible per frenare l’epidemia”. Macché! In più l’autore ci garantisce che “Dal più vecchio al più piccolino la gente ormai diceva pane al pane, vino al vino, bianco al bianco, nero al nero”. Non solo, ma loro finalmente liberarono l’ometto e lo elessero presidente. E, alla fine, Gianni Rodari ribadisce convinto che “…chi non mi crede non ha capito niente”.

    Ovviamente il Paese dei bugiardi era semplicemente un’invenzione creativa, una scelta originale di Gianni Rodari per meglio stigmatizzare le bugie ed i bugiardi. Ma da quella filastrocca ci si impara tanto. Ovviamente nella vita reale non ci sono Paesi dei bugiardi, bensì bugiardi che cercano ed, alcune volte, anche ci riescono a mentire ed ingannare gli altri, approfittando per se stessi. E se quei bugiardi ed ingannatori abbiano poi anche dei poteri istituzionali e se capitasse che loro siano anche delle persone irresponsabili, allora le conseguenze potrebbero essere veramente gravi. Sì perché, come la storia, anche quella di questi ultimi decenni ci insegna, le bugie diffuse con “maestria” riescono a convincere ed ingannare, soprattutto quelli che non giudicano e pensano con il proprio cervello. E soprattutto attualmente, quando l’opinione individuale, ma anche quella collettiva, si condiziona, si crea e si propaga tramite i media e la rete. Chissà cosa avrebbe scritto Gianni Rodari su questa realtà, ancora non conosciuta allora da lui. Ma di certo ne avrebbe scritto e ci avrebbe avvertito, a suo modo intelligente, di fare molta attenzione.

    Fatti accaduti, documentati, testimoniati ed ufficialmente denunciati alla mano, una delle persone che ha, esercita e purtroppo abusa di un sempre più pericolosamente ampio potere istituzionale è anche il primo ministro albanese. Sono tantissimi i fatti realmente accaduti che lo confermerebbero. Sono tanti gli scandali che lo vedrebbero coinvolto direttamente e/o tramite chi per lui. Anche quelli delle ultime settimane. Il nostro lettore è stato informato durante questi ultimi anni, con la dovuta, necessaria ed obbligatoria responsabilità e oggettività su non pochi scandali ed abusi di potere da parte del primo ministro albanese e dei suoi più stretti collaboratori. Soltanto durante queste ultime settimane molti altri sconvolgenti fatti sono stati resi pubblicamente noti in Albania. Dati e fatti documentati che coinvolgerebbero, sia istituzionalmente, sia personalmente il primo ministro. Soltanto durante queste ultimissime settimane il nostro lettore è stato informato di alcuni simili e clamorosi scandali (Un imbroglione che confessa, poi nega ed in seguito elogia altri, 17 ottobre 2022; Si sa di chi è la colpa, 7 novembre 2022; Scontri diplomatici e governativi sui migranti, 14 novembre 2022; Irresponsabile abuso di potere e scandali molto altolocati, 21 novembre 2022). La scorsa settimana l’autore di queste righe informava il nostro lettore, fatti alla mano, che anche lo scontro diplomatico e governativo tra l’Albania ed il Regno Unito sugli allarmanti flussi migratori arrivati in Inghilterra, era semplicemente un misero diversivo per spostare l’attenzione pubblica da due scandali, tuttora in corso: quello degli inceneritori e del porto di Durazzo. Chi scrive queste righe, su quest’ultimo, affermava che “…lo scandalo del porto di Durazzo, oltre ad essere un clamoroso ed irresponsabile abuso di potere, oltre ad essere anche uno spaventoso e preoccupante affare corruttivo miliardario, rappresenta soprattutto un atto di alto tradimento degli interessi nazionali”. Per giovedì scorso, 24 novembre, era previsto che il primo ministro riferisse in Parlamento sullo scandalo del porto di Durazzo. E così è stato. L’autore di queste righe però avvertiva che il primo ministro in Parlamento di certo cercherà “…come suo solito, di scaricare su chiunque altro le sue colpe, i suoi irresponsabili e clamorosi abusi di potere, la responsabilità per la diffusa corruzione e per le preoccupanti conseguenze e ripercussioni della connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e con certi raggruppamenti occulti.” (Irresponsabile abuso di potere e scandali molto altolocati, 21 novembre 2022). E proprio questo è stato verificato giovedì scorso, durante un lungo intervento del primo ministro. Ha cercato di incolpare gli attuali dirigenti dell’opposizione ed alcuni media e giornalisti non controllati da lui, usando un banalissimo linguaggio da coatto, come fa sempre quando si trova in difficoltà. Il primo ministro ha ingiuriato ed etichettato loro come “senza patria e né religione”, come “sfacciati” ecc.. Ma invece, dati e fatti accaduti ormai da alcuni anni alla mano, il vero “sfacciato senza patria e né religione” è proprio lui. Il vero, consapevole e diretto responsabile dello scandalo miliardario del porto di Durazzo, con ogni probabilità e non solo istituzionalmente, è proprio il primo ministro albanese. Ed il tempo, un vero galantuomo, come sempre lo testimonierà.

    Ma cos’è lo scandalo miliardario del porto di Durazzo? Da molti dati e fatti accaduti, documentati e ormai denunciati alla mano, risulta essere un diabolico, ben ideato e tuttora in attuazione progetto che ha come obiettivo finale la trasformazione di un vasto spazio, dove attualmente si trova il porto, in un’area dove si costruiranno edifici multipiani, alberghi di lusso con dentro anche dei casinò. Dai pochissimi documenti ufficiali resi ad ora pubblici, risulterebbe che si tratta di un’area di 812600 m2. Il “Progetto”, che prevede anche la costruzione, nell’area dove attualmente si trova il porto, di una marina per yacht ed altre imbarcazioni turistiche di lusso, è diviso in due fasi. Prima la demolizione dell’attuale porto, con tutte le sue gravissime conseguenze economiche, commerciali e non solo e la costruzione, al suo posto, degli appartamenti, alberghi di lusso e della marina. Poi, in seguito, la costruzione del porto commerciale in un’altra area, nel nord di Durazzo. Dai dati resi pubblici, ma che cambiano di volta in volta e a seconda delle difficoltà in cui si trovano il primo ministro e i suoi più stretti collaboratori e consiglieri, di madre lingua albanese e di altre, si tratterebbe di un progetto di oltre 2 miliardi di euro. Si tratta però e purtroppo di un progetto del tutto non trasparente e che cambia, almeno come risulta da quelle pochissime informazioni ufficiali che, ad oggi, sono state rese pubbliche. Come le cangianti dichiarazioni del primo ministro, le relazioni ed altri documenti del ministero delle Infrastrutture e dell’Energia, direttamente coinvolto nel “Progetto” del porto di Durazzo, nonché del ministero delle Finanze e di altre istituzioni governative. Si tratta di un progetto che ha come un “illustre investitore”, secondo il primo ministro albanese, un miliardario dagli Emirati Arabi Uniti. Ma. guarda caso, da poco meno di due anni, da quando il “Progetto” è stato reso noto, con un tono trionfante, personalmente dal primo ministro albanese, gli “investitori” non sono più gli stessi. Perché sono state cambiate le società che dovrebbero attuare il “Progetto”. Ma, cosa ancora più grave, anzi molto grave, è che tutte quelle società, che sono come le matrioske russe, sono tutte registrate nei paradisi fiscali. E non a caso sono state fatte simili e continue “acrobazie”. Non si sa niente sia delle capacità finanziarie, sia degli azionisti di quelle “società fantasma’. Solo questo eclatante fatto sarebbe bastato per capire di che genere di “Progetto” si tratta. E basterebbe anche per capire in quale scandalo è stato direttamente, istituzionalmente, ma anche personalmente, coinvolto il primo ministro albanese.

    Il nostro lettore è stato anche precedentemente informato di questo scandalo (Peccati madornali e abusi peccaminosi, 25 gennaio 2021; Clamoroso abuso miliardario in corso, 21 febbraio 2022; Volgari arroganze verbali balcaniche e verità che accusano, 28 giugno 2022 ecc..). Ma siccome sono tanti i dati ed i fatti che testimoniano la gravosità dello scandalo del porto di Durazzo, l’autore di queste righe continuerà, anche nelle prossime settimane, a trattare ed informare il nostro lettore, sempre con la dovuta, necessaria ed obbligatoria responsabilità e oggettività.

    Chi scrive queste righe, riferendosi al detto latino fallacia alia aliam trudit – un inganno tira l’altro, è convinto di tutte le bugie e gli inganni del primo ministro albanese per riuscire ad annientare un luogo strategico e millenario, qual è il porto di Durazzo, per poi approfittare di ingenti somme lui, altri suoi famigliari e alcuni suoi stretti collaboratori. Sono i fatti accaduti che lo testimoniano.

    A chi scrive queste righe il primo ministro albanese sembra quell’imbroglione che, come scriveva Jean de La Bruyère, ogni mattina apre ed espone la propria merce per ingannare la gente e a sera chiude, dopo aver ingannato per tutto il giorno. Chissà cosa avrebbe scritto Gianni Rodari di un bugiardo ed ingannatore innato come il primo ministro albanese?!

  • Peccati madornali e abusi peccaminosi

    Pochi amano sentir parlare dei peccati che amano commettere.

    William Shakespeare; da “Pericle, il principe di Tiro”


    Non si sa con certezza se l’intero testo del dramma Pericle, il principe di Tiro sia stato scritto solo dal grande scrittore tra il 1607 ed il 1608. Ma tutti concordano però che tranne, forse, i due primi atti, il dramma è stato comunque attribuito a lui, a William Shakespeare. La trama dell’opera è stata trattata già nell’antichità greca e poi in quella latina. Anche altri autori, prima di Shakespeare, hanno scritto sullo stesso tema. Pericle, il principe di Tiro rappresenta un intreccio di diversi eventi drammatici e tragici che coinvolgono i personaggi del dramma. Pericle compreso. Tutto però prende via da un terribile, madornale peccato: quello dei rapporti incestuosi tra Antioco, re di Antiochia, e la sua bellissima ed unica figlia. Rapporti peccaminosi che il re faceva di tutto perchè nessuno venisse a conoscenza. Non volendo però che si pensasse ad un suo impedimento a sua figlia di sposarsi, aveva trovato anche la soluzione. Un indovinello. Sì, un indovinello, che chiunque pretendesse la mano di sua figlia, il nome della quale non ci viene mai detto, avrebbe dovuto trovare prima la giusta risposta. Si doveva, perciò, trovare un enigma nascosto nelle seguenti frasi: “Mi trasporta un delitto; mi cibo delle carni di mia madre; cerco un fratello mio, figlio di mia madre, marito di mia moglie e non lo trovo”. Un indovinello veramente difficile da capire. E chi sbagliava veniva subito ucciso. Nessuno però era riuscito a trovare la risposta, finché alla corte di Antioco arrivò Pericle, il principe di Tiro. Egli, dotato di intelligenza e di vasta cultura ed attratto dalla bellezza della figlia di Antioco, riuscì a capire l’enigma di quell’indovinello e diede la risposta ad Antioco. Il re però, molto turbato, negò che fosse quella giusta, ma diede a Pericle un mese di tempo per ripensare. Un stratagemma per farlo uccidere subito dopo, essendo il principe di Tiro l’unica persona che conosceva il suo terribile segreto. Segreto che, nel subconscio di Antioco, era diventato anche un tremendo e continuo incubo. Nel frattempo Pericle, avvisato dei crudeli piani del re, scappa e si salva, dando però inizio alle tante sue peripezie. Ma poi, dopo molti difficili e sofferti anni, anche per Pericle arrivano i giorni felici, avendo trovato finalmente la moglie e la figlia.

    “…Pochi amano sentir parlare dei peccati che amano commettere” scriveva Shakespeare nel suo dramma. E si riferiva al madornale peccato commesso da Antioco, quello dei rapporti incestuosi con sua figlia. Mettendo così in evidenza e stigmatizzando, tra l’altro, l’immoralità dei peccati. E di peccati, anche più gravi e tremendi di quello di Antioco, si commettono in tutte le parti del mondo. Anche in Albania. Ma se colui che commette peccati è proprio il primo ministro e se i peccati cadono non su una sola persona, ma su una moltitudine di persone e sul Paese stesso, allora i peccati diventano ben più gravi, perché tutto si fa abusando, in modo peccaminoso, del potere conferito [per modo di dire]. I fatti accaduti e che stanno accadendo, anche in queste ultimissime settimane, testimonierebbero che il primo ministro albanese sia realmente immerso in un pantano di madornali peccati contro gli interessi dello Stato, dei cittadini e della cosa pubblica. Peccati commessi soltanto per dei suoi interessi personali. Ragion per cui non ci dovrebbero essere dei dubbi: il peccato di Antioco, bensì tremendo, è minore se paragonato con quelli commessi consapevolmente dal primo ministro albanese e/o da chi per lui, soltanto durante queste ultimissime settimane. Sì, perché, tra l’altro, la cessione di territori marini del Paese alla Grecia, nonché la cessione, in “concessione”, di altri territori strategici a degli sceicchi arabi soltanto per degli occulti interessi e per delle convenienze personali, non possono essere che dei terribili peccati, severamente condannabili. Il nostro lettore deve sapere che, da secoli ormai, gli albanesi considerano e chiamano il loro Paese la “Madreterra” o la “Terramadre”. Perché lo considerano, in modo naturale e viscerale, proprio come una madre. Dimostrando così il più alto rispetto per il loro Paese e per la Madrepatria. Il primo ministro albanese però, dopo aver spezzettato il territorio del Paese, vende, a suo profitto, proprio parti del corpo della madre. Così facendo “…si ciba delle carni di mia madre”, come diceva Antioco nel suo indovinello.

    Circa due settimane fa a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, un folto gruppo di persone molto altolocate e vicine al primo ministro albanese è stato filmato durante una lussuosa cena in uno dei più noti ristoranti della città. Parte del gruppo erano alcuni ministri vicini al primo ministro, degli alti funzionari pubblici ed il suo fedele consigliere speciale, nonché uno dei più noti imprenditori albanesi, dei giornalisti ed altri. Bisogna sottolineare un “piccolo particolare” però: erano tutti albanesi. Il video con delle immagini di quella cena, girato dai dipendenti del ristorante, come prassi, appena divulgato ha generato subito scalpore e grande indignazione pubblica in Albania. In quei giorni però intere e vaste aree del Paese erano sommerse dalle inondazioni, mentre il primo ministro si trovava a discutere e consentire degli accordi peccaminosi con il presidente turco ed il primo ministro greco. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò durante le due ultime settimane. All’indomani della diffusione del video, che hanno cercato invano di cancellare dalla rete, la propaganda governativa, trovata completamente impreparata e presa alla sprovvista, ha cercato di “spiegare” che si trattava di una cena offerta da un noto sceicco arabo alla fine di un grande ed importante accordo che lui aveva firmato con l’Albania! Cena però dove non si vedeva ombra, né dello sceicco e neanche di altri suoi collaboratori. A niente sono servite tutte le “acrobazie” della propaganda e di alcuni partecipanti alla “peccaminosa cena”. In realtà, per lo sceicco arabo c’era molto da festeggiare, eccome! Perché, con alcuni accordi lui era riuscito ad avere, a lungo tempo, in “concessione” il porto di Durazzo, che è il più grande porto dell’Albania ed un ingresso strategico ed importante verso i Balcani. Ma oltre all’accordo sul porto di Durazzo, il sceicco arabo ha avuto in “concessione” anche altre aree importanti sulla costa ionica ed all’interno dell’Albania. Accordi ormai “consolidati” anche legalmente, dopo l’approvazione di una legge, il 3 dicembre scorso dal Parlamento, in clamorosa violazione delle leggi in vigore. Non solo, ma in piena violazione anche con quanto previsto dall’Accordo di Stabilizzazione e Associazione dell’Albania con l’Unione europea. Un accordo, quello con lo sceicco, che sancisce l’illecita cessione di territori dell’Albania! Le cattive lingue dicono che anche il primo ministro albanese ha avuto quanto ha voluto in cambio. Ma, ovviamente, non quello che ha detto dopo la sua visita, il 26 novembre scorso, negli Emirati Arabi Uniti! Lui sa anche il perché!

    Proprio negli stessi giorni che a Dubai si consumava la “cena peccaminosa”, il primo ministro albanese, dopo aver finito la sua “fruttuosa visita” in Turchia, di cui il nostro lettore è stato informato, è andato in Grecia. L’anfitrione, il primo ministro greco, lo ha invitato ad una “cena privata” a casa sua! Non si sa di cosa abbiano parlato e su cosa si siano accordati loro due. Si sa però che il 19 gennaio scorso il Parlamento greco ha approvato l’allargamento, con 12 miglia, del suo confine marino a scapito dell’Albania. Si tratta di un altro scandaloso accordo fatto in gran segreto per l’opinione pubblica albanese. Si sa però che il primo ministro albanese ha ceduto “privatamente” vaste superfici marine e sottomarine alla Grecia. Anche in questo caso, lui sa il perché!

    Chi scrive queste righe tornerà di nuovo su questi due argomenti importanti, convinto che altri particolari  usciranno durante le prossime settimane e mesi. Egli è altrettanto convinto però che il primo ministro e i suoi faranno di tutto per offuscare questi scandali. Anche perché sono veramente pochi quelli che amano sentir parlare dei peccati che, loro stessi, amano commettere.

  • Brexit anche a Piazza Affari, Borsa Italiana è in cerca di acquirenti

    Borsa Italiana è ufficialmente sul mercato. Il London Stock Exchange di cui Piazza Affari fa parte dal 2007, dopo mesi di rumors, esce allo scoperto e in occasione della semestrale, conferma di aver avviato discussioni esplorative che potrebbero tradursi nella potenziale cessione di Borsa Italiana o della quota in Mts, la piattaforma telematica riservata ai titoli di Stato.

    Una mossa, quella dell’Lse, per agevolare l’approvazione da parte dell’Antitrust europeo dell’acquisizione, da 27 miliardi di dollari di Refinitiv provider di dati finanziari e gestore di piattaforme di trading. Sull’operazione che è stata annunciata un anno fa, Lse si aspetta di chiudere per la fine di questo anno a inizio 2021. “Stiamo facendo buoni progressi assicurando una serie di approvazioni normative e impegnandoci costruttivamente con le autorità sulle autorizzazioni rimanenti”, spiega l’ad del London Stock Exhange, David Schwimmer.

    La Commissione europea ha avviato a giugno un’indagine approfondita temendo che possa ridurre la concorrenza. La notifica dell’operazione è stata inviata alla Commissione Competitività dell’Ue il 13 maggio scorso, il 22 giugno l’Antitrust europeo ha comunicato di voler andare alla Fase 2 per approfondire il dossier e, dal 13 luglio, la deadline prevista per una decisione è stata sospesa.

    Quanto a Borsa Italiana o alla piattaforma Mts “non ci sono certezze che Lse deciderà di procedere con un’operazione in relazione a uno o l’altro di queste attività”, spiega lo stesso London Stock Exchange. Tuttavia, la conferma di Londra offre nuovo carburante alle speculazioni degli ultimi mesi con Borsa Italiana nel mirino tanto di Deutsche Boerse (Francoforte) che di Euronext, quest’ultima già controlla i listini di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona.

    Milano si può blindare con la Golden Power. Lo ricorda anche il deputato del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione finanze, Davide Zanichelli. Insieme ad altri quattro deputati, peraltro, ha depositato una risoluzione in Commissione “per impegnare il Governo – spiega – ad intraprendere ogni iniziativa al fine di concertare un’offerta competitiva in grado di riportare Borsa Italiana all’interno dei confini del Paese”. In questo senso “è bene” che l’esecutivo “lavori attivamente – sottolinea – per la nascita di una proposta tutta italiana che eventualmente contempli anche la Cdp insieme ad un pool di banche e istituzioni finanziarie del Paese”.

  • A Roma l’Italia Serbia Business Forum

    Lunedì 29 aprile a Roma alle ore 11.30,  presso lo Spazio Attivo di Lazio Innova in Via Casilina 3T, è prevista la presentazione dell’Italia Serbia Business Forum. Per l’occasione saranno presentati i Programmi Europei di finanziamento per interventi infrastrutturali, ambientali e di innovazione tecnologica.

    L’Italia Serbia Business Forum, previsto a Belgrado il 16 e 17 maggio prossimi, è finalizzato a favorire lo sviluppo di partenariati con le Aziende e le Istituzioni serbe e facilitare l’accesso ai finanziamenti dell’Unione Europea (molto ricchi verso i Paesi in preadesione).

    Da parte italiana è confermata la partecipazione all’Italia Serbia Business Forum  di rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, Ice, Simest e Cassa Depositi e Prestiti, da parte serba saranno relatori rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Ministero per l’Integrazione Europea, Agenzia Serba di Sviluppo, che parleranno di Gare Internazionali  e di  agevolazioni nazionali

    L’iniziativa è realizzata in partnership con Confindustria Serbia, Iccrea BancaOice, Confindustria Servizi Innovativi, con la collaborazione del Maeci. Le informazioni sul Business Forum e le modalità di adesione sono presenti sul sito www.serbiabusinessforum.it

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